Stampa questa pagina
  • Venerdì, 25 Febbraio 2022

Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  22 febbraio 2022

Guerra ibrida in Ucraina

Durante la teleconferenza di martedì sera, connessi 20 compagni, abbiamo discusso di quanto sta accadendo in Ucraina.

Un compagno ha segnalato un video su Youtube nel quale viene proposta un'analisi di natura sia tecnica che strategica dei gasdotti sottomarini che dalla Russia, attraverso il Mar Baltico, pompano gas in Germania, in relazione al fatto che gli Stati Uniti non vedono favorevolmente un avvicinamento tra Berlino e Mosca.

Subito dopo il riconoscimento da parte della Russia degli stati separatisti del Donbass (Lugansk e Doneck), il neocancelliere tedesco Scholz ha dovuto annunciare lo stop al progetto del gasdotto Nord Stream 2. Nel discorso alla nazione Putin ha affermato che "l'Ucraina non è un Paese confinante, ma parte integrante della nostra storia, cultura, spazio spirituale". E ha aggiunto: "Sono nostri compagni, spesso gli ucraini stessi si considerano parte della Russia, siamo uniti da sempre".

Il generale Von Klausewitz diceva che "la guerra è un atto di forza per costringere l'avversario a sottomettersi alla nostra volontà". Ovviamente, non viene precisato come si debba concretizzare l'atto di forza, ma soltanto che la forza è il mezzo e la sottomissione dell'avversario è lo scopo. Nel testo della nostra corrente "Forza, violenza, dittatura nella lotta di classe" (1946-48) si afferma che non c'è bisogno di veder scorrere il sangue perché ci sia violenza, poiché essa nella maggior parte dei casi raggiunge il suo scopo rimanendo allo stato potenziale.

La guerra è un prodotto della società, essa si modifica, cambia nel tempo. Interessante, a questo proposito, l'articolo del Capo di Stato Maggiore russo, il generale Valerij Gerasimov, intitolato "Il valore della scienza è nella capacità di prevedere: nuove sfide richiedono di ripensare le forme e i metodi di esecuzione elle operazioni di combattimento", pubblicato il 26 febbraio 2013. Gli analisti occidentali lo hanno definito il manifesto della nuova dottrina militare russa. In realtà, gli esperti militari russi non hanno fatto altro che prendere atto della trasformazione della guerra moderna in qualcosa di ibrido, intendendo con ciò i conflitti che comprendono eserciti statuali e non, e le operazioni cibernetiche e psicologiche. I tempi di pace e quelli di guerra non sono più chiaramente separati, vi è una zona grigia in cui si verificano diverse gradazioni nel dispiegamento bellico.

La cosiddetta dottrina Gerasimov è divisa in sei fasi: fase occulta della guerra, aumento della tensione, inizio ufficioso di operazioni belliche, crisi bellica definitiva, risoluzione, restaurazione dell'ordine nel paese. In sintesi, il generale russo individua quattro aspetti cruciali della guerra moderna: l'utilizzo integrato della forza militare e civile; il ruolo fondamentale dei media e dell'informazione; l'utilizzo di compagnie militari private nelle operazioni militari e, infine, l'utilizzo di metodi operativi indiretti e asimmetrici. ("Il concetto di Gray zone: la dottrina Gerasimov e l'approccio russo alle operazioni ibride", ministerodelladifesa.it). Gli esperti militari russi considerano le "rivoluzioni colorate" rivolte fomentate dagli Usa, come nel caso dell'Ucraina con Euromaidan nel 2014, quando il presidente filorusso Janukovyč dopo mesi di proteste fu costretto a fuggire dal paese. La Russia, che ha risposto alle manifestazioni pro-occidentali con l'occupazione della Crimea e con il sostegno attivo agli indipendentisti della regione del Donbass, non può permettersi di avere la Nato a ridosso dei propri confini.

La guerra oggi è combattuta da militari e civili, attraverso attacchi cibernetici, campagne di disinformazione, un ampio uso delle partigianerie e della pressione economica quale mezzo non militare. Ed in questa situazione di disordine mondiale dovuto, in primis, al declino degli Usa, l'intero assetto del capitalismo traballa. Cina, India, e la stessa Russia non mettono in discussione direttamente il ruolo di gendarme mondiale svolto dagli Usa, ma sono alla ricerca dei propri spazi di manovra. Il colosso imperialistico americano, oltre ad arrancare a livello internazionale, ha enormi contraddizioni al proprio interno, così come affermano ormai molti osservatori, a cominciare da Barbara F. Walter, autrice del saggio How Civil Wars Start. And How to Stop Them (2022), e dal giornalista canadese Stephen Marche (The Next Civil War. Dispatches from the American Future, 2022).

Il libro Complotti! Da Qanon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto, scritto da Leonardo Bianchi, è un'interessante inchiesta giornalistica sull'estrema destra americana, ed in particolare sul fenomeno QAnon, salito agli onori delle cronache dopo l'assalto al Campidoglio il 6 gennaio 2021. Il complottismo storico (Protocolli dei Savi di Sion) viene condito da QAnon con elementi pop tratti dal cinema di fantascienza, fino ad arrivare a teorie strampalate come quella dei rettiliani, secondo la quale creature aliene prendono forma umana allo scopo di controllare la Terra. Il fenomeno QAnon ha avuto una diffusione internazionale e la sua storia si intreccia con l'ascesa di Trump alla Casa Bianca; recentemente, durante le manifestazioni "no vax" in Europa si sono sentiti richiami alla profezia del "Grande Risveglio". Ci sono spinte materiali che portano milioni di persone in piazza a causa della "vita senza senso", e ce ne sono altrettante che portano "agenti di influenza" a manipolare le menti per gli interessi di una fazione borghese contro l'altra. Precisato questo, c'è da dire che movimenti cospirazionisti come QAnon, pur essendo costruiti ad arte, possono produrre sconquassi: si tratta di forze interne al sistema che possono diventare ulteriori elementi di caos e destabilizzazione.

La rivolta del 2020 negli Stati Uniti avvenuta in seguito all'uccisione di George Floyd, la polarizzazione politica tra democratici e repubblicani, tra stati federali e centrale, tra gruppi sociali, sono tutti il sintomo di una prossima esplosione sociale. La nostra corrente, già negli anni 50', sosteneva che se l'imperialismo americano non crolla dall'interno, allora non c'è alcuna possibilità di una vittoria rivoluzionaria. Nella rivista monografica "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" (2003), abbiamo visto che con la scomparsa delle vecchie colonie i paesi imperialisti hanno cominciato una colonizzazione interna. Gli Stati Uniti sono da tempo una colonia di sé stessi: milioni di proletari sono sempre più schiavizzati da un capitalismo senza briglie.

L'ultimo tentativo rivoluzionario, avvenuto in Russia nel 1917, è stato caratterizzato dalla famosa parola d'ordine di Lenin "trasformare la guerra imperialista in guerra civile", fatta propria in seguito dall'Internazionale Comunista. Oggi il contesto è completamente cambiato, dato che è in corso una guerra civile strisciante, e non solo negli Usa. Nell'ultimo numero della rivista abbiamo visto che l'origine del wargame è antica ed è legata ai giochi da tavolo, e che l'interazione fra due soggetti che compiono scelte razionali per vincere, cioè per influenzare l'esito finale, può essere tradotta in calcolo e adoperata per la realizzazione dei modelli di realtà. Da questi modelli deduciamo che è improbabile lo "scoppio" di una guerra mondiale di tipo classico, con schieramenti imperialistici netti e dualistici. Il mondo è troppo grande per il controllo ad opera di un solo paese, ma è altresì troppo piccolo per garantire sviluppo e profitti per tutti. Nel conflitto bellico moderno non ci sono più i fantaccini terrestri che si sparano dalle trincee e che possono fraternizzare al fronte, si fa perciò difficile trasformare la guerra imperialista in guerra civile.

Gli Usa sono maestri nella compellenza, cioè nel far perdere la guerra agli altri senza combattere. Sopportano benissimo che la Cina possieda buona parte del loro debito pubblico, ma devono contenerne l'espansione commerciale accusandola di "aggressione economica". Se, come dice Trump, si vuole fare tornare l'America grande ("Make America Great Again"), è perché questa è diventata piccola. Negli anni '50 gli Usa hanno raggiunto il loro massimo livello di sviluppo, riuscendo a proiettare la propria immagine sul resto del mondo, come nemmeno l'Impero Romano era riuscito a fare. Il presidente Eisenhower sosteneva che l'America doveva vincere la guerra per dominare il mondo. Solo che vincere una guerra globale, a lungo andare, è peggio che perderla perché poi bisogna colonizzare le popolazioni. Gli Usa non possono più tornare ad essere quello che erano decenni fa, non possono avere di nuovo un periodo postguerra mondiale fatto di ricostruzioni e boom economico. Gore Vidal ha compreso per tempo che gli Stati Uniti stavano entrando in uno stato di guerra civile permanente (La fine della libertà; Le menzogne dell'impero e altre tristi verità).

In chiusura di teleconferenza si è accennato alle recenti manifestazioni contro il carovita in Marocco, e alle proteste dei camionisti in Italia contro l'aumento del prezzo dei carburanti. Dato che si va verso un alleggerimento delle restrizioni anti-Covid in tutta Europa, i leader "no vax", nel timore di rimanere disoccupati, si stanno orientando verso la lotta contro il carovita. Non è da escludere il ritorno in piazza dei forconi, anche perché c'è da riempire il vuoto lasciato dal Movimento 5 Stelle. La lotta contro il carovita potrebbe essere usata per mettere tutti dietro il tricolore, dall'operaio al bottegaio. Ma non è detto che il gioco populista funzioni ancora a lungo: la corda potrebbe spezzarsi.

Articoli correlati (da tag)

  • L'attenzione verso il linguaggio

    La teleconferenza di martedì sera è iniziata riprendendo gli argomenti trattati durante la riunione pubblica tenuta a Milano lo scorso 20 aprile.

    La conferenza, incentrata sul tema "Guerra e nuove tecnologie", si è tenuta presso il circolo anarchico Bruzzi-Malatesta. Al termine della riunione sono state poste alcune domande riguardo la socializzazione del capitale e le strutture fisiche alla base della guerra cibernetica, che ci hanno dato l'occasione di ribattere alcuni chiodi teorici. L'impressione che abbiamo avuto è stata positiva sia per la presenza di giovani che per l'attenzione del "pubblico" durante lo svolgimento di tutta la relazione.

    L'acutizzarsi della guerra e lo sviluppo di nuove armi fanno parte di un processo unico, di una dinamica di crisi strutturale del capitalismo. I fatti hanno la testa dura, dice Lenin, e la realtà si incarica di fare piazza pulita delle vecchie "questioni" che in passato sono state motivo di interminabili dibattiti (partito, sindacato, ecc.). Nell'introduzione alla relazione di Milano è stato ribadito che il capitalismo non può funzionare senza l'estrazione di plusvalore, e che la guerra, fenomeno invariante, si è trasformata nel tempo essendo soggetta al modo di produzione che la esprime. Engels nota che l'innescarsi della dialettica cannone/corazza porta all'intensificazione del conflitto, motivo per cui, ad esempio, ben presto le barricate risultano obsolete rispetto all'impiego dell'artiglieria.

  • La guerra e il suo contesto

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dall'analisi del recente attacco dell'Iran ad Israele.

    Secondo un portavoce dell'esercito israeliano, nell'azione compiuta nella notte tra il 13 e il 14 aprile l'Iran ha impiegato 170 droni, 30 missili da crociera e 120 missili balistici, che sono stati quasi tutti abbattuti. L'attacco è stato simbolico, le nazioni arabe erano state avvertite e probabilmente anche gli Americani; dopo il bombardamento di un edificio annesso all'ambasciata iraniana a Damasco il primo aprile scorso, Teheran non poteva non rispondere. Gli USA hanno chiesto ad Israele di evitare una reazione a caldo e di pazientare, onde evitare un'escalation; gli Iraniani hanno dichiarato che se Israele lancerà un nuovo attacco essi colpiranno più duro: "Con questa operazione è stata stabilita una nuova equazione: se il regime sionista attacca, sarà contrattaccato dall'Iran."

    Teheran è all'avanguardia nella produzione di droni, ha sviluppato un'industria bellica specializzata e vende queste tecnologie alla Russia ma anche ad Algeria, Bolivia, Tagikistan, Venezuela ed Etiopia.

    Ciò che sta accadendo in Medioriente conferma l'importanza del lavoro sul wargame, a cui abbiamo dedicato due numeri della rivista (nn. 50 - 51). I giochi di guerra servono a delineare scenari futuri, e le macchine amplificano le capacità dell'uomo aiutandolo a immaginare come potrebbero svilupparsi i conflitti in corso. Gli eserciti e gli analisti militari che lavorano con i wargame sono in grado di accumulare grandi quantità di informazioni, ma sono però costretti a vagliarne solo una parte. È un dato oggettivo: i big data vanno ordinati e l'ordine risente dell'influenza di chi applica il setaccio.

  • Guerra "intelligente" e rovesciamento della prassi

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni riguardo i sistemi di intelligenza artificiale utilizzati da Israele nella Striscia di Gaza. L'argomento si inserisce nel nostro lavoro in corso sulla guerra e sulle nuove armi in via di sperimentazione in Medioriente e Ucraina.

    Prendendo spunto da fonti israeliane (i due siti di informazione +972 e Local Call), il manifesto ha pubblicato un lungo articolo ("20 secondi per uccidere: lo decide la macchina") in cui sono riportate le interviste ad ufficiali dell'intelligence israeliana che spiegano il funzionamento del sistema IA Lavender e il ruolo che esso ha giocato nei bombardamenti sulla Striscia. Lavender opera in sinergia con il sistema Gospel, che si occupa nello specifico di contrassegnare gli edifici e le strutture da cui Hamas lancia i razzi; e ha il compito di individuare i nemici assegnando un punteggio da 1 a 100 ad ogni individuo: per un alto responsabile di Hamas, se identificato in una palazzina molto abitata, è possibile accettare una certa quantità di "danni collaterali", per un militante minore se ne accetta una inferiore. Il sistema di intelligenza artificiale riesce a costruire dei profili e a definire una "kill list" secondo un processo statistico che ha perciò un margine di errore (intorno al 10%); i tempi impiegati dalla macchina per individuare e colpire un obiettivo sono di circa 20 secondi, l'operatore umano non può quindi tenerne il passo e tantomeno eseguire un'analisi approfondita della lista dei bersagli.

    Non si tratta di indignarsi perché l'IA uccide gli uomini, anche i cannoni e le mitragliatrici lo fanno; si tratta invece di comprendere le novità che emergono dall'utilizzo di questa tecnologia. Siamo nel bel mezzo di una transizione di fase, tra un vecchio tipo di conflitto ed uno nascente: la guerra inizia sempre con gli armamenti, le dottrine, le tecniche del passato, ma in corso d'opera evolve diventando altra cosa. Oggigiorno si combatte ancora nelle trincee, come in Ucraina dove però allo stesso tempo si utilizzano i robot; si adoperano i fucili e le granate, ma anche i missili ipersonici. Nell'articolo dell'Economist "How Ukraine is using AI to fight Russia" si informa il lettore che sin dall'estate del 2022 sono stati utilizzati software per ridurre gli attacchi-disturbo dei Russi. Tante start-up ucraine operanti nel settore hi-tech hanno virato verso le necessità belliche, e sono state utilizzate tecniche di profilazione e monitoraggio, consulenze e indagini statistiche per raccogliere dati e scovare la posizione delle truppe e dei sistemi d'arma nemici. Semantic force è una start-up che si è specializzata nel trattamento dei dati riguardanti il morale della popolazione: ora il suo scopo è comprendere lo stato d'animo dei soldati russi (attraverso i social network e non solo).