53° incontro redazionale, 13-14-15 settembre 2013 Torino

L'incontro si svolgerà presso l'Hotel Sharing di Torino con il seguente programma:

- presentazione programma lavori. Panoramica sulla situazione economica e sociale: crollo dei fattori della produzione; caos politico in Italia; collasso in Egitto; manovre di guerra in Siria.

Relazioni sui temi:

- Una cosa che chiamiamo arte
Nella Encyclopédie la voce "Arte" è scritta da Diderot e inizia così: "Termine astratto e metafisico. Si incomincia col fare osservazioni sulla natura, sull'utilità, sull'impiego, sulle qualità degli esseri e dei loro simboli; dopo di che si attribuisce il nome di scienza, di arte o di disciplina in generale al punto centrale in cui si sono messe in relazione le osservazioni eseguite, per formare un sistema di regole o di strumenti che tendono al medesimo scopo… Esempio: si è riflettuto sull'uso e l'impiego delle parole e s'è in seguito inventata la parola 'Grammatica'. Essa è il nome di un sistema di strumenti e di regole relativi a un determinato oggetto, cioè il suono articolato, il segno, l'espressione del pensiero e tutto ciò che vi si rapporta. Ciò vale per tutte la altre scienze o arti". Due secoli e mezzo dopo, la storia dell'arte di Ernst Gombrich inizia con una provocazione paradossale: "Non esiste in realtà una cosa chiamata Arte, esistono solo gli artisti". Vi sono dipinti preistorici sulle pareti delle caverne e cartelloni pubblicitari sulle pareti delle metropolitane e qualcuno li ha realizzati per uno scopo. Nel 1750 Diderot poteva dire "Arte o Scienza" assimilando il significato dei due termini in base a ciò che sottintendevano, abbozzando una teoria della conoscenza. Oggi, Gombrich registra semplicemente il fatto empirico in senso utilitaristico. L'arte come attività per uno scopo è registrata da entrambi, ma il significato è completamente diverso. Di fatto, la cosiddetta Arte ha un inizio: quando l'uomo realizza intenzionalmente una modifica della natura e perciò anche di sé stesso. Quando, per usare un'espressione nostra, applica un "rovesciamento della prassi". L'arte è dunque la realizzazione di tutto ciò che non esiste in natura.

- L'emergere palese della nuova forma sociale
Lo sviluppo delle forze produttive, all’interno della forma capitalistica, getta le basi per la società futura. Fenomeni come la produzione/distribuzione just-in-time che prevedono l'unificazione fra il monitoraggio del mercato, la produzione diffusa e la distribuzione capillare, quasi a prefigurare un sistema integrato intelligente, sono già al confine fra il capitalismo e la società futura. Fenomeni ancora più eclatanti, come la grande espansione delle attività "peer to peer", testimoniano il bisogno di una produzione non alienata, in grado di fornire beni senza la mediazione del denaro. I progressi straordinari nel campo dell’informatica, delle telecomunicazioni, della cibernetica rendono evidente la possibilità di un ricambio organico tra l’uomo e la natura non più regolato dalle leggi del Capitale. Dal ventre della balena capitalistica si levano dunque, sempre più frequentemente, voci che, pur partendo da orizzonti diversi, parlano di un futuro senza denaro, senza lavoro salariato, senza la folle dissipazione di risorse dovuta all’anarchia della produzione borghese, insomma un futuro n+1 (nel corso dell'esposizione si farà accenno a tre esempi: il Progetto Venus, un articolo sulla possibilità di realizzare un "piano sociale" e uno sulla produzione peer to peer).

- Il nostro piano di lavoro e la sua struttura
Più eventuali ulteriori domande e risposte sulle relazioni del sabato. Resoconti sulle varie attività generali e locali.

Leggi il resoconto dell'incontro

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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