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La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata con le notizie provenienti dal Bangladesh sul recente attacco a Dacca.

Secondo il governo bengalese gli attentatori non sarebbero affiliati all'IS, ma figli di benestanti locali trasformatisi in miliziani jihadisti "per moda". Sarà pur vero, ma è altrettanto vero che il Califfato permette l'appartenenza alla propria struttura senza il bisogno di avere la tessera in tasca e non prevede confini di nazionalità o di classe, obbligando le popolazioni assoggettate a giurare fedeltà al rappresentante della comunità islamica.

Dall'Operazione Entebbe (1976) le dottrine militari moderne prevedono l'utilizzo di gruppi d'assalto che intervengono ai quattro angoli del mondo secondo necessità; successivamente, con l'era Bush, si arriva a teorizzare la guerra preventiva totale. Oggi la simmetria nel contesto della guerra attuale richiederebbe l'invio di soldati a Raqqa per eliminare fisicamente il nucleo politico dello Stato Islamico, ma gli Stati occidentali per ora non si muovono in questa direzione. Anzi, l'IS poteva essere abbattuto velocemente già alla sua nascita, ma vi era il timore che dando il famoso calcio nel vespaio, come in Mali, il "terrorismo" si sarebbe generalizzato in Occidente, cosa avvenuta comunque.

Quando si parla di marasma sociale e guerra è importante sottolineare che il tutto avviene mentre gli stati si dissolvono. Nella guerra di tutti contro tutti, le convenienze reciproche possono cambiare rapidamente e le grandi unità statali perdono il controllo su sè stesse. Si pensi ad esempio al più vecchio paese imperialistico, la Gran Bretagna, che sta procedendo a passo spedito verso la catastrofe: Anarchia nel Regno Unito titola l'Economist dopo la Brexit. A noi sembra che l'anarchia sia il tratto distintivo di tutto il cadaverico mondo capitalistico.

Pubblicato in Teleriunioni luglio 2016

[…] D'accordo, oggi non esiste un Partito formale; non ci sono le condizioni per il suo sviluppo; non è sufficiente che un gruppo di persone lo costituisca formalmente visto che non c’è un movimento spontaneo della classe che esprima questa necessità; né sarebbe serio dar vita ad una compagine formale del tutto auto-referente; la vostra attività cerca di essere più idonea possibile alle esigenze della rivoluzione; lavorate in modo centralizzato, da partito pur non essendoci il partito; le condizioni presenti "impongono", come del resto dicono le Tesi della Sinistra, un lavoro sporadico e limitato, tutto quello che è consentito dagli attuali rapporti di forza (quindi, al momento, poco); ma queste affermazioni devono fare i conti con molte variabili. Per esempio, è fuori di dubbio che il sindacato sia ormai, e per sempre, un organo statale. L'assorbimento del sindacato nell’apparato statale non deve essere inteso in modo "statico", come una relazione chiusa a ogni influenza e pressione della lotta di classe, ma la sua funzione è quella di controllare la classe operaia, non di difenderla.

Pubblicato in Doppia direzione

[…] L’assorbimento del sindacato nell’orbita istituzionale corrisponde al tentativo di disciplinare il conflitto capitale-lavoro, vista la sua ineliminabilità, ed esprime un'esigenza precisa del capitalismo maturo. Ogni sindacato che nasca al di fuori di reali e spontanee pressioni dal basso non può che seguire lo stesso percorso o condannarsi, spacciando la manciata di iscritti raccolta o perduta come "indicazioni di fase".

Ma proprio l'integrazione massima fra industria, sindacato e Stato dimostra che la grande organizzazione sociale esistente deve necessariamente riflettersi anche sulle eventuali lotte generalizzate dei proletari. Finché tutto si svolge in settori isolati e la lotta viene articolata in mille rivoli il fenomeno non è visibile, ma non appena si dovesse rompere l'attuale equilibrio dobbiamo essere sicuri che sarà difficilissimo fermare la valanga.

Pubblicato in Doppia direzione

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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