- Ideologie di un capitalismo che nega sé stesso
La relazione passerà in rassegna alcune delle idee elaborate dai rappresentanti di un mondo capitalistico in transizione. Non è tanto la creatività degli uomini capitalistici a produrre nuove teorie ma il capitalismo a fornire agli uomini l'ideologia necessaria per battere nuove strade. Esso cerca di sfuggire alla legge della caduta del saggio di profitto investendo in robotica e sistemi automatici di produzione basati sull'intelligenza artificiale, puntando allo Spazio come nuovo ambito di valorizzazione. Le nuove ideologie della classe dominante, per quanto strampalate, vanno conosciute, anche solo per il fatto che chi le porta avanti è a capo di aziende che in borsa sono valutate migliaia di miliardi di dollari, superando a volte il PIL di alcuni stati. Come al solito, nella impostazione ideologica borghese, quando si fanno affari, si proclama di ispirarsi a principi corrispondenti agli interessi generali. Ce n'è per tutti i gusti: dall'accelerazionismo efficace, secondo il quale lo sviluppo tecnologico in simbiosi con il capitalismo è fattore di benessere collettivo, all'altruismo efficace, che vuole limitare l'impiego di risorse per migliorare le condizioni delle masse oggi a beneficio di coloro che non sono ancora nati. Punto focale di questa corrente, conosciuta anche come lungotermismo, è l'ipotesi di concentrare grandi investimenti volti a garantire il futuro della specie o, per meglio dire, di una élite tecnologica.
- Non vi è guerra che possa far ripartire l'economia capitalistica
Due aforismi di Carl von Clausewitz (1780-1831) si adattano perfettamente alla situazione che si è prodotta con la guerra attuale:
1) "La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi";
2) "La guerra è un atto di violenza per imporre all'avversario la nostra volontà".
Von Clausewitz rappresentava bene la guerra nel passaggio dalla forma romantica a quella idealista. La volontà era il soggetto dell'azione, la violenza il mezzo, l'idea il supporto teoretico. Qualche anno più tardi, mentre la borghesia pensava soltanto ad accumulare senza badare troppo alla struttura sociale entro cui ciò avveniva, la società avrebbe espresso, con Marx, la teoria materialistica dell'accumulazione: la guerra non era il frutto della volontà bensì un risultato del modo di produzione. Al culmine di una crisi, il capitalismo tossico produceva il proprio antidoto, la via per continuare ad accumulare. Il che non significava limitare le forze produttive ma anzi, sfruttare l'energia scatenata dall'immane industria bellica. In seguito, con il corrompersi della teoria marxista si sarebbe fatto strada un movimento politico che avrebbe considerato la guerra come effetto della volontà di militari e militaristi. Mentre lo svolgersi del ciclo capitalistico dell'accumulazione va riportato a fattori materiali e la guerra a prodotto di spinte anonime sempre meno riferibili alle persone. Se non è pensabile un rilancio generale della produzione di plusvalore nonostante il recente sviluppo scientifico nel campo dell'organizzazione, dell'automazione, dell'intelligenza artificiale, in prospettiva viene meno la possibilità di un'ulteriore centralizzazione imperialista del mercato mondiale. Il meccanismo di valorizzazione appare stravolto, la serie storica dell'imperialismo mostra chiaramente un limite. Ecco il punto fondamentale: il conflitto mondiale si presenta come un fattore necessario e urgente, ma al contempo è superfluo nel dare ossigeno al Capitale-zombie, e si rivela in ultima istanza uno strumento impotente a governare le contraddizioni capitalistiche.
Guardando alla situazione geopolitica mondiale, non sembra ad esempio esserci altro modo con il quale la Cina possa crescere senza che un conflitto con gli Stati Uniti diventi inevitabile: la potenza americana è spinta a scontrarsi con quella cinese per impedire a quest'ultima di superare una soglia oltre la quale non potrà essere sconfitta con certezza.
- Prospettiva di lavoro
L'intera mattinata di domenica sarà dedicata alle domande e risposte eventualmente maturate in margine alla riunione.
L'incontro redazionale potrà essere seguito attraverso Skype. Per collegarsi inviare una mail all'indirizzo . L'inizio delle relazioni è previsto per le ore 9 di sabato 15 giugno.
A cura di:
Fondazione n+1 - Per lo studio dei sistemi sociali ETS
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