86° incontro redazionale, 18 - 19 giugno 2022

L'incontro si terrà in teleconferenza.

- La Quarta Guerra Mondiale

Dal punto di vista delle dottrine militari attuali quello che sta succedendo in Ucraina non è l'inizio della – poniamo – Quarta Guerra Mondiale ma la fine della Terza, quella detta impropriamente Fredda. Vuol dire che le armi attualmente in produzione non sono mai state usate in una guerra generalizzata, e quindi nessuno sa quale possa essere il loro sviluppo, che cosa comportino a proposito di vecchie e nuove definizioni (guerra simmetrica, macchinizzata, elettronica, ibrida, della disinformazione ecc.). È necessario fare un'indagine sulle armi di tal tipo perché non saranno esse ad adattarsi alla nuova guerra ma sarà la nuova guerra ad adattarsi ad esse. Come le macchine hanno rivoluzionato l'industria, così le armi hanno rivoluzionato, e rivoluzioneranno, la guerra. Se proiettiamo la situazione attuale nel futuro, non riusciamo a individuare qualche sbocco logico. Questa è una guerra fra Stati Uniti e Russia, e con il vecchio pensiero militare non ha soluzioni di sorta. La Russia l'ha implicitamente minacciata per anni, poi ha deciso di eliminare il problema NATO-Ucraina occupando quest'ultima. Non poteva essere altrimenti: l'alternativa era quella di subire l'iniziativa degli americani (la NATO sotto l'ombrello di Washington) sul proprio territorio. Si è parlato di difesa avanzata e difesa arretrata. Nel primo caso (guerra lampo) si attacca il nemico di sorpresa in casa sua cercando di metterlo in condizioni di non nuocere. Nel secondo caso (difesa arretrata), ci si arrocca in posizioni blindate, si attira il nemico in casa per distruggerlo da posizioni fortissime. È la strategia tipica della Russia (e del tardo Impero Romano). Ma i russi non possono permettersi di rischiare una contro-invasione della NATO perché nessuno sa ancora se le nuove armi sono adatte all'una o all'altra soluzione. In ogni caso tutti dovranno usare l'Ucraina come baluardo sperimentale. Potranno fare il passo successivo solo se le nuove armi, messe alla prova, saranno in grado di fare quello che speravano i loro progettisti quando le hanno ipotizzate quarant'anni fa.

- Una guerra o la guerra?

Un modo di produzione morente non può esprimere le dinamiche propulsive o anche solo rigenerative di un modo di produzione nascente. Tra l'altro, un salto di qualità del genere significherebbe necessariamente un governo mondiale in grado di pianificare l'economia e armonizzare la produzione sociale, ma questo è impossibile. Le borghesie hanno radici nazionali e non sono mai riuscite a sintonizzare significativamente il loro operato. La guerra contraddistingue il loro tentativo di superare le crisi ma, a differenza che nel passato, non è in grado di dare nuova linfa al sistema né di far emergere una nuova potenza dominante. Qualsiasi scenario si delinei nel futuro, vedremo gli Stati Uniti nel ruolo di chi deve mantenere la propria supremazia a tutti i costi, impedendo ogni cambiamento nell'assetto mondiale anche se non ha più la forza economica conseguente. Ciò significa che, per tutto il mondo, il fatto che ci sia guerra in qualche sua parte è "solo" un fattore di aggravamento di tutte le contraddizioni del sistema. A meno che non salti la possibilità di controllo da parte degli Stati Uniti. Ma allora sarebbe un discorso che va ben oltre la percezione geopolitica degli stati.

- Prospettiva di lavoro

L'intera mattinata di domenica sarà dedicata alle domande e risposte eventualmente maturate in margine alla riunione.

 

L'incontro redazionale potrà essere seguito attraverso Skype. Per collegarsi inviare una mail all'indirizzo mail3a. L'inizio delle relazioni è previsto per le ore 9.00 di sabato 18 giugno.

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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