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Rivista n. 54, dicembre 2023

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Appuntamenti

20

Apr

"La guerra che viene" - conferenza pubblica a Milano
Sabato 20 aprile 2024, ore 17, presso Circolo anarchico Bruzzi-Malatesta via Torricelli 19 Milano (MM2 Romolo) >>>

16/17

Mar

93° incontro redazionale
Temi: Corpo biologico e corpo sociale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Sui recenti colpi di Stato in Africa >>>

16/17

Dic

92° incontro redazionale
Temi: Determinismo e cibernetica - Conflitto israelo-palestinese - Controrivoluzione in Germania, parte II >>>

23/24

Set

91° incontro redazionale
Temi: Rovesciamento della prassi e concezione unitaria dell'universo - Le cause e le forme del tracollo >>>

Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  30 dicembre 2014

La "cuspide" prossima ventura

La teleconferenza di martedì sera, connessi 12 compagni, è iniziata commentando il via libera ai decreti attuativi per il Jobs Act.

In un articolo di Micromega, Jobs End, ovvero la fine del lavoro, si fa notare che non sarà certo una legge a smuovere la stracotta economia italiana:"Dinanzi ad un legislatore che si fregia di un 'Jobs Act' presentato come epocale, a fronte di commentatori che, a ragione, hanno richiesto più 'Jobs Fact', chi scrive non può che limitarsi a registrare, oggi, un unico drammatico dato di fatto: il 'Jobs End', ovvero la fine del lavoro così come costruito in decenni di civiltà del diritto." Il Sole 24 Ore registra il tentativo governativo di copiare il modello di welfare tedesco, dove lo stato si prende in carico i disoccupati, garantendogli un salario universale, per poi "somministrarli" nel mercato del lavoro con mini-job pagati non più di 450 euro al mese. In qualche modo il Jobs Act suggella la fine del diritto al lavoro come l'abbiamo conosciuto finora, soprattutto a fronte dell'ennesimo significativo calo della produzione industriale italiana.

In questa società è senza senso la vita del disoccupato, ma anche quella del lavoratore che produce, consuma e crepa. Quando era uscito il testo La fine del lavoro, molti ipotizzavano che con l'avvento dell'era dei robot - per Rifkin si assisteva alla terza rivoluzione industriale - i lavoratori in esubero sarebbero stati occupati nei servizi e tutto si sarebbe riequilibrato.

Di fatto l'umanità è arrivata alla drastica riduzione del tempo di lavoro, persiste però un disequilibrio tra coloro che sono costretti a lavorare 10 o 12 ore al giorno e coloro che non lavorano proprio. Un architetto è in grado di progettare un grattacielo alto 800 metri, ma dalla stessa società che produce architetti non riesce a emergere, contraddittoriamente, un progetto per se stessa. Col termine catastrofe generalmente indichiamo un terremoto, una nave che affonda, un incidente aereo, dal punto di vista sociale è un accumulo di contraddizioni continue che portano a soluzioni discontinue.

Nel racconto di fantascienza di Robert Heinlein, L'Anno del diagramma, il protagonista, matematico e statistico, stilando un "modello" con notizie secondarie tratte dai giornali, si accorge che ci sono delle anomalie sistemiche che porteranno all'apocalisse planetaria. Oggi il mondo è visibilmente fuori controllo. La nostra specie di scimmie incomincia ad ammazzare i propri cuccioli per mano di madre. Il 2014 è stato l'anno più caldo da quando si rilevano le temperature. La disoccupazione giovanile nel mondo supera il 50%. In America si estrae petrolio con bilancio energetico negativo fingendo che sia una pacchia. Il millennio delle "magnifiche sorti e progressive" sta producendo gli ennesimi stati teocratici. Nel 2015 si svolgeranno in 60 città del mondo le manifestazioni No pants subway ride, cioè migliaia di persone si divertiranno a girare coi mezzi pubblici in mutande.

La catastrofe è quindi intesa non come elemento esterno ma come modo di essere della società del Capitale, la quale si è strutturata in un certo modo, ha perso spinta propulsiva e comincia a produrre strani fenomeni. Nell'ultimo numero della rivista, in una doppia direzione, abbiamo parlato dell'area metropolitana di Tokio, dove vivono 37 milioni di abitanti, di Calcutta, di Città del Messico ecc.: in queste megalopoli buona parte degli abitanti non producono valore, ma vivono della produzione dei pochi che sono ancora occupati. Guai al capitalismo, dice Marx, quando invece di sfruttare i suoi schiavi deve mantenerli, così come avvenne per l'antica Roma prima di collassare.

Il maggior nemico del capitalismo è quindi il capitalismo stesso ed in questo senso il rovesciamento della prassi operato dal partito rivoluzionario è un fattore di accelerazione storica. D'altronde nel 1848 non c'era la disoccupazione dei nostri giorni né l'automazione, e sopravvivevano isole economiche precapitalistiche. Eppure con il Manifesto è stato lanciato il programma della rivoluzione futura. La nostra corrente ha detto più volte che le rivoluzioni non si fanno, si dirigono. In Teoria e azione nella dottrina marxista, del 1951, si fa riferimento alla teoria delle cuspidi o singolarità per contrasto alle teorie gradualistiche. Nel linguaggio dei geometri questa differenza si esprime così: "la prima curva o curva degli opportunisti (revisionisti tipo Bernstein, stalinisti emulativisti, intellettuali rivoluzionari pseudomarxisti) è una curva continua che in tutti i punti 'ammette una tangente', ossia praticamente procede per variazioni impercettibili di intensità e di direzione. La seconda curva, con cui si è voluta dare una immagine semplificatrice della tanto deprecata 'teoria delle catastrofi', presenta ad ogni epoca delle punte che in geometria si chiamano 'cuspidi' o 'punti singolari'. In tali punti la continuità geometrica, e dunque la gradualità storica, sparisce, la curva 'non ha tangente' o, anche, 'ammette tutte le tangenti' – come nella settimana che Lenin non volle lasciar passare."

Se non ci fosse l'opportunismo, che ha effetti pratici nel rallentare la rivoluzione, questa si sarebbe scatenata da un pezzo. Gli stessi studi borghesi, come il modello standard "Mondo3" del MIT-Club di Roma del 1972, dimostrano che tutte le curve portano inesorabilmente verso un "picco". Un sistema con input e output arriva a delle soluzioni determinate, nel caso della società capitalistica bisogna solo vedere se si arriva al "picco" massacrando mezza umanità o in modo razionale dotati di un organismo politico in grado di rovesciare la prassi. La borghesia continua a ballare sul Titanic: classe di morti viventi che sta in piedi solo grazie all'abbraccio del proletariato, non si accorge che degli elementi di società futura già presenti (ad esempio il Venus Project, il peer to peer e, dal punto di vista organizzativo, il movimento Occupy the World) potrebbero esplodere con un'energia gigantesca e spazzarla via dalla scena storica. Assisteremo ancora a rigurgiti di tipo immediatista e opportunista contro la tecnologia, noi rimaniamo convinti che la scienza non è il problema ma la soluzione:

"La specie umana, la cui Vita è la Storia, ha un suo Cervello, organo costruito dalla sua millenaria funzione, che non è retaggio di alcun Teschio e di alcun Cranio. Il Sapere della specie, la Scienza, ben più che l'Oro, non sono per noi privati retaggi, ed in Potenza appartengono integri all'Uomo sociale".
(Amadeo Bordiga, Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica nella classica monolitica costruzione teorica del marxismo).

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  • Un mondo senza lavoro

    La teleconferenza di martedì sera, connessi 17 compagni, è iniziata con alcune considerazioni riguardo l'intervista di Repubblica (05.09.23) a Daniel Susskind, professore di economia al King's College di Londra e autore di Un mondo senza lavoro, che afferma la necessità di cambiare paradigma dato che si sta stabilendo un nuovo rapporto tra lavoro e senso della vita: "l'idea di intraprendere una carriera, trascorrere diversi decenni a progredire e poi andare in pensione, è piuttosto superata".

    Nell'articolo "Proletari, schiavi, piccolo-borghesi o... mutanti?", pubblicato sulla rivista n. 4 (2001), descrivevamo una serie di trasformazioni che all'epoca si potevano solo intravedere; allora, infatti, non c'erano i rider, non c'erano i clickworkers e di intelligenza artificiale si parlava poco:

    "La struttura mondiale del lavoro sociale, la socializzazione crescente della forza produttiva umana, non possono non avere effetti materiali sulle forme in cui si manifesta lo sfruttamento. Se la miseria e il sottosviluppo odierni sono fenomeni modernissimi dovuti alla distruzione irreversibile dei rapporti antichi, l'estendersi enorme di rapporti di lavoro atipici nelle aree metropolitane non devono essere considerati fenomeni di regresso: saranno anch'essi a tutti gli effetti il risultato di progresso, quindi, per definizione, riflessi del futuro sul presente in via di liquidazione continua."

  • Anniversari significativi

    La teleriunione di martedì 23 maggio, presenti 15 compagni, è iniziata prendendo spunto da un video di Limes intitolato "La campagna di Trump, l'anniversario di Waco e l'apocalisse americana. Trent'anni fa e oggi".

    Nell'articolo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" abbiamo analizzato quanto avvenuto nel 1993 a Waco, in Texas. Una comunità-setta di millenaristi davidiani era stata presa di mira dall'FBI, che infine decise di perquisirla. Durante l'operazione nacque un conflitto a fuoco fra gli agenti e i membri della comune che portò all'assedio del ranch; dopo 51 giorni, vennero inviati i carrarmati e si giunse ad ad una conclusione violenta del blocco con l'uccisione di decine di davidiani, compresi dei bambini. Il milionario ex presidente degli USA Donald Trump ha deciso di iniziare la sua campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2024 proprio da Waco, nel trentesimo anniversario della strage, dichiarando ai suoi sostenitori: "Rimettetemi alla Casa Bianca e l'America sarà nuovamente un Paese libero e voi sarete vendicati."

  • La macchina inizia a pensare?

    La teleconferenza di martedì 14 febbraio, presenti 18 compagni, è iniziata riprendendo quanto avevamo detto la volta scorsa in merito all'intelligenza artificiale ed in particolar modo ai test condotti con ChatGPT.

    ChatGPT (Chat Generative Pre-trained Transformer), salito recentemente all'onore delle cronache, è un prototipo di chatbot basato su intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI, un'organizzazione "senza fini di lucro" finalizzata alla ricerca sul campo che vede tra i fondatori Elon Musk e Sam Altman. Il programma, addestrato su un ampio insieme di dati pubblicamente disponibile e perfezionato manualmente da addestratori umani, riesce a rispondere a svariate domande, apprendendo ulterioriormente dalle stesse interazioni con gli utenti. Federico Rampini, nella sua ultima newsletter, afferma che il test condotto con l'applicazione è stato positivo, in quanto l'intelligenza artificiale avrebbe soddisfatto le sue aspettative generando un breve saggio secondo le indicazioni fornite : "ChatGPT sforna frasi a un ritmo folle. Il mio testo sarebbe migliore del suo, ma anziché cinque minuti ci metterei cinque ore o forse cinque giorni, calcolando anche il tempo per fare ricerche e scovare materiale originale."

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