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  • Resoconto teleriunione  9 luglio 2024

Ferreo determinismo

La teleriunione di martedì sera ha avuto come argomento principale l'articolo "Wargame. Parte seconda".

Il testo si concentra sulla dinamica soggiacente ad un'ipotetica occupazione di una piazza in una grande città, prendendo spunto da quanto successo con Occupy Wall Street a Zuccotti Park, New York. Negli ultimi anni abbiamo avuto la conferma che, per capire la realtà senza perdersi nei dettagli, è necessario disporre di un modello "astratto". Non è importante ciò che i manifestanti dicono di sé stessi ma quanto sono costretti a fare, ed è fondamentale cogliere la continuità nel ciclo di sollevazioni, scontri e oceaniche discese in piazza, a partire dall'incendio delle banlieue del 2005 per finire, nel 2022, con l'ondata populista in reazione alla politica sanitaria messa in atto dagli Stati per contrastare la pandemia. Possiamo quindi fissare un primo elemento: l'invariante che si conserva nel tempo è il movimento di massa e non il motivo che lo suscita.

Dal 2010 in avanti sono sorti vari movimenti: dalle Primavere arabe a OWS, fino al recente movimento nato in Kenya al grido di "Occupy Parliament". Prima dello scoppio di queste mobilitazioni di massa qualcosa stava maturando nella società ma non si vedeva: le vecchie concezioni politiche stavano entrando, inevitabilmente, in contrasto con un mondo sottoposto a profondi cambiamenti. Dal lavoro di Marx passando per quello della Sinistra, sappiamo che la società futura è già presente e produce anticipazioni materiali. Nel caso del meme "Occupy", esso ad un certo momento è diventato virale e si è diffuso sul Web senza che nessuno potesse fermarlo. Scrive Marx ne Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte (1852):

"Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì nelle circostanze che trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti e dalle tradizioni."

Quindi sono i fatti materiali a costringere gli uomini a muoversi in una determinata direzione. Ad un certo punto si manifesta una lotta aperta tra classi sociali che, se non arriva a qualche forma di compromesso, tende ad estendersi e ad aumentare in intensità. Superata un certa soglia, ciò che conta sono la disposizione delle forze in campo e strategie adeguate agli obiettivi da raggiungere.

Come abbiamo scritto nell'articolo "Necessarie dissoluzioni", è in corso un gigantesco reset tra il vecchio modo di intendere lo lotta di classe e il nuovo, tra l'uomo politico prodotto dell'ideologia politica e l'uomo di specie prodotto dall'industria moderna. Dalla lettura delle Tesi sulla tattica del PCd'I (Roma, 1922) si comprende che le cause che portarono al disastro dell'Internazionale Comunista non sono certo attribuibili agli individui, all'opera di dirigenti impreparati o malvagi, bensì a determinazioni storiche. Nonostante la controrivoluzione iniziata negli anni '20, la Sinistra riuscì a fare un bilancio di quanto avvenuto e a lanciare un'ancora verso il futuro. Le Tesi sulla tattica sono un wargame valido tutt'ora, uno strumento utile ad orientarsi nell'oggi e nel domani. Il contenuto delle Tesi non fu compreso dall'Internazionale, e nemmeno dai molti che oggi si richiamano alla corrente che le scrisse.

Il wargame è una macchina per conoscere la dinamica di una guerra così come di una battaglia sindacale, ma è anche uno strumento per capire dinamiche sociali che si sovrappongono (vedi diagrammi di Eulero-Venn):

"In genere ogni 'giocatore' deve scegliere la sua strategia valutando la possibilità di coalizioni (giochi cooperativi o giochi non cooperativi), tenendo conto delle possibili risposte degli altri giocatori e vagliando le mosse possibili in relazione alle aspettative. I possibili sviluppi vanno dalle situazioni più semplici, come i giochi finiti e a somma nulla (in cui le vincite di ogni giocatore sono proporzionali alle perdite dell'altro), fino a situazioni di giochi infiniti a somma non nulla, nei quali appaiono tutti i parametri riscontrabili nei problemi del mondo reale, mondo che può essere rappresentato da un insieme di insiemi sovrapposti."

Per noi la rete mondiale è un presupposto fondamentale della rivoluzione in corso. Internet non è un semplice strumento di comunicazione ma un potente mezzo di coordinamento, dato che può collegare i senza riserve di tutto il mondo. Grazie ai social network, i giovani kenyoti possono mettersi in relazione con i giovani arrabbiati di tutti i continenti interagendo in tempo reale. Ormai si è capito che, quando scoppia una rivolta in un luogo, attraverso il tam-tam in Rete questa può coinvolgere altri paesi; lo abbiamo scritto nel volantino "Mille città", frutto di una riflessione sull'ondata internazionale di manifestazioni avvenuta il 15 ottobre 2011. Ciò che oggi può fare la differenza è il messaggio che viene lanciato dalle piazze: se di carattere universale (ad esempio 99% contro 1%), esso ha maggiori possibilità di diffondersi e attecchire.

Anche OWS ha avuto il suo wargame, rudimentale dal punto di vista teorico ma avanzato negli strumenti. Il movimento ha adottato un'organizzazione leaderless (senza leader) e ha utilizzato le potenzialità del networking, dove il principio di autorità opera senza gerarchie di potere o dibattiti inconcludenti. Le mosse giocate da OWS hanno impedito, ad esempio, il recupero da parte dello Stato dei capi, dato che non ce n'erano; e hanno facilitato il contatto con ampi strati del proletariato, partendo dal basso, dalle sezioni sindacali locali, e riuscendo in un memorabile sciopero dei porti della West Coast.

All'interno della Rete nessun nodo è "esterno", poichè tutti sono collegati agli altri in doppia direzione. Nelle "Considerazioni" del 1956 è scritto: "Rivendichiamo tutte le forme di attività proprie dei momenti favorevoli nella misura in cui i rapporti reali di forze lo consentono". Oggi i rapporti di forza indicano che le possibilità di modificare la realtà sociale sono ridotte al minimo. Per tal motivo ci siamo rifiutati di fondare l'ennesimo partitino internazionalista; questo però non ci impedisce di adottare un preciso metodo di lavoro, basato su riunioni frequenti, pubblicazioni di testi, conservazione dell'archivio storico (digitale e cartaceo). Diamo molta importanza agli incontri e alle corrispondenze con i lettori perchè ci permettono di misurare con il nostro detector la temperatura sociale.

Parlare di "conservazione del programma" può far pensare ad un'attività di tipo culturale, intellettuale e scolastica; si tratta invece di un'attività pratica. Le estinzioni in natura esistono, perciò abbiamo la responsabilità di continuare l'elaborazione sul filo del tempo, mettendo a disposizione dei compagni un "luogo fisico" dove incontrarsi e poter consultare i testi. Si tratta di un piccolo "rovesciamento della prassi", ciò che è stato possibile fare con le forze esistenti.

Il recente risultato elettorale in Francia è sia prodotto che fattore di instabilità. Oramai le consultazioni elettorali, invece di portare alla formazione di esecutivi in grado di governare, producono il contrario. Il problema dell'ingovernabilità non riguarda solo l'Europa ma anche gli USA, il paese capitalisticamente più importante, oggi alle prese con una complicata campagna elettorale (soprattutto per i democratici). In Francia è cresciuta la partecipazione alle urne: l'antifascismo ha giocato un ruolo importante nella "vittoria" del Nuovo fronte popolare. Tale affluenza al voto è però speculare alla crescita dell'astensionismo in Italia, in entrambi i casi ciò che emerge è la fragilità del sistema. Il Regno Unito, dove nelle ultime elezioni ha vinto il partito laburista, è in recessione tecnica: aumentano i prezzi degli alloggi e dilaga la povertà. Anche la Germania è "spaccata", Limes titola significativamente il numero 6/24 "La Germania senza qualità". In Iran ha vinto un riformista che però fa parte dell'establishment, e l'affluenza alle urne è stata così bassa da superare i precedenti record negativi. In ogni caso, che alla guida di un paese si attesti una forza di destra, di sinistra o di centro (oppure si instauri un governo tecnico), cambia poco: non esistono bacchette magiche in grado di risolvere i problemi che attanagliano il capitalismo.

Ogni area geostorica ha le sue caratteristiche (politiche, culturali, religiose, ecc.), ma alla radice del caos mondiale vi è un'unica causa. La perdita di efficienza degli stati e dei loro governi va di pari passo con la perdita di vitalità dell'intero sistema economico. La crescita dei movimenti populisti è dovuta all'impoverimento generale delle classi medie (legge della miseria crescente, quella che Marx chiama la legge assoluta dell'accumulazione capitalistica), che si radicalizzano. Le forze interne al sistema non possono che collassare insieme al sistema stesso. Il comunismo è il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente, esso lavora incessantemente erodendo la struttura dell'attuale modo di produzione e provocando profonde crepe anche a livello sovrastrutturale borghese.

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