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  • Sabato, 24 Giugno 2017

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  • Resoconto teleriunione  20 giugno 2017

Rete, informazione e potere

La teleconferenza di martedì sera, presenti 12 compagni, è iniziata dalla lettura di un passo dall'articolo "In senso lato e in senso stretto":

"Può esservi teoricamente una rete senza legami forti, ma una rete senza legami deboli è impensabile. Per usare la terminologia di Lenin, il partito in senso stretto è una rete a legami forti; con lo sviluppo dei legami deboli verso la classe abbiamo il partito in senso lato."

Attraverso i siti, la corrispondenza, i social network, riceviamo riscontri positivi al lavoro che da anni portiamo avanti e più in generale notiamo un certo interesse nei confronti della Sinistra Comunista "italiana". Tale "attenzione" è probabilmente dovuta all'aggravarsi della crisi da una parte, e dall'altra al farsi sempre più evidente delle anticipazioni di organizzazione comunistica futura. Grazie alla Rete, il patrimonio storico della corrente cui facciamo riferimento si apre al mondo e si universalizza.

Temi come quelli dei robot, dell'automazione e dell'intelligenza artificiale, che fino a qualche anno fa erano appannaggio di specialisti, oggi sono dibattuti sui media ufficiali e sulle reti sociali. Le macchine, divenute intelligenti e autonome, non solo modificano la struttura produttiva ma anche l'assetto sociale, in quanto rendono irreversibilmente superflua gran parte della forza lavoro. Prima c'è stata la sbornia da globalizzazione (delocalizzazioni), ora con la robotizzazione le aziende tornano in patria (ricollocazione) poiché il costo dei robot è lo stesso ovunque. La smaterializzazione delle merci avanza senza sosta, eliminando vecchie mansioni e vecchi paradigmi. La transizione è in corso.

Le rivoluzioni sono sfumate e vedono la sovrapposizione di modi di produzione differenti. Il capitalismo non emerge in blocco, ma è il risultato di processi diversificati da paese a paese e di trasformazioni politiche di consolidamento più o meno lunghe. Esso ha una freccia nel tempo: nasce, cresce e muore. Ad un tratto nel suo percorso le forze produttive cozzano contro la struttura dei rapporti di produzione e allora comincia un'epoca di rivoluzione. Che, giusta Engels, è un processo naturale, un fatto fisico. Il modo di produzione capitalista è già cadavere, il proletariato altro non dovrà fare che seppellirlo.

Oggi tutti hanno in tasca uno smartphone con cui riprendere/fotografare/descrivere quanto accade intorno e comunicarlo al mondo, l'informazione si socializza ed è a portata di mano, mentre una volta era prerogativa di giornali, televisioni e radio, mezzi di comunicazione monopolizzati da una ben precisa classe. Lo Stato deve misurarsi col fatto che tutti possono aprire un blog, un sito, una pagina Facebook, e diventare media. Alessandro Baricco nell'epilogo del saggio I barbari. Saggio sulla mutazione descrive appunto la mutazione in corso, il cambio di paradigma in atto:

"il cuore della faccenda è lì: il resto è solo una collezione di conseguenze: la superficie al posto della profondità, la velocità al posto della riflessione, le sequenze al posto dell'analisi, il surf al posto dell'approfondimento, la comunicazione al posto dell'espressione, il multitasking al posto della specializzazione, il piacere al posto della fatica. Uno smantellamento sistematico di tutto l'armamentario mentale ereditato dalla cultura ottocentesca, romantica e borghese."

Wikipedia, l'enciclopedia on line più cliccata, si costruisce grazie al lavoro gratuito di migliaia e migliaia di "barbari", mostrando come attraverso la Rete si forma e si sviluppa un cervello sociale, estendibile anche all'ambito politico. Durante le primavere arabe si è assistito ad una vera e propria esplosione di informazione auto-organizzata, un'orizzontalità della comunicazione prima impensabile. Ciò ha ispirato il movimento degli Indignados in Spagna e poi la galassia Occupy in Usa. Indietro non si torna.

Gli Stati Uniti, sbirro mondiale, non riescono più a governare il fatto economico e di conseguenza hanno grandi difficoltà anche con quello militare. Per esempio in Medioriente, con le molteplici sfaccettature dello scenario di guerra siriano (nell'articolo "Siria, chi combatte contro chi?" di Difesa Online si trova un'utile tabella esemplificativa). O in Europa, dove lo stillicidio di micro e macro attacchi genera assuefazione. In entrambi i casi siamo di fronte ad espisodi della guerra mondiale "combattuta a pezzi", e se non tutti ancora associano quello che succede in Yemen e in Siria alle azioni armate di Parigi, Londra e Bruxelles, in futuro sarà sempre più facile comprendere che si tratta di un processo unico e globale.

Nel Regno Unito il rogo della Torre Grenfell, un edificio popolare ai margini di una zona ricca di Londra, ha scatenato le proteste di parenti e amici delle oltre 70 vittime. Per risparmiare, il grattacielo era stato rivestito con pannelli non ignifughi e le misure di sicurezza adottate erano inadeguate. Ovviamente il palleggio delle responsabilità tra il sindaco di Londra e il primo ministro inglese non si è fatto attendere, ma in realtà è lo Stato nel suo complesso a perdere energia. I drammi gialli e sinistri della moderna decadenza sociale sono sempre più frequenti (anche da noi, vedi i crolli di viadotti e cavalcavia).

Si è poi passati a commentare l'articolo "Deutsche Bank: mercati in equilibrio precario, occhio a 'cataclismi'" di Wall Street Italia. Per Aleksandar Kocic, analista della banca tedesca, "un evento completamente innocuo potrebbe scatenarne un cataclisma, un pò come le grida di uno sciatore oppure una nevicata continua finiscono per provocare una valanga". Secondo Goldman Sachs il pericolo sarebbe rappresentato dai Faamg, vale a dire Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Google, tanto che gli esperti ipotizzano similitudini con la bolla tech di inizio millennio. Il differenziale tra la capitalizzazione di queste società e gli utili che generano è molto alto: i loro profitti non derivano tanto dallo sfruttamento della (esigua) forza valore impiegata, ma da forme di monopolio ovvero dal drenaggio di valore prodotto altrove.

In chiusura di teleconferenza si è accennato allo sciopero della logistica e dei trasporti in Italia lo scorso 16 giugno. La giornata di lotta ha coinvolto sia i facchini e i corrieri della logistica, che i lavoratori del trasporto autoferrotranviario, marittimo, aereo e aeroportuale, bloccando interporti del Nord Italia e il trasporto pubblico a Roma, Milano e in altre città. L'involucro sindacale corrisponde sempre meno al "suo" contenuto, il mondo del lavoro, ormai ultra-precarizzato e senza garanzie. Nel paese i Neet, coloro tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione, sono più di 2 milioni, e non sono inquadrati sindacalmente, non hanno rivendicazioni nè contratti da rinnovare. Per adesso sono silenti, ma non è detto che lo siano ancora a lungo.

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