Stampa questa pagina
  • Sabato, 13 Novembre 2021

Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  9 novembre 2021

Il capitalismo è tutto fuorché eterno

La teleconferenza di martedì sera, presenti 18 compagni, è iniziata con il commento di un articolo apparso su Le Figaro il 9 novembre scorso riguardo l'aumento delle aggressioni alle forze di polizia e agli agenti in uniforme. Da inizio anno si sono verificati circa un centinaio di attacchi al giorno contro rappresentanti dell'autorità francese. Gendarmi, vigili del fuoco, soldati: sono stati più di 28.500, in nove mesi, a subire violenze.

Lo Stato è costretto a blindarsi, a mettersi sulla difensiva, assediato com'è da una moltitudine di nuovi barbari.

Qualche mese fa un gruppo di militari francesi ha scritto una lettera a governanti e politici nella quale li accusava di abbandonare il paese al disordine, rischiando la guerra civile nelle banlieue. Sempre in Francia, pare sia stato sventato un tentativo di colpo di stato che ha visto coinvolti diversi politici, ex membri dell'esercito e gendarmi. Con le scarne notizie a disposizione, è difficile capire la reale forza di questo gruppo, composto da circa 300 golpisti. Sul Fatto Quotidiano del 4 novembre si legge:

"L'organizzazione di Daillet-Wiedemann era strutturata gerarchicamente e ripartita in due rami, uno militare e uno civile. Per il ramo militare erano stati reclutati ex soldati, tra cui Christophe M., un ex tenente colonnello dell'esercito, decorato con la Legion d'Onore e l'Ordine Nazionale al Merito, che avrebbero arruolato e addestrato trentasei capitani regionali. Fra gli obiettivi da colpire erano stati individuati centri di somministrazione e di stoccaggio dei vaccini, antenne del 5G, giornalisti e personalità in vista. Una di queste cellule clandestine, tra l'Alsazia e la Franca Contea, era costituita da neonazisti che progettavano di far saltare in aria una loggia massonica nella Mosella. Il ramo civile era invece specializzato nel rapimento di bambini ed era influenzato dalla teoria del complotto del movimento QAnon."

Nato negli Stati Uniti e diffusosi in altri paesi, QAnon è un movimento informale basato su un misto di complottismo, estrema destra e suprematismo bianco, passato all'onore delle cronache per aver partecipato all'occupazione del Campidoglio degli Stati Uniti il 6 gennaio 2021. Il 2 novembre scorso centinaia di aderenti al movimento si sono radunati a Dallas in attesa del ritorno di John John Kennedy, morto nel 1999. Il collasso degli stati, la vita senza senso, il marasma sociale, si manifestano anche attraverso bizzarri fatti sociali. Fino a qualche anno fa questi gruppi erano trattati come fenomeni da baraccone, su cui tutt'al più si faceva dell'ironia; oggi raccolgono masse considerevoli di persone, frustrate, incollerite e sfiduciate, pronte a passare all'azione. In Italia, i no-vax e i no-green-pass scendono in piazza in diverse città ogni sabato pomeriggio, da mesi, contro governo, giornalisti e politici, e recentemente il Viminale ha diramato una circolare alle prefetture per imporre una stretta sui cortei: si potranno organizzare soltanto sit-in fuori dai centri storici.

Il sentore che qualcosa di grosso stia per accadere si fa strada a livello sociale. In Spagna sembra sia scattato il panico per un possibile blackout, con tanto di corsa all'acquisto di fornelli, torce e materiale da campeggio. Il governo di Madrid ha cercato di calmare gli animi, ma le notizie viaggiano su circuiti Internet che non si possono bloccare a piacimento. Anche in Austria e Romania circolano messaggi allarmistici veicolati dai social network secondo i quali potrebbe verificarsi un'interruzione del flusso dell'energia elettrica per diverse motivazioni: il rincaro dei prezzi, la penuria di materie prime, l'inceppamento della rete logistica. In Rete queste notizie si diffondono memeticamente, al di là della loro reale fondatezza. Ma, dopotutto, la situazione non è per niente sotto controllo e il panico annuncia la possibilità di una catastrofe reale: in Libano l'energia elettrica è razionata; le metropoli occidentali sono assediate da milioni di senza riserve che si muovono verso i centri dove maggiore è la densità del capitale (vedi crisi dei migranti al confine polacco); in tutta Europa è in corso quella che viene definita la quarta ondata pandemica, che sta provocando migliaia di contagi e morti. Molti paesi, da ultimo l'Etiopia, sono in piena guerra civile.

La difficolta di inquadrare correttamente questi eventi è dovuta al fatto che essi si manifestano diluiti nel tempo e nello spazio. E' quindi d'obbligo adottare la chiave di lettura filotempista ereditata dalla Sinistra Comunista "italiana", la corrente a cui facciamo riferimento, che ci permette di fondere assieme passato, presente e futuro in modo da cogliere la dinamica dei processi storici.

In Germania è argomento di discussione l'adozione di nuove restrizioni alla mobilità in alcuni länder, e la vicina Austria potrebbe decidere di applicare lockdown selettivi per i cittadini non vaccinati. Le cifre ufficiali contano 5 milioni di morti nel mondo da inizio pandemia, secondo le stime dell'Economist i deceduti sarebbero 12 o 13 milioni. Pochi però mettono in evidenza un dato importantissimo, e cioè il conteggio dei non nati a causa degli effetti sociali provocati dalla diffusione del virus: in Italia, ad esempio, nel 2020 sono stati iscritti all'anagrafe per nascita 404.104 bambini, circa 16 mila in meno rispetto al 2019. Se non c'è reddito sufficiente per alimentare la famiglia consumista, essa non si riproduce. Inoltre la pandemia ha accelerato la crisi della middle class, polarizzando economicamente la società in pochi ricchi e tanti poveri. Tutti gli economisti che solitamente citiamo nei nostri articoli (Stiglitz, Roubini, Krugman) affermano che la scomparsa della classe media, che spende, consuma e investe, è un serio problema socio-economico.

In una lettera ad Annenkov contro Proudhon, Marx spiega che proprio la lotta generalizzata per conservare ciò che hanno obbliga gli uomini a rivoluzionare la società. In questo senso, la piccola borghesia è lo strato sociale più esposto. I capitalisti si preoccupano di salvare il Natale, di tutelare i loro business (adesso il Black Friday dura ben un mese, prima si trattava solo di qualche giorno). In Italia, durante la pandemia, è aumentata la propensione al risparmio delle famiglie e questo denaro in serbo fa gola a molti. Eppure le criticità in vista dello shopping del periodo festivo non mancano: crisi sanitaria, mancanza di rifornimenti, blocco dei porti.

A forza di iniezioni di Quantitative Easing che si susseguono da anni, gli stati hanno immesso sul mercato con modalità elettroniche masse di denaro stratosferiche che nessuno riesce bene a quantificare. Denaro che non ha nessun corrispettivo in termini di valore prodotto, e che spinge il capitalismo verso una terra incognita.

I fenomeni sovrastrutturali che analizziamo collettivamente ogni martedì sera non sono comprensibili senza lo studio dei meccanismi fondamentali che tengono in piedi il sistema, ovvero i processi di accumulazione. Il lavoro morto (sistema automatico di macchine) giganteggia rispetto al lavoro vivo (operai), e con ciò la legge del valore è annullata dalla stessa legge del valore. Quando il denaro, la forma fenomenica del valore, inizia ad essere buttato dagli elicotteri come coriandoli (l'immagine è di Milton Friedman), significa che il modo di produzione vigente ha fatto il suo tempo.

Da tempo l'economia si è allontanata dai fondamentali (estrazione di plusvalore) per dirigersi nel mondo virtuale e misterioso della finanza, dove il valore non viene prodotto ma è semplicemente scambiato. La sopravvivenza di un capitalismo malato di finanziarizzazione e debito si fa sempre più difficile.

Articoli correlati (da tag)

  • La guerra e il suo contesto

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dall'analisi del recente attacco dell'Iran ad Israele.

    Secondo un portavoce dell'esercito israeliano, nell'azione compiuta nella notte tra il 13 e il 14 aprile l'Iran ha impiegato 170 droni, 30 missili da crociera e 120 missili balistici, che sono stati quasi tutti abbattuti. L'attacco è stato simbolico, le nazioni arabe erano state avvertite e probabilmente anche gli Americani; dopo il bombardamento di un edificio annesso all'ambasciata iraniana a Damasco il primo aprile scorso, Teheran non poteva non rispondere. Gli USA hanno chiesto ad Israele di evitare una reazione a caldo e di pazientare, onde evitare un'escalation; gli Iraniani hanno dichiarato che se Israele lancerà un nuovo attacco essi colpiranno più duro: "Con questa operazione è stata stabilita una nuova equazione: se il regime sionista attacca, sarà contrattaccato dall'Iran."

    Teheran è all'avanguardia nella produzione di droni, ha sviluppato un'industria bellica specializzata e vende queste tecnologie alla Russia ma anche ad Algeria, Bolivia, Tagikistan, Venezuela ed Etiopia.

    Ciò che sta accadendo in Medioriente conferma l'importanza del lavoro sul wargame, a cui abbiamo dedicato due numeri della rivista (nn. 50 - 51). I giochi di guerra servono a delineare scenari futuri, e le macchine amplificano le capacità dell'uomo aiutandolo a immaginare come potrebbero svilupparsi i conflitti in corso. Gli eserciti e gli analisti militari che lavorano con i wargame sono in grado di accumulare grandi quantità di informazioni, ma sono però costretti a vagliarne solo una parte. È un dato oggettivo: i big data vanno ordinati e l'ordine risente dell'influenza di chi applica il setaccio.

  • La guerra e le sue conseguenze

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando le ultime news sulla guerra.

    A Mosca un gruppo di miliziani, presumibilmente appartenenti a ISIS Khorasan (c'è una rivendicazione), ha preso d'assalto il teatro Crocus City Hall, causando oltre centotrenta vittime e centinaia di feriti. Quattro persone di nazionalità tagika sono state arrestate dai servizi di sicurezza russi mentre si dirigevano verso il confine ucraino.

    Con le informazioni a disposizione è difficile capire quali forze ci siano dietro all'attacco. I Russi affermano che è opera di "islamisti radicali", ma hanno denunciato anche il coinvolgimento di Ucraini, Americani e Inglesi. Negli ultimi anni la Russia ha visto sul suo territorio diversi attentati di matrice islamica (vedi teatro Dubrovka o scuola Beslan); quest'ultimo, però, si inserisce in un contesto particolare e cioè quello della guerra in corso in Ucraina, dove da una parte si sta consumando un conflitto classico combattuto tra eserciti nazionali, e dall'altra c'è l'impiego da ambo i fronti di partigianerie, mercenari e miliziani. I servizi segreti occidentali avevano avvertito per tempo della possibilità di un attentato in Russia e l'attacco al Crocus può essere considerato come un episodio della guerra mondiale a pezzi, simile alla strage del Bataclan di Parigi avvenuta nel 2015 e compiuta da gruppi legati a Daesh, che causò centrotrenta vittime. Qualche mese fa l'ISIS K ha rivendicato l'attentato a Kerman, in Iran, vicino alla tomba del generale Qassem Soleimani; l'attacco ha provocato oltre ottanta morti e centinaia di feriti.

  • Il capitalismo è praticamente morto

    La teleriunione di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata commentando un articolo di Maurizio Novelli, "Perché il sistema capitalistico è praticamente morto", pubblicato sul quotidiano economico Milano Finanza. Si tratta di un'analisi di ormai quattro anni fa, ma i problemi che l'autore solleva sono ancora presenti, anche se nascosti accuratamente sotto il tappeto.

    Nel pezzo si parla della necessità capitalistica di fare sempre più debito per sostenere l'economia (il debito ha superato il 330% del PIL globale), del problema della valorizzazione del capitale, e in generale del dominio del capitale azionario su quello industriale:

    "Il sistema capitalistico, degenerato a causa di questo modo di operare, è praticamente morto e la finanza, così come funziona oggi, lo ha ucciso. Gli Stati Uniti, dal 2001 in poi, hanno messo l'economia reale a sostegno della finanza, ribaltando la funzione che la finanza era a sostegno dell'economia reale. Oggi il settore finanziario 'fa leva' 4/5 volte sull'economia reale per ottenere rendimenti che l'economia reale non riesce più a produrre, così come le banche nel 2008 facevano leva 40 volte sul capitale per ottenere rendimenti che l'attività caratteristica non poteva dare."

    La finanziarizzazione del capitale, riflesso della sua autonomizzazione, è la parte conclusiva della parabola storica del plusvalore. Il fenomeno è descritto nel nostro articolo "L'autonomizzazione del capitale e le sue conseguenze pratiche", che si basa sul Frammento del testo originario di "Per la critica dell'economia politica" del 1858. Oggi tale processo è ben visibile, basti pensare alla recente impennata del Bitcoin che vale più di Visa e MasterCard messe insieme. I crolli di borsa, le crisi finanziarie del 1987, del 1997, delle Dot-com e del 2008 testimoniano la difficoltà del sistema a riprodursi in quanto tale. La finanziarizzazione dell'economia non è altro che una risposta alla crisi di valorizzazione, dovuta all'aumentata produttività del lavoro. Non c'è mai pletora di capitali senza pletora di merci: per questo motivo "rilanciare la produzione" o "ritornare all'economia reale" sono slogan privi di senso.