Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  13 dicembre 2016

Partigianesimo risorgente e tenace

La teleconferenza di martedì, connessi 12 compagni, è iniziata con alcune considerazioni su quanto accade in queste settimane ad Aleppo e nel resto della Siria.

Dall'inizio del conflitto i morti sono centinaia di migliaia, ormai si fatica a tenerne il conto. E migliaia sono i civili intrappolati nelle metropoli, sotto i bombardamenti delle diverse fazioni in campo. Nel numero monografico sulla politiguerra americana ci eravamo soffermati sul fatto che, dall'11 settembre 2001 in poi, la guerra diventava un evento senza soluzione di continuità. Gli attacchi americani a Iraq e Afghanistan sono stati a tutti gli effetti un'azione difensiva contro un nemico senza volto, diffuso e inafferrabile; e negli anni successivi la dura realtà ha dimostrato che gli Stati Uniti non solo non trainavano l'economia mondiale ma ne dipendevano. I piani di nation-building non funzionavano più e al loro posto rimanevano paesi distrutti e fuori controllo, vivai di "terrorismo". Palmira ne è l'esempio più eclatante: priva di difesa, la città è stata riconquistata, per mano di poche centinaia di miliziani, da Daesh.

Il contesto in cui oggi si svolgono i conflitti è completamente cambiato e comprendere la differenza tra la guerra moderna (civile e diffusa) e quella legata ai vecchi blocchi imperialisti (Guerra fredda) è fondamentale. La Sinistra Comunista "italiana" è stata molto precisa nell'analisi delle lotte di liberazione nazionale in Congo, Angola e Algeria, rifiutando qualsiasi forma di indifferentismo. Ribattere i chiodi "sul filo del tempo" significava soprattutto rompere con tutti coloro che ragionavano ancora con le categorie delle vecchie rivoluzioni (l'ultima delle quali, è bene ricordarlo, fu quella borghese, dato che l'Ottobre rosso fu sconfitto). Oggi non ha valore rivoluzionario la lotta di un popolo sponsorizzata da un altro: la fase delle rivoluzioni democratiche nazionali si è conclusa. Alla fine della II guerra mondiale, dovunque si sono costituiti Stati nazionali più o meno "indipendenti", più o meno "popolari", che promuovono in modo più o meno "radicale" l'accumulazione del Capitale.

All'epoca della guerra delle Falkland, "il programma comunista" nell'articolo Falkland e proletariato (1982) auspicava la vittoria dell'Inghilterra sull'Argentina (governata da una giunta militare) perché le ripercussioni interne si sarebbero fatte sentire conferendo maggiore instabilità al già tormentato continente sudamericano. Per noi invece era auspicabile la sconfitta dell'Inghilterra, in quanto bastione della conservazione. Un difetto di analisi a lungo andare comporta un difetto di teoria.

Ad esempio è assurda l'idea di prendersela con la tecnologia perché "ruba" posti di lavoro: se i lavoratori restano disoccupati vuol dire che hanno bisogno di un'altra società, senza denaro, salario e aziende. Il governatore della Banca d'Inghilterra ha dichiarato che, nei prossimi anni, 15 milioni di lavoratori inglesi saranno sostituiti nelle loro mansioni da robot e computer. Già anni fa Jeremy Rifkin, ne La fine del lavoro, affrontava la storia dell'avvento della Macchina in sostituzione all'Uomo. Ormai sono gli stessi rappresentanti del Capitale a dirci che questo modo di produzione ha l'acqua alla gola. Il mondo capitalistico, nel suo insieme, non fa che aumentare sempre più il proprio grado di dissipazione, relegando masse di uomini ai margini della società e trasformandoli in elementi inutili del sistema.

Qualche mese fa è stato pubblicato uno studio dell'Oxfam secondo cui la ricchezza posseduta da 62 "paperoni" è pari a quella di circa 3,5 miliardi di esseri umani. La concentrazione di capitale in così poche mani è la conseguenza di una espropriazione massiccia delle classi medie, specialmente nei paesi ricchi. Negli Usa, alla miseria crescente si aggiunge un livello record di indebitamento, e questo spiega l'elezione di un outsider come Donald Trump, colui che si presentava come l'anti-establishment. Ora tutto il mondo è con gli occhi puntati sul nuovo presidente e di sicuro la lista dei ministri, tutti espressione dell'1%, creerà qualche problema. Significativo che la carica relativa alle politiche del lavoro sia stata affidata ad un dirigente dei fast food, proprio mentre nel paese cresce il movimento dei "fast food workers" per il salario di 15 dollari l'ora. Pur essendo repubblicano, Trump non è ben visto dal suo partito e già si comincia a parlare di impeachment. Nel numero 40 della rivista, in uscita questo mese, abbiamo analizzato da quattro punti di vista differenti i cambiamenti in corso negli Stati Uniti, il paese imperialista più importante del mondo: una superpotenza globale che non ha più una politica da superpotenza.

Anche l'Italia non se la passa bene. In un articolo di Repubblica sulla crescita della miseria, si dice: "Di certo c'è che dopo oltre 8 anni di crisi economica, la povertà non può più essere considerata un fatto straordinario che riguarda pochi sfortunati. Ha numeri da fenomeno di massa, e il nostro welfare - concepito in un altro momento storico - sembra poco efficace per contrastarla."

A livello sociale la situazione si sta semplificando: sempre meno ricchi da una parte e sempre più poveri dall'altra, con le mezze classi che tendono a scomparire. Questo però non si traduce meccanicamente in una chiarificazione politica. Basti pensare agli schieramenti che si sono prodotti in occasione del referendum costituzionale: i sinistri in massa si sono dichiarati per il No facendosi partigiani di una componente della borghesia contro l'altra. E' di estrema attualità quanto diceva Amadeo Bordiga nel 1949: "Il partigiano è quello che combatte per un altro, se lo faccia per fede per dovere o per soldo poco importa. Il militante del partito rivoluzionario è il lavoratore che combatte per sé stesso e per la classe cui appartiene. Le sorti della ripresa rivoluzionaria dipendono dal potere elevare una nuova insormontabile barriera tra il metodo dell'azione classista di partito e quello demoborghese della lotta partigiana."

Articoli correlati (da tag)

  • La guerra e il suo contesto

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dall'analisi del recente attacco dell'Iran ad Israele.

    Secondo un portavoce dell'esercito israeliano, nell'azione compiuta nella notte tra il 13 e il 14 aprile l'Iran ha impiegato 170 droni, 30 missili da crociera e 120 missili balistici, che sono stati quasi tutti abbattuti. L'attacco è stato simbolico, le nazioni arabe erano state avvertite e probabilmente anche gli Americani; dopo il bombardamento di un edificio annesso all'ambasciata iraniana a Damasco il primo aprile scorso, Teheran non poteva non rispondere. Gli USA hanno chiesto ad Israele di evitare una reazione a caldo e di pazientare, onde evitare un'escalation; gli Iraniani hanno dichiarato che se Israele lancerà un nuovo attacco essi colpiranno più duro: "Con questa operazione è stata stabilita una nuova equazione: se il regime sionista attacca, sarà contrattaccato dall'Iran."

    Teheran è all'avanguardia nella produzione di droni, ha sviluppato un'industria bellica specializzata e vende queste tecnologie alla Russia ma anche ad Algeria, Bolivia, Tagikistan, Venezuela ed Etiopia.

    Ciò che sta accadendo in Medioriente conferma l'importanza del lavoro sul wargame, a cui abbiamo dedicato due numeri della rivista (nn. 50 - 51). I giochi di guerra servono a delineare scenari futuri, e le macchine amplificano le capacità dell'uomo aiutandolo a immaginare come potrebbero svilupparsi i conflitti in corso. Gli eserciti e gli analisti militari che lavorano con i wargame sono in grado di accumulare grandi quantità di informazioni, ma sono però costretti a vagliarne solo una parte. È un dato oggettivo: i big data vanno ordinati e l'ordine risente dell'influenza di chi applica il setaccio.

  • Guerra "intelligente" e rovesciamento della prassi

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni riguardo i sistemi di intelligenza artificiale utilizzati da Israele nella Striscia di Gaza. L'argomento si inserisce nel nostro lavoro in corso sulla guerra e sulle nuove armi in via di sperimentazione in Medioriente e Ucraina.

    Prendendo spunto da fonti israeliane (i due siti di informazione +972 e Local Call), il manifesto ha pubblicato un lungo articolo ("20 secondi per uccidere: lo decide la macchina") in cui sono riportate le interviste ad ufficiali dell'intelligence israeliana che spiegano il funzionamento del sistema IA Lavender e il ruolo che esso ha giocato nei bombardamenti sulla Striscia. Lavender opera in sinergia con il sistema Gospel, che si occupa nello specifico di contrassegnare gli edifici e le strutture da cui Hamas lancia i razzi; e ha il compito di individuare i nemici assegnando un punteggio da 1 a 100 ad ogni individuo: per un alto responsabile di Hamas, se identificato in una palazzina molto abitata, è possibile accettare una certa quantità di "danni collaterali", per un militante minore se ne accetta una inferiore. Il sistema di intelligenza artificiale riesce a costruire dei profili e a definire una "kill list" secondo un processo statistico che ha perciò un margine di errore (intorno al 10%); i tempi impiegati dalla macchina per individuare e colpire un obiettivo sono di circa 20 secondi, l'operatore umano non può quindi tenerne il passo e tantomeno eseguire un'analisi approfondita della lista dei bersagli.

    Non si tratta di indignarsi perché l'IA uccide gli uomini, anche i cannoni e le mitragliatrici lo fanno; si tratta invece di comprendere le novità che emergono dall'utilizzo di questa tecnologia. Siamo nel bel mezzo di una transizione di fase, tra un vecchio tipo di conflitto ed uno nascente: la guerra inizia sempre con gli armamenti, le dottrine, le tecniche del passato, ma in corso d'opera evolve diventando altra cosa. Oggigiorno si combatte ancora nelle trincee, come in Ucraina dove però allo stesso tempo si utilizzano i robot; si adoperano i fucili e le granate, ma anche i missili ipersonici. Nell'articolo dell'Economist "How Ukraine is using AI to fight Russia" si informa il lettore che sin dall'estate del 2022 sono stati utilizzati software per ridurre gli attacchi-disturbo dei Russi. Tante start-up ucraine operanti nel settore hi-tech hanno virato verso le necessità belliche, e sono state utilizzate tecniche di profilazione e monitoraggio, consulenze e indagini statistiche per raccogliere dati e scovare la posizione delle truppe e dei sistemi d'arma nemici. Semantic force è una start-up che si è specializzata nel trattamento dei dati riguardanti il morale della popolazione: ora il suo scopo è comprendere lo stato d'animo dei soldati russi (attraverso i social network e non solo).

  • Rottura di equilibri

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dall'analisi della guerra in corso.

    Il bombardamento ad opera di Israele di un edificio annesso all'ambasciata iraniana a Damasco ha provocato una decina di morti, tra cui un importante generale iraniano e altri sei membri dei pasdaran, le Guardie rivoluzionarie dell'Iran. Colpire un'ambasciata equivale ad un attacco diretto al paese che essa rappresenta. Per adesso le potenze imperialiste non si combattono direttamente, ma per procura. Nel caso del conflitto israelo-palestinese, l'Iran utilizza Hamas e il Jihad islamico palestinese, ma anche Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen. L'attacco di Israele a Damasco ha alzato la tensione, accrescendo la possibilità del passaggio da una proxy war allo scontro diretto. L'Iran ha annunciato che risponderà nei tempi e nei modi che riterrà opportuni per vendicare l'uccisione dei propri militari.

    In Medioriente, la situazione sta evolvendo in una direzione opposta a quella dell'ordine. Israele deve gestire anche il fronte interno: oltre 100mila persone sono scese per le strade del paese dando luogo a quelle che sono state definite le più grandi manifestazioni antigovernative dal 7 ottobre. Le mobilitazioni più partecipate sono state a Tel Aviv, Haifa, e a Gerusalemme davanti alla sede del parlamento israeliano.

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email