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  • Venerdì, 06 Febbraio 2015

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  • Resoconto teleriunione  3 febbraio 2015

Il cambiamento è ora

La teleconferenza di martedì, presenti 17 compagni, ha ripreso il tema legato alle ultime elezioni greche. Insediatosi al governo, Tsipras ha cominciato a fare la voce grossa e non pochi, nelle cancellerie europee, si sono agitati sulle poltrone: se davvero la Grecia uscisse dall'Euro, un pericoloso effetto domino potrebbe prendere il via con conseguenze nefaste per l'intera Unione.

Intanto il successo di Syriza esce dai confini nazionali e arriva in Spagna dove contribuisce alla crescita di Podemos. Il nuovo partito spagnolo, sorpresa delle scorse elezioni europee quando riuscì a far eleggere 5 eurodeputati, continua nella sua ascesa. Recentemente ha organizzato la "marcha del cambio", formula mutuata dalla "marcha de la dignidad" degli indignados, portando in piazza 300.000 persone. Nel comizio finale il leader Pablo Iglesias da una parte ha ribattuto le ragioni del movimento 15-M, dall'altra si è richiamato alla patria:

"Hanno voluto umiliare il nostro paese con questa truffa che chiamano austerità. Mai più la Spagna senza la sua gente, mai più la Spagna come marca per gli affari dei ricchi. Non siamo una marca, siamo un paese di cittadini, sogniamo come Don Chisciotte, però prendiamo molto sul serio i nostri sogni. E oggi diciamo patria con orgoglio, e diciamo che la patria non è una spilletta sulla giacca, non è un braccialetto, la patria è quella comunità che assicura che si proteggano tutti i cittadini, che rispetta le diversità nazionali, che assicura che tutti i bambini, qualunque sia il colore della loro pelle, vadano puliti e ben vestiti a una scuola pubblica, la patria è quella comunità che assicura che i malati vengano assistiti nei migliori ospedali con le migliori medicine, la patria è quella comunità che ci permette di sognare un paese migliore, però credendo fermamente nel nostro sogno."

L'affermarsi di forze di questo tipo è il prodotto delle misure "lacrime e sangue" imposte dai governi alle popolazioni, e non è una novità: "il piccolo borghese diventa da un lato socialista, dall'altro economista, cioè egli è accecato dallo splendore della grande borghesia ed ha compassione per le sofferenze del popolo", scriveva Marx ad Annenkov il 28 dicembre del 1846. Sarà piuttosto interessante vedere se questi partiti si salderanno in un fronte unico contro la Germania. Significativo il commento di Obama riguardo all'austerity in Europa: "Non si può continuare a spremere Paesi in piena recessione. A un certo punto serve una strategia di crescita perché possano pagare i loro debiti ed eliminare una parte del loro deficit. E' molto difficile avviare questi cambiamenti se gli standard di vita cadono del 25%, alla lunga il sistema politico e la società non riescono a sostenerlo". Anche Joseph Stiglitz, riguardo la Grecia, ha chiesto "un nuovo inizio" proponendo di ridurre il debito, in particolare quello bilaterale, e introdurre una moratoria sul pagamento degli interessi.

Syriza, Podemos et similia impostano i loro programmi su temi socialmente sentiti (casa, pensioni, reddito minimo e reddito di cittadinanza, ecc.) promettendo soluzioni al malessere diffuso delle popolazioni, di cui dovranno prima o poi render conto. Per quanto convinti di poter incanalare la rabbia sociale all'interno delle istituzioni, la situazione potrebbe sfuggir loro di mano trasformandoli in quell'apprendista stregone incapace di controllare le potenze da lui stesso evocate.

D'altronde la maggior parte dei sinistri pensa che ci troviamo di fronte ad una crisi ciclica, per cui la crescita ritornerà e i consumi e gli investimenti ripartiranno. Per noi è chiaro che non ci potrà essere ripresa e non ci sarà nessun grande ciclo di accumulazione. Bisogna quindi guardare al ruolo svolto da queste formazioni tenedo presente che esso può evolvere e mutare rapidamente. Esempio: il fenomeno Podemos ha innescato la comparsa, in seno alle Comisiones Obreras (CCOO), di una tendenza critica, Ganemos-CCOO, che ha lanciato un manifesto sottoscritto da un migliaio di delegati sindacali, con cui si esige la rivitalizzazione del sindacato, le dimissioni del segretario generale attualmente in carica, la fine del dialogo sociale (concertazione) e il ritorno ad un sindacalismo di lotta.

La riunione è proseguita con alcuni commenti riguardo The future of work. There's an app for that, un articolo dell'Economist sull'economia on-demand. Secondo il settimanale inglese, i servizi su richiesta stanno rivoluzionando il mondo del lavoro e quindi anche la società. Pensiamo a Uber: l'azienda, fondata nel 2009 e attiva in 53 Paesi, fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un'applicazione che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti. Oppure a Handy, una start-up che distribuisce offerte di lavoro e servizi su richiesta mettendo a disposizione dei suoi clienti migliaia di lavoratori autonomi a una media di 18 dollari l'ora. Il datore di lavoro è una piattaforma internet e il "posto fisso" va a farsi benedire. Non più dunque l'antica fabbrica-galera, né la meno obsoleta città-fabbrica paternalistica che seguiva l'operaio dall'asilo alla tomba. Oggi vince la confusione fra produzione e vita, dove la vita dell'operaio è tutta per la produzione e si svolge senza che vi sia soluzione di continuità fra gli ambienti in cui prima si svolgevano le fasi dell'esistenza.

L'Economist si chiede:

"Che tipo di mondo produrrebbe il modello on-demand? I detrattori temono che ciascuno sarebbe ridotto alla condizione dei portuali del XIX secolo che si ammassavano sul molo all’alba aspettando di essere assunti a chiamata. I sostenitori invece pensano che ci porterebbe in un mondo dove tutti possono controllare le loro vite, facendo il lavoro che vogliono quando vogliono. Entrambe le posizioni non devono dimenticare, però, che l'economia on-demand non sta introducendo il serpente del lavoro precario nel giardino del lavoro 'garantito': sta sfruttando una forza lavoro già precaria in modi che potrebbero risolvere alcuni problemi e aggravarne altri."

Crowfunding, crowdsourcing, crowdworking, oggi qualsiasi attività lavorativa abbisogna sempre più di collegamenti tra gruppi per sfruttare l'intelligenza collettiva. Carlo Formenti, in Se il lavoro si "uberizza", sostiene che il modello di lavoro on-demand rappresenta il punto di approdo del processo di scomposizione della forza lavoro in atomi individuali: "Processo che, con buona pace degli entusiasti 'di sinistra' delle nuove tecnologie e della crescita del lavoro autonomo di seconda e terza generazione, non conduce a più elevati livelli di autonomia e auto organizzazione del 'Quinto Stato', né a un superamento della subordinazione fordista, ma a una organizzazione neo fordista del lavoro depurata dai suoi effetti collaterali indesiderati (per il capitale): autoconsapevolezza degli interessi collettivi, organizzazione e capacità di lotta."

Non siamo d'accordo: se è vero che l'operaio moderno è disarmato nei confronti di un rapporto di lavoro senza regole, è anche vero che la borghesia stessa, togliendogli la possibilità pratica di frazionare le sue lotte nelle mortifere articolazioni del sindacalismo odierno, lo mette con le spalle al muro: o soccombe, o passa alla lotta totale, generalizzata, classe contro classe.

La teleconferenza si è conclusa con un accenno alla guerra in Ucraina ed alla possibilità di un'invasione russa, e alle notizie provenienti da Africa e Medioriente: Boko Haram sta arrivando in Camerun, in Libia il governo "legittimo" è circondato dai fondamentalisti, in Egitto gruppi jihadisti legati allo Stato Islamico hanno sferrato una serie di attacchi coordinati nel Sinai. La mappa del territorio islamizzato si allarga a dismisura e con essa la IV guerra mondiale.

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