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La teleconferenza di martedì sera, connessi 16 compagni, è iniziata riprendendo il tema dell'Intelligenza Artificiale (IA).
OpenAI ha annunciato un aggiornamento nelle applicazioni mobili di ChatGPT per iOs e Android, che renderà la chatbot capace di adattare la traduzione alla tipologia di utente finale (bambino, adulto, ecc.), e di rispondere alle domande anche tramite una funzione di sintesi vocale. La nuova versione del programma sarà potenziata anche nel campo visivo, con la possibilità di riconoscere immagini e trarre informazioni da un dato contesto (Wired, "Abbiamo provato il nuovo ChatGPT che ascolta, vede e parla"). Insomma, si sta sviluppando un sistema multimodale che assomiglia sempre più al modo che abbiamo di interfacciarci alla realtà.
Nell'articolo "ChatGPT mania may be cooling, but a serious new industry is taking shape", The Economist afferma che dopo la prima ondata di entusiasmo per ChatGPT ora l'attenzione è un po' scesa, ma in questi ultimi mesi non sono mancate novità e avanzamenti tecnologici. I big tech (OpenAI, Google, Apple, ecc.) investono massicciamente nel settore dato che i loro modelli devono aumentare la potenza di calcolo per reggere la sfida. Cresce dunque la quantità di dati elaborata, e gli esperti stimano che le fonti presenti su Internet sono prossime all'esaurimento; perciò le grandi aziende si stanno rivolgendo ad agenzie stampa e fotografiche per trovare dati nuovi da dare in pasto ai modelli di IA. Si sta addirittura pensando allo sviluppo di dati sintetici, ovvero testi, video e foto sviluppati da altri sistemi di IA, secondo un sistema in cui le macchine addestrano le macchine.
La teleconferenza di martedì 19 settembre, a cui si sono collegati 17 compagni, è iniziata commentando un articolo dell'Economist, "How artificial intelligence can revolutionise science".
Se in altri articoli il settimanale inglese si è focalizzato sugli scenari distopici a cui potrebbe portare lo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale (IA), in questo si concentra sugli aspetti positivi riportando dichiarazioni e analisi di esperti del settore.
Secondo l'Economist, le grandi scoperte tecniche che hanno rivoluzionato la società, dai microscopi ai telescopi, sono state possibili grazie allo sviluppo della scienza; questi strumenti, a loro volta, hanno contribuito al progresso in diverse branche della conoscenza, dalla chimica alla fisica e alla biologia. Lo sviluppo tecnologico è stato accelerato dalla rivoluzione industriale e successivamente, a partire dalla fine del XIX secolo, con la creazione di laboratori di ricerca sono state introdotte altre innovazioni, come i fertilizzanti artificiali e i prodotti farmaceutici. All'inizio del XX secolo viene inventato il transistor, l'elemento costitutivo del computer: il Novecento sarà il secolo della rivoluzione informatica, non è ancora terminata e alle soglie di una nuova forma di intelligenza.
La teleconferenza di martedì sera, connessi 17 compagni, è iniziata con alcune considerazioni riguardo l'intervista di Repubblica (05.09.23) a Daniel Susskind, professore di economia al King's College di Londra e autore di Un mondo senza lavoro, che afferma la necessità di cambiare paradigma dato che si sta stabilendo un nuovo rapporto tra lavoro e senso della vita: "l'idea di intraprendere una carriera, trascorrere diversi decenni a progredire e poi andare in pensione, è piuttosto superata".
Nell'articolo "Proletari, schiavi, piccolo-borghesi o... mutanti?", pubblicato sulla rivista n. 4 (2001), descrivevamo una serie di trasformazioni che all'epoca si potevano solo intravedere; allora, infatti, non c'erano i rider, non c'erano i clickworkers e di intelligenza artificiale si parlava poco:
"La struttura mondiale del lavoro sociale, la socializzazione crescente della forza produttiva umana, non possono non avere effetti materiali sulle forme in cui si manifesta lo sfruttamento. Se la miseria e il sottosviluppo odierni sono fenomeni modernissimi dovuti alla distruzione irreversibile dei rapporti antichi, l'estendersi enorme di rapporti di lavoro atipici nelle aree metropolitane non devono essere considerati fenomeni di regresso: saranno anch'essi a tutti gli effetti il risultato di progresso, quindi, per definizione, riflessi del futuro sul presente in via di liquidazione continua."
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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.
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