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La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 12 compagni, è iniziata con il commento di alcune notizie di carattere economico.

Nell'articolo "Il reddito di cittadinanza del M5s non basta: per lo sviluppo serve la moneta fiscale", il giornalista Enrico Grazzini descrive la problematica condizione in cui versa l'economia italiana:

"Sono più di 8 milioni gli italiani poveri, dei quali circa 4 milioni e mezzo vivono in condizioni di povertà assoluta, non possono cioè acquistare il minimo indispensabile per vivere. Ma non sono solo i poveri a soffrire. La situazione italiana è disastrosa: la disoccupazione ufficiale è al 12%, solo il 60% della popolazione è in attività, metà dei giovani non trova lavoro e il sud sprofonda. Le divisioni sociali e territoriali aumentano."

Per far fronte a tale situazione, Micromega ha lanciato un manifesto/appello (alla cui stesura ha collaborato lo stesso Grazzini) per una nuova moneta fiscale. Per alimentare la domanda e fare uscire l'economia italiana dalla trappola della liquidità, ma rispettando le regole e i vincoli dell'Europa, lo stato dovrebbe iniziare ad emettere una "nuova moneta fiscale", complementare all'euro, nella misura di qualche centinaio di miliardi.

Pubblicato in Teleriunioni maggio 2017

La teleconferenza di martedì sera, presenti 12 compagni, è iniziata commentando le news della settimana.

Per comprendere la fase di transizione che stiamo vivendo è necessario utilizzare dati quantitativi, come ad esempio il consumo mondiale di grano. Rispetto ad un anno fa il prezzo del cereale è dimezzato e la motivazione è da ricercare nella drastica diminuzione del suo impiego. Se il calo dei consumi arriva ad intaccare l'acquisto di grano, bene di prima necessità per eccellenza, significa che la crisi del capitalismo ha raggiunto livelli avanzati e ovviamente questo ha riflessi anche in ambito militare.

In Turchia sono arrivati a 50 mila gli arresti tra militari, professori, prefetti, giornalisti e attivisti, in una serie di provvedimenti molto drastici che sembrano dar ragione a coloro che ipotizzano si sia trattato di un golpe fasullo per permettere al governo e al suo presidente di fare piazza pulita degli oppositori. L'Economist ha pubblicato un significativo diagramma sul parallelo tra Pil e colpi di stato nel Paese: quando l'indicatore economico scende ecco porsi l'esigenza di un golpe per stabilizzare la società.

Pubblicato in Teleriunioni luglio 2016

Durante la teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 13 compagni, abbiamo discusso dei numerosi avvenimenti della settimana - la strage di Nizza, il golpe in Turchia, i fatti di Armenia, gli omicidi di Baton Rouge, gli attacchi all'arma bianca in Germania, ecc.– che, per quanto diversi o peculiari di ogni paese, vanno riferiti ad un contesto mondiale che si sta configurando come guerra civile diffusa. Con le dovute differenze, in molte aree del pianeta si fa sempre più marcata la contrapposizione armata tra parti della stessa società.

Riguardo al tentato e fallito colpo di Stato in territorio turco, conviene riprendere alcuni degli aspetti messi in luce nell'articolo L'Europa virtuale e i nuovi attrattori d'Eurasia: la Turchia come fulcro dinamico. Potenza proiettata sull'Eurasia (si appoggia su una fascia turcofona che arriva fino in Cina), aderente alla NATO (coinvolgimento di tutti gli schieramenti in loco), con una crescita del Pil di tutto rispetto e un forte proletariato, la Turchia ricopre un ruolo importantissimo nel contesto generale. Il processo di islamizzazione avviato da Recep Tayyip Erdogan non solo ha spiazzato molti ma sta scombinando gli equilibri e i sistemi di alleanze nell'area.

Pubblicato in Teleriunioni luglio 2016

La teleconferenza di martedì, a cui si sono connessi 16 compagni, è iniziata commentando le ultime notizie relative al rallentamento dell'economia cinese che registra il peggior dato degli ultimi 24 anni. In Cina, come dappertutto, le politiche varate per stimolare i consumi non hanno portato a risultati degni di nota.

In questi giorni Draghi ha finalmente svelato come intende muoversi per combattere la deflazione: acquisti di titoli pubblici almeno fino a quando l'inflazione sarà tornata ad un livello accettabile, vicino al due per cento. La Germania è dubbiosa perché dovrebbe contribuire a comprare debito pubblico di portoghesi, greci, italiani, ecc. Allo stesso tempo però, si rende ben conto che serve un "sostegno per la ripresa". C'è una sfasatura temporale tra la realtà della deflazione e gli effetti dei possibili rimedi messi in campo: se aumenta la deflazione i governi saranno costretti ad abbassare i salari, perché in una situazione in cui i prezzi diminuiscono gli stipendi non possono restare alti. Siccome senza far nulla la situazione peggiorerà, il processo deflattivo, da effetto del crollo dei consumi, diventerà un fattore ulteriore di peggioramento della crisi. La tanto decantata ripresa degli Stati Uniti è assolutamente fittizia, viene fatto passare per valore aggiunto il valore rastrellato all'estero.

A pochi giorni dal 56° incontro redazionale, abbiamo cominciato la teleconferenza (a cui si sono collegati 16 compagni) con una breve presentazione dell'integrazione prevista per la mattinata di domenica su Engels, la dialettica e il tributo a Hegel.

Lucio Colletti, allievo di Galvano della Volpe, scrive Il marxismo ed Hegel, testo in cui tenta di mettere in luce le affinità del materialismo dialettico con la filosofia hegeliana. In realtà a subire l'influenza di Hegel non fu Marx, che già negli scritti giovanili taglia i ponti col filosofo tedesco, ma Engels che, attratto da Hegel in gioventù, non riuscirà mai del tutto a liberarsi dal linguaggio e quindi dalla dialettica del maestro.

Colletti ha il merito di riconoscere questa influenza, per il resto lo scritto è un tentativo maldestro di liquidare con faciloneria la dialettica. Egli sostiene che la nozione dialettica di movimento definita nell'Antidühring di Engels è scorretta poiché fondata sulla logica hegeliana, a sua volta basata sul paradosso della freccia di Zenone, che, a dire dell'autore, è edificato su una semplice ambiguità semantica. Riprendendo l'elaborazione teorica del polacco Adam Schaff, il filosofo italiano tenta di confutare Zenone, per poi negare Hegel, e quindi Engels e il materialismo dialettico.

In Vulcano della produzione o palude del mercato? Bordiga tratta diversamente il paradosso del moto della freccia: inserendolo nella storia della conoscenza umana e considerandolo dal punto di vista degli strumenti che nella sua evoluzione la specie si è data per conoscere, esso rappresenta la conquista da parte dell'umanità della logica del continuo. Zenone dimostrò che, dato che il moto esiste, necessita concludere che sulla traiettoria – finita – i punti sono infiniti, e che la freccia percorre spazi "evanescenti" in tempi "evanescenti", ma tuttavia il rapporto di questi spazi a questi tempi dà la velocità, concetto concreto e finito.

Pubblicato in Teleriunioni giugno 2014

‎#FastFoodGlobal, lo sciopero mondiale dei lavoratori dei fast food previsto per il 15 maggio, è stato il tema di apertura della teleconferenza di martedì sera a cui hanno partecipato 16 compagni.

La mobilitazione è partita nel 2012 con gli scioperi di circa 200 addetti alla ristorazione veloce nella città di New York; poi la lotta si è estesa a tutto il territorio statunitense e, nel giro di due anni, ha coinvolto i lavoratori dei fast food dell'intero pianeta. Il comune denominatore è l'hashtag #FightFor15, la richiesta di un salario minimo di 15 dollari l'ora contro gli attuali 7.25; viene inoltre rivendicato il diritto ad organizzarsi sindacalmente senza subire ritorsioni da parte dei datori di lavoro. Lo sciopero globale del 15 maggio è stato preceduto da un incontro di categoria, il primo a livello mondiale, organizzato a New York dall'International Union of Food (una federazione composta da 396 sindacati di 126 paesi per un totale di 12 milioni di lavoratori) a cui hanno partecipato lavoratori e dirigenti sindacali provenienti da tutto il mondo, tra i quali anche alcuni delegati della Filcams Cgil. A dimostrazione che, quando si mettono in moto movimenti generalizzati, i sindacati non possono che accodarsi ad essi, anche solo per non essere del tutto marginalizzati.

In Italia prosegue lo stato di agitazione anche nel settore della logistica. Qualche giorno fa i magazzini dell'Ikea di Piacenza sono stati bloccati in seguito al licenziamento di una trentina di facchini di una cooperativa in appalto. La polizia ha sgomberato il presidio con cariche e lanci di lacrimogeni. In solidarietà sono stati organizzati un flash mob all'interno dell'Ikea di Bologna e un corteo per le strade di Piacenza. Intorno alle lotte della logistica si sta formando un movimento di solidarietà nazionale e non è da escludere che si metta in moto una catena di mutuo appoggio a livello internazionale come avvenuto con le lotte nei fast food.

Pubblicato in Teleriunioni maggio 2014

Alla teleconferenza di martedì sera hanno partecipato 13 compagni.

La discussione è cominciata dall'analisi dei fatti di Turchia. Inoltre è stato segnalato un interessante articolo pubblicato sul sito di OWS in cui l'orizzonte delle lotte viene allargato ai movimenti in corso non solo in Brasile, ma anche in Bulgaria e Bosnia. Nei paesi dell'est Europa le manifestazioni e le proteste sembrano svilupparsi sulla linea di Occupy Ljubljana, il forte movimento nato in Slovenia qualche mese fa. Appare sempre più evidente un'unica matrice in grado di accomunare lotte anche molto distanti geograficamente.

L'ondata di rivolta sembra seguire, come accennato nell'incontro redazionale svoltosi recentemente a Torino, un senso anti-orario per cui questo movimento sociale, partito dalla Tunisia e attraversato il Maghreb e il Mashrek, è arrivato a lambire la polveriera del mondo, il Medio Oriente e i Balcani. Da lì l'ondata di rivolta potrebbe passare per la penisola italiana per ricongiungersi con gli indignados spagnoli. Anche se sembra non esserci una legge soggiacente, certamente la radicalizzazione appare inarrestabile.

Pubblicato in Teleriunioni giugno 2013

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

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Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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