Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  18 giugno 2019

Il capitalismo ha bisogno di autoregolarsi

La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono connessi 14 compagni, è iniziata dal commento di alcune parti del libro M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati. Il romanzo tratta della vita di Mussolini, dall'incandescente situazione sociale del primo dopoguerra in Italia alla fondazione del Partito Fascista.

Lo scorso 22 marzo, in occasione del centenario della fondazione dei fasci di combattimento, Scurati ha scritto un articolo per Repubblica, "Il fascismo è ancora vivo dentro di noi", in cui afferma: "Il genus italico ha generato il fascismo. Di più: il fascismo è stato una delle potenti invenzioni (o innovazioni, se preferite) italiane del Ventesimo secolo, che dall'Italia si è propagata in Europa e nel mondo."

In effetti in quel frangente storico l'Italia fu laboratorio politico: la forma fascista si impose prima nella Penisola e poi si diffuse in tutto il mondo, poiché adatta a risollevare le sorti di un capitalismo a rischio collasso. Il più delle volte si confonde il fascismo con la sua sovrastruttura ideologica (la violenza squadrista, la camicia nera, ecc.), quando invece è da intendere quale fenomeno di autoregolazione del sistema, che si è affermato attraverso il potenziamento dello strumento statale. Esso non è sparito - come sostiene Scurati -, bensì ha vinto sul piano politico ed economico.

L'esigenza di autoregolamentazione è condizione permanente del capitalismo, il quale nasce statale e quindi fin dall'inizio presenta elementi atti a tale scopo. Nel Medioevo le Repubbliche Marinare possedevano flotte composte da centinaia di navi, disponendo di una potenza capitalistica resa possibile solo dalla presenza dell'investitore collettivo per eccellenza: lo Stato. Oggi, viceversa, è il Capitale a dominare sullo Stato e perciò il capitalismo si ritrova alla ricerca di nuovi elementi di autoregolazione. I mezzi sicuramente non mancano (software, robot, sensori di ogni tipo), ma la natura anarchica del sistema ne rende difficile l'uso integrato.

Da anni registriamo i segnali di un cambiamento in corso, dalla Primavera araba, passando per Occupy Wall Street, fino al movimento turco Gezi Park e ai gilet gialli in Francia. In questi giorni, in Egitto è scattato lo stato di massima allerta in seguito alla morte di Mohamed Morsi, ex presidente e leader dei Fratelli Musulmani; mentre Hong Kong è al centro della cronaca per le imponenti mobilitazioni che hanno coinvolto circa 2 milioni di persone. Oggi la dimensione globale è ormai quella di manifestazioni di massa che valgono più per sé stesse che non per le motivazioni accampate dagli organizzatori o dai manifestanti. All'inizio del Novecento del secolo scorso, massicce mobilitazioni scuotevano il panorama politico europeo senza trovare uno sbocco; nacquero così il fascismo in Italia e il nazismo in Germania, che riuscirono a inglobare le spinte antiformiste presentandosi come realizzatori dialettici delle istanze riformiste del socialismo. Dubitiamo che il capitalismo odierno abbia la capacità e la vitalità necessarie per assorbire le nuove forze antisistema: esiste una "freccia del tempo" e il secondo principio della termodinamica parla chiaro.

Moseis Naim, scrittore e giornalista venezuelano, scrive su El Pais un articolo in cui mette insieme quanto accade nelle strade del Sudan, di Hong Kong e di Mosca, descrivendo manifestazioni che stanno montando in frequenza e dimensioni, anche grazie alla diffusione di smartphone e reti sociali. Per quanto ci riguarda, il punto di svolta è stato lo sciopero della UPS del 1997, che non ha ottenuto granché dal punto di vista rivendicativo ma moltissimo sul piano organizzativo, dato che per la prima volta sono stati utilizzati in modo massiccio strumenti come Gps e telefonini per coordinare la lotta. Già allora era evidente come fosse cambiato il rapporto tra operai e capitalisti, oggi lo vediamo ancor più chiaramente con le lotte dei gig-workers che hanno sempre meno da rivendicare entro lo stato di cose presente.

Ad Hong Kong quasi un terzo della popolazione è scesa in strada a manifestare, e una legge sull'estradizione non è sufficiente a spiegare cosa ha spinto così tante persone a mobilitarsi. Durante la protesta, il capo della polizia ha dichiarato che avrebbe fatto tutto il possibile per liberare le vie della città, ma sappiamo che è molto difficile imbrigliare una tale massa di persone. La borghesia può spegnere Internet, può reprimere la popolazione, può varare leggi speciali, ma milioni di uomini in movimento non si possono fermare. Alain Bertho, animatore del sito Anthropologie du présent, ha scritto nel 2009 un saggio dal titolo Il tempo delle sommosse. Intervistato dal giornale online Vice afferma:

"Ciò che osserviamo dall'inizio del secolo è una crescita, a livello globale, di rabbie collettive senza obiettivi strategici, di passaggi all'azione quasi disperati. Il repertorio di questi gridi di rabbia è piuttosto simile da un capo all'altro del pianeta, dall'incendio di un'automobile all'uso delle reti informatiche. Le circostanze dello scoppio delle ostilità sono varie ma ricorrenti (la morte di un ragazzo, il taglio dell'elettricità in un palazzo, delle elezioni truccate). In un secondo tempo, i conflitti sociali classici hanno adottato — poco a poco — il repertorio della sommossa, la sua soggettività."

Guardando i video in time lapse delle manifestazioni di Hong Kong, viene in mente quanto scritto nel saggio Sincronia di Steven Strogatz o ne L'atomo sociale di Mark Buchanan. Così come si verificano delle sincronie in campo economico (le maggiori economie procedono verso la crescita zero), parimenti si sincronizzano le piazze globali con manifestazioni autorganizzate. Il rapporto tra le rivendicazioni e la forza messa in campo dai manifestanti si è dissolto lasciando spazio ad una carica di violenza potenziale enorme, che prima o poi esploderà. Al tempo delle prime manifestazioni di Occupy, gli hashtag che andavano per la maggiore sui social erano #globalsquare e #globalrevolution: il cervello sociale esprimeva in maniera compressa la necessità del movimento: occupare le piazze, coordinarsi in rete a livello globale, cambiare il mondo.

Secondo il ministro dell'Interno francese, dall'inizio del movimento dei gilet gialli sarebbero 50 mila le manifestazioni e le proteste organizzate sul territorio nazionale. Se le rivolte assumono dimensioni di massa, allo stesso modo avviene per cataclismi e disfunzioni varie che ammorbano il sistema in aree sempre più vaste. Nei giorni scorsi un blackout energetico ha colpito il Sud America, lasciando al buio 50 milioni di persone soprattutto in Argentina e Uruguay, e in alcune zone di Brasile, Paraguay, Bolivia, Cile e Perù. L'emergenza è ormai un qualcosa con cui bisogna fare i conti quotidianamente: che si tratti di un blackout, dello stato d'emergenza nelle democrazie occidentali, dell'Egitto oppure di Hong Kong, della crisi del 2008 che ha provocato misure d'emergenza con i vari quantitative easing durati anni. Anche il reddito di cittadinanza in Italia risponde ad una emergenza: il crollo dei consumi e la "tenuta sociale". E lo stesso discorso vale per l'aspetto climatico, per le migrazioni, per gli stati che collassano, ecc.

Abbiamo poi parlato dell'affondamento di due petroliere nel golfo dell'Oman. Gli Usa accusano l'Iran, il quale nega ogni suo coinvolgimento. In questo momento gli Stati Uniti hanno tutto l'interesse a far alzare il prezzo del petrolio, poiché li favorisce nell'estrazione di shale oil. Un'invasione americana dell'Iran è impensabile, dato che Teheran è un loro partner strategico. En passant: in Iran continuano le rivolte operaie (mai cessate dalla sommossa di Mashhad del 2017), l'ultima in ordine di tempo si è verificata a Kazerun city.

In chiusura di teleconferenza, si è accennato a Libra, la moneta virtuale che Facebook metterà a disposizione dei suoi utenti a partire dal 2020. Libra si baserà sulla tecnologia blockchain ma a differenza delle criptovalute più conosciute, come Bitcoin o Ethereum, sarà una stablecoin e cioè il suo valore sarà ancorato ad un paniere di valute reali e garantito da asset espressi in quelle monete. L'iniziativa si rivolge soprattutto a coloro che non possono aprire un conto corrente e utilizzerebbero Facebook come fosse una banca; Libra parte quindi con una base di 2,4 miliardi di potenziali clienti, gli utenti del social network, e come fa notare Repubblica potrà raggiungere tutti coloro che hanno uno smartphone in tasca. Sembra che il primo paese in cui la nuova moneta verrà sperimentata sarà l'India, proprio dove da qualche anno l'azienda di Zuckerberg sta offrendo con il progetto "Free Basics" il collegamento gratuito ad alcuni siti di pubblica utilità.

Facebook, che per il lancio di Libra ha raccolto il sostegno di partner importanti tra cui PayPal, Uber, eBay e Vodafone, probabilmente punta, almeno inizialmente, al mercato dei piccoli pagamenti, da una parte ricalcando quanto avviene in Cina con WeChat, e dall'altra tentando di affermarsi nel remittance market, settore da 500 miliardi di dollari l'anno.

Articoli correlati (da tag)

  • Guerra ibrida, disfattismo e rivolta

    La teleconferenza di martedì sera, presenti 21 compagni, è iniziata prendendo spunto da un articolo pubblicato sul sito Difesa Online intitolato "Hamas e Houthi e la guerriglia modernizzata a lunga distanza".

    Secondo la testata giornalistica, che diffonde informazioni sulle Forze Armate italiane e straniere, l'attacco del 7 ottobre condotto da Hamas in territorio israeliano è da classificare come "guerriglia modernizzata a lunga distanza". Nella guerra ibrida "non esistono più fronti chiari e definiti", perché si è abbandonata la logica centrata sul controllo del territorio nemico. La guerriglia del passato si svolgeva in uno spazio circoscritto, mentre adesso le forze irregolari hanno la capacità di colpire a decine se non centinaia di km di distanza (come nel caso degli Houthi). In Medioriente ci sono diverse organizzazioni armate non statali: Hamas, gli Houthi, Hezbollah, e tutti gli altri gruppi meno conosciuti che si scontrano con Stati come Israele e USA. I gruppi armati non statali sono collegati sia economicamente che militarmente a forze statali (nel caso di Hamas, con Iran ma anche Qatar) e non si limitano ad utilizzare armamenti leggeri o ordigni costruiti artigianalmente, ma impiegano anche armi tecnologiche avanzate e di una certa potenza. All'escalation verticale della guerra ibrida data dalla potenza di fuoco acquisita da soggetti non statali (Hamas ha sparato oltre tremila razzi contro Israele in poche ore), si accompagna la possibilità di una escalation orizzontale, che si allarga coinvolgendo sempre più soggetti, statali e non.

  • Disordine crescente

    La teleriunione di martedì sera, a cui hanno partecipato 17 compagni, è iniziata affrontando il fenomeno delle "grandi dimissioni".

    È uscito Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita (Einaudi, 2023), un'analisi sociologica di Francesca Coin sul cambiamento del mondo del lavoro e della società. Sulla rivista abbiamo già avuto modo di recensire testi sulla fine del lavoro, sull'automazione e sulla "disoccupazione tecnologica"; il libro di Coin ha il merito di affrontare la nuova tendenza che si sta sviluppando in diversi paesi del mondo e che si risolve in una disaffezione crescente verso il lavoro salariato. Il fenomeno è esploso in concomitanza con la pandemia: nel 2021 negli Stati Uniti 48 milioni di lavoratori hanno deciso di licenziarsi, e nello stesso anno in Italia sono stati in 2 milioni a lasciare il posto di lavoro. Anche in Cina i lockdown hanno rappresentato un giro di boa, portando all'emersione dei fenomeni "Tang ping" ("sdraiarsi") e "Let it rot" (bailan, "lascialo marcire"): siccome il sistema si è rotto, i giovani cinesi pensano che tanto vale sdraiarsi e lasciare che esso marcisca. Come nota Coin, "in India come in Cina, da mesi si è diffusa una controcultura che mette in discussione l'etica del lavoro e l'obbligo al lavoro salariato."

  • Dinamica di classe

    Durante la teleriunione di martedì sera, a cui hanno partecipato 15 compagni, abbiamo parlato del Primo Maggio nel mondo con particolare riferimento a quanto successo in Francia.

    Nel paese vi sono state manifestazioni in più di 200 città e si stima siano scesi in piazza circa 2,5 milioni di persone. Secondo quanto dichiarato dal ministro dell'Interno Gérald Darmanin, sono stati 540 i manifestanti fermati e 406 i poliziotti feriti durante la mobilitazione, che si inserisce in un contesto di scioperi e lotte contro la legge sulle pensioni in corso da mesi. Sulla spinta della base, i sindacati francesi sono stati costretti a muoversi unitariamente, si è dunque costituita una struttura intersindacale che ha indetto la quattordicesima giornata di protesta per il prossimo 6 giugno.

    Nei video che circolano in Rete si nota l'utilizzo da parte delle forze dell'ordine di mezzi e tecniche di guerra, ad esempio i droni. Ma strumenti del genere sono stati usati dagli stessi manifestanti che hanno usato aeromobili a pilotaggio remoto per controllare i movimenti dell'avversario (come successo a Varsavia al tempo delle manifestazioni di Occupy). La polizia francese, oltre a lacrimogeni, spray urticanti e proiettili di gomma, fa ampio uso di granate esplosive che sono classificate come armi da guerra. Durante le recenti manifestazioni ecologiste contro il bacino idrico di Sainte-Soline, due persone sono finite in coma e centinaia sono rimaste ferite.

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email