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Appunti su Critica alla filosofia e domande

"Perché nasce la filosofia. Un tempo non c'era differenza tra filosofia e conoscenza in generale. I greci hanno cominciato a catalogare le cose del mondo , altre civiltà hanno cercato di interpretare il significato della vita però diciamo che l'umanità è solo con i greci che arriva ad una sistematizzazione della conoscenza che oggi chiameremmo razionale.. Prima non esisteva. C'era una conoscenza che era legata all'inserimento dell'uomo nella natura, compresa quella orientale che è ancora oggi così e nessuno aveva mai pensato di dividere la conoscenza in categorie, schemi".

Il brano che precede è tratto dalla sbobinatura della terza cassetta delle riunioni sulla filosofia e si trova a pagina 1 della stampa relativa. Andando a pagina 5 della sbobinatura della prima cassetta si va a leggere che:"… quando si arriva alla critica dell'ideologia tedesca abbiamo già "La Sacra famiglia", "L'ideologia tedesca", "gli appunti del '44" e altri appunti che ci sono giunti, c'è già tutto lo schema completo: l'unificazione della conoscenza e il superamento della filosofia. L'unificazione della conoscenza verrà così descritta da Marx proprio nei "Manoscritti"; ci sarà in futuro una nuova e unica scienza dell'umanità.

Vorrei a questo punto proporre ancora uno stralcio dalla prima sbobinatura, a pagina 1. "Noi non stiamo cercando di dimostrare che la filosofia va superata, questo è già stato dimostrato dai fatti e noi ci basiamo su questi fatti per divulgare la nostra comprensione del fenomeno. I comunisti non sono quelli che ricercano cosa fare, i comunisti sanno già qual è la soluzione. Lo dice anche Marx nel 1844: il comunismo è la soluzione dell'enigma ed è consapevole di essere questa soluzione (l'enigma della storia nel senso dello scioglimento positivo della filosofia ed è consapevole di esserlo). Cosa vuol dire essere consapevole, vuol dire che la coscienza sociale ( quello che gli uomini fanno e non quello che pensano) ha già superato l'ideologia dominante all'interno della società".

Il percorso che si è cercato di descrivere attraverso l'espunzione di citazioni da un testo di per sé magmatico e ricco di spunti, come tale non è arbitrario e comunque assume utilità come pre-testo per tracciarne un altro, in qualche modo parallelo, che giunga però ad incontrarlo - non all'infinito! - e che permetta in tal modo la formulazione di un quesito di carattere rilevante.

E appena il caso di sottolineare che non si tratta qui di discutere di filosofia ma delle tesi caratteristiche del marxismo e della forza produttiva sociale il cui sviluppo incessante trasforma i rapporti sociali, producendo effetti nel pensiero degli uomini e nelle trasformazioni dell'ideologia dominante.

Vediamo allora cosa ci dice Marx nell'"Ideologia tedesca" a proposito della filosofia. " Il vero fondamento del sapere filosofico non è nel movimento dell'idea né nell'intuizione sensibile, né nella struttura sociale dominata dalla divisione del lavoro. Alla divisione tra lavoro materiale ( la prassi trasformatrice della natura) e lavoro intellettuale va ascritto il formarsi di una coscienza e del suo sapere scisso dalla coscienza della prassi. Da questo momento in poi la coscienza può realmente figurarsi di essere qualcosa di diverso dalla coscienza della prassi esistente, concepire realmente qualcosa senza concepire alcunché di reale: da questo momento la coscienza è in grado di emanciparsi dal mondo e di passare a formare la "pura" teoria teologica, filosofica morale etc.".

Nasce dunque dalla divisione del lavoro la filosofia che è null'altro che la religione trasposta e sviluppata nel pensiero ; dunque è un'altra specie di alienazione dell'essere umano.

Alienazione. "Il comunismo si sa già come reintegrazione o ritorno dell'uomo in sé stesso, soppressione dell’umana autoalienazione…" (Manoscritti) . Ma l'alienazione è il lavoro separato da tutti i mezzi e gli oggetti di lavoro, da tutta la sua oggettività: è il lavoro vivo succhiato dal lavoro morto. E' il lavoro che si connota come povertà assoluta. Povertà assoluta che non deve rimandare a fantasime moralisticheggianti, magari ci stanno anche quelle, sicuramente non interessa molto in questo discorso, ma alla totale esclusione dalla ricchezza materiale socialmente prodotta. Lo scambio di forza lavoro contro salario, cioè alla quantità di merce necessaria alla riproduzione della forza lavoro stessa si pone alla base del processo di valorizzazione del capitale che incessantemente trasforma in lavoro morto il lavoro vivo. Da nessun punto di vista le macchine si presentano come mezzo di lavoro del singolo operaio ma al contrario l'attività dell'operaio si riduce ad attività astratta ed indifferenziata, determinata e regolata totalmente dal macchinario. La macchina si erge come un potere estraneo,avente in sé stesso la propria scienza, al di fuori della coscienza dell’operaio.

Nel modo di produzione capitalistico l'oggettivazione del lavoro è sempre alienazione, donde il feticismo della merce dove la merce stabilisce un rapporto con la coscienza dominato dalla rappresentazione e dall'apparenza. In altri termini la coscienza alienata pensa la merce come se avesse un valore in sé. Come le macchine, e altrimenti non potrebbe essere! E questo riporta alle varie forme di esperienza della natura che stabiliscono rapporti che strutturano le forme di coscienza mitologica e religiosa. Lapidario Marx in" Per la critica della filosofia del diritto di Hegel: "La filosofia non può realizzarsi senza la soppressione del proletariato, il proletariato non può sopprimersi senza la realizzazione della filosofia". E tanto per essere chiaro riguardo a cosa ciò voglia effettivamente significare ancora Marx nell'"Ideologia tedesca" duramente afferma: "Non la critica ma la rivoluzione è la forza motrice della storia, anche della storia della religione, della filosofia e di ogni altra teoria."

Nell'epoca della sussunzione reale della società al capitale, del dominio del lavoro morto sul lavoro vivo, si realizza il massimo grado di astrazione e indifferenza del lavoro ai propri contenuti, culminante è l'alienazione. Al contempo lo sviluppo delle forze produttive e il livello potente della socializzazione del lavoro pone gli elementi che permettono da subito di riconoscere il comunismo come movimento reale di abolizione dello stato delle cose.

Il quesito è: Se è vero che sono le spinte fisiche a determinare l'azione e la teoria è patrimonio del partito, senza capovolgimento della prassi - il riferimento è allo schema classico - le spinte ideologiche della classe dominante che riflettono il dominio del lavoro morto sul lavoro vivo che tuttora sussiste è possibile il superamento da parte della coscienza sociale ( cioè quello che gli uomini fanno) dell'ideologia dominante? E ancora: la coscienza sociale, ma credo che si possa dire il proletariato, può già aver realizzato la soppressione della filosofia e quindi soppresso se stesso nell'epoca della sussunzione reale del processo produttivo al capitale di cui continua, come lavoro vivo, a costituire la materia indispensabile per la sua valorizzazione ? E ancora: se fosse realizzato il superamento dell'ideologia dominante si potrebbe ulteriormente parlare di feticismo delle merci che come si è visto non è un concetto filosofico ma un rapporto sociale?