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  • Resoconto teleriunione  3 marzo 2020

Nel vortice della mercantile anarchia

La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata dalla segnalazione di alcune notizie di stampa sulla situazione del sistema sanitario italiano alla luce della diffusione del coronavirus, a cominciare dall'annunciato esaurimento dei posti letto nei reparti di rianimazione.

Al contrario del comune virus influenzale, nel caso del Covid-19 non esistono vaccini e il nostro sistema immunitario risulta completamente scoperto. Anche le conseguenze delle due malattie sono differenti, dato che la prima dà origine ad una polmonite secondaria dovuta all'indebolimento dell'organismo, e la seconda attacca gli alveoli polmonari che consentono la funzione respiratoria. I virus non possono essere combattuti con gli antibiotici, utili invece nel contrastare i batteri; l'unica strada rimane quella del vaccino. Attualmente gli ospedali intervengono sui ricoverati per coronavirus con terapie in grado di sostenerne il sistema immunitario.

Lo scorso 27 febbraio il quotidiano Avvenire ha pubblicato un articolo firmato da due virologi, professori presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie di Torino ("Non è la peste, ma neanche l'influenza. Ecco perché"), in cui si mette in guardia da una sottovalutazione dell'epidemia:

"La verità è che nessuno conosce come andrà a finire. Il principio di precauzione, se applicato bene, non sarà mai apprezzato abbastanza, se il problema sanitario poi non si verifica. Mentre una sottovalutazione del pericolo, in presenza di un'epidemia fuori controllo, farebbe scoppiare la rivoluzione."

The Economist titola il suo ultimo numero "The virus is coming", dandone per certa l'espansione a livello globale e avanzando l'ipotesi che "il 25-70% della popolazione di qualsiasi paese infetto possa contrarre la malattia". L'epidemia di Sars e di Mers erano molto più virulente, ma eliminando i loro "portatori" umani non hanno avuto modo di spargersi in tutto il mondo. Il coronavirus è meno mortale, e quindi ha una diffusione più elevata. Il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha affermato:

"A livello globale, circa il 3,4% dei casi di Covid-19 è esitato in morte. Per fare un confronto, l'influenza uccide meno dell'1% degli infetti."

Per adesso non esiste un vaccino e, come afferma l'OMS, bisogna prepararsi a una pandemia. Ai problemi sanitari si sommano quelli economici e sociali: il sistema sanitario degli Stati Uniti, per esempio, è frastagliato e in mano ai privati, e non ha gli strumenti necessari per rispondere ad una epidemia: lì il tampone si paga e costa caro. Ora, se la popolazione non viene curata adeguatamente, è molto probabile che si ribelli.

Nel modello matematico delineato da Paolo Giordano sul Corriere della Sera ("Coronavirus, la matematica del contagio che ci aiuta a ragionare in mezzo al caos"), la formula utilizzata è semplice: c'è un numero, che si chiama R0, e indica le persone che in media ogni individuo infetto contagia: se quella cifra è inferiore a 1 la malattia si arresta da sola, se è superiore i casi di contagio crescono. L'R0 di Sars-CoV-2, il virus che causa Covid-19, è stimato a circa 2,2.

La Cina è riuscita a contenere la diffusione del virus con misure di isolamento che hanno coinvolto 60 milioni di persone, di cui 11 concentrati nella città di Wuhan. Come fa notare l'Istituto superiore di sanità italiano, solo con provvedimenti di "distanziamento sociale" si può ridurre la velocità di diffusione del coronavirus spostando in avanti nel tempo il picco epidemico e riducendone l'altezza, in modo da "spalmare" i casi su un arco temporale più lungo. Peccato che il capitalismo sia un sistema basato su interessi contrapposti, in cui la salute della specie viene dopo il profitto. Da una parte l'OMS, organismo centralizzato a livello internazionale chiede azioni coordinate, dall'altra gli stati nazionali si muovono in ordine sparso (en passant: nel 2018 l'OMS prospettò il rischio di una "malattia X" causata da un virus sconosciuto).

Il Capitale mette in piedi organismi mondiali per rispondere a sfide globali, ma si ritrova con borghesie incapaci di coalizzarsi e fare fronte comune (contro il virus). Il comitato scientifico voluto dal presidente del Consiglio italiano ha redatto nuove regole che verranno diffuse nelle prossime ore: si tratta di indicazioni riguardanti le distanze da osservare tra le persone, il comportamento da mantenere nei luoghi pubblici e le misure igieniche da rispettare. I medici piemontesi in un comunicato invitano a non abbassare la guardia sul coronavirus, ma le indicazioni scientifiche non vengono tradotte in pratica perché ci sono interessi economici da tutelare: cinema, musei, negozi e fabbriche, devono rimanere aperti e continuare a pompare plusvalore.

Circola in Rete un comunicato congiunto firmato da Abi, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria, Alleanza delle cooperative, Rete Imprese Italia (Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti), Cgil, Cisl, Uil in cui si chiede una "rapida normalizzazione, consentendo di riavviare tutte le attività ora bloccate e mettere in condizione le imprese e i lavoratori di tutti i territori di lavorare in modo proficuo e sicuro a beneficio del Paese, evitando di diffondere sui mezzi di informazione una immagine e una percezione, soprattutto nei confronti dei partner internazionali, che rischia di danneggiare durevolmente il nostro Made in Italy e il turismo."

L'ampio panorama delle parti sociali unito corporativamente per salvare l'economia nazionale mette in secondo piano gli interventi per limitare la diffusione del virus, e così facendo sposta il problema in avanti ingigantendolo. Questo sistema non è pronto ad affrontare un'emergenza di tale natura, perché è risucchiato dal vortice della mercantile anarchia. Detto questo, diverse aziende stanno facendo lavorare i loro dipendenti in regime di smart-working, da casa, e sono in corso esperimenti per l'istruzione degli studenti attraverso piattaforme internet, messi in pratica in Cina e adesso anche in Italia. Le misure di contenimento del Covid-19 hanno contribuito a ridurre l'emissione di anidride carbonica in Cina di 100 milioni di tonnellate: ciò dimostra che si possono eliminare fin da subito buona parte degli inutili spostamenti da e per il luogo di lavoro. "Riduzione dell'ingorgo, velocità e volume del traffico, vietando quello inutile" è il punto "g" del programma rivoluzionario immediato (riunione di Forlì, 1952), da noi sviluppato nell'articolo "Evitare il traffico inutile".

Il lungo processo di dissoluzione capitalistica vede accelerazioni repentine che in poche settimane hanno prodotto un balzo in avanti della società che in altri momenti avrebbe richiesto anni. Quello che manca oggi è un governo mondiale: il sistema delle nazioni, degli interessi economici contrapposti, impedisce la realizzazione di un piano di vita per la specie.

L'attuale forma sociale dimostra di essere sempre più dissipativa e irrazionale, e infatti Marx nei Manoscritti del 1844 sottolinea che la prossima sarà una rivoluzione a titolo umano, poichè il comunismo "s'identifica, in quanto naturalismo giunto al proprio compimento, con l'umanismo, in quanto umanismo giunto al proprio compimento, col naturalismo; è la vera risoluzione dell'antagonismo tra la natura e l'uomo, tra l'uomo e l'uomo, la vera risoluzione della contesa tra l'esistenza e l'essenza, tra l'oggettivazione e l'autoaffermazione, tra la libertà e la necessità, tra l'individuo e il genere. È la soluzione dell'enigma della storia, ed è consapevole di essere questa soluzione."

La borghesia non solo non pensa ad un piano di specie, ma ha difficoltà a realizzare anche una pianificazione economica nazionale, schiacciata com'è dalle contrastanti esigenze di valorizzazione dei singoli capitali.

Anche in seguito al ripetersi in scala sempre più ampia di catastrofi ambientali, sanitarie e umanitarie (vedi emergenza migranti al confine greco-turco), emergerà dalla società il bisogno di un partito che non miri alla riforma dell'esistente, né alla politica (politicante), ma ad una prospettiva più ampia. La maggior parte dei discorsi che si fanno negli ambienti terzinternazionalisti riguardano questioni di dettaglio come la lotta sindacale o le parole d'ordine da lanciare al proletariato, poca roba rispetto a quanto bolle in pentola. In relazione all'epidemia in corso, tanti sinistri si perdono dietro a non meglio precisate teorie complottiste o all'acritica minimizzazione del problema, e nessuno sembra rendersi veramente conto di quanto il sistema sia fuori controllo.

Riprendendo quanto scritto nella rivista n. 46 ("Che fine ha fatto il futuro?"), e traducendo in linguaggio attuale l'assunto di Marx a proposito del '48 in Francia, affermiamo che si sta preparando nel computer della rivoluzione un gigantesco reset. Chi non è sintonizzato con il futuro è destinato ad estinguersi.

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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