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Appunti sulla questione Luxemburg-Bucharin (e altri)

Le relazioni di Milano (18 ottobre 1959, Marsiglia per Lux. e Milano per Buch.) riprese nell'articolo "Scienza economica marxista" sono molto incomplete sia per quanto riguarda l'esposizione dei rispettivi testi che per quanto riguarda la differenza fra di essi. Soprattutto si tende ad una equidistanza che i testi non meritano, essendo quello di Bucharin formalmente corretto nelle formulazioni ma eccessivamente grossolano dal punto di vista della critica, e non solo per mancanza di rispetto verso la grande rivoluzionaria.

Si potrebbe partire con uno studio su alcune posizioni che sono comuni ad entrambi riguardo la prospettiva dell'accumulazione. Nella Luxemburg la posizione è esplicita: per esempio nel Capitolo Quinto, all'inizio, ma soprattutto nel Capitolo Settimo (pag. 116 e 117 nell'edizione Einaudi) si fa riferimento ad una società socialista in cui l'accumulazione avviene con il solito fondo di riserva già discusso da Marx nella critica al programma di Gotha. Ciò è giusto e sbagliato nello stesso tempo. La trasposizione delle categorie attuali nella società futura va spiegata, per esempio con la necessità di una fase di transizione. Il comunismo è qualitativamente un'altra cosa e parlare di accumulazione è perlomeno improprio. Ma Bucharin, criticando Rosa, ne riprende la stessa argomentazione. Egli nega, per esempio, che in un'economia pianificata di capitalismo statale possa esservi crisi. Naturalmente fa riferimento ad un modello astratto, ma ciò non ha effetti teoricamente controproducenti: la pianificazione può superare in teoria la produzione e la distribuzione anarchica, ma non può eliminare lo sviluppo delle leggi contraddittorie del capitale. Anche col capitalismo di stato aumenta la forza produttiva della società e aumenta quindi la composizione organica del capitale, quindi il fatto che sempre meno operai mettono in moto sempre più capitale. E ciò si risolve nell'aumento della sovrappopolazione relativa, la miseria crescente e quindi la possibilità di consumo della massa dei salariati (tutti, non solo quelli occupati).

Ma con ciò Bucharin aiuta Rosa invece di demolirla: inventando un capitalismo di stato puro che regola le proporzioni della produzione, riconosce che senza questo espediente il capitalismo reale non può farcela (ed è il tema del nostro lavoro sullo sciupìo). Non è una questione di proporzione o di sproporzione, giustamente, ma in Bucharin vi è il riconoscimento implicito che nel socialismo che egli crede di vivere nel 1924 vi sono le stesse categorie che nel capitalismo. Mentre nella Luxemburg ciò rappresenta un incidente di percorso (e ve ne sono altri), per Bucharin sembra una convinzione. Infatti la Luxemburg punta sul meccanismo di realizzazione del plusvalore, mentre Bucharin punta sull'aspetto politico dello sfruttamento. In Russia non ci sarebbe più. Non è chiaro e bisogna studiare bene la faccenda, ma sappiamo che di questo passo si è finiti per ammettere una speciale legge del valore per il socialismo.

Con tutte le sue contraddizioni e imprecisioni la Luxemburg non si pone mai il problema del mercato, del risparmio, della domanda effettiva come categorie utili a spiegare il meccanismo teorico che guida il reale processo di accumulazione. La sua base è lo schema di Marx e non è affatto vero che lo critica. Rosa è dialettica e Bucharin, che la accusa del contrario, in questo caso è un vero immediatista anche se fa quadrare i conti. Infatti, mentre nelle formulazioni di Bucharin si parte dal presupposto che il plusvalore sia già realizzato, il vero problema posto da Rosa è quello della realizzazione di detto plusvalore. Nella sua prefazione all'edizione Einaudi, Sweezy sposa la tesi di Bucharin dicendo che Rosa si dà un presupposto fasullo e di qui prosegue nell'errore. La domanda è: questo presupposto è veramente fasullo? Gli schemi di Marx sembrano confermare che no.

Impressione: Bucharin sembra scientifico e la Luxemburg sembra descrittiva. In realtà Bucharin dimostra soltanto per quale strada potrebbe realizzarsi l'accumulazione e netrova l'equazione. C'è un problema epistemologico: nel campo delle scienze sociali i rapporti matematici rappresentano i rapporti fra le classi, non lo sono. Meglio ancora, possono essere adoperati per rappresentare i rapporti di classe e capirli. L'equazione di Bucharin ci dà una buona idea dell'accumulazione, proprio per questo ci dice anche quali devono essere le condizioni per ottenerla. La Luxemburg ci dice semplicemente che queste condizioni non possono essere date a priori e che il capitalismo stesso si occupa di distruggerle non appena le adoperi per espandersi. La Luxemburg vede la cosa in modo storico e dinamico, Bucharin la vede in modo formalistico e statico, perché la sua apparente dinamica è un presupposto per far funzionare l'equazione. Infatti Bucharin giunge a definire l'imperialismo come una qualità speciale del capitalismo, mentre la Luxemburg cerca di spiegare che è proprio il fatto che il capitalismo funzioni a quel modo che ha bisogno di sbocchi imperialistici.

Bucharin affibbia alla Luxemburg una teoria del crollo del capitalismo. Rosa è senz'altro crollista, ma non sviluppa alcuna teoria, è crollista come lo è Marx. e adopera gli stessi argomenti di Amadeo: se affama la gente il capitalismo salta, se la copre di merci e di cibo crepa lo stesso: l'imperialismo prolunga l'esistenza del capitalismo, ma nello stesso tempo prepara oggettivamente il limite a questa esistenza; "la tendenza a questo punto terminale dello sviluppo capitalistico si manifesta in forme che configurano la fase conclusiva del capitalismo come un periodo di catastrofi", dice Rosa.

Bucharin afferma che la maggiore contraddizione del capitalismo è la rivoluzione d'Ottobre, e va bene, ma dice che per questo il crollo del capitalismo è cominciato. Che vuol dire? Si capisce: il "nuovo sistema economico dell'URSS" si confronta col capitalismo rendendo "acuto e distruttivo il nuovo conflitto". Confronto quindi non con la dittatura del proletariato, ma con "il nuovo sistema economico", ecco dove cade l'asino. E in campo internazionale la confutazione della Luxemburg finisce con l'osannare il leninismo come teoria del collegamento tra la rivoluzione proletaria e la guerra contadina, come teoria della tattica generalizzata della storica "alleanza". Che non è teoria di Lenin, anche se divenuta subito "leninista".

Le riunioni tenute su questo tema dovrebbero essere trascritte con tutti i riferimenti, specie quelli sui Grundrisse.

Testi in cui trovare riferimenti alla Luxemburg e al problema dell'accumulazione: - Prometeo II serie n. 1.

- Filo del tempo n. XXVIII "ancora su marxismo e miseria".

- Econmarx: contatto fra forme borghesi e preborghesi ("giustamente"); aumento del capitale salari; confronto fra Luxemburg e Bucharin.

- Articolo Programma n. 21 del 1960.

- Vulcano della produzione pag. 72.

Proseguire l'elenco man mano che si trovano riferimenti. La parte storica della questione è stata riassunta da Michele.