Il numero 54 di n+1 è online

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Rivista n. 54, dicembre 2023

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Appuntamenti

20

Apr

"La guerra che viene" - conferenza pubblica a Milano
Sabato 20 aprile 2024, ore 17, presso Circolo anarchico Bruzzi-Malatesta via Torricelli 19 Milano (MM2 Romolo) >>>

16/17

Mar

93° incontro redazionale
Temi: Corpo biologico e corpo sociale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Sui recenti colpi di Stato in Africa >>>

16/17

Dic

92° incontro redazionale
Temi: Determinismo e cibernetica - Conflitto israelo-palestinese - Controrivoluzione in Germania, parte II >>>

23/24

Set

91° incontro redazionale
Temi: Rovesciamento della prassi e concezione unitaria dell'universo - Le cause e le forme del tracollo >>>

Corrispondenza sulle perquisizioni dell'11 luglio 2003

Breve sfogo psicologico sul nulla (con troppi punti esclamativi)

11 luglio 2003: ancora decine di perquisizioni a compagne e compagni dell'area antagonista. Ancora i Reparti Speciali dei Carabinieri che si presentano all'alba nelle case e nelle sedi politiche. Ancora un articolo che compare sui mandati: il 270 bis, ovvero l'associazione sovversiva con finalità di terrorismo. E ancora una firma in fondo a questi mandati, uguale a quella comparsa su centinaia di altri mandati in questi ultimi mesi: quella del giudice bolognese Paolo Giovagnoli.

Due parole su questo giudice: venuto alla ribalta per avere in mano l'inchiesta sull'omicidio Biagi, questo "magistrato democratico" ricambia l'auge firmando a piene mani ogni tipo di richiesa presentatagli dai Carabinieri, veri ispiratori (come sempreŠ) delle campagne di criminalizzazione anticomunista e controrivoluzionaria. Un giudice "intoccabile", che nemmeno svarioni come i clamorosi arresti per un presunto attentato alla basilica di S. Petronio, sgonfiatisi in pochi giorni, hanno minimamente scalfito. Dopo una figura del genere chiunque altro sarebbe probabilmente finito a "dirigere il traffico" di scartoffie in qualche ufficio decentrato; ma Giovagnoli no, lui è il giudice dell'inchiesta Biagi. E lui firma! Firma cose che mettono in imbarazzo perfino altri giudici, che arrivano a dichiarare "privi di fondamento" interi mandati. Che però lui continua a firmare!!! E ormai sono centinaia!!! Sarà stanco di firmare, poverino!!! In un'operazione come questa dell'11 luglio, facendo un breve conto, sono stati impegnati quasi un migliaio di uomini (per non contare quelli utilizzati nella logistica di supporto) per effettuare 57 perquisizioni, coordinate e livello nazionale, sul NULLA!!! Perché di questo si tratta: NULLA!!! Se non fosse per il danno materiale immenso subìto con le perquisizioni (archivi saccheggiati, decine di computer sequestrati, effetti personali violati, perquisizioni sui posti di lavoro con l'intento criminalizzatorio) avremmo pensato ad una enorme esercitazione. Invece NULLA. Non ci sono nemmeno i termini per discutere su una strategia di difesa perché non c'è NULLA di cui si viene accusati.

Questo è veramente un caso emblematico di come ormai la prassi inquisitoria sia talmente spavalda che non ci si preoccupa nemmeno più di costruire un'apparenza di credibilità, di logicità: basta l'art. 270 bis e la firma di un giudice consenziente. Eppure una logica, un obiettivo in tutto questo c'è, ed evidentemente non è quello di "smantellare" fantomatiche associazioni sovversive, accusate di aver organizzato riunioni pubbliche, assemblee, presentazioni di volumi, incontri internazionalisti, manifestazioni antimperialiste, iniziative contro la guerra (oltre ovviamente ad essersi incontrati in loschi locali come bar, osterie, trattorie, di avere scritto, parlato, mangiato, bevuto).

Noi pensiamo che il vero obiettivo sia quello di criminalizzare, di isolare, di creare il panico attorno a compagni/e e strutture la cui colpa è di voler sviluppare e consolidare una riflessione e una prassi politica nel campo e per il campo della rivoluzione. Ci fanno allora evidentemente piacere i tanti comunicati di solidarietà giunti da tutt'Italia, anche se non possiamo fare a meno di registrare come questi attacchi, questi strumenti di desolidarizzazione riescano comunque a trovare spazi anche dentro al movimento. O più semplicemente determinino quella diffidenza per cui, dopo le perquise, c'è chi fa un po' fatica a fermarsi a parlare perché ha paura che là, dietro l'angolo, uno sbirro possa fotografarlo e magari inserirlo nel prossimo elenco di mandati da fare firmare al Giovagnoli di turno. Questo è il vero obiettivo di queste ridicole montature!!!

Preferiremmo poter dire che ci attaccano perché siamo i più duri, i più puri, i più rivoluzionari, ma mentiremmo a noi stessi. Siamo consapevoli che non siamo i primi e non saremo gli ultimi a subire il pesante e continuo tentativo da parte dei servi dei padroni di ridefinire le soglie di compatibilità con cui setacciare il corpo sociale e, prima ancora, le componenti politiche che lo attraversano. Come del resto siamo consapevoli che solo un concreto processo di sviluppo dello scontro di classe può invertire questa tendenza. Ed è con questo spirito che vogliamo sfruttare questa pur pesante occasione per stimolare una riflessione all'interno del movimento antagonista con l'obiettivo di riempire di contenuti validi uno slogan che ci è particolarmente caro: LA SOLIDARIETA' E' UN'ARMA! LOTTIAMO INSIEME.

Alcuni indagati e perquisiti: CAB, Collettivo Antimperialista Bologna; Akkop, Lavoratori delle Cooperative Bologna; Edizioni autprol

Solidarité de classe avec la revue n+1

Depuis le 11 septembre 2001, sous couvert d'une prétendue "guerre contre le terrorisme" qui n'est en fait qu'une poussée des tensions impérialistes s'inscrivant dans une dynamique vers la guerre généralisée, la bourgeoisie continue à renforcer son appareil répressif dont il est clair que la cible principale est la seule classe qui soit capable de s'opposer à ses plans criminels, le prolétariat. Il s'agit là d'un signe supplémentaire qui montre que la situation historique non seulement a pris une nouvelle tournure mais aussi s'accélère violemment. La bourgeoisie, notamment celle des pays centraux, se prépare consciemment à des affrontements de classe. Dans ce sens, nous venons d'apprendre qu'en Italie, des camarades responsables de la revue n+1 ont subi, dernièrement, des descentes policières dans plusieurs de leurs habitations, dans plusieurs villes, ainsi qu'au siège social à Turin, avec perquisition ainsi que la confiscation de matériels informatique et autres. Nous tenons ici à dénoncer la répression bourgeoise et nous apportons notre totale solidarité révolutionnaire aux membres de cette Revue. Nous en profitons pour saluer particulièrement le travail de republication de textes anciens - et pour la plupart oubliés - du mouvement ouvrier qu'effectuent ces camarades et pour les encourager à poursuivre leur précieuse tâche.

La Fraction interne du CCI (le 8/8/03).

"Au Feu"

En Italie, une descente de police chez les camarades révolutionnaires de n+1, sous couvert du blindage "anti-terroriste". Voilà donc à quoi sert ce mirobolant appareillage de protection de l'Etat bourgeois contre l'hydre terroriste "mondialiste", on y mêle une poignée de révolutionnaires qui n'ont que le tort de dénoncer l'Etat capitaliste du point de vue du prolétariat. Deux ou trois militants qui défendent la théorie du prolétariat, quand le prolétariat bronze au soleil, il y a de quoi trembler. La police de la pensée veille, des fois que le soleil révolutionnaire mettrait le feu à la foret des biens pensants, débordant les pompiers sociaux".

Aperiodico "Le Prolétariat Universel"

Alcuni flash, con i piedi per terra

Al di là dei proclami:

[...] Questi gruppetti si danno troppa importanza. Credo che semplicemente lo Stato abbia bisogno ogni tanto di fare una mappatura di tutti i sinistrorsi. Tanto più che i governi filoamericani avranno avuto un supplemento d'imbeccata da Washington per via della guerra infinita. I carabinieri (qui ne son venuti sei) avevano l'aria di dire: se quel Giovagnoli chiedeva a noi, si evitava tutto questo putiferio, gli facevamo la fotocopia dei dossier di ognuno ecc., senza bisogno di questa levataccia alle cinque del mattino, la logistica, un coordinamento a livello nazionale, un magazzino per mettere i quintali di roba sequestrata, ecc. ecc..

Dall'ex URSS:

Questo che leggo nel vostro comunicato assomiglia molto alle azioni della polizia politica qui da noi, solo che qui lo fanno piu spesso contro l'opposizione democratica borghese (pagata dagli USA). Bruciano delle sedi di giornali (legali e clandestini), sequestrano i computer, picchiano per strada etc. Hanno pure ammazzato la figlia di una editrice (ora sta in Svizzera). Spero che siate a posto ora e che possiate continuare il vostro lavoro.

Forse non gli va giù:

Ho letto il comunicato. Non avevo pensato a questa eventualità, cioè che portando via, insieme ai computer, anche la posta elettronica e il materiale, non si poteva continuare il lavoro per la rivista che sta per uscire. Non so se chi avvia certe procedure si dia la briga di controllare "l'impostazione programmatica" dei soggetti da perquisire. Oppure è proprio quella che non gli va giù, indipendentemente dalla coerenza del programma con le accuse.

Redazionale:

Cari tutti, sono contento che siate riusciti a sistemare le cose, con i vari computer e tutto il resto. L'essere bordighisti, cioé, come diceva Palmiro, sostenitori della tesi marxista hard che "chi non fa non falla", avrebbe dovuto tenervi al riparo dall'inchiesta, almeno se vivessimo in un mondo meno complicato. Non so bene, del resto, come queste cose funzionino. Probabilmente si tratta di procedure bizzarre e incontrollabili: parte l'indagine e tutti e ciascuno vengono messi sotto controllo, come nei film di spionaggio. C'è anche da dire, secondo me, che l'ultrasinistra italiana di scuola no global, antimperialista, antifascista eccetera è come sempre una tale merda che, a tenerla d'occhio, non si sbaglia mai. Anch'io, comunque, vorrei che mi sequestrassero il computer. Ma vorrei che poi me ne restituissero uno quantistico, collegato con infiniti universi paralleli, dai quali pescare gli articoli a tradimento, senza doverli scrivere.

Sdrammatizziamo:

Cari compagni, leggo e apprendo sulle perquisizioni dai vostri comunicati. Se tanto mi dà tanto n+1 rimane sempre altra mirabile materia algebrica rispetto al banale 2+2, perciò rimaniamo in tema di felice, auspicata, capatostesca soluzione. Assodata la mia solidarietà e ripartiti tanti abbracci con la felice formula (ché 2+2 in tutta la sua ovvietà la lasciamo ad altri), ben felice continuo a leggervi. Quindi vi spedisco un sano informatico, visibilissimo et non criptabile abbraccio e vi pongo sotto gli auspici del Quinterno magico di cui voi torinesi fate vostra eccellente parte.

Dai Paesi Baschi:

Nonostante io sia completamente d'accordo con quanto voi avete scritto nei vostri comunicati sulle perquisizioni e i sequestri, sento tuttavia che manca qualcosa. La borghesia sa che, rispetto ai propri interessi, assolutamente nessuna minaccia proviene al momento dai militanti comunisti; ma sa pure che un domani ciò cambierà; ecco perché, già da adesso, vuole "mettere paura in corpo"a coloro che lottano per la società futura. Sto parlando della "violenza potenziale" del capitalismo: la quale, per avere effetto, deve ricordare ai nemici come può diventare "violenza in atto" in ogni momento. E anche passare pochi minuti nelle mani della polizia è sempre stata un'eccellente dimostrazione di questo fatto.

Da un redattore:

Con le solite motivazioni anche [...] ha avuto la casa perquisita dai carabinieri, con relativo sequestro di computer. Il ritardo forse è dovuto al fatto che il compagno aveva cambiato residenza trasferendosi in un'altra città. La perquisizione ha avuto luogo in modo tranquillo. Pensate voi a dare la notizia ai cablati. [...] Certo che se è vero che ai Ros è occorso un mese e mezzo per "scoprire" la nuova residenza di un pericoloso soggetto sovversivo vuol dire che non sentivano eccessiva urgenza, forse lo Stato non era così in pericolo come s'è letto in giro. L'avvocato ha visto Giovagnoli, il quale gli ha detto che ci sono troppi computer sequestrati e che per questo ci sarà un ritardo nella restituzione, dato che il lavoro di copiatura dei dati va per le lunghe. Dovrebbe esserci fra poco o addirittura c'è già stato il dissequestro.

Comunicato finale della redazione di n+1 sulla solidarietà

In seguito alle 56 perquisizioni dell'11 luglio, episodio da noi comunicato nella scorsa newsletter, sono circolati molti attestati di solidarietà con chi è capitato sotto le attenzioni dello Stato. Molti naturalmente ci chiedono notizie e spiegazioni specifiche riguardo a ciò che è successo a noi.

E' ovvio che la solidarietà fa parte della buona tradizione rivoluzionaria. Ma in un frangente come questo ci preme sottolineare che abbiamo soprattutto apprezzato l'atteggiamento di chi, conoscendo il nostro lavoro, avendo il senso della misura rispetto alla situazione dei rapporti di classe e sapendo che cosa è la società borghese, ha evitato di abbandonarsi alle piagnose lamentazioni contro le solite "ondate repressive controrivoluzionarie e fasciste".

Parliamoci chiaro: siccome c'è stato persino chi se ne è uscito con l'invocazione "ora e sempre, Resistenza", ci sembra necessario ribadire che lo Stato attuale è, appunto, un genuino prodotto della Resistenza cui fa da contraltare ogni frangia sociale che voglia combatterlo con metodi resistenziali. Si tratta di due elementi dell'insieme democratico borghese e si muovono esclusivamente al suo interno (Marxismo contro fascismo e antifascismo).

La realtà è più banale di quanto traspaia dalla fremente indignazione "antifascista" di alcuni: per ora la borghesia si sente in pericolo unicamente a causa di ciò che le sue frazioni fanno o non riescono a fare rispetto ad una crisi sistemica del capitalismo. Sa benissimo che non ci sono "eversioni" alle porte e le iniziative di qualche magistrato non cambiano questo dato di fatto, al massimo offrono lo spunto per una esercitazione generale che coinvolge qualche centinaio di carabinieri.

I dati raccolti con le otto perquisizioni e con il fastidioso sequestro dei sette computer al nostro piccolo network redazionale potevano essere letti sulla rivista o semplicemente richiesti agli stessi uffici dei carabinieri, con assai minor dispendio di energie. La nostra attività comunque continua come sempre.

Per chiarimenti sul motivo specifico addotto nel nostro mandato di perquisizione (una conferenza pubblica da noi tenuta nel 2001 a Bologna su invito di alcuni giovani militanti del Crac, un gruppo ora sciolto indagato per non meglio precisati propositi di "eversione dell'ordine democratico"), rimandiamo ancora all'articolo Orizzonte di lavoro, dove sono raccolti i risultati politici di un nostro giro di conferenze in varie città italiane quell'anno. Per quanto riguarda i documenti di solidarietà resistenziale, invitiamo i nuovi "partigiani" (di chi?) a leggere una puntuale critica dello Stato uscito dalla Resistenza demo-staliniana e della politica ibrida degli allora "oppositori" nazionalcomunisti togliattiani in Lebbra dell'illegalismo bastardo, un duro articolo del 1952 sulla cosiddetta legge truffa (e non si dimentichi che i nemici di classe di allora, i De Gasperi - Togliatti stanno ai Berlusconi - Fassino di oggi come le montagne stanno al pulviscolo).

Vedere anche Le attenzioni dello Stato


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Lavori in corso

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