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Miscellanea introduttiva all'argomento

Ora ho capito bene cosa intendete per passaggio dal comunismo primitivo a forme urbane con sue tracce. Si tratta di un passaggio che, come si evince anche dal vostro elenco di esempi esplicativi, ha riguardato un po' tutte le regioni dell'orbe terracqueo, e che dunque e tipico della fine del comunismo primitivo. Questa fine, in poche parole, puo portare solo alla forma sociale urbana, benche in maniera sensibilmente diversa. Nella mia ultima lettera mi limitavo al "caso mediterraneo", ove il passaggio all'urbanesimo si e compiuto in modo differente, ovviamente, che non in Peru o nella valle dell'Indo. Ma il risultato e lo stesso, e cio facilita il compito, poiche e piu facile cogliere i punti in comune che non le dissomiglianze. Ma cio che anche e meglio, estendendo la ricerca ad ogni tipo di forma urbana, e il fatto che, limitandosi al modo di produzione antico, si rischiava di contrapporgli troppo schematicamente quello asiatico (solamente accennando, magari, alla forma germanica). In questo modo il discorso non verra schematizzato, e le differenze legate al fattore geografico potranno essere apprezzate in tutte le loro sfumature. Per quanto riguarda la mole di lavoro, infine, essa non cambia, perche studiando le forme urbane del modo di produzione antico bisognava contrapporre loro la "diversa" evoluzione (schematizzando, come appena detto) delle forme orientali e transoceaniche.

Grazie mille per la gran mole di materiale che mi avete mandato, materiale che avro tempo di studiare dettagliatamente in Umbria. Negli ultimi giorni ho preperato un programma di lavoro, e spero proprio di riuscire a mandarvi il materiale che trovo.

Per quanto riguarda lo studio dell'emergenza di forme sociali urbane, mi sono procurato soprattuuto materiale che tratta del rapporto fra "costituzione" gentilizio-tribale, con la sua piu alta espressione nelle federazioni di tribu, e la citta, la cui nascita Engels in Origine della famiglia fa risalire alla fusione di tribu, quindi preannunciando le classi e lo Stato. Forse che le strane "citta" che ci restituisce borghese siano comprensibili in un'ottica di "leghe tribali" a-classiste?

Ieri ho assistito ad una magnifica lezione del professor Torelli, che ha parlato della posizione sociale dell'artigiano. Torelli giustamente, come mostrano le scoperte di Caral, non crea nessuna relazione fra lo svilupo dell'artigianato metallurgico, il primo artigianato specializzato, e la nascita delle citta. Lui parla per il Lazio Antico (Roma compresa), ma il discorso puo essere esteso a tutto il mondo urbanizzantesi. Torelli afferma addiritura che nei primi secoli di vita delle citta il metallurgo rimane cio che era prima, vale a dire una figura "esterna" alle comunita. E qui interviene il Propp. Utilizzando Morfologia della fiaba (inatanto me lo sono letto), vale a dire "atomizzando" le favole fino ad arrivare alle "funzioni", notiamo che le funzioni del metallurgo vengono trasposte nella fiaba in personaggi del tipo dei sette nani di Biancaneve. Si tratta di personaggi che inglobano nella loro "sfera d'azione" (purtroppo non ricordo piu l'espressione di Vladimir) certe capacita magico-sciamaniche che li rendono dei donatori ideali (si pensi ancora alla fiaba di Biancaneve). Questa loro funzionalita all'interno della fiaba si ricollega appunto alla loro "estraneita" rispetto ai corpi sociali pre- e proto-urbani, dovuta alla gelosa conservazione di "segreti del mestiere" (alla base, sempre secondo il Torelli, della marxiana proprieta dei mazzi di produzione degli artigiani antichi, che nella piu remota antichita permette loro, appunto, di svincolarsi dalla influenza inglobante della costituzione gentilizio-tribale a carattere comunistico).

Tolto dal campo dell'origine delle forme sociali urabane la scomoda influenza dell'artigianato ci siamo finalmente liberati dall'ideologia borghese, che in alcuni passi di Origine della famiglia (quelli in cui Engels piu risente dell'influenza del Morgan) sembra conquistare anche il povero zio Federico, che invece si esprime al meglio dove le categorie borghesi della barbarie e della civilta gli stanno piu lontano.

Per approfondire la possibilita della nascita di "citta" a partire da leghe tribali mi servirebbe il passo di Engels dove viene illustrata la possibilita del passaggio al feudalesimo direttamente dal comunismo primitivo. Si tratta di una lettera a Marx in cui viene illustrata la possibilita a proposito della Tessaglia. Se lo avete in mente me lo potreste mandare? Grazie. Ho letto un testo sulla nascita delle citta in Cina e mi risulta che il processo cinese e proprio quello descritto da Engels. Per quanto riguarda il mondo italico le cose sono andate non molto diversamente. Ho raccolto materiale anche sulle altre civilta, e quando lo leggero mi aspetto di trovare cose simili. Il fatto e che questo processo spiegherebbe benissimo anche il caso di Caral e di altre "citta" simili.

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Ci viene in mente uno dei racconti di Primo Levi, letto troppi anni fa per averne un ricordo preciso ma assai vicino alla descrizione di Torelli sui "metallurgici" primitivi (in "Il sistema periodico"). Probabilmente anche l'uomo mummificato trovato sul Similaun era un cercatore di metalli (aveva un'ascia metallica di foggia medio-orientale, quindi un aggeggio super tecnologico per l'epoca e l'area). Erano certo uomini al di fuori dei rapporti normali della comunità. Fra i Tuareg il fabbro è ancora oggi una figura del genere.

A Populonia si lavorava il ferro prima dell'urbanizzazione, quindi ha ragione Torelli e Caral conferma. Del resto gli egizi erano abili orafi quanto scarsi metallurgici del rame e del bronzo. Ancora nel Medio Regno non usavano il ferro: il poco che c'era era prezioso e per di più di origine meteorica, cioè non scavato e non trattato con tecnologie specifiche. Nella Valle dell'Indo non si sono trovati reperti metallici di rilievo; particolarmente strana la mancanza di armi. Queste forme urbane emergenti dal comunismo primitivo (se riusciremo a confermarlo ne dovranno mostrare i residui tra le costruzioni di varia natura) sono anche particolarmente avare di templi e di tombe: se anche ciò sarà confermato, dimostreremo che la religione nasce con la divisione sociale, qualunque essa sia (le piattaforme di Caral non ci sembrano affatto basi di templi).

La Cina antica è da studiare, eccome, dato che lì compare tremila anni fa una specie di feudalesimo direttamente dalla preistoria (ma non forme urbane) come da Engels. Anche la Russia antica forse. Marx fa il parallelo fra la comune germanica antica e le sopravvivenze russe, trovandovi di diverso soltanto la conduzione patriarcale (7 novembre 1868). Anche qui però siamo in ambito agrario-pastorale e non urbano. Ci risulta che alla forma urbana arrivassero prima i Celti dei Germani: Entremont, che di solito si cita come forma urbana tipica gallica, è tarda, del III secolo a.C., ma è evidentemente disegnata, pianificata, segno che anche prima in Gallia si faceva così, anche se con il legno e non con la pietra; difficile che abbiano copiato dai romani in quel periodo. I Liguri preistorici avevano i loro "castellieri", forme tra il villaggio tribale e l'acropoli. Marx ricorda un codice celtico gallese "del tutto comunistico" nell'XI secolo e cita scavi francesi di comuni primitive celtiche; fa infine presente il perdurare fino ai tempi nostri dell'antico sistema germanico (14 e 25 marzo 1868). Come vedi la questione veniva studiata dai barbuti nonni.

Del testo di Engels da te citato non ricordiamo né di averlo letto, né di averlo sentito nominare.

Queste note veloci e telegrafiche non ti saranno di nessun aiuto, meglio sarà passare allo studio approfondito incominciando da qualcosa di ben delimitato, qualche invariante da piazzare come fondamenta su cui costruire con sicurezza.

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Non ho fatto molti progressi ma e meglio che specifichi cosa intenda per citta che nascono da leghe tribali. Engels ha ricostruito i rapporti di produzione dei popoli del comunismo primitivo. Essi si consumano tutti all'interno della tribu, suddivisa al suo interno in quelle che Morgan chiamava gentes, ma per le quali sarebbe bene trovare un altro nome, visto che la gens romana indicava altra cosa, di cui parlero piu sotto. La nascita dell'agricoltura, che viene posta da molti preistorici alla base dello sviluppo di un quantita pantagruelica di surplus, rappresento all'inizio un regresso rispetto a un'economia e un regime alimentare basati sulla caccia. Cio e riconosciuto sempre piu di frequente dagli studiosi.

Ma nonostante cio la sua introduzione si rese necessaria, molto probabilmente a causa del fatto che l'agricoltura richiedeva meno spazio rispetto alla caccia (scoprire le cause precise dell'introduzione dell'agricolura e il prossimo compito, a mio modesto parere, dell'archeologia). Cio fu pero possibile solo a condizione che vi fosse un capo a dirigere i lavori di disboscamento, dissodamento e costruzione di dighe e canali. Questo, evidentemente, non rappresenta una classe, poiche da questa sua funzione egli non ne ricavava niente. In Cina, ad esempio, il "signore", come lo chiama il testo che sto leggendo, doveva spesso lavorare nei campi come gli altri contadini. Di esempi simili se ne potrebbero fare moltissimi.

Spesso, anzi, varie comunita tribali dovevano legarsi attraverso patti federativi per garantire la loro sussistenza. Chiaramente, piu le condizioni geografiche sono avverse (e questo mi sembra il caso del Peru, dove non esistono grandi fiumi di cui servirsi e dove non era conosciuto il metallo per tagliare i boschi e dissodare il terreno, il tutto in una situazione montana), piu le leghe devono essere intense, tanto che spesso le varie tribu si fondono addiritura, dando luogo a "citta" come Caral, Catal-Huyuc o Gerico (sulle quali, ho notato, e molto difficile documentarsi nelle biblioteche: evidentemente la borghesia vede cadere i suoi "miti").

Dove invece le federazioni tribali non raggingono il livello peruviano o micro-asiatico, le citta nascono con le classi, quando cioe l'aristocrazia (uso questo termine ad indicare la classe egemone, anche se come termine esso tende a sottolineare maggiormente l'ideologia di queste classi) ha bisogno di organizzarsi. La differenza fra le prime due societa classiste, asiatica e antica (con tutte le sfumature separano i loro modelli) e proprio quello di cui avete scritto nell'ultima lettera: la mancanza di organizzazione militare in Oriente: all'aristocrazia, organizzata nelle citta-palazzo del tipo egeo (Creta e civilta micenea), basta controllare la realizzazione delle opere idriche per dominare il contadiname. In Occidente, invece, i contadini potrebbero essere perfettamente auto-sufficienti, e l'aristocrazia puo basare il proprio potere solo ricorrendo alla violenza militare. Cio determina una situazione di instabilita, con la frammentarizzazione in varie piccole poleis e la continua lotta, al loro interno (oltre che fra di loro), fra patrizi e plebei. Unica soluzione l'imperialismo schiavistico.

Ora si pongono i seguenti problemi: quale la causa dell'inevitabilita dell'introduzione dell'agricoltura?Qual era la situazione ambientale e climatica nell'area micro-asiatica fra VIII e V mill. a.c., tale da portare a leghe cosi forti? E in Peru era diversa da oggi? Si puo presumere un diversa evoluzione in questi luoghi, tale da portare a societa di classe? Difficile, se la societa incaica faceva ancora parte, come dice Marx, delle societa comuniste.

Qual e la natura delle prime aristocrazie: basano il loro potere sul lavoro schiavistico o su qualche altra forma di dipendenza? A questo proposito interviene il passo di Engels (mi sono ricordato che lo avevo letto in Le forme di produzione successive, e sono riuscito a trovarlo): "Il sevaggio e l'assoggettamento alla corve [ieri avevo parlato di feudalesimo, scusatemi] non sono una forma specificamente medievale e feudale: la si incontra ovunque, o quasi, il coltivatore faccia coltivare la terra per proprio conto dagli antichi abitanti- nella Tessaglia ad esempio molto presto". E la conquista e, nell'antichita, un caso frequentissimo: sono molte le aristocrazie che hanno basato il loro potere sulla guerra di razzia (si pensi solo alle talassocrazie cretesi ed etrusche ), evidentemente esse non avevano scrupoli di fondare il proprio dominio sulle corvees delle tribu conquistate.

Per gens si intende proprio questo: la nuova famigli nucleare attorniata dai suoi dipendenti, i clientes.

Questo tipo di dipendenza, evidentemente, non e la schiavitu classica, anche se a volte puo aver assunto forme estreme, come nell'Egitto del Nuovo Regno, tanto che gli storici contemporanei, affascinati dal racconto biblico, si sono scagliati contro le dispotche aristocrazie palatine orientali appioppando loro l'epiteto di schiaviste. Quale, precisamente, il ruolo delle sovrastrutture religiose nell'emergere delle classi (problema giustamente da voi sollevato)? Quale il processo che porta gli artigiani a legarsi a queste aristocrazie?

Ma mi sembra di aver trovato alcuni invarianti che mi permetterano di lavorare piu dettagliatamente sui problemi orora sollevati. Mi piacerebbe sapere il vostro parere su questo "scheletro".

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Nella "città" di Caral, a differenza vistosa con Creta, Micene, Harappa e... l'Egitto (era questa una civiltà urbana?) non c'erano magazzini. Ciò fa dire a coloro che la studiano alcune sciocchezze, come quella sul pesce secco utilizzato come "currency", ma in genere anche gli archeologi (che ormai sono non solo scavatori ma un po' di tutto) riconoscono che le grandi costruzioni sono opera di una società che non accumulava ancora. Non essendoci cereali secchi, c'erano difficoltà oggettive nell'ammasso di zucche, patate e fagiolini.

La grande disponibilità di energia sociale era quindi utilizzata subito, senza passare attraverso l'accumulo di calorie per la successiva redistribuzione. Ecco perché passano ancora mille anni prima che compaia la ceramica: le ceste bastavano. Quindi non cuocevano, mangiavano crudo o "alla brace".

Di certo scambiavano ortaggi con pesce e altri animali provenienti dalla costa.

Stiamo cercando materiale comparativo, Catal Hoyuk, per esempio (è più vecchia, ma per certi versi sembra simile). Le analogie con le piramidi più tarde non ci convincono (tanto meno con quelle egizie). Anche lo sbrigativo termine "classe sacerdotale" per definire la gerarchia sociale ci sembra campato in aria: cosa diavolo ne possono sapere?

Mentre nominiamo l'Egitto ci viene in mente una domanda: com'è possibile, nel bel mezzo di una civiltà millenaria senza tradizione urbana nel senso stretto, che un faraone e uno solo (Amenofi IV) poi mai più nessuno fino ad Alessandro, progetti ex novo una città intera e la faccia costruire in pochi anni?

I professori italiani, a differenza di quelli americani e inglesi, non mettono i loro lavori su Internet, ma solo gli indici. Speriamo che il Prosdocimi sia una delle poche eccezioni: dalla descrizione che ci fai sembra un tipo interessante.

L'archeologo con cui avevamo parlato a Populonia sosteneva il passaggio che tu citi: federazione di tribù, necropoli comune, aggregazione dei villaggi fino alla forma urbana. Se c'è un tratto comune tra il Mediterraneo e la costa del Pacifico, laggiù si sono fatte le cose in grande: nel terzo millennio v'erano nella stessa valle di Caral 18 "città" dello stesso tipo, con alcune migliaia di abitanti ciascuna.

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L'altra volta scrivevo dell'importanza essenziale di una forte collaborazione fra le tribu al momento dell'introduzione dell'agricoltura, collaborazione che si fa tanto piu forte quanto piu sono avverse le condizioni climatico-ambientali. E affermavo che le "citta" tipo Caral sono manifestazione evidente di questo indissolubile legame.

Per Caral e stato ipotizzato dagli archeologi un fortissimo governo centralizzato in grado di coordinare la costruzione dei canali e delle opere monumentali. Questo vero e proprio Stato sarebbe espressione di una classe, in forma di "casta sacerdotale", capace di comandare una gran massa di gente per asservirla alla propria volonta diabolica (o divina, vista la natura religiosa di questa immaginaria classe). Chiaramente nell'interpretare le scoperte peruviane gli studiosi si sono ancora una volta ricordati delle pretesche lezioni d'infanzia, delle masse di schiavi ebrei asserviti al Faraone egizio. Ma c'era qualcosa che stonava: come facevano questi dispotici sovrani, immaginati dalla borghesia a sua immagine e somiglianza, a trarre profitto dalle masse schiavizzate, se non esisteva un surplus agricolo? Unica soluzione possibile sarebbe stato congetturare una natura diversa del surplus, rispetto alla agricola. E cosi hanno fatto. Ma si sono dimenticati un irrilevante particolare: la societa di Caral non era borghese. Anzi, di piu: era comunista.

Particolare irrilevante? Per i borghesi, cui la parola "comunismo" ricorda il capitalismo statale si staliniana memoria, si. Per noi no. Certo, per realizzare opere come quelle di Caral e essenziale l'esistenza di una direzione. Ma direzione, checche ne dicano gli anarchici, e ben diverso che potere di una classe sull'altra. La direzione puo essere anche collettiva (e questo non e il potere popolare, impossibile, che ci prospetta la democrazia). Cio significa che il profitto non c'e.

Solo cosi si riesce a capire la realizzazione delle cosiddette "piramidi" peruviane, ma anche, in tempi piu antichi, quando nemmeno i piu pazzi si immaginano surplus, classi e potere -ma neanche direzione riassunta in un sol uomo (massimo si fa ricorso ai piu seducenti extra-terrestri), la direzione era certamente collettiva- dei complessi megalitici.

Bisogna completamente strapparsi dalla mente il concetto di "profitto", pena l'incomprensione di societa come quella peruviana. Solo cosi non ci affanneremo piu a chiederci a cosa servisse Stonage e come hanno fatto a costruirla velocemente, perche questo gli antichi non se lo chiedevano.

Le prime societa di classe nascono in Oriente, attorno alle citta-palazzo o citta-tempio, queste si, spesso, fanaticamente religiose (lo diceva anche Marx: il fanatismo religioso e la chive di volta del cielo di tutta la storia orientale). Ma anch'esse non conoscevano gli schiavi. Proprieta privata era espressione dura ad entrare nelle orecchie dei mesopotamici, degli egizi, degli indiani o dei cinesi.

Anche qui ci troviamo di fronte, con la fondazioni di vere e proprie metropoli pianifiacate dal nulla, ad imprese titaniche per il povero borghese dei nostri tempi. Ma queste sono un po' meno impenetrabili, visto che le aristocrazie palatine di quattromila anni fa sono un po' meno diverse rispetto ai moderni costruttori di grattacieli che non le perfettamente egualitarie societa primitive, che non conoscevano ancora ombra di surplus.

Giustamente avete sollevato ora il problema delle tracce di comunismo nelle societa di classe. Molto interessante e il fatto che la vittoria di una classe sull'altra sia sempre passata (per quanto ne sappia) proprio attraverso gli organismi comunitari. Nell'antichita classica, nei tempi in cui
l'aristocrazia cominciava ad esprimere il "bisogno" di proprieta, essa si organizzo, paradossalmente, proprio come gli organismi basantisi sui rapporti di parentela che cercava di distruggere. Fratrie e curie -ce lo dice l'impossibile regolarita della loro costituzione (a Roma esistevano tre tribus, ogniuna di dieci curie, per un totale di trenta curie; un po' strana come organizzazione "naturale")- erano organismi artificiali, creati dai novelli proprietari terrieri per organizzarsi militarmente. Il nome stesso de curia ci da, attraverso la sua etimologia, il suo contenuto primievo: co-viria, cioe comunanza di uomini (vires), cioe organizzazione di uguali. C'e di piu: pur rappresentando una forza tendente a minare l'antica eguaglianza economica l'aristocrazia etrusco-latina (parlo di questa perche e quella che conosco meglio, ma gli esempi potrebbero essere molti), nei primi due secoli e mezzo di vita (dal X alla meta dell'VIIIsec.), volle autorappresentarsi (come ci dicono gli indifferenziati corredi tombali), e molto probabilmente era (come ci dicono i pochi scavi d'abitato), proprio come economicamente egualitaria.

Solo con la centralizzazione romulea, definitiva vittoria dell'aristocrazia, la ricchezza individuale ebbe modo di esprimersi liberamente, minando inevitabilmente l'organizzazione militare curiata e preannunciando l'esercito a base timocratica serviano.

Allo stesso modo, nel Medioevo, gli antichi lavoratori dipendenti romani (schiavi o coloni) riuscirono ad organizzarsi, grazie all'apporto germanico, in organismi comunistici come la comunita di villaggio. In questo modo l'aristocrazia dovette abbandonare la citta e costruire i suoi castelli e i suoi monasteri in campagna (nel Medioevo, Marx docet, e la campagna a dominare la citta), visto che la citta rappresentava il centro militare di proprietari bisognosi di difendersi da altri proprietari, mantre castelli e monasteri centri di proprietari bisognosi di difendersi, con il ferro o con la bibbia, dai produttori. In qusto modo i famosi artigiani vaganti, che nell'antichita erano stati attratti dall'aristocrazia presso le sue dimore cittadine, ebbero libere le citta (l'aria delle citta rende liberi), dove si organizzarono nelle corporazioni, organismi una volta ancora di tipo comunistico. E proprio dalle citta parti, in Italia per la prima volta, un nuovo movimento rivoluzionario. Dopo che la nascita della citta aveva portato alla proprieta, la vittoria dei cittadini alla fine del Medioevo rappresento la nascita della proprieta borghese.

Ecco, il comunismo e proprio cio che diceva Marx: il movimento che distrugge lo stato di cose presente. Ora anche questo primo abbozzo di ricerca sulle tracce di comunismo nelle societa di classe dovra venire sviluppato, ad esempio osservando la situazione orientale, dove il modo di produzione asiatico sopravvisse fino al capitalismo. Cio perche, vista la forza di questi immensi imperi -che tenevano buono il contadiname con un arma molto semplice, l'irrigazione- non vi furono invasioni come quelle barbariche, e l'invasore dovette sempre adattarsi alla situazione precedente, sostituire semplicemente la precedente classe dominante con la sua aristocrazia. Cio sigifico che non vi fu mai un feudalesimo come quello europeo (si parla di feudalesimo cinese o indiano, ma si intende altra cosa, visto che in questi feudalesimi orientali non vi fu mai opposizione fra citta e campagna), e quindi non vi fu mai la possibilita per il contadiname ribellantesi di allearsi alla "sinistra" cittadina, come diceva Trocky, che poneva questa alleanza come necessaria per la riuscita di una rivoluzione borghese. In Giappone vi fu pero un feudalesimo di tipo "europeo" (come riconosceva Marx, a riprova del fatto che egli non era eurocentrista), base per il suo precoce sviluppo capitalistico rispetto al resto dell'Asia. Sarebbe interessante studiarne l'evoluzione. Molto probabilmente i giapponesi fusero il loro comunismo con la "schiavitu" generalizzata dei cinesi, arrivando ad una soluzione simile a quella che l'Occidente ottenne fondendo il comunismo germanico con lo schiavismo (vero e proprio,
ora) dei romani. Si tratta pero di un'ipotesi tutta da verificare.

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Credo che siamo giunti ad un stadio della ricerca tale che si possa abbozzare una definizione di citta. Si tratta di una definizione "in negativo", se si vogliono comprendere sotto il nome di "citta" anche tutte quelle esperienze insediative del tipo di quella di Caral, in cui lo Stato, espressione necessaria delle classi, e completamente assente. Citta e allora tutto cio che non e piu caratterizzato dal sistema della comunita tribale di villaggio. Vi sono comprese dunque anche quelle forme d'insediamento in cui le forme urbane, come in Peru appunto, sono espressione di una strettissima collaborazione, una fusione, fra queste stesse comunita di villaggio, pur rimanendo il modo di produzione quello comunistico primitivo. Solo questa strettissima collaborazione permette la costruzione di dighe e canali e di qualunque altra forma architettonica monumentale (abbiamo visto che cio non implica ancora un potere, ma solo una direzione). Ma ora si pone il grande problema di un'altra importantissima forma architettonica monumentale, alla quale nella mia ultima lettera accennavo solo, ma della cui immensa importanza mi sono reso conto: l'architettura megalitica. Questa necessita, al di la dei tempi della sua realizzazione, straordinariamente lunghi per i moderni borghesi, una stretta collaborazione tra le numericamente limitate comunita di villaggio, perche per trasportare (sollevarle, con le leve, non e un problema) pietre di tale massa ci vuole una parimenti grande massa di persone. Ma non credo che esse si uniscano solo per la costruzione di una Stonage. Questa costruzione presuppone una collaborazione produttiva a monte. Ma determinata da cosa? Se veramente i complessi megalitici fossero osservatori astronomici, in che modo starebbero in relazione all'attivita produttiva che una tale collaborazione presuppone? Purtroppo mi sta scadendo il tempo per l'utilizzo di Internet e devo tagliar corto, ma credo che sia un problema degno di essere approfondito.

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Come sempre le tue note sull'argomento che stiamo trattando sono ben centrate e quindi assai utili per lo sviluppo del lavoro. A questo punto le raccogliamo con le nostre considerazioni e le inviamo a tutti coloro che sono disposti a lavorarci su.

Nel tentativo di capire se Caral è un caso isolato, abbiamo studiato velocemente alcuni altri insediamenti peruviani di cui abbiamo trovato documentazione: Chavin, Nasca e Chan Chan, che sono anche cronologicamente in quest'ordine, grosso modo dal X secolo a.C. al X d.C. Gli invarianti, nonostante i millenni di differenza, sono evidenti, anche se l'introduzione del mais produce, almeno nell'ultimo caso, una stratificazione di classe precisa, forse del tipo di quella atzeca del XVI secolo d.C. Nonostante ciò, l'impressione è che si tratti comunque di società comunistiche, anche perché le piante dei siti non sono spiegabili altrimenti che con una vita di tipo integralmente comunitario, con un dispendio di energia finalizzato a compiti comuni, senza l'utilizzo di lavoro coatto. Chan Chan è poi un'enormità, sia dal punto di vista delle dimensioni (24 Kmq) che da quello dell'assoluta incomprensibilità delle strutture se ci si mette nell'ottica corrente. Purtroppo, proprio il "mistero" delle strutture, a parte le solite piramidi (solite? i soliti templi? non siamo tanto sicuri che questa regolarità di forme sia di origine così banalmente religiosa) fa scatenare la fantasia degli interpreti e così l'archeologia diventa un po' letteratura.

La tua osservazione sulla grettezza dell'archeologo–antropologo che vede un dispotismo statale teocratico là dove c'è probabilmente solo lavoro per la collettività è particolarmente centrata se pensiamo che i mezzi d'indagine moderni permetterebbero risultati meno sciocchi. E' ovvio che una società comunistica può utilizzare il lavoro sociale meglio – poniamo – di quella schiavistica, distribuire meglio il suo prodotto sociale fra i menbri della comunità, scambiare le sue eccedenze (non surplus accumulabile) senza con ciò fare "commercio" e tantomeno utilizzare il pesce secco e i fagioli come "currency". E' altrettanto ovvio che il bilancio energetico (amidi contro proteine nobili di provenienza marina) non è dovuto a scambio di valore con comunità "esterne" ma fa parte di un unico sistema ecologico, dove le rispettive differenze locali si integrano nel tutto.

Il tuo richiamo al fatto che le società di classe si sono servite degli organismi originari del comunismo per scalzare lo stesso comunismo primitivo è d'importanza fondamentale, dato che anche il comunismo sviluppato si serve degli organismi capitalistici per scalzare definitivamente il capitalismo e il potere della classe borghese (lo Stato, ma non solo). Abbiamo cercato immagini e mappe degli abitati etruschi che tu dici dimostrino un impianto egualitario. I tracciati di Spina e Marzabotto sono a quartieri ortogonali e sembrano mostrare un classico reticolo di case private, Roselle, pur essendo stata più importante, non mostra segni particolari; altri non ne abbiamo trovati; in ogni caso sembra difficile vedervi tracce di quel che andiamo cercando, perlomeno non con l'evidenza dei siti peruviani e vallindi. Comunque gli scavi mostrano evidentemente situazioni tarde. Sarebbe importante avere le prove di un passaggio attraverso situazioni egualitarie. Da parte sua Torelli sostiene che la forma sociale propriamente etrusca è stata un saldo dominio di aristocrazie terriere già a partire dalla prima età del ferro, mentre prima, all'epoca villanoviana, descrive la società come guerriera. E' forse in questo periodo che sopravvivono residui comunistici? (non abbiamo il libro di Torelli, leggiamo il suo lungo articolo sull'Enciclopedia Garzanti).

Interessante anche la definizione in negativo della forma urbana: tutto ciò che non è comunità tribale di villaggio. Perciò rivoluzione come demolizione e superamento dell'esistente, giusta Marx. Siamo quindi alla definizione attraverso il lavoro, un tipo di lavoro sociale organizzato centralmente e che produce risultati che esaltano il senso della comunità, la rendono forte e le fanno superare una massa numerica critica di abitanti, per cui ogni particolare lavoro confluisce in un tutto che è maggiore della pura e semplice somma delle parti.

La cultura megalitica è diffusa un po' in tutto il mondo e certamente rappresenta una delle basi per l'apprendimento del lavoro sociale organizzato e tendente ad un fine non usuale, cioè non il semplice sopravvivere. Siccome la tribù non raggiunge la massa critica di cui sopra, le grandi opere megalitiche devono essere il risultato di "federazioni di tribù", quelle che precisamente sono state individuate come base per le società urbane.

Non crediamo che sia possibile definire "osservatori astronomici" delle opere che possono benissimo essere state erette per altri motivi e orientate in un certo modo solo perché l'orientamento è un'informazione gratuita, non richiede energia supplementare (anche se ovviamente richiede conoscenza pregressa). La Stonehenge megalitica è molto giovane rispetto per esempio alle piramidi egizie e non stupisce tanto l'orientamento solare (altri calcoli sono evidenti fantasie, crediamo) quanto, come dici, il trasporto dei massi di 50 tonnellate da 40 Km di distanza (da 300 Km provengono i massi minori dei cromlech concentrici).

Una ricerca di cui abbiamo parlato di sfuggita in un articoletto della rivista ha stabilito che le amigdale paleolitiche non erano "attrezzi" ma strumenti di una qualche forma di linguaggio, la cui fabbricazione ha inciso sull'evoluzione del linguaggio stesso (come intuì Engels): le grandi costruzioni monumentali, incomprensibili per l'uomo borghese, non potrebbero essere lo strumento, analogo all'amigdala, per sviluppare il cervello non individuale ma sociale?

Ma allora lo studio dell'antichità ci aiuta anche a capire cosa potrà scaturire da milioni di uomini che in questo momento "giocano" con uno strumento come Internet, che finora non ha offerto grandi performances dal punto di vista del profitto e neppure da quello dell'utilità pratica in sostituzione delle biblioteche ecc. ecc. come da false profezie dei guru cibernetici.