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Rivista n. 54, dicembre 2023

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Appuntamenti

20

Apr

"La guerra che viene" - conferenza pubblica a Milano
Sabato 20 aprile 2024, ore 17, presso Circolo anarchico Bruzzi-Malatesta via Torricelli 19 Milano (MM2 Romolo) >>>

16/17

Mar

93° incontro redazionale
Temi: Corpo biologico e corpo sociale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Sui recenti colpi di Stato in Africa >>>

16/17

Dic

92° incontro redazionale
Temi: Determinismo e cibernetica - Conflitto israelo-palestinese - Controrivoluzione in Germania, parte II >>>

23/24

Set

91° incontro redazionale
Temi: Rovesciamento della prassi e concezione unitaria dell'universo - Le cause e le forme del tracollo >>>

Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  2 giugno 2015

La ruota della storia non torna indietro

La teleconferenza di martedì, a cui hanno partecipato 12 compagni, è iniziata commentando gli sviluppi della situazione economico-politica in Grecia. Da mesi il governo ellenico è impegnato in un braccio di ferro con la Troika ma, paradossalmente, chi ha davvero il coltello dalla parte del manico è Tsipras, che ha presentato una bozza d'intesa con i creditori e ribadito che ora la "decisione spetta alla leadership politica dell'Europa". Secondo notizie di stampa, la proposta greca non contiene concessioni rilevanti su pensioni e politiche del lavoro.

In Spagna, più che i buoni risultati elettorali di Podemos, è opportuno seguire lo sciopero a oltranza dei dipendenti della Movistar, il marchio commerciale con cui Telefónica opera nel paese. Lo sciopero è stato indetto il 28 marzo dal sindacato Ast a Madrid e si è esteso nelle settimane successive anche a Barcellona, Bilbao, Siviglia, Granada e in altre città minori. Motivazioni: fare saltare un accordo che riduce i salari, firmato tra le principali sigle sindacali e l'azienda. I tecnici delle ditte in appalto che lavorano per Telefónica rifiutano di essere considerati lavoratori autonomi e chiedono una serie di misure contrattuali tra cui il pagamento dei contributi, delle malattie, e un salario pari a quello dei dipendenti assunti dalla multinazionale delle telecomunicazioni. Una lotta importante, che dimostra come anche i precari possono organizzarsi e polarizzare la società. Se durante le rivolte della Primavera araba, gli stati sono intervenuti spegnendo Internet per impedire il collegamento tra i manifestanti, ora sono i precari a mettere in crisi il governo bloccando – con il loro sciopero - il traffico on line.

In questi giorni è nato Lavorare in Expo 2015. Dietro la vetrina dell'Esposizione Universale, un blog di precari che tratta delle condizioni dei lavoratori impiegati all'interno di Expo e che punta al loro coordinamento territoriale. Le condizioni di lavoro schiavistiche, i corsi di formazione per foraggiare appositi enti, la giungla di appalti e subappalti, i controlli della Questura sui lavoratori, tutto questo potrebbe dare il "la" a una mega mobilitazione dentro e fuori Expo. A proposito di mobilitazioni, sono da segnalare i recenti scioperi in Germania dei dipendenti delle ferrovie, delle Poste e degli asili.

Nell'ultimo numero dell'Economist è stato pubblicato un articolo sul (nuovo) sesso debole: con la crisi economica si stanno perdendo molti posti di lavoro maschili mentre le donne, pagate meno e più flessibili, riescono a resistere di più. Ciò porta a uno scombussolamento generale, anche psicologico, che ha effetti sulla società: si sta passando dalla solida famiglia mononucleare (la base consumistica essenziale per il capitalismo) alla famiglia fissile, disgregata. La famiglia con due genitori, ancora la norma tra l'elite, sta scomparendo tra i poveri. Nei "paesi ricchi" la percentuale di nascite fuori dal matrimonio è triplicato dal 1980. Secondo l'Economist i bambini cresciuti in famiglie disgregate imparano meno a scuola, sono più propensi a mollare e guadagneranno meno in futuro. Il settimanale inglese, alla faccia del libero mercato, chiede l'intervento degli Stati per evitare la dissoluzione della famiglia. A indebolirsi sono tutti i rapporti sistemici del capitalismo, lo afferma anche Giorgio Squinzi intervenendo all'assemblea generale degli industriali all'Expo: nonostante le riforme avviate dal governo, "la pressione fiscale resta a livelli intollerabili per cittadini e imprese".

Il dissolvimento riguarda tutti gli aspetti della società capitalistica. Secondo il vice capo di Stato Maggiore della Difesa israeliana, "l'esercito siriano si è dissolto". Prosegue l'avanzata delle forze del Califfato verso le maggiori città siriane, avanzata che costringerà Hezbollah a intervenire per evitare il crollo di Assad. Supporter dello Stato Islamico operano nella Striscia di Gaza e puntano a scalzare Hamas. Il mondo è in un marasma generale e c'è ancora qualcuno che pensa che ciò sia il frutto di complotti americani o sionisti. E' ovvio che gli stati più potenti bombardano, trescano e mettono gli uni contro gli altri, ma da questo a intravedere una volontà che tutto controlla ne passa.

Se nel capitalismo fosse possibile la "cristalizzazione" dei rapporti sociali, non ci sarebbe nessuna possibilità rivoluzionaria. Invece è proprio il capitalismo a produrre, inevitabilmente, il proprio becchino: il proletariato. Il fascismo non è una particolare forma di governo, ma il modo di essere del capitalismo raggiunto un determinato grado di sviluppo delle forze produttive. Un compagno ha ricordato il libro di Schivelbusch Wolfgang sul New Deal, facendo dei parallelismi tra gli Stati Uniti di Roosevelt, l'Italia di Mussolini, la Germania di Hitler e la Russia di Stalin. Questa situazione non si presenterà più perché essa rappresenta l'apice del capitalismo; potranno certo rispuntare vecchi programmi proudhoniani, stalinisti e socialfascisti, ma la ruota della storia non può tornare indietro: il futuro della nostra specie è "n+1" (comunismo).

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  • Guerra "intelligente" e rovesciamento della prassi

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni riguardo i sistemi di intelligenza artificiale utilizzati da Israele nella Striscia di Gaza. L'argomento si inserisce nel nostro lavoro in corso sulla guerra e sulle nuove armi in via di sperimentazione in Medioriente e Ucraina.

    Prendendo spunto da fonti israeliane (i due siti di informazione +972 e Local Call), il manifesto ha pubblicato un lungo articolo ("20 secondi per uccidere: lo decide la macchina") in cui sono riportate le interviste ad ufficiali dell'intelligence israeliana che spiegano il funzionamento del sistema IA Lavender e il ruolo che esso ha giocato nei bombardamenti sulla Striscia. Lavender opera in sinergia con il sistema Gospel, che si occupa nello specifico di contrassegnare gli edifici e le strutture da cui Hamas lancia i razzi; e ha il compito di individuare i nemici assegnando un punteggio da 1 a 100 ad ogni individuo: per un alto responsabile di Hamas, se identificato in una palazzina molto abitata, è possibile accettare una certa quantità di "danni collaterali", per un militante minore se ne accetta una inferiore. Il sistema di intelligenza artificiale riesce a costruire dei profili e a definire una "kill list" secondo un processo statistico che ha perciò un margine di errore (intorno al 10%); i tempi impiegati dalla macchina per individuare e colpire un obiettivo sono di circa 20 secondi, l'operatore umano non può quindi tenerne il passo e tantomeno eseguire un'analisi approfondita della lista dei bersagli.

    Non si tratta di indignarsi perché l'IA uccide gli uomini, anche i cannoni e le mitragliatrici lo fanno; si tratta invece di comprendere le novità che emergono dall'utilizzo di questa tecnologia. Siamo nel bel mezzo di una transizione di fase, tra un vecchio tipo di conflitto ed uno nascente: la guerra inizia sempre con gli armamenti, le dottrine, le tecniche del passato, ma in corso d'opera evolve diventando altra cosa. Oggigiorno si combatte ancora nelle trincee, come in Ucraina dove però allo stesso tempo si utilizzano i robot; si adoperano i fucili e le granate, ma anche i missili ipersonici. Nell'articolo dell'Economist "How Ukraine is using AI to fight Russia" si informa il lettore che sin dall'estate del 2022 sono stati utilizzati software per ridurre gli attacchi-disturbo dei Russi. Tante start-up ucraine operanti nel settore hi-tech hanno virato verso le necessità belliche, e sono state utilizzate tecniche di profilazione e monitoraggio, consulenze e indagini statistiche per raccogliere dati e scovare la posizione delle truppe e dei sistemi d'arma nemici. Semantic force è una start-up che si è specializzata nel trattamento dei dati riguardanti il morale della popolazione: ora il suo scopo è comprendere lo stato d'animo dei soldati russi (attraverso i social network e non solo).

  • Rottura di equilibri

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dall'analisi della guerra in corso.

    Il bombardamento ad opera di Israele di un edificio annesso all'ambasciata iraniana a Damasco ha provocato una decina di morti, tra cui un importante generale iraniano e altri sei membri dei pasdaran, le Guardie rivoluzionarie dell'Iran. Colpire un'ambasciata equivale ad un attacco diretto al paese che essa rappresenta. Per adesso le potenze imperialiste non si combattono direttamente, ma per procura. Nel caso del conflitto israelo-palestinese, l'Iran utilizza Hamas e il Jihad islamico palestinese, ma anche Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen. L'attacco di Israele a Damasco ha alzato la tensione, accrescendo la possibilità del passaggio da una proxy war allo scontro diretto. L'Iran ha annunciato che risponderà nei tempi e nei modi che riterrà opportuni per vendicare l'uccisione dei propri militari.

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  • La guerra e le sue conseguenze

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando le ultime news sulla guerra.

    A Mosca un gruppo di miliziani, presumibilmente appartenenti a ISIS Khorasan (c'è una rivendicazione), ha preso d'assalto il teatro Crocus City Hall, causando oltre centotrenta vittime e centinaia di feriti. Quattro persone di nazionalità tagika sono state arrestate dai servizi di sicurezza russi mentre si dirigevano verso il confine ucraino.

    Con le informazioni a disposizione è difficile capire quali forze ci siano dietro all'attacco. I Russi affermano che è opera di "islamisti radicali", ma hanno denunciato anche il coinvolgimento di Ucraini, Americani e Inglesi. Negli ultimi anni la Russia ha visto sul suo territorio diversi attentati di matrice islamica (vedi teatro Dubrovka o scuola Beslan); quest'ultimo, però, si inserisce in un contesto particolare e cioè quello della guerra in corso in Ucraina, dove da una parte si sta consumando un conflitto classico combattuto tra eserciti nazionali, e dall'altra c'è l'impiego da ambo i fronti di partigianerie, mercenari e miliziani. I servizi segreti occidentali avevano avvertito per tempo della possibilità di un attentato in Russia e l'attacco al Crocus può essere considerato come un episodio della guerra mondiale a pezzi, simile alla strage del Bataclan di Parigi avvenuta nel 2015 e compiuta da gruppi legati a Daesh, che causò centrotrenta vittime. Qualche mese fa l'ISIS K ha rivendicato l'attentato a Kerman, in Iran, vicino alla tomba del generale Qassem Soleimani; l'attacco ha provocato oltre ottanta morti e centinaia di feriti.

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Lavori in corso

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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