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La teleriunione di martedì sera, connessi 21 compagni, è iniziata con il commento di alcune notizie in merito a quanto sta succedendo in Iran.

Nella repubblica islamica da una decina di giorni si susseguono manifestazioni contro il carovita. Le proteste sono state innescate dal taglio dei sussidi governativi per il grano importato, che ha causato un aumento dei prezzi fino al 300% di una varietà di prodotti a base di farina. Tra il 2019 e il 2020 una serie di manifestazioni molto combattive aveva scosso il paese e si erano verificate delle vere e proprie sommosse. Le agitazioni di questi giorni non hanno un'intensità simile, ma si contano già alcuni morti tra i manifestanti. L'Huffington Post afferma che le insurrezioni viste in Sri Lanka nell'ultimo periodo sono solo l'antipasto di quello che potrebbe succedere nel sud-est asiatico e, aggiungiamo noi, nel resto del mondo. L'India, a causa del blocco del frumento russo e ucraino e di una siccità record, ha deciso che smetterà di vendere il proprio grano all'estero. L'Onu teme una carestia mondiale: sono 25 milioni le tonnellate di grano bloccate in Ucraina. Gli elementi per lo scoppio di una tempesta perfetta ci sono tutti.

Anche la Cina deve far fronte ad una serie di problemi. In seguito ai rigidi lockdown messi in atto per arginare la diffusione del Coronavirus, la produzione industriale e l'export sono crollati e la disoccupazione è cresciuta. Nel paese la percentuale di coloro che si sono sottoposti al percorso vaccinale è bassa, ed inoltre i vaccini cinesi sono risultati meno efficaci di quelli occidentali. Il governo di Pechino sembra abbia intenzione di ripescare la carta della "prosperità condivisa", ovvero la promessa di distribuire fette di valore verso le classi meno abbienti, puntando così sulla propensione marginale al consumo.

Pubblicato in Teleriunioni maggio 2022

Abbiamo iniziato la teleriunione di martedì 3 maggio, a cui hanno partecipato 25 compagni, parlando del Primo Maggio a Torino, giornata che quest'anno si è inserita in un contesto di guerra e di corsa agli armamenti.

Nel capoluogo piemontese la manifestazione ufficiale organizzata dai sindacati ha percorso il tragitto classico, da piazza Vittorio Veneto a piazza San Carlo passando per via Roma. Un ingente schieramento di polizia si è occupato di tenere separato lo spezzone dei confederali da quello degli antagonisti, caricando quest'ultimo a più riprese lungo il percorso. Questi fatti non sono eccezionali, si ripetono quasi ogni anno. Eravamo presenti in piazza e abbiamo distribuito il volantino "La Quarta Guerra Mondiale", riscontrando un certo interesse da parte di chi lo riceveva. Quando la testa del corteo stava giungendo in Piazza San Carlo, alcuni rider hanno cercato di inserirsi entrando da una traversa di via Roma, ma sono stati prontamente bloccati dalle forze dell'ordine e dal servizio d'ordine della CGIL.

La tensione sociale aumenta e, di anno in anno, in occasione del 1° maggio cresce anche il numero di agenti in divisa e in borghese. Tuttavia, finché si accettano le regole del gioco il copione si ripete: i sindacati e le istituzioni arrivano in piazza, iniziano il loro comizio, partono le cariche in coda al corteo contro lo "spezzone sociale", i fotografi scattano tante foto, le istituzioni lasciano libera la piazza, gli antagonisti rivendicano la presa del palco. Quello del Primo Maggio a Torino è un wargame giocato unicamente dalla questura, che ha il controllo della situazione sia in termini di forze che in termini di prevenzione. Mettere in discussione le regole del gioco significa, ad esempio, rifiutare il concetto stesso di manifestazione che inizia al mattino e finisce al pomeriggio, come ha insegnato Occupy Wall Street che pensò bene di piantare le tende a Zuccotti Park e occupare a tempo indeterminato la piazza (dando vita ad un movimento globale). Per (ri)fare ciò è necessario un cambio di paradigma, l'abbandono di vecchie visioni politiche.

Pubblicato in Teleriunioni maggio 2022

La teleriunione di martedì sera, presenti 20 compagni, è iniziata prendendo spunto da un articolo del Il Fatto Quotidiano a firma del generale Fabio Mini: "Salvare la dittatura del dollaro: la vera guerra di resistenza USA" (16 aprile 2022). Nel testo viene citato l'ultimo libro del generale cinese Qiao Liang, L'arco dell'impero, con la Cina e gli Stati Uniti alle estremità, che tratta, tra le altre cose, della "invenzione della finanza Usa che riesce a staccare la moneta dalla realtà economica e da qualsiasi valore oggettivo di riferimento e convertibilità".

Per spiegare le origini del conflitto in Ucraina Mini ricorda alcuni fatti salienti che hanno segnato il corso del capitalismo, in primis la strabiliante capacità degli Usa di colonizzare finanziariamente il mondo. Nel 1944, con gli accordi di Bretton Woods, il dollaro diventa la moneta utilizzata per i maggiori scambi commerciali mondiali, nel 1971 si sgancia dall'oro e successivamente, con Nixon, si lega al petrolio (Petrodollaro). Nel 2000 Saddam Hussein annunciò di voler vendere petrolio iracheno in euro, qualcosa di simile dichiarò anche Gheddafi; sappiamo che fine hanno fatto i due leader. Oggi, dice Mini, si stanno formando unioni economico-commerciali (Eaeu, Bri) che mettono a repentaglio il dominio del dollaro; il conflitto in Ucraina è quindi l'ultimo episodio della politiguerra americana al mondo, tesa a mantenere l'egemonia del capitale a stelle e strisce. Le "guerre senza fine" del Pentagono, scrive il generale Qiao, sono progettate per garantire "che non solo i dollari fluiscano senza problemi fuori dal Paese (sotto forma di cessioni finanziarie e di crediti), ma anche che il capitale in movimento nel mondo torni negli Stati Uniti".

Da segnalare anche l'interessante intervista di Giulio Chinappi a Gal Luft, consulente senior del Consiglio per la sicurezza energetica degli Stati Uniti ("Gli USA, la guerra nucleare finanziaria contro la Russia e il nuovo ordine finanziario globale").

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2022

La teleriunione di martedì sera, connessi 15 compagni, è cominciata con una richiesta di chiarimento rispetto a quanto abbiamo scritto nell'ultimo resoconto, ovvero che gli Usa "sono anche colonizzatori di sé stessi, agendo come alieni verso le popolazioni occupate e pure verso la propria".

Il riferimento al moderno colonialismo a stelle e strisce, emerso durante lo scorso incontro on line, si richiamava al nostro articolo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" (capitolo V. L'invasione degli ultracorpi), nel quale affermiamo che anche alcune frange borghesi comprendono che per milioni di americani il loro stesso Stato è un alieno, un qualcosa che non fa parte del paese. Si pensi, ad esempio, alla trilogia dell'impero di Gore Vidal (La fine della libertà, Le menzogne dell'impero, Democrazia tradita).

La riunione è proseguita riprendendo la discussione sulla guerra in Ucraina e le sue conseguenze.

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2022

La teleconferenza di martedì sera, presenti 25 compagni, è iniziata riprendendo l'argomento toccato in chiusura della scorsa riunione, ovvero la teoria della rendita agraria e immobiliare nel moderno capitalismo in relazione al conflitto in Ucraina, che ormai coinvolge, a diversi livelli, tutto il mondo.

Gli attori che giocano a questo wargame sono tanti, ma in testa ci sono le potenze maggiori. Abbiamo parlato della rendita partendo dal problema della fornitura del gas russo, dato che Mosca ha paventato la possibilità di interrompere i flussi verso l'Europa, evento che innescherebbe conseguenze dal punto di vista politico, economico e sociale. La Russia ha comunicato ai paesi ritenuti ostili, quelli che hanno messo in atto delle sanzioni, che se vogliono continuare ad acquistare gas russo dovranno pagarlo in rubli; e a quelli ritenuti amici, che sta valutando se accettare pagamenti in bitcoin.

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2022

Durante la teleriunione di martedì sera, a cui si sono connessi venti compagni, abbiamo ripreso la discussione sulla guerra in Ucraina.

In un'intervista sul conflitto in corso l'ex ufficiale della Cia Larry C. Johnson dipinge uno scenario diverso rispetto a quello proposto dai media mainstream occidentali. Secondo l'analista militare, la Russia ha già vinto la guerra ed ora non le rimarrebbe che un lavoro di pulizia. Già a 24 ore dall'inizio delle operazioni militari, gli attacchi russi avrebbero distrutto le capacità radar ucraine mettendo così fuori combattimento la forza aerea del paese; il fatto che la lunga colonna di carri armati russi, posizionata a ridosso di Kiev, non abbia subito nessun tipo di attacco ne sarebbe la riprova. A questo si aggiungono i pesanti bombardamenti alle basi di Yavoriv e Zhytomyr, de facto basi Nato in quanto utilizzate dall'Alleanza come centri di addestramento e logistici per fornire armi e combattenti all'Ucraina.

L'analisi di Johnson, che tutto sommato offre chiavi di lettura più coerenti rispetto a quelle della propaganda ufficiale, conferma quanto detto durante la scorsa teleriunione e cioè che la Russia non si sta ritirando perché in difficoltà, ma ha invece raggiunto parte dei suoi obiettivi (il controllo della fascia che va dal Donbass alla Crimea, e di quella più a nord che segue il confine russo-ucraino), e ora sta riposizionando le proprie truppe. Da stabilire, anche alla luce dei negoziati in corso, se una configurazione di questo tipo possa bastare per chiudere le ostilità.

La guerra potrebbe estendersi nell'Indo-Pacifico con un'azione militare cinese contro Taiwan?

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2022

La teleconferenza di martedì sera, presenti 23 compagni, è iniziata con la segnalazione di alcune news sulla Cina.

Secondo The Economist ("Why foreign investors are feeling jittery about China"), dall'inizio di marzo gli investitori internazionali hanno ritirato circa 11,5 miliardi di dollari dalla Cina. La fuga preoccupa il governo di Pechino, che però ufficialmente minimizza l'accaduto. Le cause alla base di questo deflusso di capitali esteri vanno cercate nei problemi dell'immobiliare cinese (caso Evergrande), nella maggiore ingerenza dello stato nell'economia, nel sostegno di Xi Jinping a Putin, nel timore di una possibile invasione cinese di Taiwan, ma anche nel fatto che la strategia "contagi zero", adottata dal paese per arginare la diffusione del Covid-19, non ha funzionato. In seguito alla crescita dei casi (5 mila in un solo giorno), sono state messe in lockdown diverse metropoli, tra cui Shenzhen (17,5 milioni di abitanti) e l'importante polo industriale di Shenyang (9 milioni). Ad Hong Kong la situazione è fuori controllo, i tassi di mortalità hanno raggiunto livelli mai visti prima: 26.000 nuovi casi al giorno su una popolazione di 7,2 milioni di abitanti, e un tasso di mortalità che è il più alto mai registrato in un paese industrializzato. I severi lockdown messi in atto dal governo cinese avranno un impatto altrettanto importante sull'industria, sui trasporti e sul movimento di uomini e merci.

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2022

Nella teleconferenza di martedì 15 marzo, a cui si sono connessi venti compagni, abbiamo ripreso alcuni temi affrontati durante l'85° incontro redazionale, nello specifico quello della guerra in Europa.

Le conseguenze sociali della guerra si fanno già sentire in Italia e altrove. Preoccupano la crescita dei prezzi di energia, gas, carburante e beni di prima necessità, e il profilarsi all'orizzonte della stagflazione (crescita bassa e aumento generale dei prezzi). L'Onu ha lanciato l'allarme: l'impennata dei prezzi e la minaccia alle forniture delle principali colture di base sta mettendo milioni di persone a rischio fame.

Per parlare correttamente della guerra in Ucraina è d'obbligo inquadrare la questione nel più ampio contesto globale, trattandola secondo invarianti osservabili.

Tutti i paesi, a diversi gradi, sono coinvolti nel conflitto, ma i giocatori principali di questo wargame sono Stati Uniti, Russia e Cina. Non possiamo invece considerare l'Europa come soggetto politico (anche se in questi giorni si sente parlare di esercito europeo), perché alla UE mancano politiche coerenti di aggiustamento dei conti e di circolazione delle merci, nonché di coesione degli interessi tra i paesi membri. Naturalmente, nessun attore statale è dotato di libera volontà e fa ciò che vuole, neppure gli Usa: nell'epoca del capitalismo di stato è il primo che controlla il secondo e che lo fa ballare alla propria musica. Le guerre scaturiscono dalla maturazione dei rapporti di produzione, sono fattore e prodotto di nuovi rapporti interimperialistici, di nuovi assetti del capitalismo mondiale.

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2022

La teleconferenza di martedì sera, presenti 20 compagni, è stata dedicata nuovamente a quanto sta accadendo sul territorio ucraino.

Almeno dalla Comune di Parigi, i comunisti in Europa sanno che non si deve parteggiare per questa o quell'altra fazione borghese, per questo o quell'altro governo, ma che bisogna contare solo sulle proprie forze, sulle forze della propria classe. E in caso di guerra la consegna per i militanti è quella di praticare il disfattismo rivoluzionario (con scioperi, manifestazioni, ecc.), cioè l'opposizione attiva e operante ad ogni sforzo bellico del proprio paese.

La borghesia è la classe che detiene il potere ed essa deve difenderlo. Il proletariato per sua natura non ha nulla da difendere (Manifesto) e qualsiasi movimento intraprenda è sempre all'attacco: in quanto classe "oppressa", può solo pretendere di più rispetto a ciò che ha, e di fronte alla guerra deve rigettare le ideologie pacifiste e difesiste. Nel filo del tempo "Onta e menzogna del "difesismo"" (1951) si afferma:

"Ininterrottamente, coerentemente, da Marx a Lenin, i rivoluzionari socialisti non hanno mai ricalcata la balorda figura borghese dello 'scongiuratore di guerre', scemo quanto impotente, ma si sono preparati ad essere, nel senso rivoluzionario, opposto a quello del superimperialismo, i 'profittatori di guerra'. Lenin eresse la dottrina del disfattismo e la condusse ad una clamorosa vittoria storica... Quando i partiti proletari sono stati, ad opera del tradimento, messi a 'desiderare' la vittoria di alcuni governi, e a combattere per essi, le forze della rivoluzione mondiale sono andate in rovina."

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2022

Durante la teleriunione di martedì sera, a cui si sono collegati 20 compagni, abbiamo parlato della situazione in Ucraina e delle sue implicazioni.

La Russia si sente accerchiata. Alcune cartine pubblicate dalla rivista Limes (n. 1/16, "Il mondo di Putin") evidenziano le pressioni a cui essa è sottoposta da tutti i lati, e che la spingono a reagire. Dalla caduta del Muro di Berlino e dalla fine del vecchio assetto dualistico del mondo (condominio Usa-Urss), la nazione più estesa del pianeta si sente insicura ai propri confini e ha la necessità di preservare il proprio status geopolitico, compromesso dall'allargamento della Nato. Nel 2020 la notizia della possibilità di uno spostamento in Polonia delle armi nucleari americane dislocate in Germania è stata accolta dalla Russia come una provocazione, al pari dell'ingresso nella Nato, nel 2004, di altri paesi dell'area ex-sovietica (Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania e Slovacchia).

Negli ultimi anni la Nato si è spinta sempre più ad est, e Usa e Inghilterra hanno accresciuto la loro influenza in Ucraina con la rivolta di piazza Maidan del 2014. Il presidente d'allora, Viktor Janukovič, fu costretto a fuggire in Russia e in seguito alla "rivoluzione" ucraina Mosca rifiutò di riconoscere il nuovo governo ad interim prendendo, per tutta risposta, il controllo della Crimea.

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2022

Durante la teleconferenza di martedì sera, connessi 20 compagni, abbiamo discusso di quanto sta accadendo in Ucraina.

Un compagno ha segnalato un video su Youtube nel quale viene proposta un'analisi di natura sia tecnica che strategica dei gasdotti sottomarini che dalla Russia, attraverso il Mar Baltico, pompano gas in Germania, in relazione al fatto che gli Stati Uniti non vedono favorevolmente un avvicinamento tra Berlino e Mosca.

Subito dopo il riconoscimento da parte della Russia degli stati separatisti del Donbass (Lugansk e Doneck), il neocancelliere tedesco Scholz ha dovuto annunciare lo stop al progetto del gasdotto Nord Stream 2. Nel discorso alla nazione Putin ha affermato che "l'Ucraina non è un Paese confinante, ma parte integrante della nostra storia, cultura, spazio spirituale". E ha aggiunto: "Sono nostri compagni, spesso gli ucraini stessi si considerano parte della Russia, siamo uniti da sempre".

Il generale Von Klausewitz diceva che "la guerra è un atto di forza per costringere l'avversario a sottomettersi alla nostra volontà". Ovviamente, non viene precisato come si debba concretizzare l'atto di forza, ma soltanto che la forza è il mezzo e la sottomissione dell'avversario è lo scopo. Nel testo della nostra corrente "Forza, violenza, dittatura nella lotta di classe" (1946-48) si afferma che non c'è bisogno di veder scorrere il sangue perché ci sia violenza, poiché essa nella maggior parte dei casi raggiunge il suo scopo rimanendo allo stato potenziale.

"Qualche tempo fa un amico da Londra mi ha mandato una vostra 'circolare' coi risultati dei vari incontri pubblici (scrivo e parlo l'italiano perché sono stato molto tempo in una comunità in Italia). Ho trovato questo documento molto interessante e devo dire che condivido molti aspetti della vostra corrente. Io cerco di distribuire traduzioni della Sinistra Comunista nei posti dove partecipo. Sono stato membro della Azione Autonoma, che era la Federazione anarchica dell'ex URSS. Partecipo al Movimento Operaio Solidarietà del Kazakistan, che raccoglie dei comunisti di vecchia scuola sovietica, più alcuni trotskisti giovani. Sono un poco deluso in tutte due le organizzazioni.

Pubblicato in Doppia direzione

[…] A volte ho grosse difficoltà a seguire le vostre argomentazioni. Addebito questo problema ai temi da voi trattati - sicuramente controcorrente – e non certo alla maggiore o minore abilità nello scrivere su di una qualsiasi questione. D'altra parte, basta ascoltare certi "intellettuali" alla televisione, o leggere certi articoli "culturali" che appaiono giornalmente sui quotidiani e riviste varie, per rendersi conto che il problema non è mai del come ma del cosa si scrive e, di conseguenza, del cosa si vuol leggere.

Ciò che particolarmente mi colpisce è il tentativo di vedere in un'angolazione assai poco comune le cose di sempre; lo sforzo di cogliere gli invarianti (mi sforzo di ripetere a braccio quanto da voi ripetuto molto spesso sulla vostra stampa) nelle loro trasformazioni. Indubbiamente non poco dovrà essere il lavoro da parte vostra, per fare in modo che questa affermazione non risulti una frase vuota. Trovo molto positivo, in ogni caso, lo sforzo di riaffermare i principi del comunismo rivoluzionario, che da un secolo e mezzo conservano la loro vitalità, in modo tale da risultare utili strumenti per la lettura del contingente periodo storico in cui viviamo e non soltanto, dunque, come sterili proclamazioni di fede.

Pubblicato in Doppia direzione

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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