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Un volantino contestato

[…] In una parola, io non vi trovo la prospettiva rivoluzionaria marxista. Trovo particolarmente stupefacente che la parola stessa di "comunismo" non figuri sotto alcuna forma nel testo, che l'espressione "classe operaia" sia assente, che i "sinonimi" di classe operaia non siano mai in posizione di "soggetto" dell'azione. Trovo particolarmente stupefacente che il gruppo, partito o movimento politico, autore del volantino, non sia chiaramente identificato. Tutto questo è dovuto al caso? E' il risultato di considerazioni di principio? Si tratta di una tattica? Credo che sia mio dovere porvi queste domande e vostro dovere rispondere. Noi e tutti abbiamo da guardarci. Il vostro volantino dimostra che è diventato estremamente difficile parlare della classe rivoluzionaria oggi, tenere un discorso marxista. Spero che nessuno tra di voi ne tragga la conclusione che noi vi dobbiamo rinunciare quando ci rivolgiamo al "grande pubblico". E tuttavia questa è la disastrosa impressione che se ne trae. […]

 

Noi partecipiamo alle manifestazioni sindacali per quello che sono e non pretendiamo, dato i rapporti esistenti, che siano quello che non possono essere. Perciò, oltre a presentare noi stessi per quello che siamo e non per quello che ci piacerebbe essere, non riteniamo obbligatorio riportare in ogni volantino la "prospettiva rivoluzionaria". Quella di macinare eternamente frasi fatte e luoghi comuni è un'abitudine molto diffusa che non condividiamo. Noi non abbiamo affatto il "dovere" (concetto morale) di rispondere: ogni nostra risposta soggiace ad una regola elementare, secondo la quale chi ci scrive entra in relazione con noi per qualche reale esigenza; chi sollecita risposte fa parte del nostro lavoro finché non dimostra di volere solo un "dibattito", cosa che ovviamente non c'interessa. In questo senso noi non ci rivolgiamo mai a un "grande pubblico", cerchiamo semplicemente dei militanti con cui lavorare. Del resto non troviamo per nulla "difficile" parlare della classe rivoluzionaria per quello che è oggi realmente e non per come è raffigurata nei desideri di molti. Tutta la tua lunga e concitata lettera dimostra quanto sia difficile il cammino per ottenere quei "nervi immobili" e quella "pelle da rinoceronte" indispensabili, come diceva un nostro vecchio compagno, al lavoro rivoluzionario.

(Doppia direzione pubblicata sulla rivista n° 0 - maggio 2000.)

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