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  • Resoconto teleriunione  29 dicembre 2015

Macchine per conoscere

Alla teleconferenza di martedì sera, presenti 10 compagni, dopo un breve accenno ai fatti della settimana, dal salvataggio delle banche italiane al problema delle polveri sottili, siamo passati a parlare di teoria della conoscenza in riferimento al n. 38 della rivista.

Da fine novembre Il Sole 24 Ore ha cominciato a pubblicare una raccolta di opuscoli (Lezioni di futuro) dedicati ai temi dell'automazione, della sharing economy, dei big data, dell'internet delle cose, dell'intelligenza artificiale, ecc. Nel primo numero della serie intitolato Arrivano i robot. Come funzionano gli automi e cosa possiamo fare, si sostiene che nei laboratori stanno nascendo centinaia di nuove macchine capaci di svolgere in autonomia funzioni tipiche degli esseri viventi. Nel complesso emerge un'idea del processo evolutivo secondo cui l'uomo ad un certo punto si sdoppia (evoluzione biologica ed evoluzione tecnico-sociale) e demanda alcune delle sue capacità agli automi. Il giornale di Confindustria chiama a raccolta studiosi e tecnici specializzati in vari campi per capire dove sta andando la società: pur trattandosi ancora di un procedere multidisciplinare, comincia a fare capolino, magari non espressamente, la teoria (unificante) della conoscenza.

Come dice Leroi-Gourhan ne Il gesto e la parola siamo di fronte a singolarità evolutive, passaggi cruciali per ulteriori salti di specie. Alcuni studiosi considerano tali accelerazioni pericolose. Ad esempio Stephen Hawking, che ritiene l'intelligenza artificiale capace di rivoltarsi contro la specie che l'ha prodotta. Per noi la scienza è la soluzione, non certo il problema:

"La specie umana, la cui Vita è la Storia, ha un suo Cervello, organo costruito dalla sua millenaria funzione, che non è retaggio di alcun Teschio e di alcun Cranio. Il Sapere della specie, la Scienza, ben più che l'Oro, non sono per noi privati retaggi, ed in Potenza appartengono integri all'Uomo sociale."
(Amadeo Bordiga, Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica nella classica monolitica costruzione teorica del marxismo)

L'automazione dimostra che passando dalla produzione di plusvalore assoluto a quella di plusvalore relativo viene eliminato tempo di lavoro e di conseguenza vengono liberate facoltà umane un tempo non disponibili. In questa società il sistema di macchine e la conseguente automazione dei processi produttivi producono disastri sociali ma, allo stesso tempo, rendono possibile il passaggio dal regno della necessità a quello della libertà.

Dai loro giornali gli economisti spargono ottimismo a piene mani dimostrando l'impegno dell'industria italiana nella costruzione di aggeggi automatici: il profondo desiderio della borghesia nostrana è quello di risollevare le sorti del Belpaese e "ripartire" grazie alla cosiddetta innovazione sociale. Nei fatti viviamo in una società che sviluppa piattaforme aperte, peer to peer, dove cresce esponenzialmente la sharing economy (vedi editoriale di Luca De Biase sul n. 4 di Lezioni di futuro) e sono sempre più estesi i fenomeni di condivisione basati su reti di comunicazione che fanno il giro del mondo. Un mondo che non sa più che farsene di una società obsoleta fondata sulla produzione di valore.

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    I capi non sono entità isolate o avulse dalla massa, dato che la loro funzione dipende dal rapporto con la collettività di cui sono il prodotto. È la rivoluzione che li seleziona: Marx, Lenin e Bordiga non sono stati dei superuomini, ma militanti in aderenza con il "movimento reale".

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