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  • Resoconto teleriunione  27 luglio 2021

Esercizio d'influenza

La teleconferenza di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata commentando le recenti manifestazioni contro il green pass.

In circa 80 città italiane sono scesi in strada mezze classi, bottegai e piccoli commercianti, quelle categorie che si sentono con le spalle al muro in quanto devono tutto il loro reddito alla possibilità di commerciare. Le manifestazioni hanno visto qualche migliaio di partecipanti soprattutto a Milano, Roma e Torino, ma manifestazioni analoghe ci sono state negli ultimi mesi anche a Londra e Parigi. Gli slogan sui cartelli andavano dal "contro il passaporto schiavitù", al "contro la dittatura instaurata". Siamo alla libertà del cinghiale di cui parla Marx, quella per cui ognuno può essere libero di correre nella foresta, mentre per noi la libertà è il superamento del regno della necessità, la prerogativa di una specie in grado di progettare la propria vita in armonia con il resto della natura. Dagli incendi ai disastri più o meno naturali, dalla crisi economica ai contrasti sociali, la borghesia ha qualche problema di vitalità ma riesce comunque a dettare legge attraverso i suoi canali e a far digerire la lotta contro il passaporto vaccinale, utile ad andare sui treni e nei luoghi affollati. Si rivendica una generica libertà che non è nemmeno all'altezza della libertà della grande borghesia (Liberté, Égalité, Fraternité), una volta, rivoluzionaria.

Crescono i contagi a livello mondiale ed invece di una task force globale che affronti la pandemia in maniera coordinata e univoca, siamo all'anarchia generalizzata, specchio dell'anarchia nella produzione. I movimenti di piazza vanno inquadrati nella debolezza strutturale degli stati che non riescono a gestire le situazioni sociali e nel fatto che il sistema funziona esattamente così: la divisione dei compiti prevede che la piccola borghesia risponda agli appelli della grande borghesia. Gli agenti d'influenza, affermano gli stessi servizi, agiscono sui media, sui social, dovunque si possa influenzare qualcosa. Ora, la produzione è assicurata, il proletariato è ingabbiato, e si sta persino compattando un sistema di interessi reciproci tra le parti sociali: da una parte viene meno il principio d'autorità e dall'altra si fa strada una specie di sintonia nei contenuti e si adotta uno stesso linguaggio. Il proletariato produce, il capitalista ricava il profitto e la piccola borghesia fa il suo business. Una cappa di omologazione tutto affascia, come abbiamo scritto negli articoli "La socializzazione fascista e il comunismo" e "La grande socializzazione": il corporativismo, questo patto sociale nato già nell'800 e maturato nel '900, è più vivo che mai.

All'inizio della pandemia erano scoppiati significativi scioperi spontanei sull'onda dello slogan "Non siamo carne da macello", ma immediatamente sindacalisti e capitalisti si erano incontrati per siglare un accordo ed incanalare la protesta in ambito legislativo. In "Tracciato d'impostazione" (1946) la nostra corrente contrappone in modo lapidario movimenti conformisti, riformisti e antiformisti, specificando chiaramene il significato di "antiforma" per i comunisti:

"Conformisti sono quei movimenti che combattono per conservare integre le forme e gli istituti vigenti, vietandone ogni trasformazione, e richiamandosi ad immutabili principii, siano essi presentati in veste religiosa, filosofica o giuridica. Riformisti sono i movimenti che, pur non chiedendo di sconvolgere bruscamente e violentemente gli istituti tradizionali, avvertono che le forze produttive premono troppo fortemente, e propugnano graduali e parziali modificazioni nell'ordine vigente. Rivoluzionari (e adotteremo il termine provvisorio di antiformisti) sono i movimenti che proclamano ed attuano l'assalto alle vecchie forme, ed anche prima di saper teorizzare i caratteri del nuovo ordine, tendono a spezzare l'antico, provocando il nascere irresistibile di forme nuove."

Il "Tracciato" era stato scritto appositamente per delineare l'unico percorso coerente per i comunisti: chi non era d'accordo poteva tranquillamente prendere un'altra strada. I comunisti sono una minoranza, una mutazione del futuro all'interno della società presente. Le mutazioni sono dovute all'ambiente, alla società, allo sviluppo della forza produttiva, ma riguardano anche la borghesia che capitola di fronte allo sviluppo della società umana (vedi studi su entropia, complessità, reti). In tutte le rivoluzioni gli elementi che si trovano a disagio nella vecchia società passano alla nuova.

Marx, nella famosa lettera ad Annenkov, afferma che gli uomini sono costretti a rompere le vecchie forme proprio per conservare quanto raggiunto:

"Gli uomini non rinunciano mai a ciò che essi hanno conquistato, ma ciò non significa che essi non rinuncino mai alla forma sociale in cui hanno acquisito determinate forze produttive. Tutto al contrario. Per non essere privati del risultato ottenuto, per non perdere i frutti della civiltà, gli uomini sono forzati a modificare tutte le loro forme sociali tradizionali, non appena il modo del loro commercio non corrisponde più alle forze produttive acquisite".

La "molla" che fa scattare la rivoluzione non è soltanto una miscela di miseria, precarietà, sofferenza. Non esiste limite a ciò che l'uomo ha dimostrato di saper sopportare senza ribellarsi, la soglia si raggiunge quando molti fattori incogniti entrano in sintonia e la società si polarizza in schieramenti opposti e irriducibili. Prima si muovono pance, gambe e braccia, per ultimo viene il cervello.

In chiusura si è accennato al caos politico-istituzionale in cui è precipitata la Tunisia, con la sospensione dell'attività del Parlamento da parte del Presidente della Repubblica. In realtà la crisi economica vede milioni di giovani disoccupati, una situazione disastrosa per l'economia che si basa quasi esclusivamente sul turismo, a cui si aggiunge una catastrofica situazione sanitaria legata alla pandemia.

Altro caso emblematico è l'Iran, alle prese con un'estesa rivolta nella regione del Khuzestan, dove c'è una gravissima carenza di acqua, e con scioperi nel settore petrolchimico. Il paese mediorientale rappresenta un classico contenuto che non corrisponde al contenitore: una società modernissima dal punto di vista capitalistico, un proletariato urbano numeroso e combattivo, e al tempo stesso un involucro sociale rappresentato dal pretume e dai costumi religiosi. Una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Appena iniziate le manifestazioni è stato chiuso il traffico internet, segno di debolezza da parte della borghesia dato che il suo stesso sistema funziona ormai quasi esclusivamente attraverso il Web (banca, finanza, transazioni, commerci).

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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