Stampa questa pagina
  • Venerdì, 14 Ottobre 2022

Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  11 ottobre 2022

L'anno del diagramma

La teleriunione di martedì sera, connessi 15 compagni, è iniziata commentando i fatti salienti degli ultimi giorni, cercando di inquadrarli alla luce della dottrina del succedersi dei modi di produzione.

Prima di entrare nel particolare è doverosa una premessa teorica di carattere anti-immediatista: nella rappresentazione della società capitalista su un piano cartesiano, ciò che ci interessa non è tanto il singolo punto quanto la curva generale, consapevoli del fatto che tale diagramma non sarebbe possibile senza quel punto significativo che si muove sulla curva e che rappresenta la cosiddetta attualità. La dinamica degli accadimenti ci serve essenzialmente per comprendere cosa accadrà in futuro. Il presente non esiste, tutto è in continuo divenire. Anche il capitalismo ha una freccia nel tempo e i dati che raccogliamo, inseriti nel nostro modello, ci servono per fare previsioni, per registrare la temperatura sociale. La distruzione di un ponte o un bombardamento di una città ci dicono poco se vengono analizzati come fatti a sé, disgiunti dall'insieme di relazioni che li hanno scatenati. Dal punto di vista della teoria marxista, lo sciame di eventi che si sta manifestando sul pianeta, dalla siccità ai gasdotti sabotati, dalla guerra alla pandemia, dimostra che le forze catastrofiche stanno subendo un'accelerazione.

In una visione dinamica dei processi storici, come piaceva dire a Bordiga, a noi interessa la cinematografia di un avvenimento, non la fotografia.

Nel racconto L'anno del diagramma dello scrittore di fantascienza Robert Heinlein, un patito della statistica raccoglie dati insoliti sulla natura e sul comportamento umano, e li organizza in un modello formale che porta deterministicamente ad un esito catastrofico. Il tipo di spiegazione che Heinlein forniva a proposito dei grandi avvenimenti attesi dal protagonista del racconto è significativo: egli non badava né all'economia né alla politica ma collezionava i dati grezzi che formavano degli aggregati trattabili in modo statistico. Pochi fenomeni presi a uno a uno sembravano fatti di pura follia, ma presi tutti insieme dimostravano la marcia collettiva verso una catastrofe sociale.

"Il comportamento di un individuo ci può senz'altro sfuggire; non ci può però sfuggire la dinamica che ne coinvolge milioni. Può darsi che non si riesca a cogliere il senso di un'azione singola e di tutte le determinanti che influenzano gli eventi successivi, ma l'insieme delle azioni determinate ci permette di ricavare una conoscenza di tipo generale su insiemi di azioni 'coerenti', cioè dello stesso tipo" ("Una vita senza senso").

Per quanto riguarda la guerra e la propaganda, ci siamo chiesti se l'attentato al ponte di Kerch abbia innescato una escalation. L'attacco all'infrastruttura che collega la Crimea alla Russia ha determinato una rappresaglia da parte di quest'ultima, che ha bombardato alcune città ucraine. Recentemente, l'intelligence USA ha rilasciato dichiarazioni infastidite riguardo l'attentato a Darya Dugina, la figlia del teorico Aleksandr Dugin, sostenitore di una Russia bastione della lotta antimondialista (puntando il dito contro il governo ucraino). Evidentemente, gli Americani non hanno gli stessi interessi degli Ucraini e questo produce delle frizioni. È difficile comprendere cosa stia accadendo all'interno degli apparati statali dell'Ucraina, potrebbero esserci fazioni che vogliono dare un diverso indirizzo alla guerra in corso e pestano i piedi ad altri. Lo stesso discorso vale per Russia e Stati Uniti. Il wargame si complica, d'altronde spaccature e contrasti ci sono anche all'interno di paesi relativamente in pace. Tempo fa Limes titolava un suo numero "La Russia cambia il mondo", in realtà bisognerebbe dire che è il mondo che cambia a produrre sconquassi come la guerra in Ucraina. Lo scoppio di conflitti bellici non dipende dalle decisioni o dalla volontà di qualcuno, e meno che mai da quella dei politici o dei capi di governo, bensì da meccanismi impersonali che si attivano e tendono ad autonomizzarsi.

Da un punto di vista globale, notiamo, ormai da diverso tempo, che diversi processi di disgregazione statale si stanno sincronizzando.

Il 16 ottobre avrà inizio il XX congresso del Partito Comunista Cinese, durante il quale verrà confermato per il terzo mandato quinquennale Xi Jinping alla guida del partito e del paese. Il governo cinese sembra solido, ma deve fare i conti con la complicata gestione della pandemia, con la crisi demografica, con un'economia che rallenta e con forti tensioni nel campo immobiliare e sociale.

In Francia, lo sciopero dei lavoratori delle raffinerie Total ed Esso sta bloccando il paese. La carenza di carburante nelle stazioni di servizio complica una situazione già ingarbugliata (non solo per l'Hexagone) a causa dei problemi legati al caro energia e alla guerra. La CGT sta conducendo la lotta, la vertenza sindacale per ottenere migliori condizioni salariali dura da due settimane; il governo è intervenuto, minacciando la precettazione qualora non si arrivasse in tempi brevi ad un accordo. In questo contesto si inserisce l'appuntamento del 16 ottobre a Parigi per una grande marcia contro il carovita organizzato dalla sinistra. Anche in Gran Bretagna gli scioperi, partiti da portuali, ferrovieri e personale degli aeroporti, sono confluiti nel movimento "Don't Pay" (noi non paghiamo) contro il carovita. Si stanno formando movimenti di massa che convogliano lotte sparse di tipo sindacale e non.

In Iran, le proteste nate contro l'imposizione del velo alle donne hanno portato allo sciopero i lavoratori delle raffinerie. Dietro la facciata della lotta per i diritti civili, tanto cara ai democratici occidentali, si nascondono forze ben più pericolose per il sistema. Una bella ondata di sciopero agita anche gli Stati Uniti, anch'essi alle prese con carovita, inflazione e aumento dei generi di prima necessità.

A prescindere dalle peculiarità locali, le manifestazioni hanno la stessa motivazione in tutto il mondo, ovvero il fatto che le popolazioni ne hanno abbastanza del mondo capitalistico, anche se non ne sono ancora politicamente coscienti.

Il "fronte interno" è il tema di una relazione dello scorso incontro redazionale (24/25 settembre): la tenuta sociale, come la chiamano i borghesi, sta subendo pesanti colpi un po' ovunque. Al di là delle manifestazioni di superficie che ci sono in questo o quel paese, alla radice c'è la difficolta di fondo del capitalismo a riprodursi a causa dell'inceppamento dei suoi meccanismi, della crisi delle sue categorie fondanti. Il venir meno di questi assi portanti non è l'aspetto visibile e percepibile. In ambito terzinternazionalista chi si agita perché bisogna far ripartire la lotta di classe è fermo al paradigma rivendicativo. La lotta di classe non si ferma mai, come dimostrano gli scioperi spontanei e le rivolte in corso che si configurano come qualcosa di diverso rispetto alla classica prassi sindacale corporativa.

Si stanno sommando problematiche talmente imprevedibili per il sistema che la catastrofe diventa molto più di una possibilità. In California la siccità sta causando un disastro nell'agricoltura, migliaia di ettari di coltivazione di pomodoro andranno perduti e ciò condurrà ad una nuova impennata nei prezzi al consumo a scala globale (la stato americano produce circa il 30% del pomodoro lavorato destinato al mercato mondiale).

La Sinistra Comunista ha lavorato duramente per lasciare in eredità alle nuove leve le lezioni delle controrivoluzioni. Pensiamo allo schema di rovesciamento della prassi: esso rappresenta un processo di autorganizzazione o autocatalisi dell'organo politico della rivoluzione. La formazione del partito è il frutto di una lunga dinamica storica. Le molecole sociali, che prima si muovevano caoticamente, cominciano a polarizzarsi, a darsi un indirizzo; si formano così nuove strutture le quali retroagiscono su sé stesse, irrobustendosi e acquisendo maggiore complessità. L'articolo "Attivismo" (Battaglia comunista, 1952) fornisce chiavi di lettura fondamentali per comprendere quella che viene chiamata attualità. Anche in Italia scoppieranno scioperi, manifestazioni e rivolte dovute alla recessione, al carovita, ecc. In "Attivismo" si afferma che può pur aumentare il marasma sociale, e il mondo economico borghese essere sconvolto da formidabili scosse, e persino crollare l'impalcatura statale, ma se il partito rivoluzionario non c'è, è deficitario o carente in teoria, la situazione è a tutti gli effetti controrivoluzionaria. Ovviamente, non si risolve la mancanza del partito formale rimboccandosi le maniche per costruirlo: non si può fare altro che continuare nel lavoro pluridecennale di difesa del programma comunista, ovvero del partito storico. Si tratta forse di mero lavoro intellettuale? "No, è lotta attiva e sostanziale, conseguente contro il nemico di classe".

Articoli correlati (da tag)

  • La guerra e il suo contesto

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dall'analisi del recente attacco dell'Iran ad Israele.

    Secondo un portavoce dell'esercito israeliano, nell'azione compiuta nella notte tra il 13 e il 14 aprile l'Iran ha impiegato 170 droni, 30 missili da crociera e 120 missili balistici, che sono stati quasi tutti abbattuti. L'attacco è stato simbolico, le nazioni arabe erano state avvertite e probabilmente anche gli Americani; dopo il bombardamento di un edificio annesso all'ambasciata iraniana a Damasco il primo aprile scorso, Teheran non poteva non rispondere. Gli USA hanno chiesto ad Israele di evitare una reazione a caldo e di pazientare, onde evitare un'escalation; gli Iraniani hanno dichiarato che se Israele lancerà un nuovo attacco essi colpiranno più duro: "Con questa operazione è stata stabilita una nuova equazione: se il regime sionista attacca, sarà contrattaccato dall'Iran."

    Teheran è all'avanguardia nella produzione di droni, ha sviluppato un'industria bellica specializzata e vende queste tecnologie alla Russia ma anche ad Algeria, Bolivia, Tagikistan, Venezuela ed Etiopia.

    Ciò che sta accadendo in Medioriente conferma l'importanza del lavoro sul wargame, a cui abbiamo dedicato due numeri della rivista (nn. 50 - 51). I giochi di guerra servono a delineare scenari futuri, e le macchine amplificano le capacità dell'uomo aiutandolo a immaginare come potrebbero svilupparsi i conflitti in corso. Gli eserciti e gli analisti militari che lavorano con i wargame sono in grado di accumulare grandi quantità di informazioni, ma sono però costretti a vagliarne solo una parte. È un dato oggettivo: i big data vanno ordinati e l'ordine risente dell'influenza di chi applica il setaccio.

  • Guerra "intelligente" e rovesciamento della prassi

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni riguardo i sistemi di intelligenza artificiale utilizzati da Israele nella Striscia di Gaza. L'argomento si inserisce nel nostro lavoro in corso sulla guerra e sulle nuove armi in via di sperimentazione in Medioriente e Ucraina.

    Prendendo spunto da fonti israeliane (i due siti di informazione +972 e Local Call), il manifesto ha pubblicato un lungo articolo ("20 secondi per uccidere: lo decide la macchina") in cui sono riportate le interviste ad ufficiali dell'intelligence israeliana che spiegano il funzionamento del sistema IA Lavender e il ruolo che esso ha giocato nei bombardamenti sulla Striscia. Lavender opera in sinergia con il sistema Gospel, che si occupa nello specifico di contrassegnare gli edifici e le strutture da cui Hamas lancia i razzi; e ha il compito di individuare i nemici assegnando un punteggio da 1 a 100 ad ogni individuo: per un alto responsabile di Hamas, se identificato in una palazzina molto abitata, è possibile accettare una certa quantità di "danni collaterali", per un militante minore se ne accetta una inferiore. Il sistema di intelligenza artificiale riesce a costruire dei profili e a definire una "kill list" secondo un processo statistico che ha perciò un margine di errore (intorno al 10%); i tempi impiegati dalla macchina per individuare e colpire un obiettivo sono di circa 20 secondi, l'operatore umano non può quindi tenerne il passo e tantomeno eseguire un'analisi approfondita della lista dei bersagli.

    Non si tratta di indignarsi perché l'IA uccide gli uomini, anche i cannoni e le mitragliatrici lo fanno; si tratta invece di comprendere le novità che emergono dall'utilizzo di questa tecnologia. Siamo nel bel mezzo di una transizione di fase, tra un vecchio tipo di conflitto ed uno nascente: la guerra inizia sempre con gli armamenti, le dottrine, le tecniche del passato, ma in corso d'opera evolve diventando altra cosa. Oggigiorno si combatte ancora nelle trincee, come in Ucraina dove però allo stesso tempo si utilizzano i robot; si adoperano i fucili e le granate, ma anche i missili ipersonici. Nell'articolo dell'Economist "How Ukraine is using AI to fight Russia" si informa il lettore che sin dall'estate del 2022 sono stati utilizzati software per ridurre gli attacchi-disturbo dei Russi. Tante start-up ucraine operanti nel settore hi-tech hanno virato verso le necessità belliche, e sono state utilizzate tecniche di profilazione e monitoraggio, consulenze e indagini statistiche per raccogliere dati e scovare la posizione delle truppe e dei sistemi d'arma nemici. Semantic force è una start-up che si è specializzata nel trattamento dei dati riguardanti il morale della popolazione: ora il suo scopo è comprendere lo stato d'animo dei soldati russi (attraverso i social network e non solo).

  • Rottura di equilibri

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dall'analisi della guerra in corso.

    Il bombardamento ad opera di Israele di un edificio annesso all'ambasciata iraniana a Damasco ha provocato una decina di morti, tra cui un importante generale iraniano e altri sei membri dei pasdaran, le Guardie rivoluzionarie dell'Iran. Colpire un'ambasciata equivale ad un attacco diretto al paese che essa rappresenta. Per adesso le potenze imperialiste non si combattono direttamente, ma per procura. Nel caso del conflitto israelo-palestinese, l'Iran utilizza Hamas e il Jihad islamico palestinese, ma anche Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen. L'attacco di Israele a Damasco ha alzato la tensione, accrescendo la possibilità del passaggio da una proxy war allo scontro diretto. L'Iran ha annunciato che risponderà nei tempi e nei modi che riterrà opportuni per vendicare l'uccisione dei propri militari.

    In Medioriente, la situazione sta evolvendo in una direzione opposta a quella dell'ordine. Israele deve gestire anche il fronte interno: oltre 100mila persone sono scese per le strade del paese dando luogo a quelle che sono state definite le più grandi manifestazioni antigovernative dal 7 ottobre. Le mobilitazioni più partecipate sono state a Tel Aviv, Haifa, e a Gerusalemme davanti alla sede del parlamento israeliano.