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Sul principio di precauzione

Da "newsline" (notiziario della EVC International, n.3, 1999, pp. 6-7), apprendiamo che esiste un "Principio di Precauzione" secondo il quale tutte le ipotesi di rischio – relativamente ad una determinata lavorazione e/o ad un determinato prodotto – rimangono valide fino a quando non è possibile dimostrare il contrario.

L’occasione per parlare di questo principio è l’attacco che da più parti viene condotto contro la sicurezza dei giocattoli in PVC, a causa della migrazione dei plastificanti (ftalati) contenuti in essi. Questa migrazione presenta dei problemi per chi la subisce. Ne sono esposti particolarmente i bambini, data la grandissima gamma di giocattoli in PVC a loro disposizione.

E’ evidente che non è solamente il legislatore a porsi seriamente un tale problema. Egli, infatti, può porselo solamente dopo che delle strutture mediche, biologiche, ecc., (in ogni caso, scientifiche e operanti all’interno di attrezzati laboratori scientifici) hanno lanciato un inequivocabile ed imperioso allarme derivato dalla constatazione di situazioni patologiche di diverso tipo.

Il legislatore, a questo punto, si attiva affinchè vengano posti dei limiti all’uso disinvolto che l’industria ed il commercio (o la necessità della valorizzazione del capitale, per usare un più generale linguaggio) possono fare di sostanze ritenute cancerogene non solamente dal legislatore stesso (o dal medico o dal biologo molecolare), ma dalla stessa industria produttrice.

Non a caso, EVC International, nel parlare della migrazione degli ftalati, parla di "livelli di migrazione accettabili" o di "limiti di assunzione giornaliera tollerabile" fissati dal CSTEE (Comitato scientifico, tossicità, ecotossicità e Ambiente) della CE. Essa riconosce dunque che vi sono dei limiti intollerabili ed inaccettabili. Quindi, per determinati versi, accetta che si debba osservare una certa dose di prudenza e di precauzione difronte a queste sostanze.

Ciò che non può accettare, tuttavia, è che la prudenza e la precauzione vangano elevati a principio, ossia si arrivi a rapportarsi alla produzione ed alla circolazione dei giocattoli per bambini in PVC (il discorso vale per qualsiasi tipo di merce e per qualsiasi produttore delle stesse, ovviamente), sulla base di un sempre più diffuso "Principio di precauzione".

In base a tale principio, infatti, sembra che diversi paesi abbiano cominciato a pensare di mettere al bando giocattoli di questo tipo per bambini di età inferiore ai tre anni, per non pochi e soprattutto evidenti motivi (e di tali motivi, quelli scientifici sono relegati all’ultimo posto: ammesso che ne rimanga uno), è fonte di seria preoccupazione per EVC.

DI fronte al diffondersi di questo "Principio di Preoccupazione", EVC invita ad un maggiore rigore scientifico, nonché ad un maggior controllo delle spinte emotive:

"Le ultime evidenze scientifiche hanno riparato in parte il danno [del suddetto principio], ma la scienza può risultare ancora perdente di fronte alle spinte emotive ed alle esigenze commerciali".

Qui, ad essere sinceri, sorgono delle perplessità, perché non riusciamo a capire se il redattore dell’articolo ha avuto un momeento di panico agorafobico, oppure una più controllabile crisi di ilarità.

Dobbiamo dare atto che troppo spesso si affrontano in modo eccessivamente emotivo i problemi legati alla produzione ed alla commercializzazione del CVM e del PVC, nonché al seguente uso dei manufatti da quest’ultimo derivati. D’altra parte, non ci vuole molto per rendersi conto che troppo spesso si critica non solo il "Principio di Precauzione", bensì una precauzione di qualsiasi genere (senza particolari specificazioni), sulla base non tanto di criticabili "spinte emotive", quanto di autentiche crisi isteriche.

E’ evidente che la scienza (e la conoscenza più in generale)non ha nulla da guadagnare da spinte che siano esclusivamente emotive. Siamo pure convinti che essa non abbia nulla da guadagnare dalle spinte delle esigenze commerciali.

Ma di quali esigenze commerciali si sta parlando? Meglio ancora: delle esigenze commerciali di chi (di quale azienda industriale e/o commerciale) si sta parlando?

Da quando EVC è diventata paladina della scienza e della conoscenza? Se non abbiamo dubbi che EVC sta facendo un grosso sforzo per combattere le spinte emotive (salvo riuscirci!), abbiamo però dei grossi dubbi che essa (come qualsiasi altra azienda, del resto) sia disposta a sacrificare qualsiasi cosa sull’altare della scienza: sicuramente non le proprie esigenze commerciali. Siamo convinti che il Consiglio di Amministrazione di EVC diriga le sue energie maggiori alla produzione ed al businnes del CVM e del PVC, e che l’unica conoscenza scientifica (cioè puramente pesabile, quantificabile e "contabile") che le interessi sia quella della chimica, dell’ingegneria chimica, nonché la "scienza del probabilismo" finanziario.

Però, qualche milioncino di poco apprezzate lire potrebbe essere speso per una propaganda un po’ meno superficiale.

Leggiamo che

"negli Stati Uniti, un’altra indagine promossa dall’American Council on Scienze and Health (ACSH), ha concluso che l’uso degli ftalati nei giocattoli "non danneggia i bambini che usano i giocattoli in modo normale".

Cribbio!

Non ci avevamo mai pensato. Fino ad ora siamo stati veramente superficiali a non insegnare ai nostri bambini, con un’età inferiore ai tre anni, qual è il modo corretto di tenere il succhiotto (o tettarella) di PVC in bocca. Evidentemente non abbiamo spiegato a sufficienza che quando sentono prurito alle gengive non devono strofinarsele con questo succhiotto, ed ancor meno schiacciarlo fra le gengive. Dobbiamo impare a spiegar loro che questi oggetti vanno usati "in modo normale", affinchè non si rompa (che potenziali vandali, questi infanti!), aumentando così il pericolo di migrazione di ftalati presenti in esso.

Quando sentono prurito alle gengive, devono imparare a chiedere la tettarella di pietra. E quando ci guardano con quegli occhioni sorpresi e quel sorriso che tutto vorrebbe farsi perdonare, non dobbiamo cedere, ma continuare ad essere inflessibili ed insegnare loro che le stelline ed i cilindretti DI PVC vanno inseriti nei relativi fori presenti nel cubo (sempre in PVC) che hanno dinanzi, e non dentro agli orecchi o, peggio, in bocca. Non dobbiamo abituare i bambini ad essere anormali; i bambini, fin dalla più tenera età, devono imparare a comportarsi da ingegneri elettronici.

Cribbio!

Viene proprio da pensare che il condire con simile superficialità e vuota supponenza dei temi che meritano ben altro impegno, significa tentare invano di trattare, quanti si prestano a leggere simili sermoni, da perfetti imbacilli.

Ed a nulla vale riempirsi, ad ogni capoverso, la bocca con la parola "scienza": la bardatura non trasforma l’asino in cavallo.

Non ci Sentiamo per nulla intimiditi se a scendere in campo "per illustrare il pericolo del principio DI Precauzione" risulta essere niente meno che (…, rapatlan, rapatlan, rapatlan, …) la European Scienze and Environmental Forum (ESEF). Questo "gruppo indipendente" (da chi e da che cosa, di grazia? non certo dal "libro-paga" di qualche produttore DI CVM e PVC, se non proprio da EVC!) DI scienziati ha pubblicato un rapporto curato da certo Bill Durodiè (della London School of Economics). Il titolo di questo rapporto è stato tradotto, in italiano, con Sciocchezze velenose.

Innanzitutto cerchiamo di capire quale possa essere la preoccupazione fondamentale di questo gruppo di scienziati. Essi mettono in guardia dal

"pericolo del Principio di Preoccupazione … secondo il quale gli enti pubblici privilegiano sempre più la cautela piuttosto che l’attenzione ai fatti, soprattutto dopo la storia della "mucca pazza" …".

Povere aziende capitaliste e poveri produttori di capitale, cosa devono mai sopportare: per qualche vacca (sembra suggerire il nostro redattore) che trasforma il proprio cranio in un contenitore di colla, esse devono rallentare la corsa del priprio business.

Suo, ma bisognerebbe dire: nostro malgrado, il problema della encefalopatia spongiforme ("problema della mucca pazza") è tutt’altro che scomparso e non basta qualche decreto ministeriale del governo inglese che fa abbattere cento, mille o diecimila capi di bestiame, per far sparire questo ed analoghi problemi. [Per il problema "mucca pazza", è utilissima la lettura di Morbo fatale di Richard Rhodes, ediz. Rizzoli].

Il primo luogo, un problema simile non potrà mai essere risolto finchè non si risponde sul perché esso è esploso in tal modo (su come esso sia sorto e si sia potuto diffondere localmente, nelle più diverse aree geografiche, è altro discorso). In secondo luogo, se il governo inglese (il discorso vale per qualsiasi governo, di qualsiasi nazione, e per qualsiasi ente pubblico) ha dato ordine di abbattere gli animali manifestamente ammalati, e se i rimanenti paesi europei hanno posto il veto all’importazione nel continente di carni bovine provenienti dall’Inghilterra, ciò non significa che queste autorità politiche si siano dissociate dagli interessi del business per privilegiare la "salute dei cittadini".

Significa soltanto che tanto il governo inglese quanto i governi dei principali paesi europei si sono posti il problema di salvaguardare le condizioni fisiche (relativamente ad altre situazioni, si può tranquillamente parlaredi "condizioni ambientali") per la continuità della produzione e della circolazione del capitale e non solo DI quello mediato da … vacche.

Ma riprendiamo ancora una citazione:

"Il continuo prevalere del rischio dulla convenienza e della precauzione sulla produzione [dice Durodiè] può solo danneggiare l’economia, la discussione razionale e, alla fine, il consumatore".

Un altro "generoso"! Ma quanti ce ne sono?

Benedetto figliolo, come cavolo scrivi: cosa significa "il prevalere del rischio sulla convenienza"? Chi dovrebbe correre il rischio e chi dovrebbe benefiare della convenienza?

Ad ogni modo, appare chiaro che la condanna del "Principio di Precauzione" (in questo caso, da parte di EVC) non ha nulla a che vedere con la preoccupazione di danneggiare l’"economia" ed il "consumatore", di avviare una "discussione razionale" (classico obiettivo fasullo, buono solamenteper i "tordi"!).

Ad EVC – la quale firmerebbe senza alcuna obiezione di non essere un ente di beneficienza – interessa l’economia nell’unica misura in cui si rende fattibile l’espansione della propria forza economica, della propria sempre maggiore influenza sul mercato. Allo stesso titolo, le interessa il "consumatore" (cittadino individuale o consorzio industriale per la produzione di manufatti in PVC) solo in quanto compratore delle proprie merci (in particolar modo DCE, CVM,e PVC), nonché in quanto essa stessa consumatore di materie prime (acido cloridrico, etilene, metano, ecc. ecc.). In altre parole, ad EVC interessa il "consumatore" soprattutto in quanto "consumatore di merci", perché solo in quanto tale questi diventa co-agente del consumo e della circolazione produttiva di capitale: unica possibilità per la stessa EVC di espandersi e quindi di non morire.

Il "Principio di Precauzione" sembra essere uno strumento estremamente sofisticato che bisogna "maneggiare con cura".

"Il messaggio è che il Principio di Precauzione ostacola il progresso (…).Prendere decisioni in base a semplici supposizioni anziché a prove scientifiche concretepotrebbe finire col portare al rifiuto della scienza nel suo complesso".

A parte la banalità insita nella prima frase (a costo di ripeterci: al Consiglio d’Amministrazione di EVC, il "progresso" non interessa proprio nulla!) è assolutamente giusto non prendere decisioni sulla base di semplici supposizioni. La scienza – e la conoscenza, in senso più generale – non dovrebbero essere oggetto né di sproloqui esistenziali, né di mercantili fregature.

"Per questo l’autore sollecita un’analisi approfondita dell’uso, dei limiti e dei costi di questo approccio attraverso dibattiti pubblici su scala internazionale".

Non possiamo che sottoscrivere. Non possiamo non essere d’accordo sulla necessità di approfondire l’analisi su questi temi; non possiamo certamente essere contrari a "dibattiti pubblici" sì su scala internazionale, ma anche (qui vorremmo puntualizzare) su scala locale.

Perché dovrebbe ritenersi fuori luogo un "dibattito pubblico" qui a Porto Marghera, sul tema (a solo titolo d’esempio): "Principio di Precauzione, Cloruro di Vinile e PVC"?

Siamo certi che nessuna località (sicuramente sul piano europeo, se non proprio mondiale) sarebbe più adatta a discutere pubblicamente un simile tema, e nessun posto sarebbe più indicato dello storico "Capannone" del Petrolchimino, all’interno del quale EVC non avrebbe alcuna difficoltà di organizzazione.

Potrebbe essere veramente un "dibattito pubblico" il quale permetterebbe di por fine alla chiacchiera da corridoio, ed a quanti hanno qualcosa da dire, DI dirla in maniera approfondita.

Si potrà così dimostrare, soprattutto a quella generazione di giovani a cui ci si vuole rivolgere, la "capacità della scienza di far luce su tali problemi", come invita il nostro redattore.

Si potrà così dimostrare che la scienza non è una religione che avanza attraverso "spot pubblicitari" e dogmi indimostrabili. Si potrà mostrare che la conoscenza è una forza viva, capace di criticare continuamente se stessa e di poter essere supporto continuo non degli interessi particolari di questo o di quel particolare gruppo di esseri umani (comandanti d’azienda o vigili urbani dirigenti il traffico del business), ma all’Essere Umano, alla Specie Umana nella sua generalità.

Apprendiamo dalla stessa rivista di EVC che è morto, all’età di 100 anni, il dr. Waldo Semon, famoso per aver scoperto, alla fine degli anni ’20, il metodo per rendere flessibile ed elastico il PVC.

Il dr. Semon è definito "il più influente fra i chimici del 20° secolo", ed un omaggio diviene doveroso soprattutto da parte di quanti usano la parola "scienza" all’unico scopo di dar tono alla propria insipienza.

La cosa che colpisce, comunque, è il messaggio che si vuole mandare con questa particolare fotografia.

Il dr. Semon, durante la sua lunga vita di sperimentatore, ha toccato, annusato, fra le altre, molte sostanze organoclorurate. La foto mostra come, non più giovanissimo, egli continui a manipolare con assoluta tranquillità delle sostanze tossiche e, nonostante ciò, come egli abbia potuto continuare, ancora per non pochi anni, ad occuparsi DI chimica ed a percorrere i suoi laboratori.

Domanda: dopo quanto segue, i lavoratori di EVC – particolarmente quelli a stretto contatto con il CVM – possono rimanere più tranquilli, soprattutto se smettono di fumare, di bere, e se cominciano a condurre una vita più morigerata?