Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  8 agosto 2017

Il miracolo della moneta "creata"

La teleconferenza di martedì sera, presenti 10 compagni, è iniziata commentando le ultime news sui Bitcoin.

La moneta digitale nata nel 2009 torna in questi giorni a far parlare di sé. Lo scorso 29 luglio l'Economist ha pubblicato un articolo "Making Bitcoin work better" con il curioso sottotitolo, "a crypto-currency civil war". Alla base del conflitto nella community ci sarebbe la crisi di crescita del bitcoin, che ha registrato un successo superiore alle attese, passando da qualche centinaio di dollari, al suo esordio, a circa 3 mila euro. Secondo i critici la catena di certificazione decentralizzata delle transazioni e il limite della capacità dei blocchi (un megabyte per blocco) ha portato, con l'incremento delle operazioni, a tempi lunghi per la gestione delle stesse e ad un aumento delle commissioni. Difronte alla crescita del volume di affari e di transazioni si sono distinte quindi due "scuole di pensiero": gli sviluppatori tradizionali denominati "core" che si oppongono ad un aumento della capacità dei blocchi, hanno proposto una specie di compromesso, una piattaforma denominata SegWit che prevede uno spostamento parziale della gestione delle transazioni su una rete esterna alla blokchain, mentre il nucleo di "liberalizzatori" non ha accettato il compromesso e ha lanciato una nuova bit moneta chiamata bitcoin cash. Tutto il sistema è assolutamente senza controllo, alla dissipazione del modo di produzione capitalistico si aggiunge quella delle immense farmers dove centinaia di processori in parallelo lavorano per ottenere criptomonete.

Le monete virtuali ormai hanno un loro mercato che gira intorno a 120 miliardi di dollari, cifre per ora irrisorie. Quanto accade nei circuiti delle monete virtuali non è altro che il portato dell'impossibilità di valorizzazione del capitale nella sfera della produzione, effetto della paludosa situazione economica. Un compagno ha letto un passaggio tratto da "Teoria della moneta" (Il programma comunista, 1968):

"La tesaurizzazione si presenta come una interruzione temporanea del processo di circolazione delle merci. Abbiamo visto che questo ha un carattere circolare: M - D - M , almeno per quel che concerne la circolazione delle merci. Per il denaro, invece, il processo di circolazione si traduce nella tendenza a fuggire dalle mani del compratore verso quelle del venditore, che del resto diventa a sua volta compratore, e così via. Il tesaurizzatore da parte sua non comprerà dopo di aver venduto, ma conserverà la quantità di denaro che ha ricevuto dalla vendita facendole abbandonare la sfera della circolazione: M - D ... "Così il denaro si pietrifica in tesoro e il venditore di merci diventa tesaurizzatore" (Il Capitale, I, 1, pag.145, Ed. Rinascita)."

L'esigenza di fondo del capitale è quella di affiancare alle monete correnti tradizionali delle monete "artificiose". Il fenomeno ha assunto una certa importanza quando si è ingigantita la compravendita delle valute per speculazione, per cui il denaro virtuale è stato commerciato in quanto tale senza il passaggio (da D a D') attraverso le merci e i valori effettivamente prodotti. In ultima analisi il Bitcoin si presenta come uno schema Ponzi modernissimo e tecnologico, che funziona finché ognuno è soddisfatto. Ne è convinto anche l'economista Roubini che ha definito la cripto-moneta "un modo poco efficiente di accumulare valore", per una valuta altamente volatile e quindi poco adatta ai mercati. Quando sarà realizzato l'ultimo dei 21 milioni di bitcoin, non potrà che crescerne il valore, un pò come teorizzato da Jacques Rueff negli anni '70, dopo la crisi del dollaro, quando propose di tornare alla parità con l'oro, a costo di triplicarne il prezzo.

Siamo passati poi a commentare quanto accade intorno al cosiddetto riscaldamento globale, partendo dal campo degli schieramenti di lobby contrapposte.

Il 2016 è stato l'anno più caldo da quando vengono registrati i dati climatici. Secondo alcuni fisici come Zichichi o il premio nobel Carlo Rubbia la scienza del clima non sarebbe però prevedibile, negano la possibilità di indagare sui fenomeni del clima terreste ed evidentemente ignorano il concetto di complessità dei sistemi. Il primo ha sottoscritto una petizione contro i catastrofisti che credono nel riscaldamento globale, il secondo invece si è recato in Parlamento per affermare che l'Italia deve puntare sull'estrazione di gas. L'esistenza stessa di una società orientata in senso classista produce teorie inevitabilmente orientate, ed è sicuro che tale orientamento influenza non solo la corrente ottimista sulle possibilità di salvezza del capitalismo ma anche la corrente catastrofista, che invoca una qualche sorta di cambiamento.

Negli strati geologici della terra sono registrate variazioni che sono ben altra cosa rispetto al riscaldamento di qualche grado. L'umano con tutta la sua prosopopea e capacità distruttiva non riesce a simulare la natura negli effetti catastrofici. Il fatto è che l'uomo non fa più parte del ciclo biologico dell'atmosfera terrestre perché ormai, in continuo, attenta alle condizioni esistenti. Dal 1 agosto si sono esaurite le materie prime rinnovabili presenti sul pianeta. L'erosione delle possibilità di rigenerazione della biosfera è peggiorata in modo esponenziale, proprio mentre cresceva in modo altrettanto esponenziale la produzione capitalistica. La massa vegetale e animale fagocitata o distrutta dall'umanità supera il limite oltre il quale la biosfera è ancora capace di rigenerarsi. In fondo se si brucia petrolio si brucia energia accumulata in migliaia di anni, al ritmo di qualche decennio. La soluzione in ambito capitalistico non esiste: al vuoto piagnisteo dei partigiani della decrescita si oppone il principio capitalistico della crescita che pretende si continui con il ritmo suicida di oggi. La "nostra" è la società della dissipazione estrema, dello spreco disumano, dello sciupìo intrinseco di materia, energia e vita ("Scienza economica marxista come programma rivoluzionario"). Ma il futuro preme nonostante tutto: già oggi, in Germania, le energie rinnovabili incidono sulla produzione totale di energia più del nucleare e del carbone convenzionale messi assieme. A noi interessa sapere che la transizione è possibile non solo politicamente, economicamente, socialmente, cioè dal punto di vista della lotta di classe, ma anche da quello della lotta di specie.

In chiusura si è accennato alle ultime dichiarazioni del presidente Trump che minaccia "fuoco e fiamme" sulla Corea del Nord. Il paese asiatico e il suo battilocchio non contano praticamente nulla. La guerra fredda è finita da un pezzo con i suoi milioni di soldati, i mezzi e i capitali schierati. Può darsi che sopravviva una certa inerzia rispetto a quell'epoca di pari passo però avanza l'impossibilità di controllare il mondo. La Cina sta conquistando l'Africa e i maggiori porti europei non tanto per forza propria quanto approfittando dell'assenza degli Usa e delle altre potenze nello scacchiere mondiale.

Articoli correlati (da tag)

  • Un nuovo tipo di guerra

    La teleriunione di martedì sera, a cui si sono collegati 21 compagni, è iniziata con il commento del testo "Danza di fantocci: dalla coscienza alla cultura" (1953).

    Con l'analisi di quest'ultimo articolo si chiude la trilogia dei fili del tempo centrati sulla critica al gruppo "Socialisme ou Barbarie", di cui si può trovare traccia negli ultimi resoconti. Ancora oggi è utile ribadire che cos'è la classe per la teoria marxista. Essa non è un ordine e il proletariato non è un quarto stato, caposaldo su cui invece si basano le varie forme di operaismo:

    "La parola classe che il marxismo ha fatto propria è la stessa in tutte le lingue moderne: latine, tedesche, slave. Come entità sociale-storica è il marxismo che la ha originalmente introdotta, sebbene fosse adoperata anche prima. La parola è latina in origine, ma è da rilevare che classis era per i Romani la flotta, la squadra navale da guerra: il concetto è dunque di un insieme di unità che agiscono insieme, vanno nella stessa direzione, affrontano lo stesso nemico. Essenza del concetto è dunque il movimento e il combattimento, non (come in una assonanza del tutto... burocratica) la classificazione, che ha nel seguito assunto un senso statico."

  • Crisi dell'egemonia americana, guerra e marasma sociale

    La teleconferenza di martedì sera, presenti 19 compagni, è iniziata dal commento di una video-intervista a Fabio Mini, generale dell'esercito italiano in pensione, incentrata sull'escalation in Medio Oriente e sul ruolo degli Stati Uniti. Secondo Mini, la dottrina militare americana prevede al massimo due fronti di guerra: in questo momento gli Americani sono impegnati in Ucraina (da quasi due anni) e in Medioriente, ma in futuro potrebbe aprirsi un altro fronte nell'Indopacifico.

    Il caos scoppiato in Medioriente ha avuto delle ripercussioni in Ucraina, che non è più al centro dell'attenzione mediatica come prima del 7 ottobre. Adesso l'iniziativa è in mano russa (vedi l'accerchiamento di Avdiivka), mentre alle forze ucraine mancano proiettili, armi e uomini. Inoltre, il sostegno da parte del blocco NATO non è più certo, anche perché potrebbe esserci bisogno di armi e munizioni in altri contesti.

  • Sull'orlo del caos

    La teleriunione di martedì sera, collegati 21 compagni, è iniziata dal commento della situazione politica interna degli Stati Uniti d'America.

    Lo stato federale è in contrasto con lo stato del Texas riguardo alla gestione del confine con il Messico. Il presidente Joe Biden ha affermato che non è competenza dei singoli stati l'amministrazione delle frontiere, e ha intimato al Texas di rispettare la sentenza della Corte Suprema che assegna il controllo dei posti di pattugliamento al governo federale. Ben 25 stati retti da repubblicani hanno espresso solidarietà al Texas, e così pure la Guardia Nazionale texana che ha manifestato la sua fedeltà al governatore repubblicano Greg Abbott continuando a costruire barriere al confine. Funzionari locali texani hanno accusato l'amministrazione Biden di alto tradimento per non aver gestito adeguatamente il flusso migratorio e per aver trascurato la sicurezza delle frontiere.

    Il Texas, stato fondamentale per l'economia americana, ospita una centrale nucleare e depositi di armi nucleari, e da diversi anni perora la causa dell'indipendenza dal governo centrale. Donald Trump ha cavalcato la situazione, dando sostegno ad Abbott e criticando il governo Biden per la politica migratoria (che sta diventando un tema strategico in vista della prossima campagna elettorale). Alcuni osservatori borghesi paventano la possibilità di un'escalation, temono cioè l'avvio di una dinamica che potrebbe andare fuori controllo conducendo alla guerra civile ("Dramma politico o crisi costituzionale? Dove può arrivare il Texas", Limes). Viene alla mente la trama del film La seconda guerra civile americana (1997), dove una problematica legata all'immigrazione scatena meccanismi catastrofici.

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email