Stampa questa pagina
  • Venerdì, 12 Agosto 2022

Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  9 agosto 2022

L'America dopo Capitol Hill

Durante la teleriunione di martedì sera abbiamo discusso della situazione interna degli Stati Uniti.

Come già accennato negli incontri precedenti, il fronte interno americano appare estremamente polarizzato. Diversi osservatori borghesi ritengono che il rischio di una guerra civile sia molto elevato e temono che le elezioni presidenziali del 2024 possano rappresentare un'ulteriore spinta in questa direzione. Ultimamente The Economist ha pubblicato un'indagine sulla riorganizzazione della destra "alternativa" americana dopo l'assalto a Capitol Hill ("The insurrection failed. What now for America's far right?"). L'articolo è incentrato sulla figura di Ammond Bundy, candidato alla carica di governatore dell'Idaho, fondatore di People's Right, una rete di persone in difesa delle libertà individuali, noto soprattutto per aver guidato degli scontri armati contro il governo federale nel 2014 e nel 2016 raccogliendo intorno a sé numerosi sostenitori. Secondo il settimanale inglese, l'evoluzione di Bundy è paradigmatica e riflette quanto sta accadendo a buona parte dei gruppi e delle milizie di destra dopo il 6 gennaio 2021, e cioè la fusione con la politica ufficiale, in parte incentivata dalle centinaia di richieste di carcerazione per l'assalto al Campidoglio.

La perquisizione da parte dell'FBI presso la tenuta di Donald Trump in Florida dimostra che la profonda spaccatura che attraversa la società americana giunge fino agli apparati statali, in scontro fra loro. Il confine tra le aggregazioni antigovernative ed estremiste di destra e il partito repubblicano è sempre più sfumato. In una recente indagine i ricercatori di Ihrer hanno analizzato i profili Facebook dei 7.383 legislatori statali in carica nel 2021 e nel 2022, e hanno scoperto che il 12% di essi e il 22% di quelli repubblicani appartenevano ad almeno un gruppo social di estrema destra. Ma l'Alt Right americana non è un insieme omogeneo, assembra invece formazioni eterogenee, anche in contrasto: gli Oath Keepers annoverano tra i loro ranghi ufficiali di polizia e militari, i Boogaloo Bois sono ostili alle forze dell'ordine, i Proud Boys sono combattenti di strada, il gruppo di People's Right giustifica le proprie azioni con la Costituzione o la Bibbia. Uno dei principali punti di forza di quest'ultima è la disponibilità a muoversi e a radunarsi "su chiamata" in sostegno ai propri membri contro quelli che ritengono soprusi dello stato federale.

In generale, l'attività e le iniziative dei movimenti e delle milizie si sono intensificate con le restrizioni anti Covid. Dal 2020 le proteste contro i blocchi sanitari sono state circa 4000 in tutta l'America, compreso il tentato rapimento del governatore del Michigan; e negli ultimi due anni più di 228 milizie, per lo più di destra, hanno organizzato 2335 eventi, principalmente contro i vincoli pandemici o in sostegno alla campagna di Trump "Stop the Steal". Insomma, l'assalto a Capitol Hill non è stato un fulmine a ciel sereno ma è stato preceduto da un'ondata crescente di malessere contro lo stato e le sue istituzioni. Basti pensare che nei dodici mesi precedenti l'attacco sono state ben 39 le manifestazioni armate presso strutture statali.

In conclusione, l'Economist osserva che per molti di questi gruppi, se la politica non darà i risultati sperati e gli obiettivi posti non saranno raggiunti, non si paventerà tanto una rivolta armata quanto la separazione dalla società. A Denver People's Right ha imbastito un progetto per la realizzazione di orti comunitari, mentre altri si sono concentrati sull'individuazione di rifugi sicuri in caso di blackout elettrici. Un recente studio dell'Atlantic Council afferma che questa necessità è cresciuta in seguito ai fatti del 6 gennaio 2021, e che la preparazione e la creazione di una società parallela sono diventate un obiettivo per l'estrema destra del paese. Possiamo affermare che il bisogno di comunità spunta da tutte le parti e nelle forme più contraddittorie e alienate immaginabili, ma evidentemente si tratta di un bisogno di specie ("Persistenze di comunismo nel corso della storia umana").

L'allontanamento dalla società civile non è un fenomeno nuovo per gli Stati Uniti, e il secondo articolo che abbiamo commentato durante la teleriunione riguardava appunto il survivalismo ("How to await the apocalypse in style"). Questo approccio è trasversale, raccoglie persone di destra, di sinistra e apolitici, e insegna tecniche e strategia per adottare tale modo di vivere. Da questo punto di vista risulta significativo l'invito alla popolazione della FEMA, l'agenzia federale per la gestione delle emergenze, una sorta di protezione civile, a conoscere i propri vicini e a costruire reti, anche attraverso applicazioni, che possano tornare utili in caso dell'attivazione di piani di emergenza.

La società esprime attraverso le forme più strane il bisogno di comunità umana, negato dal presente ordine sociale. Secondo l'opzione Benedetto, la strategia ultraconservatrice elaborata da Rod Dreher, all'opposto della linea dell'attuale pontefice, l'umanità si trova in una situazione simile a quella della fine dell'Impero Romano e pertanto è giunto il momento di fare per le comunità cristiane d'oggi ciò che fece Benedetto da Norcia, staccarsi dal secolo. Dall'altra parte, la "Chiesa aperta" di papa Francesco ripropone la stessa necessità: sul sito Comunità Laudato si' è pubblicata la mappa aggiornata delle comunità in Italia che cercano uno stile di vita alternativo, ecologico, in coabitazione, basato sulla messa in comune dei beni, ecc. Certo, c'è anche molta fuffa intorno a questi esperimenti, però intanto esistono.

Nell'articolo "Una vita senza senso" avevamo preso in considerazione il rifiuto, prima individuale e poi collettivo, dello stato di cose presente; allora non avevamo ancora visto all'opera qualcosa di più strutturato che poi si è manifestato, Occupy Wall Street. Quando nel 2012 l'uragano Sandy si abbatte su New York e numerose zone della città vengono allagate e rimangono senza elettricità, nasce Occupy Sandy che mette a frutto le conoscenze maturate con OWS per intervenire praticamente in una situazione di disagio e caos, adottando il motto "non carità ma mutuo soccorso" ("Mutual Aid not Charity"). Il principio che lo ispira si basa sulla volontà di dare vita a reti autorganizzate in cui ognuno possa mettere a disposizione le proprie capacità e competenze per risolvere i problemi della comunità.

Negli Stati Uniti sono in pochi a vivere nelle grandi città, anzi, i suoi abitanti sono perlopiù distribuiti in cittadine e villaggi. Lì è ancora presente lo spirito della frontiera, il ricordo vivo dei pionieri che con le loro carovane si spostavano da un paese all'altro, pronti a chiudersi a riccio per difendersi dall'assalto dei nativi. Dai paesi o dalle città isolate non può partire un movimento pari a quello sorto a Zuccotti Park, nel cuore di New York, a sua volta diverso da quanto potrebbe svilupparsi un domani nelle metropoli europee. La grandezza di OWS è stata quella di riuscire a diffondere una lotta di tipo urbano in un territorio come quello degli Stati Uniti (e oltre), dato che al di fuori delle grandi città non aveva possibilità di esprimersi se non attraverso l'uso delle reti social.

Sembra sempre più diffusa la sensazione di un imminente collasso delle infrastrutture e dei sistemi politici e sono in molti ad attrezzarsi per affrontarla. La polarizzazione sociale negli Usa è dovuta alla concentrazione della ricchezza in poche mani, non a caso uno degli slogan di OWS era "99% versus 1%". Gli Stati Uniti sono anche alle prese con il problema della fame: se a gennaio scorso le famiglie ad elevata insicurezza alimentare erano il 10%, a luglio hanno raggiunto il 12%. Dal punto di vista economico gli Usa stanno sperimentando un nuovo fenomeno, quello della "jobful recession": rispetto alle passate recessioni in cui il calo degli affari andava di pari passo con il calo dell'occupazione, oggi avviene il contrario e la recessione si manifesta in presenza di una crescita dell'occupazione.

In conclusione, abbiamo accennato alla presentazione dell'ultimo numero di Limes, intitolato "La Guerra Grande", pubblicata sulla pagina YouTube della rivista di geopolitica. Nell'analisi di un conflitto che coinvolge in maniera più o meno diretta tutto il mondo, quello in Ucraina, viene affrontata anche la questione di Caoslandia, l'insieme di tutti i paesi attraversati da rivolte, instabilità economica e/o politica, dissoluzione degli Stati, che sta espandendosi in maniera sempre più marcata rispetto all'insieme contrapposto, quello di Ordolandia, la fascia geopolitica più stabile (o meno instabile) che va dal Nord America all'Europa fino alla Cina.

Articoli correlati (da tag)

  • La guerra riflette la società, le armi riflettono la sua industria

    La teleriunione di martedì 13 marzo, presenti 15 compagni, è iniziata commentando alcune news sulla guerra globale.

    Papa Francesco, che già da qualche mese ha lanciato l'allarme riguardo il passaggio dalla terza guerra mondiale combattuta a pezzi ad un vero e proprio conflitto mondiale, ha invitato il governo ucraino ad una riflessione seria sul da farsi, affermando "che è più forte quello che vede la situazione, pensa al popolo e ha il coraggio della bandiera bianca e negoziare. E oggi si può negoziare con l'aiuto delle potenze internazionali. Ci sono. Quella parola negoziare è una parola coraggiosa."

    La dichiarazione ha avuto una certa risonanza sui media perché il Papa, sostanzialmente, ha esortato il governo ucraino ad arrendersi, sostenendo che oramai l'Ucraina non ha più le forze per continuare a reggere lo scontro con la Russia. Il Vaticano è uno stato particolare, ha ramificazioni in tutto il mondo, e in quanto centro della cattolicità controlla un miliardo di fedeli ed ha una rete di influenza internazionale: disponendo di propri agenti anche in Ucraina, possiede informazioni dettagliate, comprese quelle sulla tenuta del fronte interno. Forte di una tradizione bimillenaria, la Chiesa fiuta gli scenari futuri.

  • Il capitalismo è praticamente morto

    La teleriunione di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata commentando un articolo di Maurizio Novelli, "Perché il sistema capitalistico è praticamente morto", pubblicato sul quotidiano economico Milano Finanza. Si tratta di un'analisi di ormai quattro anni fa, ma i problemi che l'autore solleva sono ancora presenti, anche se nascosti accuratamente sotto il tappeto.

    Nel pezzo si parla della necessità capitalistica di fare sempre più debito per sostenere l'economia (il debito ha superato il 330% del PIL globale), del problema della valorizzazione del capitale, e in generale del dominio del capitale azionario su quello industriale:

    "Il sistema capitalistico, degenerato a causa di questo modo di operare, è praticamente morto e la finanza, così come funziona oggi, lo ha ucciso. Gli Stati Uniti, dal 2001 in poi, hanno messo l'economia reale a sostegno della finanza, ribaltando la funzione che la finanza era a sostegno dell'economia reale. Oggi il settore finanziario 'fa leva' 4/5 volte sull'economia reale per ottenere rendimenti che l'economia reale non riesce più a produrre, così come le banche nel 2008 facevano leva 40 volte sul capitale per ottenere rendimenti che l'attività caratteristica non poteva dare."

    La finanziarizzazione del capitale, riflesso della sua autonomizzazione, è la parte conclusiva della parabola storica del plusvalore. Il fenomeno è descritto nel nostro articolo "L'autonomizzazione del capitale e le sue conseguenze pratiche", che si basa sul Frammento del testo originario di "Per la critica dell'economia politica" del 1858. Oggi tale processo è ben visibile, basti pensare alla recente impennata del Bitcoin che vale più di Visa e MasterCard messe insieme. I crolli di borsa, le crisi finanziarie del 1987, del 1997, delle Dot-com e del 2008 testimoniano la difficoltà del sistema a riprodursi in quanto tale. La finanziarizzazione dell'economia non è altro che una risposta alla crisi di valorizzazione, dovuta all'aumentata produttività del lavoro. Non c'è mai pletora di capitali senza pletora di merci: per questo motivo "rilanciare la produzione" o "ritornare all'economia reale" sono slogan privi di senso.

  • Grandi accelerazioni

    La teleriunione di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata con alcune cosiderazioni riguardo l'evoluzione del conflitto in Ucraina.

    Dopo due anni di guerra, la Russia ha occupato circa il 20% del territorio ucraino (l'area più industrializzata e ricca di materie prime), e sarà molto difficile per gli Ucraini riprendersi tale parte. Secondo il Wall Street Journal, attualmente il rapporto tra la quantità di proiettili sparati dai Russi e quella sparata dagli Ucraini è di circa 10 a 2. L'esercito russo difende le proprie postazioni e preme sul fronte cercando i punti deboli del nemico, che dopo la disfatta di Avdiïvka sta tentando di costruire una nuova linea difensiva. In un futuro negoziato, Mosca non cederà sui territori occupati poichè essi rappresentano una testa di ponte contro la penetrazione della NATO verso Est. Dal punto di vista economico, l'Ucraina è un Paese distrutto e sarebbe al collasso se non fosse per gli aiuti finanziari e militari di Europa e Stati Uniti.

    Come abbiamo detto in più occasioni, la guerra in Ucraina va inquadrata nel contesto dei grandi cambiamenti geopolitici mondiali. L'apertura di nuovi scenari di crisi (Medioriente, Mar Rosso, ecc.) è un problema per gli Stati Uniti, sbirro globale, che non possono essere presenti ovunque scoppi un conflitto, anche perché al loro interno affrontano gravi problemi di tenuta sociale. In prospettiva, si aggiunge la questione dell'Indo-Pacifico che vede la Cina come un concorrente sempre più temibile.