Scienza e politica in Amadeo Bordiga

Relazione per il Convegno di Milano del 24-25 Ottobre 2002

Abstract

Viene mantenuto, in ricordo di Arturo Peregalli, scomparso prematuramente lo scorso anno, il titolo del suo intervento al Convegno di Bologna del giugno 1996. La relazione si svolge però, in gran parte, sul tema del Convegno di questi giorni "Scienza e politica in Amadeo Bordiga.

Ripercorrendo cronologicamente alcuni momenti della vita di Bordiga si mette in luce la profonda conoscenza, dovuta anche ai suoi studi e alla sua laurea in ingegneria, delle "scienze esatte" e in particolare della matematica. I lavori di famosi studiosi come Giuseppe Peano e in seguito della scuola italiana di geometria algebrica (Severi, Castelnuovo, Enriques), di Henri Poincaré e di Albert Einstein gli sono familiari e vengono da lui usati nei suoi scritti per matematizzare e schematizzare eventi della società in movimento.

Profondo conoscitore di quanto la borghesia ha prodotto in campo scientifico, lontano mille miglia dallo scientismo positivista che vedeva nella scienza la base per il progresso umano, Bordiga si scaglia contro la scienza della borghesia e l'uso che ne viene fatto.

Nell'impegno di una vita, sulla scia di Marx ed Engels, Bordiga enuncia, con il linguaggio della scienza quella che è la "scienza storica ed umana definitiva".

E' necessario precisare che quanto viene presentato in occasione di questo Convegno a mio nome, è frutto, in ampia parte, di un lavoro collettivo a cui hanno collaborato altri.

Al Convegno di studio sulla figura di Amadeo Bordiga tenuto a Bologna nel giugno del 1996 Arturo Peregalli, scomparso prematuramente nel giugno 2001, presentava uno studio sulla vita e l'attività di Amadeo Bordiga nel periodo che intercorre tra il 1926 e il 1945. Quel lavoro vide poi due versioni "a stampa", la prima nei "Quaderni Pietro Tresso" ed una definitiva più corposa presso le edizioni Colibrì nel 1998.

Pensavo, per questo Convegno, di esporre aiconvenuti quanto di nuovo, con Arturo attivissimo fino alla fine dei suoi giorni, era venuto a nostra conoscenza sempre relativamente al periodo considerato. Basti dire che all'uscita del libro su "gli anni oscuri" non avevamo potuto consultare, per fare un esempio, il fascicolo "Polizia Politica" dell'Archivio Centrale dello Stato su Amadeo Bordiga.

Si sarebbe potuto così imperniare questo intervento sul gran numerodi provocatori, confidenti e spie che circondarono Bordiga durante il ventennio fascista; per il successivo periodo democratico manca ancora la disponibilità della documentazione…

Attorno a Bordiga l'apparato informativo dello stato si muove fin dall'inizio della sua attività politica e ben prima quindi dell'avvento del fascismo, fascismo che continua poi, dopo gli anni di confino, una attenta ed inesausta opera di controllo di tutti i suoi movimenti.

Su questo capitolo ben scarso era stato il contributo presentato in "Gli anni oscuri"; ora,dopo il ritrovamento di nuovi documenti si sarebbe potuto parlare di figure (o figuri) come Bruno Cassinelli, Virgilio Troiani, Angelo Alliotta, Luigi Villani, Romeo Mangano, del "fiduciario n. 145" e di altri zelanti delatori rimasti come quest'ultimo sconosciuti.

Oppure ci si sarebbe potuti dedicare a informazioni intriganti come quella contenuta in una lapidaria comunicazione di un informatore della polizia e datata "Parigi 15 ottobre 1936" e che recita testualmente:

"Boris Souvarine, fratello della moglie di Maurin, è tornato da pochi giorni dall'Italia. Ha avuto agio, colà di avvicinare Bordiga; ma non so ancora l'esito della loro discussione le idee e i propositi di Bordiga. Cercherò sapere."

Ora, come sappiamo, frequenti erano i viaggi, negli anni trenta, tra Formia e Roma di Bordiga e dell'andata a Roma di Souvarine siamo a conoscenza dal suo biografo Jean-Louis Panné: "Pendant l'été, Souvarine décide d'aller en Italie pour effectuer, à la demande d'Anatole de Monzie, des recherches sur Savonarole (…) Il part le 10 septembre 1936. (…) Souvarine rentre dans les premiers jours d'octobre ».

Si incontrarono effettivamente i due, e se sì cosa si dissero? E' da tener presente che questi sono gli anni in cui si assiste, dopo più di un decennio di opposizione comunista, ad una virata a destra di Souvarine che si completerà dopo la seconda guerra mondiale.

Infine altra questione che si sarebbe potuto sviscerare poteva essere il preteso "indifferentismo politico" di Bordiga e il suo "mancato" antifascismo durante il ventennio. Relegate ormai nella spazzatura le infamie sparse a piene mani dal p.c.i. negli anni trenta e nei primi anni del secondo dopoguerra, questa questione rimane viva se Luciano Canfora, imperturbabile, scrive, in un articolo dedicato a tutt'altre cose: "Quando, bordighianamente, la sinistra pensa che cadendo Giolitti e salendo Mussolini, nulla cambia, si condanna alla sconfitta."

E' vecchia tesi della sinistra che tra fascismo ed antifascismo ci sia continuità e che l'antifascismo sia "Il più disgraziato e pernicioso prodotto del fascismo". Il fascismo ha perso la guerra politicamente ma ne è uscito vittorioso economicamente attuando un sistema sempre più serrato di controllo dei processi economici e di immobilizzazione dell'autonomia di qualunque movimento sociale e politico possa turbare l'ordine costituito. Non è compito comunista, ammesso che lo si potesse fare (nel qual caso ci si batte per la vittoria delle proprie posizioni), il dover scegliere tra le due forme di dominio del capitale; non lo era prima nella scelta tra fascismo ed antifascismo e non lo è oggi in un'altra fantomatica scelta tra "polo delle libertà" e "polo progressista". La base su cui nascono è la stessa e la loro politica non fa che presentare un unico ritornello: plusvalore, plusvalore… Entrambi, nell'ignoranza dei meccanismi che devono prendere in mano, sono guidati dalle forze che sembra siano chiamati a guidare. Bordiga fu sempre fuori da questa politica e cercò sempre invece, e vedremo poi come, di studiare il movimento dell'economia capitalistica, le sue contraddizioni, la sua fine già decretata storicamente, di affinare e scolpire meglio le armi che il proletariato dovrà impugnare per far uscire finalmente l'umanità dalla sua preistoria.

Citiamo qui ancora solo alcune frasi riportate, dal poco noto fascicolo P.P. dell'Archivio di Stato, da zelanti informatori:

"15 novembre 1935 "Superare il fascismo per ritornare indietro, cioè alla politica…bloccarda, sotto le ali protettrici della massoneria?. (…) La monarchia democratica o la repubblica…con Modigliani sono per me la stessa cosa (…) resto quello che fui e sarò sempre: un uomo, per esempio, che non ha nessuna fiducia nella folla, ma che ha una fede illimitata in un lento e tenace movimento d'idee che da una cerchia assai ristretta potrà più tardi, forse in epoca lontana, ma non remota, sboccare in qualche cosa di concreto…".

26 maggio 1936 (Roma) Già pubblicato nei Quaderni Tresso (questo fa parte del CPC)

"Lo sconvolgimento che la guerra produsse nell'economia e nel regime politico di tutti i paesi ha creato dovunque la necessità di governi dittatoriali che si debbono reggere con la forza delle baionette. Contro le baionette non vi è nulla da fare, se ad esse non si possono opporre altre baionette…E di questo non è proprio qui il caso di parlare. Allora bisogna appartarsi ed attendere… Attendere non per questa generazione, ma per quelle future. Le situazioni cambieranno. Io conservo intatta la mia mentalità: gli uomini non contano, non rappresentano nulla, non possono influire in nulla; sono i fatti che determinano le nuove situazioni. E quando le situazioni sono mature allora vengono fuori gli uomini…Può darsi che questa mia mentalità sia quella degli uomini di una civiltà futura, di un sistema filosofico, vorrei dire, che probabilmente è oggi assai lontano; ma io mi ci trovo bene… sono soprattutto felice di vivere lontano dai piccoli, meschini episodi della cosiddetta politica militante, dal fatto di cronaca, dall'avvenimento giornaliero. Nulla di tutto questo m'interessa: custodisco la mia fede. Sono felice del mio isolamento. Ho fatto della mia vita un osservatorio ad esclusivo servizio della mia mente…"

13 agosto 1940" (sulla Russia)

"Certamente (…) le ragioni per le quali io disapprovo gli atteggiamenti della Russia staliniana ed affermo che essa ha tradita la causa della rivoluzione proletaria sono all'antitesi delle ragioni per cui le multiformi gradazioni della democrazia –italiana ed Europea- in genere, gettano l'anatema contro la Russia che continua ad essere definita dei sovieti, ma che oggi è purtroppo assai lontana da quella che aveva plasmata il genio di Lenin. (…) Perduta oggi l'occasione di abbattere sui campi di battaglia il regime capitalista, il proletariato dovrà aspettare ancora per un secolo, forse per un tempo anche maggiore, l'alba della sua riscossa e della sua liberazione."

Invece di intrattenervi su queste questioni, o su altre sempre imperniate sulle ricerche condotte per il periodo meno conosciuto della vita di Bordiga, sono invece lieto di potermi adeguare al tema del Convegno: Scienza e politica in Amadeo Bordiga.

E' difficile comprendere quanto Bordiga sia impregnato di spirito scientifico per studiosi che si applicano a discipline umanistiche in un mondo in cui vige una divisione tra umanesimo (storia) e scienze esatte. Questo prodotto tipico della società in cui viviamo che è quella determinata dal modo di produzione capitalistico è in Bordiga superato. Sulla scia di Marx ed Engels Bordiga produce una scienza della società che è scienza in quanto si basa su quelle che noi conosciamo come "scienze esatte".

Se per Galileo la matematica è il linguaggio della natura, per Bordiga essa è il linguaggio della scienza e il marxismo rappresenta la "scienza storica e sociale umana definitiva".

L'iscrizione alla facoltà di ingegneria e poi la laurea, nel novembre 1912, al politecnico di Napoli avranno una grossa influenza sulla sua formazione politica: l'ingegnere che Bordiga diventa è progettista e costruttore, lavora su un programma, cioè con "dati del futuro", sulla base di ciò che esiste, cioè i dati del passato.

Un informatore della polizia aveva ben riportato, in un rapporto del 1935 già citato, la posizione di Bordiga :

"Le mie convinzioni –che restano ferme ed incrollabili, e che anzi si rafforzano giorno per giorno, sono il risultato di un ragionamento- sono sempre stato un temperamento matematico: affronto le questioni di principio e le risolvo con lo stesso animo, con lo stesso metodo con cui risolvo un teorema di geometria. Voglio ricavarne delle leggi. Se dunque posso condannare un sistema, non ho alcuna ragione per condannare gli uomini che lo professano, anche se essi ne sono i propulsori o gli esponenti…"

Posizione non nuova questa in Bordiga se già nel 1912 aveva scritto:

"Noi crediamo alla rivoluzione, non come il cattolico crede in Cristo, ma come il matematico ai risultati delle sue ricerche".

E fin dai suoi primi anni di militanza politica fu chiara la sua posizione sui vari campi dello scibile umano come sintetizzerà poi in "Comunismo e conoscenza umana" che porta come sottotitolo: "Premessa ad un'esposizione delle vedute marxiste sulla scienza della storia, dell'uomo e della natura":

"Il marxismo pone la questione della filosofia in modo originale e in tal senso si rifiuta di farsi allineare tra le varie filosofie elencabili storicamente, o peggio ancora sistematicamente. Non diremo quindi che vi è una filosofia marxista, ma nemmeno diremo che il marxismo non è una filosofia o che il marxismo non ha una filosofia: ciò darebbe luogo ad un equivoco e ad un pericolo gravissimo: quello di credere che il marxismo si ponga su un terreno "estraneo" a quello che i filosofi hanno da millenni ipotecato. E se ne potrebbe con deviazione grave dedurre che il militante marxista resti libero, accettate alcune direttive di azione politica e sociale, e "confessate" alcune teorie economiche e storiche, di dichiararsi per una delle tante filosofie: realismo o idealismo, materialismo o spiritualismo, monismo o dualismo, o come volete. Ora il marxismo esclude tutte le filosofie storicamente note in un modo diverso da quello con cui ogni filosofia condanna le restanti, e quindi almeno distruttivamente ha una posizione caratteristica in materia di filosofia. Un non dimenticato esempio di tale posizione molti di noi lo ricordano nella dichiarazione di Gramsci al Congresso di Lione del 1926: benché si trattasse di tattica di partito, nel vasto dibattito egli fu condotto a dire: do atto alla sinistra di avere finalmente acquisita e condivisa la sua tesi che l'aderire al comunismo marxista non importa solo aderire ad una dottrina economica e storica e ad una azione politica, ma comporta una visione ben definita, e distinta da tutte le altre, dell'intero sistema dell'universo anche materiale. Quindi Gramsci comprendeva che chi passa sotto la bandiera marxista deve vincolare i termini del suo pensiero scientifico e filosofico e fare gettito deciso di quanto risalga, sia pure attraverso serio sforzo di studio, a fonti non classiste e non marxiste."

Nel 1925, quando il partito ormai in via di bolscevizzazione, gli rinfaccia di essere, oltre che ingegnere, un intellettuale dogmatico, lontano dalla classe operaia, egli fa notare, in un articolo su "L'Unità", che la direzione centrista del partito è costituita da un'assoluta maggioranza di avvocati e nessun operaio. Se si volesse scherzare, aggiunge, basterebbe far presente che in una società non capitalistica sarebbero sempre indispensabili gli ingegneri e assolutamente inutili gli avvocati.

Oltre agli studi grande importanza per lo sviluppo "scientifico" di Bordiga avranno anche l'ambiente familiare e la grande fioritura della scienza e della matematica italiana tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento. Non influirà su di lui invece il socialismo moraleggiante (e aggiungeremo frontista e massonico) di cui era impregnata l'epoca degli inizi del novecento. In Bordiga non è presente nessuna apologia "positivista" della scienza divenuta ormai, nelle sue applicazioni, conformista e controrivoluzionaria ma semmai, come vedremo più avanti, appropriazione degli sforzi compiuti dall'umanità e rivalutazione dell'intuito e dell'istinto di classe. (Sul positivismo precisiamo anche più avanti).

Per l'ambiente familiare il padre, professore alla Scuola di economia agraria di Portici, come è riconosciuto unanimemente:

"portò ad altissimo livello gli studi di carattere economico agrario, e fu considerato maestro in quelli estimativi. A livello nazionale egli viene oggi addirittura considerato l'anticipatore di quella che diventerà l'economia e la politica del settore. (…) I primi studi seri e completi sull'agricoltura della Campania recano la sua firma".

Lo zio paterno Giovanni Bordiga fu professore di geometria proiettiva (o descrittiva) all'Università di Padova. Fu per iniziativa di Giovanni Bordiga, detto per inciso, che nacque nel 1926 la Scuola superiore di Architettura veneziana (oggi Istituto Universitario di Architettura) e sempre Giovanni Bordiga fu presidente della Biennale di Venezia dal 1920 al 1926.

Bordiga fu senz'altro influenzato da un grande matematico italiano, Giuseppe Peano (1858-1932); troviamo spesso infatti nelle sue raccomandazioni sia la necessità di ridurre la complessità sociale a schemi e semplificazioni astratte che quella di utilizzare un linguaggio privo di inflessioni soggettivistiche, temi tipici di Peano. Per capire l'importanza di Peano basti dire che Bertrand Russel così ne parla nella sua "autobiografia" riferendosi all'incontro che ebbe con lui in occasione di un congresso internazionale tenuto a Parigi nel 1900:

"Il Congresso fu il punto di svolta della mia vita intellettuale, perché vi incontrai Peano. Lo conoscevo già di nome e avevo visto qualche suo lavoro, ma non mi ero preso la briga di imparare il suo formalismo. Al Congresso notai che era sempre il più preciso di tutti, e che sistematicamente aveva la meglio in ogni discussione in cui si imbarcava. Col passare dei giorni, decisi che questo era l'effetto della sua logica matematica. Capii che il suo formalismo era lo strumento di analisi logica che avevo cercato per anni."

Bordiga conosceva inoltre le posizioni e gli studi che altri matematici italiani e stranieri stavano sviluppando: Federigo Enriques (1871-1946), guarda caso professore di geometria proiettiva e descrittiva a Bologna alla fine dell'ottocento, Guido Castelnuovo (1865-1952), Francesco Severi, Henri Poincaré, Albert Einstein per citare solo qualche nome.

Enriques, Calstelnuovo e Severi faranno, degli studi e delle ricerche della Scuola geometrica Italiana, un punto di riferimento per la comunità matematica internazionale.

Da figlio del suo tempo Bordiga conosceva molto bene e seguiva le ultime scoperte scientifiche e gli studi più recenti e li utilizzava nelle sue relazioni e nelle sue analisi. E' raro però che Bordiga parli delle sue fonti e che citi qualche scienziato suo contemporaneo: conosciamo la sua avversione per i "grandi uomini", strumenti solo di un cervello sociale che si fa sentire quando la realtà si rende adatta a recepirlo. Di Severi comunque Bordiga parla, sia nel giornale, dove si trova: "Il grande matematico italiano Severi e la sua scuola…", sia nella riunione di Firenze del 19-20 marzo del 1960 (riunione il cui svolgimento non è stato riportato nel giornale "il programma comunista" ma di cui si possiede la registrazione) nella quale viene definito:

"il più grande matematico italiano vivente e forse uno dei più grandi matematici del mondo."

Negli anni trenta Bordiga conoscerà il matematico napoletano Renato Caccioppoli (1904-1959), nipote di Bakunin, morto suicida nel 1959, di cui non molto tempo fa (1992) si occupò il regista Mario Martone nel film "Morte di un matematico napoletano". E' probabile, ma questa volta non sicuro, che Bordiga abbia conosciuto, attraverso testi o articoli, non di persona, anche Luigi Fantappié (1901-1956), altro noto matematico italiano della scuola di Severi e Volterra che nel 1942 presentò una "teoria unitaria del mondo fisico e biologico". Fantappiè anticipò delle linee di tendenza della fisica-matematica odierne ed introdusse il concetto di "sintropia" concetto molto simile a quello che oggi si chiama "neg-entropia", il contrario di entropia. Un altro concetto tipico di Fantappié è quello di "potenziale anticipato": ebbene questo concetto c'è già nel "Manifesto del Partito Comunista" del 1848 (primi paragrafi di "Proletari e comunisti") e, nell'accezione del concetto di "programma" come influenza del futuro sul presente, è in Bordiga nel 1921 in un suo celebre scritto: "Partito e azione di classe".

"Per dare un'idea precisa, e diremo quasi tangibile, della necessità "tecnica" del partito, converrebbe forse, se pure l'esposizione prendesse un aspetto illogico, considerare prima il lavoro che deve compiere il proletariato dopo essere giunto al potere, dopo aver strappata alla borghesia la direzione della macchina sociale. (…) E' anzitutto evidente che il proletariato non sarebbe maturo ad affrontare i difficilissimi problemi del periodo della sua dittatura, se l'organo indispensabile per risolverli, il partito, non avesse cominciato molto prima a costruire il corpo delle sue dottrine e delle sue esperienze."

Abbiamo già esposto all'inizio, parlando del lavoro di Bordiga, del Bordiga ingegnere cioè, questo concetto: ora lo spieghiamo meglio. Programma, che è parola derivata da greco e vuol dire "scritto prima" cioè esposizione scritta di un piano operativo, è sinonimo di progetto e progetto vuol dire anticipazione sulla carta di un'opera di futura realizzazione; ma se è vero che l'opera sarà costruita secondo progetto, è anche vero che per prima cosa è l'opera a muovere la mano del progettista, il progetto completo e la realizzazione vengono dopo. Nel progetto si mette sulla carta il futuro, quindi, è il futuro a disegnare sulla carta. Un idealista direbbe che l'opera da realizzare è nella mente del progettista, ma noi chiediamo: da dove viene una volta che è lì? La risposta è semplice dato che sappiamo che un cervello collettivo, l'esperienza della specie, fornisce le informazioni raccolte dalla mente dell'individuo progettista. Questo esempio ci è servito per far comprendere il concetto: un risultato futuro muove l'azione dell'uomo che vuole raggiungerlo.

Questo importante concetto è presente in molti scritti di Bordiga. Citiamo solo quanto è detto nell'ultimo capitolo di "Proprietà e capitale", "Utopia, scienza, azione":

"Ognuno che forma e possiede piani lavora su dati del futuro. (…) Profetizzare un futuro, o voler realizzare un futuro, sono posizioni entrambe inadeguate per i comunisti. A tutto ciò si sostituisce la storia della lotta di una classe considerata come un corso unitario, di cui ad ogni momento contingente solo un tratto è stato già svolto, e l'altro si attende. I dati del corso ulteriore sono ugualmente fondamentali e indispensabili quanto quelli del corso passato. Del resto gli errori e gli sviamenti sono egualmente possibili nella valutazione del movimento precedente, e in quella del movimento successivo: e tutte le polemiche di partiti e di partito stanno a provarlo. Per conseguenza il problema della prassi del partito non è di sapere il futuro, che sarebbe poco, né di volere il futuro, che sarebbe troppo, ma di "conservare la linea del futuro della propria classe"."

Lo stesso concetto viene ancora ribadito in un altro brano molto bello tratto da "Relatività e determinismo (In morte di Alberto Einstein)":

"Da un secolo noi rivoluzionari del proletariato rivendichiamo il determinismo nella storia, e su quello fondiamo le leggi del declino di quel sistema, che la borghesia sognava eterno, e anticipiamo ad essa il funerale che essa danzò e cantò sulle rovine di troni ed altari. (…) La nuova classe padrona vide con terrore una parafrasi della profezia cosmica in quella sociale di Marx: noti i rapporti economici e sociali tra le classi e noti i loro contrasti, i moti che condussero il potere da quelle feudali a quelle capitalistiche, siamo in grado di stabilire le leggi del passaggio futuro del potere dalla borghesia al proletariato e della distruzione della forma economica del capitalismo. (…)Abbiamo tante volte gridato agli assetati del palpabile scontato successo politico di congiuntura, che siamo rivoluzionari non perché ci bisogni vivere e vedere, contemporanei, la rivoluzione, ma perché la viviamo e vediamo oggi come "evento", per i vari paesi, per i "campi" e "aree" di evoluzione sociale in cui si classifica dal marxismo la terra abitata, già suscettibile di scientifica dimostrazione. Le sicure coordinate della rivoluzione comunista sono scritte, come soluzioni valide delle leggi dimostrate, nello spazio-tempo della Storia".

Ed infine:

"Il partito comunista è una forza che attinge il suo potenziale da una umanità non ancora nata e la cui vita sarà soltanto vita di collettività e di specie. Definiamo il partito proiezione nell'oggi dell'Uomo-società di domani".

L'analisi scientifica marxista del modo di produzione capitalistico è anche anticipazione dei caratteri della società futura. Uno dei capisaldi della posizione di Bordiga è sempre stato quello di avversare la concezione secondo cui il comunismo è qualcosa da costruire, da edificare. Il comunismo non si costruisce, è una realtà in movimento che già esiste all'interno della società capitalistica. Parafrasando Marx, il comunismo non è uno stato di cose che debba essere instaurato: è il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente e le condizioni di questo movimento esistono nella società. Scrive infatti Marx nei Grundrisse :

"In seno alla società borghese, fondata sul valore di scambio, si generano rapporti di traffico –vale a dire di produzione- che sono altrettante mine per farla saltare. E' una massa di forme che si oppongono all'unità sociale, il cui carattere di opposizione non potrà mai essere fatto esplodere attraverso una tranquilla metamorfosi. D'altra parte, se non trovassimo nascoste nella società così com'è, le materiali condizioni di produzione e le relazioni tra gli uomini corrispondenti ad una società senza classi, ogni tentativo di farla saltare sarebbe donchisciottesco."

In una visione dinamica dei processi storici, come piaceva dire a Bordiga, a noi interessa la cinematografia di un avvenimento non la fotografia.

Ma torniamo al nostro tema.

La passione per la fisica e la matematica era ben viva e presente anche nei "momenti difficili" come ad esempio nel 1944 quando nella disastrata situazione romana di quegli anni, Otello Terzani nelle sue memorie riferisce degli incontri tra Bordiga e Matteo Renato Pistone:

"Ho ancora fissa nella mente la discussione, a più riprese, appassionata, (di Bordiga) con Pistone sulla questione del determinismo e l'indeterminismo nella fisica moderna, riferiti al campo dello scientismo marxistico, di cui potevo afferrare, confesso, i molti e ardui concetti come le figure di uno schermo opaco."

Quindi Bordiga conosceva la scuola di Copenaghen, la scuola dei "quantisti" (Bohr, Heisenberg, Pauli) e le teorie che vi si opponevano,diEinstein, Shroedinger e de Broglie. Lo stesso Pistone nel 1996, in una intervista di Roberto Gremmo, ricordò "l'intenso scambio di vedute avuto con Bordiga nel lontano 1944 sui più seducenti aspetti della fisico-chimica moderna".

Conosciamo abbastanza dell'attività di Bordiga negli anni del confino (fine 1926-1929).

Appena arrivati ad Ustica Bordiga e Gramsci costituiscono subito una scuola per gli altri confinati; mentre Gramsci dirige la sezione umanistica, Bordiga dirige la sezione scientifica e vi insegna, fra l'altro la matematica.

Come sappiamo, dopo pochi mesi, Gramsci fu trasferito a Milano ma la scuola e le lezioni continuarono (come Bordiga riferisce a Gramsci in una lettera del 13 aprile 1927):

"Per ragioni pratiche la scuola ha dovuto continuare secondo il primitivo avviamento: solo ora diamo brevi vacanze, poi faremo degli esami o meglio sedute di classifica della massa scolara, e quindi si riprenderà con piano completamente nuovo e aumentato corpo insegnante. Non abbiamo risolto il problema dei locali, e quindi non si sono più fatte le conferenze famose: ora ci poniamo questa questione ventilando il fitto di un locale per nostro conto".

Nel "nuovo piano" Nello Rosselli insegnava storia contemporanea, Romita matematica superiore e Bordiga astrofisica.

"Ustica pareva ormai ridotta a una università e ciò era bellissimo perché il fervore era, forse, maggiore negli allievi che negli insegnanti. E questo, certamente, non andava a genio alle autorità della colonia, specie la milizia. Tanto è vero che non fu una delle cause estranee agli arresti che si verificarono improvvisi nella colonia."

Non ci soffermiamo sulla provocazione che costò in ottobre l'arresto di Bordiga e di altri 38 confinati e il loro trasferimento all'Ucciardone di Palermo ben conosciuto come uno dei carceri più duri d'Italia. All'Ucciardone Bordiga rimase dieci mesi dopo i quali sarà inviato a Ponza. E' durante questo periodo di detenzione che Bordiga studiò la teoria della relatività di Einstein sulla base di una esposizione fattane in un libro dal matematico-fisico Roberto Marcolongo.

Gli scritti di Bordiga del secondo dopoguerra contengono spesso, per chi li sappia leggere, riferimenti al suo ambiente e alla sua vita passata. Così in uno scritto del 1960 parla dei "corsi" negli anni di confino:

"Alcuni ricordano che nelle isole del confino fascista, dopo il 1926, si formarono scuole in cui l'argomento che non si faceva politica ma cultura valida per tutti serviva sì, ma solo in funzione di una mentalità da poliziotti borghesi. Fra quei corserelli ve ne furono di fisica e di astronomia con accenni anche alle ardue discussioni sulla teoria della relatività. Che tutto questo fosse un passatempo inutile ai fini politici, può essere idea rimasta nella testa di stalinisti antifascisti accesi, ma senza saperlo educati in uno stile fascista passivo. Basterà dire che in quei corsi fu enunciata l'idea della possibilità tecnica di porre in moto un satellite artificiale intorno alla Terra. Va detto che mancavano trent'anni al primo tentativo, accessibile solo ad un'economia statale, ma anche che non si ponevano allora obiettivi militari né, tanto meno, politici, ossia di "épater le proletaire", ma quello della verifica di una delle riprove sperimentali della teoria di Einstein, ossia lo spostamento del periodo di un pianeta molto vicino al corpo attraente, come si osserva per Mercurio senza che la meccanica celeste tradizionale lo possa spiegare. Si intende che per questi fini il corpo in rivoluzione dovrebbe essere sicuramente visibile con telescopii e sicuramente esterno alla atmosfera terrestre, in maniera che non sia disturbato il moto sull'orbita. Un simile satellite manca tuttora".

Rimangono di quel periodo gli "Appunti filosofici Appunti per uno studio sull'Antidühring" (1928) e gli "Elementi dell'economia marxista" (1929).

Nella parte iniziale degli "Appunti filosofici" sono elencati i temi da trattare, la traccia per le lezioni: "il socialismo come movimento reale (che) non è un sistema di opinioni in materia puramente politica o anche economico sociale, ma una concezione integrale del mondo in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue parti", "tempo e spazio", "questione dell'infinito dello spazio e del tempo", "teoria di Einstein", "esempio della geometria differenziale delle curve", ecc., ecc.

Bordiga, nella parte scritta che ci è pervenuta (minima), interviene sull'uso della logica:

"Noi non neghiamo l'esistenza della logica come scienza e tecnica strumentale delle forme del pensiero; è anzi ben noto che nella concezione marxista al suo impiego si accompagna quello della dialettica, o scienza delle relazioni, di cui avremo a parlare. Ma ciò che deve essere chiarito è che la logica è costruita e giustificata dalla sua applicazione e corrispondenza alla realtà e non codificata a priori nella nostra testa e solo dopo applicata alle cose."

Si dilunga poi sull'uso del linguaggio e scrive:

"correggere e rettificare il meccanismo del linguaggio significa modificare opportunamente il valore dei termini che rappresentano le cose e i fatti reali e il valore delle relazioni logico-sintattiche suscettibili di sempre maggior adattamento al loro scopo." [vale a dire che Bordiga si cimentava, negli anni '20, con problemi tostissimi, dal punto di vista epistemologico non ancora risolti al giorno d'oggi].

Bordiga ritornerà su questo tema del linguaggio a commento di una formalizzazione algebrica agli "Elementi dell'economia marxista" (su cui ritorneremo), comparsa con il nome di Abaco dell'economia marxista I e II nel 1959-60. A commento di questo lavoro Bordiga richiama il partito alla necessità di redigere, oltre a successive matematizzazioni del lavoro di Marx, un dizionario internazionale in almeno quattro lingue sulla terminologia marxista. Scriverà infatti :

"…la parte linguistica è fondamentale per conseguire una unanime chiarezza. E' ad un buon punto il lavoro su di un dizionario del linguaggio marxista esteso a quattro lingue: tedesco, inglese, francese ed italiano."

Anche qui risalta la già citata influenza che su Bordiga ebbe Giuseppe Peano teorico del rigore scientifico, inventore del simbolismo logico e ricercatore di un linguaggio universale per la scienza.

Linguaggio non solo la comunicazione verbale e scritta, ma anche tutto l'apparato dei segni utile per le formalizzazioni matematiche, così come il modo di comunicare della scienza, dell'arte ecc.

"Ed allora la lingua è un mezzo tecnologico di comunicazione. E' il primo di tali mezzi. Ma è forse esso l'unico? No di certo. Ne appare nel corso dell'evoluzione sociale una serie sempre più ricca… Un esempio molto semplice. Il timoniere dell'imbarcazione a remi comanda "alla voce". Così il nocchiero della nave a vela e dei primi vaporetti. "Go ahead!". Avanti a tutta forza... Mezza forza indietro... La nave diventa troppo grande e il capitano urla in un portavoce che comunica con la sala macchine, ma poi ciò non basta, e prima degli altoparlanti (una vera invenzione retrograda) si fa un telegrafo meccanico, a maniglia, poi elettrico, che sposta le sfere del quadrante di segnali sotto l'occhio del macchinista. Infine il cruscotto di un grande aereo è tutto pieno di strumenti che trasmettono le possibili disposizioni ad ogni organo. La parola va cedendo il passo, ma a mezzi tanto materiali quanto essa, anche se evidentemente sono meno naturali, come gli utensili moderni sono meno naturali del ramo spezzato divenuto arma.

Inutile tracciare tale serie grandiosa. Parola parlata, parola scritta, stampa, e tutti gli infiniti algoritmi, le simboliche matematiche, che già sono divenuti internazionali; come in tutti i campi tecnici e di servizi generali vigono convenzioni ad uso universale per trasmettere comunicazioni precise meteorologiche, elettrotecniche, astronomiche, ecc. Tutte le applicazioni elettroniche, il radar e simili, tutti i tipi di registrazione di segnali arrivanti sono nuovi legami tra gli uomini resi necessari dai complessi sistemi di vita e produzione, che già in cento campi ignorano la parola, la grammatica, la sintassi..."

Molto è stato detto del linguaggio di Bordiga, un linguaggio "all'altezza, per sollazzo e invenzione linguistica, dei racconti di Carlo Emilio Gadda", Gadda altro ingegnere, costruttore di centrali elettriche e grande scrittore.

Va sottolineato, in ogni caso, il cambiamento nell'uso del linguaggio tra gli scritti del primo dopoguerra e quelli del secondo dopoguerra. Strumenti immediati di lotta, rigorosi, semplici i primi, nei secondi il rigore è formulato per via poetica, gli scritti devono essere assimilati e digeriti per essere compresi. Essi colpiscono chi li legge se si hanno dentro di sé le premesse per capirli: puntano all'istinto più che al raziocinio. Scriveva Bordiga agli inizi degli anni '50:

"Si inquietino pure i volatori frementi, che riportiamo frigidamente terra terra alla modesta altezza cui è dato a noi di levarci, a noi cui è vietato ogni eroismo e ogni romanzo, che ci atteniamo all'ironia al posto del lirismo e ci vediamo costretti a richiamare ogni tanto i troppo focosi: non fate i Fetonti!"

Qui vogliamo solo ribadire l'estremo rigore del linguaggio di Bordiga e segnalare un magnifico esempio, tra i molti che si potrebbero citare, di fatti e reazioni fisiche che Bordiga applica al campo umano. Nel caso specifico si tratta della "ionizzazione della storia":

"… nei periodi vitali per la rivoluzione l'atmosfera storica è ionizzata. Ogni umana molecola si orienta necessariamente, automaticamente, non deve faticare a scegliereposizioni. (…) Applichiamo di grazia, per un momento il nostro modellino, che vale in una più profonda indagine per tutti i corpi e per tutti i campi della natura fisica, fino al caso sensazionale dell'atmosfera terrestre in cui siamo immersi, (…) al corso storico dell'agglomerato umano. In certi momenti (…) l'ambiente storico non è ionizzato, le innumerevoli molecole umane, gli individui, non sono orientati in due schieramenti antagonisti. In questi periodi morti e schifosi, la molecola persona può mettersi a giacere orientata in un qualunque modo, il "campo" storico è nullo e nessuno se ne frega. E' in questi tempi che l'inerte e fredda molecola, non pervasa, e inchiodata su un asse indefettibile, da una corrente imperiosa, si ricopre di una specie di incrostazione che si chiama coscienza, e si mette a blaterare che andrà quando vuole, dove vuole, eleva la incommensurabile sua nullità e fessaggine a motore, a soggetto causale di storia. Lasciate però che, come nella Russia della grande guerra civile, le grandi forze del campo storico si destino suscitate dagli urti delle nuove forze produttive che urgono contro la rete delle vecchie forme sociali che vacillano; è allora che nella nostra immagine l'atmosfera storica, il magma sociale umano, si presentano ionizzati, e se vi fosse un contatore geiger della rivoluzione le sue lancette prenderebbero a follemente danzare. Le linee di forza del campo si inchiodano sulle loro traiettorie, tutto è polarizzato tra due orientamenti inesorabili e antagonisti, ogni elemento del complesso sceglie il suo polo e si precipita allo scontro con quello opposto, finisce il mortifero dubbio, va a ignobilmente farsi fottere ogni doppio gioco, l'individuo-molecola-uomo corre nella sua schiera e vola lungo la sua linea di forza, dimentico finalmente di quella patologica idiozia che secoli di smarrimento gli decantarono quale libero arbitrio! (…) La rivoluzione comunista può solo vincere quando, polarizzata da forze nuove questa morta atmosfera che oggi ci soffoca, dispersa la bestemmia scientifica dell'indifferente vile coesistere tra poli nemici, tutto il mondo capitalista sarà ionizzato nella fase rivoluzionaria futura, e due soli scioglimenti si porranno davanti alla lotta suprema. Non ionizza la storia il prurito di molecoline neutre fino alla sterilizzazione mortifera, né la ha solo ionizzata la nostra rivoluzione: lo fu ad esempio perfino quando il Cristo, che fu detto Dio perché non si ridusse alla parte risibile di Uomo Capo ed Eroe, ma era impersonale forza del campo storico, ionizzò il mondo delle società schiaviste antiche con l'equivalente formula: Chiunque non sarà con me, sarà contro di me".

Del 1929 sono invece gli "Elementi dell'economia marxista" (redatti a Ponza e alla cui base erano le lezioni tenute ai confinati). In una nota posta al loro inizio Bordiga scrive:

"E' di particolare importanza trattare grandezze quantitative misurabili nella ricerca scientifica. Scopo di ogni scienza è la esposizione organica di un dato gruppo di fatti o fenomeni acquisiti alla nostra esperienza, in maniera da porre in evidenza le relazioni che costantemente corrono tra i fatti stessi. La esperienza scientifica di tale relazione dicesi legge. La forma più completa e soddisfacente di una legge scientifica è quella di una relazione tra quantità misurabili (formula matematica). (…) Anticipando una conclusione che potrà far parte di ricerche sulla "teoria della conoscenza" nel sistema marxista, rileviamo anche che il trattare le entità su cui si indaga con misure numeriche e relazioni matematiche tra le loro misure quantitative conduce a rendere le nozioni e le relazioni e il loro possesso e maneggio meno individuali, più impersonali e valevoli collettivamente. Il puro apprezzamento qualitativo contenuto in giudizi e indagini comunicati in parole del linguaggio comune, serba l'impronta personale in quanto le parole e i loro rapporti assumono valore diverso da uomo a uomo secondo le precedenti tendenze e predisposizioni materiali emotive e conoscitive. Sono quindi personali e soggettivi tutti i giudizi e i principi morali estetici religiosi filosofici politici comunicati e diffusi a voce e per iscritto. I sistemi di cifre e le relazioni di simboli matematici (algoritmi) con cui hanno poca familiarità anche molte persone che si affermano colte, tendono a stabilire risultati validi per tutti i ricercatori, o almeno trasferibili in campi più vasti senza che siano deformati facilmente da particolari interpretazioni. Il passaggio, nella storia della società e delle sue conoscenze, non è certo semplice; è duro e difficile e non privo di ritorni e di errori, ma in questo senso si costituisce il metodo scientifico moderno."

E continuando, in questa lunga ma necessaria citazione:

"Volle Marx trattare con metodo scientifico anche i fatti economici umani, analogamente a quanto scienza e filosofia borghese avevano fatto per i fenomeni della natura fisica. Non usò esplicitamente un algoritmo perché pensava e lavorava, esponeva e combatteva al tempo stesso; ed oltre alle armi del tempo nuovo doveva e seppe usare quelle con cui resisteva il nemico: la polemica l'eloquenza l'invettiva il sarcasmo sotto cui prostrò tante volte i contraddittori. E' nel fragore di questa battaglia che si è costruita la scienza nuova della società e della storia."

In questa citazione è tutto presente il concetto di "invarianza" che Bordiga esporrà in un testo del 1952 "La "invarianza" storica del marxismo". Notiamo innanzitutto che il termine"invarianza" èmesso tra virgolette (cosa su cui pochi si sono soffermati); le virgolette si mettono quando si cita una voce particolare, per esempio di un gergo, che in questo caso è scientifico. Il concetto di invarianza, patrimonio della matematica, viene introdotto e portato nel campo sociale.La relazione che ha cercato e trovato Marx è quella esistente fra sviluppo delle forze produttive, rapporti di proprietà e sovrastruttura. Questi tre elementi sono congiunti in ogni epoca storica. A un dato sviluppo dell'uno è collegato lo sviluppo degli altri, nell'ordine in cui vengono scritti. Lo sviluppo delle forze produttive determina la necessità del superamento dei rapporti di produzione esistenti in una certa epoca, ma ciò significa che determina nello stesso tempo la necessità di nuovi rapporti. La sovrastruttura si adegua a queste necessità, sopravvive, reagisce o scompare secondo il grado di maturazione delle forze produttive e la vitalità delle classi che si affrontano. In scienza, se si trova una relazione fra grandezze misurabili in un sistema dinamico, ciò significa che si è trovata la chiave di indagine nei due sensi della sua storia: si ha la possibilità di indagarne e comprenderne il passato come il futuro. Il marxismo è invariante dato che nasce da fattori che sono sempre gli stessi finchè esisterà la società divisa in classi, ma il marxismo è anche scienza della società in movimento e, in ambito scientifico ogni variazione deve poter essere descritta a partire dai dati conosciuti; il marxismo rimane invariante anche se variano le grandezze che sono in esso contenute. Nessuna innovazione quindi ma anche nessuna semplice ripetizione. Ripetere soltanto, lo fanno anche i pappagalli, elaborare ex-novo lo fanno tutti i borghesi innovando secondo le proprieindividuali pensate: ripetere ed elaborare nello studio della società in movimento è metodo e compito comunista.

Le accuse di dogmatismo e settarismo che vengono, con periodica frequenza, rivolte a Bordiga, non hanno senso una volta che si sia capito che questo "dogmatismo" non è altro che rigore scientifico marxista.

Come abbiamo fin qui visto Bordiga è un profondo conoscitore della scienza, di quanto la borghesia ha prodotto in campo scientifico, ma non è uno "scientista" alla maniera dei positivisti e nemmeno dei neo-positivisti, chevedevano nella scienza la base per il progresso dell'umanità. Bordiga ammira, ad esempio, il lavoro e l'opera di Einstein ma si batte anche contro la scienza della borghesia. Ma come, potrebbe dire qualcuno, Bordiga si scaglia contro la scienza e nello stesso tempo ne fa l'apologia o comunque ne subisce il fascino? Non c'è nulla di strano. La forza produttiva sociale cresce sempre e aumentanoanche la tecnologia e la scienza. Bordiga proprio nelle sue dimostrazioni "spaziali" dà una risposta implicita: l'esplorazione dello spazio avverrà coi robot; voi manderete uomini che non servono a niente, ma i robot "conquisteranno" lo spazio per l'uomo. Il robot è tecnologia avanzata, non i missili che erano costruiti anche dagli antichi cinesi mille anni fa. Il razzo è un proiettile balistico soggetto alle leggi di Newton, spara il suo carico e gli effetti sulla conoscenza sono gli stessi di quelli dovuti alle sparate dei politici.

Questa società dice Bordiga non è più capace di fare scienza:

"Siamo in un periodo storico non di avanzata ma di piatta decadenza e rinvilimento della scienza e della tecnica ufficiale, di basso ciarlatanismo nella dottrina e nella applicazione (…)

Di tutti gli idoli che ha conosciuto l'uomo sarà quello del progresso moderno della tecnica che cadrà dagli altari col più tremendo fragore."

E ancora:

"Finora neghiamo che esista una Scienza umana, serbatoio comune a cui ha attinto la forma capitalistica e a cui ancora attingiamo noi. (…) Leviamo dunque il grido che lascia perplessi molti accecati dalla forza dei luoghi comuni più triti di: abbasso la scienza!"

Solo una rivoluzione sociale può dare una nuova spinta alle conquiste scientifiche.

Non si deve rinnegare quanto l'umanità ha prodotto nel suo cammino ma inglobare nella nostra conoscenza quella passata. Questo concetto è stato fatto suo dalla scienza moderna ed è oggi conosciuto come "principio di corrispondenza" (che non è da confondere con quello dei quantisti, chiamato in seguito "principio di complementarietà"). Anche per il marxismo non si tratta mai di abbandonare i risultati acquisiti per adottarne di nuovi. Si tratta invece di inglobare le conoscenze esistenti, quelle consolidate e provate, in un sistema che meglio corrisponde alle nuove esigenze dell'umanità. Le teoria della relatività di Einstein ingloba la meccanica di Newton, come la meccanica di Newton ingloba l'universo di Galileo, come questo ingloba quello di Aristotele.

Federigo Enriques nel 1921, presentando Albert Einstein, che teneva una conferenza a Bologna, dirà che la teoria di Einstein non segna la morte della teoria newtoniana ma rappresenta "la conquista di una verità più vera, di fronte a cui la precedente figurerà sempre come un grado di approssimazione."

Bordiga si scaglia contro la scuola di Copenaghen (degli anni venti del secolo scorso) perché i Bohr, gli Heisenberg, i Pauli, ecc. non vogliono inglobare niente nella loro teoria e la pretendono nuova e nata dal nuovo; segue invece quegli scienziati come Einstein, Shrödinger, de Broglie, ecc. che hanno tentato con una concezione deterministica di fare un collegamento tra la teoria della relatività e la meccanica quantistica.

E' rottura completa con quanto la borghesia produce e suo superamento:

Povera gente! Noi non accettiamo certo di subordinare la nostra agitazione sociale alla vostra scienza accademica. Voi non sapete andare dalla causa all'effetto e dal passato al presente nella fisica, nell'astronomia e nella biologia e antropologia. Noi non ci smontiamo. Non ci occorre il vostro armamentario di biblioteca e di università; vedendolo vaneggiare godiamo e non ci prendiamo oggi il compito di rimetterlo noi a nuovo: aspettate per questo la dittatura comunista mondiale; e vi serviremo. Per ora affermiamoscienza certa e sicura la teoria determinista nella storia e nella sociologia; la vostra morte di classe non la affidiamo a un trepido probabilismo, ma ad una armata certezza. Vacilli pure la vostra fisica splendente or sono tre secoli e la vostra filosofia: da loro non ci serve più altro. Tuttavia seguiamo il corso del vostro pensiero di classe come prova cruciale del vostro decadere e della nostra previsione del crollo capitalista.

Sembra quasi di vedere in Bordiga un atteggiamento, maturato dal periodo degli anni del confino, di curiosità e di attesa su quanto la borghesia riesce a fare, sia in campo sociale (fascismo) che in campo scientifico. "io rimasi fermo ad attendere i fatti", "è tanto bello farla da spettatore e ridere ridere ridere" : fate, fate pure, fatemi vedere dove siete capaci di arrivare con la vostra politica e la vostra scienza, tanto so che siete costretti a lavorare per noi, il tutto non con noncuranza ma con un'accurata conoscenza della produzione sociale e scientica della borghesia.

Due studiosi (paleontologi) Niels Eldridge a a Stephen Jay Gould pubblicano nel 1972 un lavoro, la teoria degli "equilibri punteggiati" che completa e rende più organica la teoria dell'evoluzione di Darwin (scatenando in ogni caso la reazione degli ultradarwinisti). Sinteticamente, secondo questa teoria, nell'evoluzione naturale lunghi periodi di stasi (equilibrio) sono intervallati (punteggiati) da brevi periodi di rapida evoluzione; alla posizione del cambiamento evolutivo lento e graduale si sostituisce quella in cui i cambiamenti avvengono molto rapidamente (rispetto alla scala temporale geologica) e sono seguiti da lunghi periodi di stasi.

Sentite un po' cosa scrive Bordiga nel 1952

Secondo il marxismo non vi è progresso continuo e graduale nella storia quanto (anzitutto) alla organizzazione delle risorse produttive, ma una serie di distanti, successivi balzi in avanti che sconvolgono tutto l'apparato economico sociale, profondamente e fin dalla base. Sono veri cataclismi, catastrofi, rapide crisi, in cui tutto muta in breve tempo mentre per tempi lunghissimi è rimasto immutato, come quelle del mondo fisico, delle stelle del cosmo, della geologia e della stessa filogenesi degli organismi viventi.

Possiamo fare anche altri esempi. Nel 1951, negli schemi illustrativi di "Il rovesciamento della prassi nella teoria marxista" Bordiga scrive:

La prima curva o curva degli opportunisti (…) è una curva continua che in tutti i punti "ammette una tangente", ossia praticamente procede per variazioni impercettibili di intensità e di direzione. La seconda curva, con cui si è voluta dare una immagine semplificatrice della tanto deprecata "teoria delle catastrofi" presenta ad ogni epoca delle punte che in geometria si chiamano "cuspidi" o "punti singolari". In tali punti la continuità geometrica, e dunque la gradualità storica, sparisce, la curva "non ha tangente" o, anche, "ammette tutte le tangenti" – come nella settimana che Lenin non volle lasciar passare".

Ebbene, Whitney pubblica la teoria delle cuspidi nel 1956, la teoria conseguente delle biforcazioni è più tarda e René Thom enuncia la "teoria delle catastrofi", che lo rese celebre, nel 1972 con il libro "Stabilité structurelle et morphogenese. Essai d'une teorie generale des models".

Genio?,Mago?, Veggente?, Anticipatore di future scoperte quindi Bordiga?

Bordiga è un utilizzatore della scienza borghese a fini rivoluzionari; certe scoperte sono nell'aria; Thom, e nel caso precedente Gould ed Eldredge, le formalizzano, Bordiga le intuisce con largo anticipo.

Per Bordiga la rivoluzione è come l'arte e l'arte è intuizione e dire intuizione è come dire istinto; non è la ragione o l'intelligenza che portano alla rivoluzione ma la spinta fisiologica, l'interesse economico legato all'appartenenza ad una classe. Come il comunismo non è un ideale al quale dovrebbe corrispondere la realtà, così non è una "scelta" volontarista che porta a diventare comunisti ma una reale situazione materiale in cui l'umanità (le sue classi) si dibattono.

L'intuizione e l'istinto sono due aspetti della natura umana e non sono disgiunti dall'altro aspetto, la capacità razionale, l'intelligenza. All'origine il termine intelligenza significava "capire prima di leggere" e quindi istinto e razionalità erana una sola cosa.

Lasciamo ancora la parola a Bordiga, certo migliore della nostra:

"Si dice che l'artista procede per intuizione e lo scienziato procede per intelligenza. Ora, noi rivoluzionari in quale di queste due schiere ci vogliamo porre? Noi, naturalmente, non possiamo procedere per intelligenza, perché solo una società libera dalla dominazione di classe e dall' eredità di queste epoche sfavorevoli e penose potrà adoperare la sua intelligenza per costruire la scienza di domani e potrà salire al sommo della scala (della conoscenza), o molto più in alto lungo la scala; ma evidentemente anche noi ci serviamo dell'intuizione. E forse per definire questo mostro, il movimento artistico, possiamo noi accettare questa delimitazione? Per stabilire che differenza ci sia tra arte e scienza?

No, noi negheremo l'esistenza di prodotti che facciano parte di un'attività conoscitiva di natura particolare, che è quella artistica, in cui sia affissata una eternità negata ai lavori scientifici, alle conquiste scientifiche. Prima di tutto questo non è esatto, perché vi sono certe opere della scienza le quali certamente resteranno eterne quanto resteranno eterni i versi di Omero e i versi di Dante. (…) Sono opere che contengono elementi di scienza ed arte; raggiungono la laboriosità paziente, analitica dello scienziato e la sintesi potente dell'artista. E di tante altre opere potrebbe dirsi lo stesso senza dilungarci in questa analisi.

Quindi arte e scienza in certi momenti si incontrano. Arte e scienza sono due aspetti analoghi della conoscenza umana. La differenza non va messa dunque fra l'arte e la scienza, fra l'intuizione e l'intelligenza. E' con l'intuizione che l'umanità ha sempre avanzato perché l'intelligenza è conservatrice e l'intuizione è rivoluzionaria. L'intelligenza, la scienza, la conoscenza hanno origine nel movimento avanzante – abbandoniamo l'ignobile termine di "progressivo". Nella parte decisiva della sua dinamica la conoscenza prende le sue mosse sotto forma di una intuizione, di una conoscenza affettiva, non dimostrativa; verrà dopo l'intelligenza coi suoi calcoli, le sue contabilità, le sue dimostrazioni, le sue prove. La novità, la nuova conquista, la nuova conoscenza non ha bisogno di prove, ha bisogno di fede! Non ha bisogno di dubbio, ha bisogno di lotta! Non ha bisogno di ragione, ha bisogno di forza! Il suo contenuto non si chiama Arte o Scienza, si chiama Rivoluzione!".

In un altro magnifico brano (ancora fatti e reazioni fisiche applicate al campo umano) Bordiga scrive:

"Le violente scintille che scoccarono tra i reofori della nostra dialettica ci hanno appreso che è compagno militante comunista e rivoluzionario chi ha saputo dimenticare, rinnegare, strapparsi dalla mente e dal cuore la classificazione in cui lo iscrisse l'anagrafe di questa società in putrefazione, e vede e confonde se stesso in tutto l'arco millenario che lega l'ancestrale uomo tribale lottatore con le belve al membro della comunità futura, fraterna nella armonia gioiosa dell'uomo sociale".

Il reoforo è un filo metallico portatore di corrente elettrica. Se il filo viene interrotto i due capi si trasformano in elettrodi e, se la differenza di potenziale è sufficientemente alta, gli atomi dell'aria liberano i loro elettroni e l'aria stessa perde le sue proprietà isolanti permettendo alla corrente di passare tra un elettrodo e l'altro…e scocca allora una scintilla con conseguenze luminose, acustiche, chimiche, termiche e nel nostro caso sociali.

Mentre il singolo agisce secondo quelle che sono le determinazioni dell'ambiente e solo dopo aver agito tende ad avere una coscienza della sua azione, il partito raggruppa gli elementi avanzati della classe e della società che posseggono la dottrina del corso storico. E' il partito che è elemento attivo di intervento. E' il "rovesciamento della prassi" che si manifesta. L'azione del partito, azione di coscienza e di volontà, inserendosi nel momento di rottura catastrofica provoca il cambiamento. Si comprende quindi, a questo punto, un altro classico enunciato di Bordiga: Le rivoluzioni non si fanno, si dirigono.

"La uscita dialettica da questa doppia tesi (che il proletariato può e non può, è la prima classe che tende alla società aclassista, ma non ha la luce che alla specie umana risplenderà dopo la morte delle classi) sta nel doppio passo contenuto nel Manifesto dei Comunisti: primo tempo: partito; secondo tempo: dittatura. Il proletariato massa amorfa si organizza in partito politico e assurge a classe. Solo facendo leva su questa prima conquista si organizza in classe dominante. Egli va alla abolizione delle classi con una dittatura di classe. Dialettica!

(…) La rottura tuttavia viene, e in generale nella storia ha sempre nel fatto preceduta la sua esatta coscienza teorica. La rottura che seguirà la determinazione dell'epoca borghese, per cui le vittime del sistema pensano con la ideologia propria di esso, in generale, verrà, ma per la prima volta nella storia (e quindi non per effetto innato nell'atto creativo divino o nella immanenza della Idea) –ed in ciò il "rovesciamento della praxis"- con la comparsa di un soggetto conoscente, volente ed agente di sua iniziativa che non è una persona, ma il partito rivoluzionario. Questo esprime la organizzazione della classe proletaria moderna, ma più che rappresentare la classe in un senso borghese di delega democratica, la rappresenta nel suo programma e nella sua futura attuazione, rappresenta la società comunista di domani, e questo è il senso del salto (Marx-Engels) dal regno della necessità in quello della libertà, che non compie l'uomo rispetto alla società, ma la Specie umana rispetto alla Natura."

Come abbiamo visto precedentemente ogni passaggio da un modo di produzione all'altro offre gli "invarianti" che seguono la dinamica dei processi storici. La comprensione del passaggio storico dal precapitalismo al capitalismo è anche comprensione del passaggio storico dal capitalismo al comunismo. La comprensione della necessità del comunismo rende più chiara la forma capitalistica che gli è inferiore.

In un testo del 1958 Bordiga scrive:

"Se le forme o modi sociali col capitalismo sono state n, in tutto esse sono n+1. La nostra rivoluzione non è una delle tante, ma è quella di domani; la nostra forma è la prossima forma."

Questa espressione, così semplice e ovvia a prima vista, richiama il principio matematico di induzione, il quinto assioma di Peano e il principio di ricorrenza completo di Poincaré.

Marx per via descrittiva, Peano e Poincaré per via matematica, dimostrano che ogni fenomeno è descrivibile solo attraverso un altro fenomeno. Il contenuto di questa espressione non è una novità; si tratta infatti della formalizzazione rigorosa del metodo che Marx pone alla base della teoria rivoluzionaria del succedersi delle forme produttive e sociali e che viene esposto nella Introduzione del 1857 a Per la critica dell'economia politica.

Con questa formula abbiamo il passaggio dall'induzione empirica (che può portare a spiegazioni convincenti dei fenomeni, ma mai alla loro dimostrazione) alla induzione matematica con la quale abbiamo la possibilità di stabilire la "verità" di un teorema in una successione infinita di casi escludendo ogni gradazione di certezza dovuta al numero delle osservazioni.

Concludiamo quindi questa relazione sperando di avere, nel tempo concessoci, messo in luce il legame profondo di Bordiga con la scienza del suo tempo, il sicuro e continuo maneggio della descrizione e della critica dell'economia capitalista che nelle sue mani come in quelle di Marx è un'arma di combattimento di una classe la cui vittoria apre all'umanità l'uscita dalla sua preistoria.

Fuori dal vecchio e abusato dilemma marxismo scienza o marxismo metodo, per Bordiga (come già abbiamo detto all'inizio) il marxismo è "scienza storica e umana definitiva", passo fondamentale nel procedere della conoscenza umana.

Infine la passione e l'interesse con cui Bordiga studia ed indaga i passi della scienza del suo tempo ci devono spingere a fare lo stesso nel mondo di oggi, decrepito e arcimaturo per una scrollata rivoluzionaria liberatrice, in cui il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti spinge da ogni lato, anche da quello scientifico.

Rivista n°54, dicembre 2023

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