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La teleriunione di martedì sera, presenti 15 compagni, è iniziata con un aggiornamento sul conflitto in Ucraina.

Il crollo della diga di Kakhovka sul Dnepr esprime in maniera lampante le forme attuali della guerra e le conseguenze che essa mette in atto. Elenchiamole per punti: 1) il raccolto di frumento di tutta l'area è pesantemente compromesso. Trattandosi di una regione particolarmente importante a livello agricolo, la produzione sarà notevolmente inferiore alla media; 2) la diminuzione della quantità di grano disponibile avrà conseguenze sulle popolazioni più povere del mondo, in particolare dell'Africa; 3) una minore produzione implica l'aumento dei prezzi e conseguentemente la crescita dell'inflazione; 4) l'impossibilità di fornire acqua dolce alla penisola di Crimea; 5) lo straripamento delle acque, oltre ai danni alla flora e alla fauna, comporta forti rischi di diffusione di epidemie; 6) l'allagamento potrebbe ripercuotersi negativamente sulla falda acquifera e quindi sulla stabilità della centrale nucleare di Zaporizhzhia e del suo sistema di raffreddamento; 7) l'inondazione ha spostato le mine russe nelle campagne.

Sia a livello locale (regione di Kherson) che nazionale ci sarà un sensibile peggioramento delle condizioni di vita di ampie fette di popolazione e gravi conseguenze per l'ambiente. Sulla vicenda, la propaganda si è messa in moto da una parte e dall'altra, lanciando reciproche accuse riguardo la responsabilità dell'esplosione che ha causato il crollo della diga. Per ora non vi sono elementi per formulare un'ipotesi, e va tenuto conto che esiste anche la possibilità che il danneggiamento non sia "volontario" ma il risultato dei danni indiretti provocati dalle operazioni belliche e, soprattutto, dell'evidente carenza di manutenzione conseguente alla guerra. Questa possibilità, qualora fosse reale, esprimerebbe in pieno il carattere assunto oggi dalle contrapposizioni militari delle potenze imperialiste e dei loro vari galoppini. In sintesi, questo episodio è emblematico di alcuni aspetti della guerra moderna, che assume una durata sempre più prolungata e una dimensione puramente distruttiva, mettendo a rischio la stessa riproduzione della specie umana.

Pubblicato in Teleriunioni giugno 2023

La teleconferenza di martedì sera, presenti 11 compagni, è iniziata con l'analisi della situazione politica italiana in relazione alla probabile formazione di un governo PD-M5S. Abbiamo ribadito che qualsiasi governo si formerà di qui ai prossimi giorni non potrà che adoperarsi per il controllo centralizzato dell'economia, il sostegno al sistema produttivo interno e la gestione degli effetti sociali dell'andamento economico. Totalitaria è la forma di dominio fascista, con lo Stato che passa sotto il controllo del Capitale come strumento indispensabile per intervenire nella società, sia come ammortizzatore sociale (carota) che come repressione (bastone). In "Tracciato di impostazione" (1946) è scritto che:

"Lo svolgimento politico dei partiti della classe borghese in questa fase contemporanea, conduce a forme di più stretta oppressione, e le sue manifestazioni si sono avute nell'avvento dei regimi che sono definiti totalitari e fascisti. Questi regimi costituiscono il tipo politico più moderno della società borghese e vanno diffondendosi attraverso un processo che diverrà sempre più chiaro in tutto il mondo."

Quindi, al di là delle alchimie politiche di cui l'Italia è maestra, il prossimo governo avrà dei margini di manovra ridotti, dato il livello di (non) crescita del Pil combinato con un debito pubblico che tocca i 2.386 miliardi di euro. E' abbastanza chiaro che il sostegno di molti sinistri all'alleanza PD-M5S in funzione antifascista, non è che il solito partigianesimo risorgente e tenace che preferisce una parte della borghesia rispetto all'altra. Ma il fascismo non è il prodotto del Salvini di turno che fa i decreti sicurezza, bensì dell'esperienza statale fascista sperimentata durante il Ventennio e da cui non si è più tornati indietro. Tant'è vero che alcuni enti istituiti negli anni Trenta non sono stati soppressi dai successori post-fascisti (IMI, IRI, ecc.).

Pubblicato in Teleriunioni agosto 2019

La teleconferenza di martedì sera, presenti 12 compagni, ha preso spunto da tre temi apparentemente diversi tra loro: la situazione politica italiana con le dimissioni del premier Conte, le continue manifestazioni ad Hong Kong, la prospettiva, data per certa da molti economisti, di una recessione globale in arrivo.

Dagli interventi al Senato dello scorso 20 agosto, sia del presidente del consiglio dimissionario, che del capo della Lega Salvini, di Renzi, nonché di tutti gli altri colleghi, non emergeva uno straccio di programma oltre alle reciproche accuse. Il personale politico e le relative proposte sono scadenti perché il sistema nel suo insieme ha sempre meno energia per andare avanti. Il presidente della CEI, il cardinale Bassetti, presente al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione e sollecitato dai giornalisti in sala a prendere la parola, ha affermato: "Ancora di crisi volete farmi parlare? Ma la crisi è di sistema, è di visione, prima che del governo".

La sovrastruttura politica borghese, del tutto impotente rispetto ai cambiamenti epocali in corso, arranca cercando di restare al passo con i tempi. Sono all'ordine del giorno improvvisi rimescolamenti politici, vischiose alleanze fra partiti fino a pochi giorni fa "nemici", faide fra correnti interne agli stessi, autodistruzione di raggruppamenti e leaders, situazioni precarie passibili di rovesciamenti repentini.

Pubblicato in Teleriunioni agosto 2019

Durante la teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 16 compagni, abbiamo commentato l'intervista a n+1 andata in onda su Radio Saiuz lo scorso 18 febbraio, e pubblicata il giorno seguente su YouTube.

Ascoltando la trasmissione, qualcuno potrebbe pensare che i temi trattati siano astrusi e che, in generale, potremmo avere più "successo" tra i proletari parlando in maniera più semplice. Per esempio: parlare di comunismo come del "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente" non sarebbe comprensibile ai più. In realtà, l'idea che le masse non capiscano è una posizione anti-proletaria, ed anzi, sono i bonzi sindacali, i politici e gli intellettuali quelli a non capire. E comunque finché il capitalismo rimarrà in piedi, la sua ideologia sarà dominante:

"Sul terreno scuola, stampa, propaganda, chiesa, ecc., fin che la classe lavoratrice sarà sfruttata la diffusione della ideologia borghese avrà sempre un immenso vantaggio sulla diffusione del socialismo scientifico. La partita sarà perduta per la rivoluzione fino a che non si fa assegnamento su forti masse che lottano, senza presupporre nemmeno per sogno che siano uscite dalla influenza culturale ed economica borghese, ma per la ineluttabile spinta del contrasto delle forze produttive materiali non ancora divenuto coscienza dei combattenti, e tanto meno poi scientifica cultura!" ("Danza di fantocci: dalla coscienza alla cultura", 1953)

Ciò che conta, quindi, è il contrasto tra le forze produttive e i rapporti di produzione, che ad un certo momento fa muovere masse di milioni di persone, inizialmente in maniera caotica e poi sempre più sincronizzata fino alla polarizzazione di classe rappresentata dallo schema di rovesciamento della prassi ("Teoria e azione nella dottrina marxista", 1951).

Durante la teleconferenza di martedì sera, presenti 16 compagni, abbiamo ripreso il discorso sulle recenti evoluzioni della situazione politica italiana. Giuseppe Conte, Primo Ministro della nuova compagine parlamentare, ha dichiarato che in materia di politica estera il governo sarà vicino agli Stati Uniti ma allo stesso tempo si farà portatore di un'apertura verso la Russia. Le velleità sovraniste italiane faranno discutere e le reazioni non mancheranno, dall'Europa e da oltreoceano.

Il tema del sovranismo è trasversale: non è appannaggio esclusivo della destra (Lega, FdI e Casa Pound) ma riguarda anche ambienti che si definiscono di sinistra (ad esempio la piattaforma Eurostop o la Rete dei Comunisti). Quest'ultimi, critici, rimproverano al governo Conte di aver messo da parte la "sovranità popolare", mancando di coerenza con quanto annunciato in campagna elettorale; i proclami anti-UE di Lega e M5S sarebbero finiti in soffitta e anche l'idea di indire un referendum sull'adesione ai Trattati europei sarebbe stata accantonata. Tra le fila di chi invece sostiene il nuovo esecutivo spicca Steve Bannon, l'ex capo stratega del presidente Donald Trump che vede nel governo giallo-verde il superamento positivo della dicotomia destra-sinistra, ritenendolo in grado di dare un duro colpo all'establishment europeo. Anche il filosofo Diego Fusaro, molto presente sul blog di Beppe Grillo, è un sovranista anti-liberista, nemico dell'élite finanziaria che piega gli stati nazionali agli interessi del mercato imponendo dosi massicce di austerity alle popolazioni.

Pubblicato in Teleriunioni giugno 2018

Durante la teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 15 compagni, abbiamo discusso della crisi istituzionale in corso in Italia.

Rispetto a quanto accaduto nel 2011, quando una serie di concause portò alla fine del governo Berlusconi e all'avvento di quello tecnico a guida Monti ("Il piccolo golpe d'autunno", n+1 n. 30), oggi la situazione appare molto più confusa, dato che il quasi-governo Conte è caduto ancora prima di insediarsi: Lega e M5S hanno presentato la lista dei ministri al presidente Mattarella che, ufficialmente, ha rifiutato di accettare la nomina di Paolo Savona al delicato dicastero dell'Economia.

Sembra proprio che la borghesia italiana, dal punto di vista economico e pure politico, abbia perso qualsiasi capacità di intervento. D'altronde, le maggiori aziende italiane sono passate in mano al capitale anonimo internazionale, mentre i grandi gruppi industriali sono spariti, sostituiti quasi ovunque da tagliatori di cedole (vedi Marchionne in Fca). Al netto dei proclami anti-tedeschi, i partiti populisti devono fare i conti con il fatto che Lombardia e Veneto hanno un'importante attività di import/export con Germania e Austria; la Lega, che nasce principalmente come partito teso alla tutela degli interessi del nord Italia, non può scordare che quest'ultimi sono legati a doppio filo con i paesi al di là del Brennero. A ricordaglielo ci ha pensato Confindustria Veneto, che ha espresso la propria preoccupazione per quanto sta accadendo a livello istituzionale.

Pubblicato in Teleriunioni maggio 2018

La teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 13 compagni, è iniziata con il commento delle ultime notizie riguardo i tentativi di formazione del governo in Italia.

Secondo quanto apparso sui giornali, l'intricato nodo sembra ormai sciolto. Dopo il contratto, M5S e Lega trovano l'accordo anche sul nome del futuro primo Ministro, quello dell'avvocato e giurista Giuseppe Conte. Il presidente Mattarella però non è convinto e prende tempo per valutare il da farsi, dato che lo strano governo sostenuto dai due partiti "populisti" prevede un premier esterno alla coalizione, incaricato di portare avanti un programma che preoccupa un po' tutti, da Confindustria alle tecnocrazie europee, soprattutto per quanto riguarda le posizioni anti-Euro professate dai giallo-verdi in campagna elettorale.

Pubblicato in Teleriunioni maggio 2018

La teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 12 compagni, è iniziata con alcuni commenti sulle notizie riguardo la formazione del governo in Italia.

La strana unione formata da Lega e Movimento 5 Stelle ha allontanato, almeno per il momento, la proposta di un "governo neutrale", formulata dal presidente Mattarella, e ha lanciato il "governo del cambiamento", attuabile tramite la stipula di un contratto. In Rete circola una bozza di tale accordo che prevede, tra le altre cose, la "cancellazione" di 250 miliardi di euro di titoli di Stato detenuti dalla Banca centrale europea, una pesante revisione dei trattati europei sull'immigrazione e la messa in discussione del patto di stabilità.

Pubblicato in Teleriunioni maggio 2018

La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 12 compagni, è iniziata con alcune considerazioni sul tema del reddito di base.

In seguito all'annuncio del governo finlandese di voler riformare il welfare state, vari quotidiani italiani hanno pubblicato alcuni articoli sulla sperimentazione in corso nel paese del reddito di base (incondizionato), annunciandone il fallimento. In verità, il test iniziato nel gennaio del 2017 su un campione di 2mila persone terminerà, come previsto, alla fine di quest'anno e solo nel 2019 si inizieranno ad elaborare i dati raccolti. I 2000 disoccupati continueranno quindi a percepire, per tutto il 2018, 560 euro al mese esentasse, senza l'obbligo di accettare un lavoro vincolante all'ottenimento del sussidio, o di rinunciarvi nel caso in cui trovassero una nuova occupazione. La vera notizia, semmai, è che il governo finlandese ha dichiarato di voler ridurre le misure di benefit per il restante dei senza riserve, che in cambio del sussidio di disoccupazione dovranno lavorare almeno 18 ore in tre mesi.

Nell'articolo de il manifesto "Finlandia, il test sul 'reddito di base' continua" Roberto Ciccarelli scrive:

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2018

La teleconferenza di martedì sera, presenti 14 compagni, è iniziata commentando le difficoltà che si trova a dover affrontare la borghesia italiana nella formazione del nuovo governo.

Negli ultimi giorni il Movimento 5 Stelle ha inviato segnali distensivi sia alla Lega che al PD. Ma a differenza di quanto vorrebbero i suoi rappresentanti, difficilmente sarà il partito pentastellato l'ago della bilancia di questa tornata elettorale. Subito dopo le elezioni del 4 marzo, Il Sole 24 Ore aveva prospettato la possibilità di un cambio di casacca di circa 70 deputati per consentire al centro destra di ottenere la maggioranza. Non sarebbe nulla di nuovo: la passata legislatura è stata la più instabile della storia della Repubblica: in 57 mesi 207 deputati e 140 senatori hanno cambiato partito almeno una volta, alcuni anche più volte, per una cifra record di 566 passaggi. Lo shopping politico potrebbe essere una soluzione, alla faccia della democrazia e della consultazione dei liberi elettori. D'altra parte, il trasformismo è stato inventato in Italia e nei prossimi mesi vedremo all'opera pesanti determinazioni a favore di un esecutivo forte, senza che però esista la materia prima per fabbricarlo. Dovrebbe in tal caso maturare al di fuori dell'ambiente parlamentare la forma tecnica cui porteranno queste determinazioni.

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2018

La teleconferenza di martedì sera, connessi 14 compagni, è iniziata con alcune considerazioni sull'esito delle elezioni politiche in Italia.

Il Movimento 5 Stelle è risultato il partito con il più ampio consenso elettorale, mentre la coalizione di centrodestra ha raccolto, grazie ad una Lega nazionalista che ha fatto da traino, il maggior numero di voti senza però raggiungere la soglia necessaria per formare il governo. Notevole, anche se scontato, il tracollo del PD. La situazione di ingovernabilità che si è determinata dopo il voto, tra l'altro largamente prevista, vede un tripolarismo che complicherà il lavoro del presidente della Repubblica. Nulla di nuovo per il panorama europeo, in cui non mancano i precedenti. Paesi come Belgio, Olanda e Spagna sono rimasti per mesi (il Belgio quasi per due anni) senza governo, e ultimamente la stessa sorte è toccata anche alla Germania, che solo dopo molte settimane di consultazioni è riuscita a dar vita ad un governo di larghe intese (Grosse Koalition).

Il capitalismo perde energia, gli Stati faticano a controllare sé stessi, tramontano le "garanzie" che facevano da collante sociale (welfare, posto di lavoro e pensione) e con esse si dissolvono anche le sovrastrutture politiche come i partiti e i sindacati, sottoposti ad una critica incessante e distruttiva da parte del movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Destra e sinistra sono categorie non più corrispondenti ad un quadro istituzionale che è invece sempre più frammentato e sfumato, e vede aggregazioni governative che si risolvono inevitabilmente in deboli alleanze trasversali, in altri tempi ritenute scandalose. Il dato generale che emerge è quello di un sistema dei partiti che si colloca su di un piano separato rispetto ai "cittadini" che dovrebbe rappresentare.

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2018

La teleconferenza di martedì sera, presenti 10 compagni, è iniziata prendendo spunto da quanto accaduto in Italia a livello governativo.

Curiosamente, la vittoria del No al referendum costituzionale era stata anticipata anche da alcuni analisti che avevano preso in esame il flusso di informazione sui social network, dove l'argomento ha avuto molto risalto, come d'altronde nel resto della società. Come scritto nell'articolo Informazione e potere, nell'epoca delle reti si stabilisce una certa simmetria tra i governanti e la società: difficile per chiunque bloccare il tam-tam sui social.

L'esito della consultazione ha costretto il premier Matteo Renzi alle dimissioni e ora, da quanto si legge su alcuni giornali, il prossimo passo potrebbe essere la formazione di un governo tecnico, forse guidato dall'attuale ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

La teleconferenza di martedì sera, presenti 11 compagni, è iniziata commentando la situazione politica italiana.

Il premier Matteo Renzi, interrogato in merito alle sorti del governo dopo il referendum del 4 dicembre, ha dichiarato: "Il governo tecnico non lo posso scongiurare io, lo dovete scongiurare voi con il Sì. Il rischio c'è, è evidente". Gli ha fatto eco Eugenio Scalfari su Repubblica con un attacco al Movimento 5 Stelle in cui paragonava la galassia grillina al Fronte dell'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. In momenti particolari della Storia anche passaggi ordinari, come l'elezione di un presidente o l'esito di un referendum, possono diventare fattori di polarizzazione sociale, elementi che sconquassano una forma già instabile. Alcuni affermano che la vittoria del del No in Italia porterebbe al collasso del sistema bancario del Paese e poi dell'intero sistema basato sull'Euro, mentre altri temono, sul versante statunitense, che l'insediamento di Trump alla Casa Bianca inneschi una guerra civile generalizzata. Previsioni azzardate? Certo, ma non campate in aria.

Nel disperato tentativo di salvarsi il capitalismo mette in moto forze che aggravano la crisi. Gli Usa, pur essendo ancora al centro del sistema capitalistico, non riescono più a mantenere il proprio ruolo di super-imperialisti e si barcamenano in un intricato quadro di alleanze e contro-alleanze. Ma indietro non si torna e la ripetizione del "condominio russo-americano" è impossibile.

La teleconferenza di martedì, a cui si sono connessi 15 compagni, è iniziata con alcune considerazioni sul discorso di Renzi alla stazione Leopolda di Firenze. L'Italietta sgangherata sta cercando di darsi un po' di italian pride in salsa fascio-proudhoniana: vedremo se si tratta di una realtà che produce effetti o se ci ritroveremo di fronte ad una edizione in farsa del populismo alla Giannini (movimento dell'Uomo qualunque) scomparso nel nulla dopo aver riempito le piazze nel '48.

Il premier ha ufficialmente disconosciuto i sindacati quali interlocutori in materia di politica economica. Camusso, di ritorno dal tavolo con il governo per discutere della Legge di stabilità, ha lamentato un clima surreale in cui i ministri presenti non avevano il mandato per trattare e "non erano nelle condizioni di rispondere". Ma nel clima surreale, probabilmente, ci si è trovata soltanto la Cgil, ancorata ad una tradizione concertativa che appartiene al passato e non potrà più ritornare: se non comincia a darsi una mossa e a fare sul serio, allora rischia di essere asfaltata dal rullo compressore renziano.

Anche se apparentemente incredibile con i suoi atteggiamenti stucchevoli e al limite del ridicolo, il Presidente del Consiglio Renzi sta portando avanti con decisione la linea politica inaugurata da Monti, tentando man mano di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono l'accelerazione dei processi decisionali. Quel che gli serve è una democrazia "snella", cioè una sovrastruttura politica con un Esecutivo non troppo intralciato da chiacchiere parlamentari e "disfunzioni" varie.

La statistica ci dice che in un sistema a tre partiti si verifica una convergenza verso il centro, dove per convergenza non s'intende tanto la media dei voti degli elettori ma la corsa verso il centro dei partiti in gara. Renzi o, per fare un altro esempio, Le Pen in Francia hanno percorso questa strada e, senza dire nulla di nuovo ma aggiungendo un pò di liberismo da sinistra e da destra, sono stati tra i vincitori delle ultime elezioni europee. Molte sono le considerazioni che si potrebbero fare in merito: l'ascesa dell'uomo anziché del partito, l'alto consenso popolare, il voto di protesta dei grillini, la rinuncia esausta di chi non è andato a votare, ecc. Durante la teleconferenza di martedì sera, presenti 19 compagni, abbiamo preferito soffermarci sulle dinamiche generali in corso che determinano tali avvenimenti. Sarebbe uno sforzo inutile analizzare queste elezioni sulla base delle opinioni o dei presunti significati delle espressioni di voto, conviene piuttosto riflettere sui risultati elettorali ragionando in termini di fisica sociale (L'atomo sociale, Buchanan).

Abbiamo ricordato l'articolo Elezioni al tempo della statistica: è matematicamente dimostrato che quando si stabiliscono delle condizioni che è necessario soddisfare per mantenere sistemi di aggregazione sociale eticamente accettabili e non arbitrari, non esiste alcun metodo non dittatoriale che soddisfi tutte le suddette condizioni. In Italia il blocco moderato-reazionario ha deciso di votare Renzi nel tentativo (disperato) di conservare le garanzie conquistate, e si è quindi coagulato intorno a quell'elemento che rappresenta una certa stabilità. Si sta andando verso la situazione descritta dall'economista K. Arrow, in cui si impone un unico elemento in grado di prendere delle decisioni, mentre la parvenza di democrazia, la finzione imbonitrice e la sua etica edulcorante, si fa sempre più evanescente. Così come per il capitalismo la crisi è diventata il suo modo d'essere, lo stesso vale per la politica, dove non funziona più il sistema di alternanze per cui al battilocchio del momento ne segue uno nuovo e poi ancora un altro. Si consolidano invece esecutivi forti legittimati da un grande consenso popolare, che marciano come schiacciasassi al suon di riforme e manovre, non vengono intralciati da chiacchiere parlamentari e "disfunzioni" varie, e agiscono in nome di una democrazia "snella".

Pubblicato in Teleriunioni maggio 2014

La teleconferenza di martedì, a cui si sono collegati 15 compagni, è iniziata dalle ultime news politiche italiane, la caduta del Governo Letta e l'ascesa di Matteo Renzi.

Dopo la tornata elettorale del 2008, che porta al governo Pdl, Lega e Movimento per l'Autonomia, scriviamo sul numero 23 della nostra rivista Elezioni non proprio normali. Il titolo è ben presto spiegato: i risultati elettorali consegnano alle aule parlamentari una composizione di eletti che non vede rappresentanze dei partiti della sinistra tradizionale; dopo più di un secolo, escluso il ventennio fascista, è la prima volta nella storia della Repubblica Italiana. Nello stesso periodo Beppe Grillo comincia la sua campagna per un "Parlamento pulito" contro i costi della politica e i privilegi della casta. Nel novembre del 2011, in seguito alla crisi economica e alle forti pressioni internazionali, Berlusconi lascia l'incarico di Presidente del Consiglio. Lo sostituisce Mario Monti con un "governo di impegno nazionale", la cui compagine è formata da sette professori universitari, cinque dottori generici, un avvocato, un magistrato, un professore-avvocato, un banchiere, due giuristi, un prefetto, un ambasciatore e un ammiraglio, ma nessun politico di professione.

La teleriunione di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata dal commento di alcuni articoli sullo shutdown del governo americano. I membri del congresso non hanno raggiunto, come alcuni prevedevano, l'accordo sul budget federale. Questo significa che le casse dello stato chiudono, bloccando fondi e mettendo in crisi il funzionamento di servizi di pubblica utilità. Commentatori e giornalisti parlano di scelta ideologica da parte dei repubblicani (nel novembre 2014 ci sono le elezioni di metà mandato e il partito cerca di mobilitare la propria base), ma la spaccatura nel congresso è un prodotto della situazione economica generale. Ha poco senso incolpare una parte politica per una crisi di natura non congiunturale. Barack Obama ha dichiarato che garantirà gli stipendi ai militari in missione, si è dimenticato però di dire che circa 800mila lavoratori statali sono senza stipendio. In prospettiva il rischio è il default degli Usa e i dirigenti delle maggiori banche di Wall Street chiedono che si trovi al più presto un accordo. La borghesia non può arrivare a suicidarsi, ma è impossibilitata a comportarsi diversamente.

Alla teleconferenza di martedì sera erano presenti 18 compagni.

La discussione è iniziata commentando la nomina di Napolitano a Presidente della Repubblica. Come previsto, il collasso della società basata sul controllo sociale (fascismo) per mezzo di un organo di controllo allo sfascio (stato) con sullo sfondo una crisi sistemica e ormai cronica, produce curiose fibrillazioni a livello di sovrastruttura politica (partiti). Per l'occasione è stata segnalata la Lettera ai compagni n. 27, "Il Diciotto Brumaio del Partito che non c'è". È più o meno dal 1992 che in Italia, prima che altrove, si cerca la strada per un esecutivo permanente che governi per decreti esautorando del tutto il parlamento. Con alterne vicende, la morte del duopolio demo-staliniano aveva prodotto infine un insieme politico del tutto addomesticato rispetto ai "mercati" (oltre che rispetto al potente occupante militare con sede a Washington) e sembrava facile procedere verso un bipolarismo all'americana che facesse estinguere l'endemica polverizzazione italiota delle componenti politiche. Il risultato visibile è stato esattamente l'opposto, ma quello pratico è infine un inequivocabile monopartitismo da "pensiero unico".

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2013

Alla teleconferenza di martedì sera hanno partecipato dieci compagni.

La discussione è cominciata dall'analisi della situazione politico-economica italiana alla luce dell'"incarico" dato dal Presidente della Repubblica, dopo il fallimento del tentativo di Bersani di formare una maggioranza, a due gruppi di saggi. Così facendo Napolitano, oltre a prender tempo in vista della scadenza del suo mandato (il 15 maggio), rilegittima il governo tecnico di Monti. E' curioso il percorso politico di questo governo: dimissionario in vista delle elezioni, sconfitto, riconsolidato dopo le elezioni. Dove condurrà l'ennesimo esperimento italiota?

Riguardo all'"incarico" dei dieci saggi, non è ancora ben chiaro cosa possano fare queste due commissioni dato che non è solo l'economia ad essere in crisi ma lo stesso apparato politico amministrativo della borghesia, che fatica a trovare un indirizzo univoco. In questo scenario alquanto fluido resta plausibile l'ipotesi di un golpe di primavera, anche perché da più parti si chiede la nascita di un governo forte.

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2013

Non passa giorno senza che il Movimento 5 Stelle non sia sotto i riflettori della pressa mediatica e istituzionale con dichiarazioni e consigli politici impraticabili (come l'abolizione della legge Biagi o un sussidio di disoccupazione garantito di 1000 euro) per chi accetta le categorie della forma sociale vigente. Ma tolto il folklore degli accadimenti, i grillini per adesso tengono duro e se riusciranno a restare compatti metteranno in seria difficoltà le componenti politiche tradizionali impedendo la formazione di un governo.

In questi giorni intensi di consultazioni istituzionali in cui si alternano varie proposte da parte del Pd e del Pdl, sembra farsi strada con sempre maggior insistenza l'eventualità di un governo tecnico affidato a personaggi illustri, cui i grillini potrebbero, forse,dare un appoggio condizionato. Secondo le formalità parlamentari, Napolitano darà al Pd la possibilità di verificare la presenza della maggioranza per formare il governo che però, dati i numeri attuali, sembra impossibile da realizzare, soprattutto con un Grillo che continua a ripetere che non appoggerà il Pd. E un governissimo tra Pd e Pdl sembra proprio da escludere, viste anche le ultime vicende giudiziarie di Berlusconi e la sua cricca.

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2013

Dopo la pagina su Facebook aperta circa un anno fa, ora siamo approdati su Twitter. Facebook e Twitter sono tra i social network più diffusi e sono parte integrante della quotidianità di chi li utilizza. Anche se ad un primo acchito appaiono strumenti molto simili, e certamente lo sono per quel che riguarda il principio di base e cioè l'essere social (creando reti, reti nelle reti, ecc.), il paradigma che si afferma in Twitter è molto diverso da quello di Facebook: se in quest'ultimo l'utente subisce il flusso delle informazioni postate da amici e pagine, in Twitter è l'utente stesso ad orientarsi verso le informazioni presenti nel network sfruttando la ricerca per argomento e/o hashtag , con la possibilità di creare liste a tema che ordinano, a mo' di raccoglitore, il dispiegarsi frenetico delle notizie attorno alle quali può aggregarsi una vitale comunità di iscritti. Il flusso di informazioni si impernia su piccole news, spesso corredate da un link con cui si rimanda all'approfondimento della notizia, che sono caratterizzate dal limite di 140 caratteri; tweet frequenti e, per i più bravi, incisivi, che sembrano quasi rappresentare un nuovo linguaggio capace di dar vita ad affollati canali di comunicazione in cui si snoda un flusso continuo di micro-memi.

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2013

La teleconferenza è cominciata prendendo spunto da un documento prodotto da uno dei soliti immediatisti pieni di buona volontà e pronti a "muovere il culo" (come diceva un nostro vecchio compagno) che è circolato tra compagni. Ne abbiamo approfittato per ribattere alcuni dei nostri chiodi teorici riguardo il superamento dei dualismi, quali materia/pensiero, uomo/natura, ecc., a favore di una visione monistica della realtà in cui l'operosità dell'uomo è parte del tutto.

La corrispondenza con un nostro assiduo lettore, che potete trovare nella apposita sezione sulla wiki, ha suggerito alcune interessanti considerazioni in merito alla fantasiosa proposta, generata dal problema non solo americano del fiscal cliff e dal rifiuto dei repubblicani di alzare il tetto del debito, di coniare una moneta di platino da mille miliardi di dollari; proposta a cui un'allarmata Casa Bianca risponde affermando che "ci sono solo due opzioni per affrontare la questione dell'innalzamento del tetto del debito: o il Congresso fa una nuova legge o, se fallisce, condanna la nazione al default". Il circolo vizioso che ne risulta è superabile solo attraverso un salto di paradigma.

Quanto sta accadendo a livello politico-parlamentare in Italia ha rappresentato un buono spunto di apertura della discussione. Abbiamo sentito tutti il discorso di Napolitano circa l'eventuale candidatura di Monti quale capo del prossimo governo e la domanda che sorge spontanea è: che cosa avrà mai voluto dire il Presidente quando ha dichiarato che Monti non può candidarsi ma che potrà essere utile in seguito?

Sembra che al golpe d'autunno succederà il golpone di primavera e che l'esperimento "tecnico" sia destinato a sostituire in maniera permanente il "circo Barnum" a cui eravamo abituati. D'altronde, la fascistizzazione irreversibile della società è un fatto assodato e assimilato dalla nostra corrente fin dal 1944-1946 ("Tracciato d'Impostazione" e "Tesi del Dopoguerra") e il governo tecnico l'ha inventato Giolitti prima del fascismo.

Pubblicato in Teleriunioni 2012

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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