Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  10 febbraio 2015

Dall'ordine al caos globale

La teleconferenza di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata commentando la vittoria di Syriza in Grecia e il radicamento di Podemos in Spagna. Nei prossimi giorni sono previste iniziative di solidarietà alla Grecia in tutta Europa; il governo di Atene chiama, i sinistri rispondono. E' impressionante il livello di omologazione dei movimentisti, sempre pronti a combattere per... un altro: "Partigiano è chi, per fede, per dovere o per soldo, combatte per un altro. Militante del partito rivoluzionario è chi combatte per sé e per la sua classe. La ripresa rivoluzionaria dipende dal poter elevare una barriera tra il metodo demoborghese della lotta partigiana e quello dell'azione classista di partito." Sono passati molti anni, ma quelle parole scritte dalla nostra corrente nel 1949 restano ancora valide. E' vero che la Troika ha fatto pagare un prezzo salato ai greci in cambio dei finanziamenti, ma la situazione non può cambiare se non si mette in discussione il sistema economico tout court, cosa che i Tsipras di turno si guardano bene dal fare.

Riprendendo il tema del mutuo soccorso, si è letto un passo di un articolo di George Monbiot apparso su L'Internazionale:

"Come suggerisce la crescita di Syriza e Podemos, non possiamo creare movimenti politici per affrontare questi problemi se non costruiamo anche una società. Non è abbastanza spingere le persone a cambiare il loro credo politico: dobbiamo creare non solo comunità d'interesse ma anche comunità di mutuo soccorso capaci di offrire la sicurezza, la sopravvivenza e il rispetto che lo stato non fornirà più."

Partiti piccolo-borghesi come Syriza e Podemos sono costretti a fare i conti con il mutuo soccorso e a lavorare per la sua diffusione. D'altronde, come scrive Jack London ne Il tallone di ferro: "La lotta dell'organizzazione contro la concorrenza data da un migliaio di secoli, e sempre ha trionfato l'organizzazione. Coloro che si arruolano nel campo della concorrenza sono destinati a perire."

A proposito di concorrenza: dall'Ucraina al Medioriente è un bollettino di guerra. Anche il collettivo Anonymous si è arruolato tra le fila del fronte anti-IS attaccando gli account internet del Califfato e suscitando simpatie in ambienti governativi occidentali. La difesa della democrazia, l'interclassismo, l'aiuto allo stato borghese da parte degli hackers anti-IS, ci danno l'idea di quanto potente sia l'omologazione capitalistica. Si fatica a capire che il nemico capitalistico è ovunque, e in primo piano c'è quello rappresentato dalla borghesia nostrana, con la quale invece tanti pacifisti vanno felicemente a braccetto.

Lo Stato Islamico sorto tra Siria e Iraq si configura sempre più come un elemento di polarizzazione, prodotto e fattore di marasma sociale. La massima autorità religiosa sunnita, l'università al-Azhar del Cairo, ha lanciato proclami durissimi contro gli assassini del pilota giordano: "Gli assassini meritano di essere uccisi, crocifissi o anche di avere i loro arti amputati". L'aviazione giordana, con a disposizione solo una ventina di aerei, ha dichiarato di aver distrutto il 20% delle capacità militari dell'IS. Difficile da credersi. Secondo alcune agenzie di stampa, lo stato maggiore giordano sta preparando una nuova offensiva e tra le opzioni valuta l'invio di truppe di terra. Quella giordana è un'azione difensiva, di retroguardia, rispetto all'espandersi del Califfato nell'area.

In questa situazione fluida l'imperialismo non trova in Medioriente interlocutori validi e l'intreccio degli interessi in campo rende tutto più complicato. Comunque, il peggior nemico dello Stato Islamico è lo Stato Islamico stesso: esso non ha amministratori sufficienti per gestire un territorio così vasto e rischia il collasso. Secondo fonti Usa l'IS sarebbe in ritirata: la prima vera disfatta si è consumata al confine tra Siria e Turchia quando i jihadisti, dopo avere combattuto a lungo contro le milizie curde, hanno abbandonato Kobane. Per altri osservatori invece le uniche vere sconfitte degli islamici sono quelle dovute al fatto di non essere riusciti a conquistare Kirkuk e i suoi pozzi petroliferi, e ad entrare a Baghdad.

Nell'articolo Yalta, dall'ordine al caos globale, Lucio Caracciolo parla delle possibili soluzioni alla drammatica situazione ucraina, e tra queste mette la guerra in Europa "quale unica alternativa al fallimento dei negoziati". E' vero: la situazione potrebbe sfuggire di mano, ma è più probabile che si trovi un accordo tra le parti.

In Italia la novità più interessante è lo sfascio di Forza Italia. Renzi, forte dell'elezione del presidente della Repubblica, procede spedito con le riforme e in parallelo continua la campagna di delegittimazione del parlamento. Da Monti in poi assistiamo alla delegittimazione della "politica" e infatti l'abolizione del Senato è presentata come uno snellimento delle procedure di approvazione delle leggi.

In chiusura di teleriunione si è accennato all'Expo di Milano. Anche in questo caso il presidente del Consiglio ha fatto la voce grossa: "Se c'è una qualche minoranza che pensa di poter bloccare, non in nome del sacrosanto diritto di sciopero, ma dell'inaccettabile diritto al boicottaggio l'inaugurazione dell'Expo, siamo pronti a tutto, anche a misure normative per far sì che il primo maggio non iniziamo con una figuraccia internazionale, incomprensibile per chiunque. Sono sicuro che anche i sindacati siano d'accordo". Il timore di Renzi è che gli orchestrali della Scala non diano la propria disponibilità lavorativa per il Primo Maggio, giorno di apertura della grande kermesse. Preoccupazione a cui potrebbe aggiungersene presto un'altra, e cioè la "patata bollente" delle centinaia di giovani che lavoreranno gratis per l'esposizione in cambio del "palmare" e della "divisa che useranno". In rete è nata la campagna "Io non lavoro gratis per Expo".

Insomma, un mondo che va sempre più out of control, dove spinte geo-storiche fanno migrare milioni di uomini da una parte all'altra del globo e masse di giovani, nei paesi a vecchio capitalismo, si ritrovano senza lavoro, senza salario e senza prospettive per il futuro. L'umanità si trova dinanzi a una biforcazione mai vista prima: l'alternativa non è tra civiltà o barbarie ma tra civiltà o comunismo.

Articoli correlati (da tag)

  • Guerra "intelligente" e rovesciamento della prassi

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni riguardo i sistemi di intelligenza artificiale utilizzati da Israele nella Striscia di Gaza. L'argomento si inserisce nel nostro lavoro in corso sulla guerra e sulle nuove armi in via di sperimentazione in Medioriente e Ucraina.

    Prendendo spunto da fonti israeliane (i due siti di informazione +972 e Local Call), il manifesto ha pubblicato un lungo articolo ("20 secondi per uccidere: lo decide la macchina") in cui sono riportate le interviste ad ufficiali dell'intelligence israeliana che spiegano il funzionamento del sistema IA Lavender e il ruolo che esso ha giocato nei bombardamenti sulla Striscia. Lavender opera in sinergia con il sistema Gospel, che si occupa nello specifico di contrassegnare gli edifici e le strutture da cui Hamas lancia i razzi; e ha il compito di individuare i nemici assegnando un punteggio da 1 a 100 ad ogni individuo: per un alto responsabile di Hamas, se identificato in una palazzina molto abitata, è possibile accettare una certa quantità di "danni collaterali", per un militante minore se ne accetta una inferiore. Il sistema di intelligenza artificiale riesce a costruire dei profili e a definire una "kill list" secondo un processo statistico che ha perciò un margine di errore (intorno al 10%); i tempi impiegati dalla macchina per individuare e colpire un obiettivo sono di circa 20 secondi, l'operatore umano non può quindi tenerne il passo e tantomeno eseguire un'analisi approfondita della lista dei bersagli.

    Non si tratta di indignarsi perché l'IA uccide gli uomini, anche i cannoni e le mitragliatrici lo fanno; si tratta invece di comprendere le novità che emergono dall'utilizzo di questa tecnologia. Siamo nel bel mezzo di una transizione di fase, tra un vecchio tipo di conflitto ed uno nascente: la guerra inizia sempre con gli armamenti, le dottrine, le tecniche del passato, ma in corso d'opera evolve diventando altra cosa. Oggigiorno si combatte ancora nelle trincee, come in Ucraina dove però allo stesso tempo si utilizzano i robot; si adoperano i fucili e le granate, ma anche i missili ipersonici. Nell'articolo dell'Economist "How Ukraine is using AI to fight Russia" si informa il lettore che sin dall'estate del 2022 sono stati utilizzati software per ridurre gli attacchi-disturbo dei Russi. Tante start-up ucraine operanti nel settore hi-tech hanno virato verso le necessità belliche, e sono state utilizzate tecniche di profilazione e monitoraggio, consulenze e indagini statistiche per raccogliere dati e scovare la posizione delle truppe e dei sistemi d'arma nemici. Semantic force è una start-up che si è specializzata nel trattamento dei dati riguardanti il morale della popolazione: ora il suo scopo è comprendere lo stato d'animo dei soldati russi (attraverso i social network e non solo).

  • Rottura di equilibri

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dall'analisi della guerra in corso.

    Il bombardamento ad opera di Israele di un edificio annesso all'ambasciata iraniana a Damasco ha provocato una decina di morti, tra cui un importante generale iraniano e altri sei membri dei pasdaran, le Guardie rivoluzionarie dell'Iran. Colpire un'ambasciata equivale ad un attacco diretto al paese che essa rappresenta. Per adesso le potenze imperialiste non si combattono direttamente, ma per procura. Nel caso del conflitto israelo-palestinese, l'Iran utilizza Hamas e il Jihad islamico palestinese, ma anche Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen. L'attacco di Israele a Damasco ha alzato la tensione, accrescendo la possibilità del passaggio da una proxy war allo scontro diretto. L'Iran ha annunciato che risponderà nei tempi e nei modi che riterrà opportuni per vendicare l'uccisione dei propri militari.

    In Medioriente, la situazione sta evolvendo in una direzione opposta a quella dell'ordine. Israele deve gestire anche il fronte interno: oltre 100mila persone sono scese per le strade del paese dando luogo a quelle che sono state definite le più grandi manifestazioni antigovernative dal 7 ottobre. Le mobilitazioni più partecipate sono state a Tel Aviv, Haifa, e a Gerusalemme davanti alla sede del parlamento israeliano.

  • La guerra e le sue conseguenze

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando le ultime news sulla guerra.

    A Mosca un gruppo di miliziani, presumibilmente appartenenti a ISIS Khorasan (c'è una rivendicazione), ha preso d'assalto il teatro Crocus City Hall, causando oltre centotrenta vittime e centinaia di feriti. Quattro persone di nazionalità tagika sono state arrestate dai servizi di sicurezza russi mentre si dirigevano verso il confine ucraino.

    Con le informazioni a disposizione è difficile capire quali forze ci siano dietro all'attacco. I Russi affermano che è opera di "islamisti radicali", ma hanno denunciato anche il coinvolgimento di Ucraini, Americani e Inglesi. Negli ultimi anni la Russia ha visto sul suo territorio diversi attentati di matrice islamica (vedi teatro Dubrovka o scuola Beslan); quest'ultimo, però, si inserisce in un contesto particolare e cioè quello della guerra in corso in Ucraina, dove da una parte si sta consumando un conflitto classico combattuto tra eserciti nazionali, e dall'altra c'è l'impiego da ambo i fronti di partigianerie, mercenari e miliziani. I servizi segreti occidentali avevano avvertito per tempo della possibilità di un attentato in Russia e l'attacco al Crocus può essere considerato come un episodio della guerra mondiale a pezzi, simile alla strage del Bataclan di Parigi avvenuta nel 2015 e compiuta da gruppi legati a Daesh, che causò centrotrenta vittime. Qualche mese fa l'ISIS K ha rivendicato l'attentato a Kerman, in Iran, vicino alla tomba del generale Qassem Soleimani; l'attacco ha provocato oltre ottanta morti e centinaia di feriti.

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email