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  • Resoconto teleriunione  24 agosto 2021

Fino a qui tutto bene...

La teleconferenza di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata dalla segnalazione di un articolo dall'Economist dello scorso 7 agosto, intitolato "The promise of open-source intelligence".

Secondo il giornale inglese, l'Open Source INTelligence (OSINT) potrebbe essere utile alle popolazioni per ottenere maggiore democrazia e libertà, dato che la sua natura decentralizzata ed egualitaria eroderebbe il potere dei tradizionali gestori della verità e della menzogna, e cioè di governi, servizi segreti e polizie: poiché la segretezza può essere troppo facilmente abusata l'OSINT è il benvenuto. Questa branca dell' intelligence si occupa della ricerca, della raccolta e dell'analisi di dati e notizie d'interesse pubblico tratti da fonti aperte, e accumulati attraverso mezzi di comunicazione cartacei o digitali, o attraverso l'osservazione di immagini, filmati, conferenze che chiunque può reperire sul Web. Nella nostra epoca l'informazione non è poca, al contrario è troppa. Ci sono sensori sparsi ovunque, satelliti che fotografano continuamente il pianeta terra, milioni di persone che quotidianamente postano foto, video e notizie sui social network. Proprio per questo, afferma l' Economist, le campagne di intelligence possono essere condotte dalla cosiddetta società civile.

A noi non interessano la democrazia, la trasparenza del mercato e balle varie, a noi interessa la nozione di simmetria. Un mezzo come Internet, gratuito e facile da usare, in grado di raggiungere milioni di persone, permette di ridurre il divario di potenza tra insorti e forze di polizia. Una volta le azioni di intelligence erano monopolio esclusivo degli Stati, oggi non è più così. Occupy Wall Street, per esempio, ha mostrato il massimo grado di informazione, organizzazione e coordinamento tecnico mai raggiunto finora, riuscendo a spiazzare la polizia in più occasioni, saldandosi con le lotte proletarie anche in contesti molto estesi (ad esempio il blocco della West Coast). E in tutte le manifestazioni e le rivolte degli ultimi anni Internet ha avuto un ruolo centrale in quanto contemporaneo (e futuro) campo di battaglia.

La diffusione della tecnologia ha cambiato il paradigma conoscitivo obbligando tutti a fare i conti con gli sviluppi del General Intellect. Per esempio durante una grande mobilitazione sociale, con il raggiungimento di una determinata massa critica, essa permette di processare quantità enormi di dati e di metterli in connessione tra loro, fornendo una potenza che neanche gli stati possiedono. Il popolo, si felicita l'Economist, con l'OSINT può così imporre determinate indagini o azioni legali, controllare che i governi facciano il loro dovere e non imbroglino i cittadini. Per noi la questione è molto più profonda: l'intelligenza combinata uomo-macchina ha risvolti rivoluzionari perché spinge al massimo il livello di socializzazione dei mezzi di produzione/comunicazione.

Da una ventina di anni a questa parte con lo sviluppo delle teorie del caos si sono aperti nuovi orizzonti per l'intelligence statale. Lo spionaggio è restato tale e quale, ma i borghesi si sono accorti che è possibile fare previsioni partendo da dati caotici. Tutto quello che succede all'interno della società viene analizzato con le leggi della fisica statistica al fine di ottenere previsioni a breve-medio termine. Non si rende intelligente il singolo dato, ma si raccolgono masse di dati che vengono immesse nei computer e analizzate in base alla configurazione che assumono.

I dati si organizzano da sé e suggeriscono agli uomini cosa fare. Con ciò cambia completamente il sistema d'informazione della società: siamo di fronte a una fusione del cervello digitale della macchina con il cervello umano ("Informazione e potere", rivista n. 37). Detto in altri termini: il cervello a base silicio dialoga sempre più strettamente con il cervello umano a base carbonio.

La borghesia sta cercando di fare teoria partendo dai big data, sta cioè cercando di superare i vecchi paradigmi, che avevano raggiunto la loro massima espressione con l'approccio newtoniano-cartesiano, per affrontare i nuovi scenari sociali. Ricordiamo, giusta Marx, che la borghesia è costretta a rivoluzionare continuamente il proprio modo di produzione e, con ciò, tutti i rapporti sociali. I computer eseguono già il 60% delle attività istituzionali di borsa (fondi pensione, ecc.) e della negoziazione dei titoli. Programmi di Intelligenza Artificiale (IA) stanno operando a livelli che la maggior parte degli umani non riescono a capire e di conseguenza non possono controllare. Questa società da una parte mette in moto processi di autoapprendimento, autopoiesi ed autorganizzazione, dall'altra ingabbia la forza produttiva sociale nei limiti angusti della proprietà.

La nostra corrente diceva che la macchina a vapore era una fonte locale, proudhoniana, di energia; la rete elettrica è una fonte comunista. La Rete è comunista perché nulla meglio dello sviluppo del cervello sociale annuncia un'epoca senza sfruttamento ("Uno spettro si aggira per la Rete", rivista n. 25).

Tutte le rivoluzioni portano a un punto di svolta ("Verso la singolarità storica", rivista n. 40). Gli articoli sensazionalistici sull'IA si soffermano sulla capacità dei nuovi software di scrivere articoli di giornale o di riprodurre la voce di una persona (sintesi vocale neurale), ma si sbagliano quando parlano di un'intelligenza autonoma della macchina, dato che il cervello elettronico è una copia di quello umano, è stato fatto dagli uomini. E' invece il caso di porre l'attenzione sulla connessione tra il mondo del nato e quello del prodotto, tra naturale e progettato (Out of control, Kevin Kelly). Siamo immersi in un brodo primordiale dove si stanno formando nuovi organismi, e le capitolazioni ideologiche della borghesia di fronte al marxismo sono numerose e potenti: da Leroi-Gourhan (Il gesto e la parola) a Jeremy Rifkin (La società a costo marginale zero), dalla teoria della complessità a quella del tutto, un'ipotesi scientifica che punta ad inquadrare i fenomeni (fisici, biologici e sociali) in un campo conoscitivo unitario.

La borghesia, per quanto si spinga sulle "terre di confine", non riesce a comprendere come funziona il suo sistema. Tutte le intelligenze provengono dalla natura. Siamo nati e coevoluti in questo pianeta obbedendo alle sue leggi naturali. Se l'uomo non riesce a risolvere la contraddizione sociale rappresentata dal capitalismo, allora ci riuscirà la natura: il comunismo non è procrastinabile. Decine di migliaia di anni fa, l'uomo è andato molto vicino all'estinzione, quando in tutto il pianeta viveva un numero limitato di esseri umani, non più di qualche migliaio. Rispetto a un ambiente ostile composto di temibili predatori, il lavoro collettivo portò la specie umana ad evitare una fine precoce. Ora, i dati che abbiamo a disposizione dicono che la conoscenza non si perde ed il comunismo sopravvive alle società divise in classi ("Persistenze di comunismo nel corso della storia umana", rivista n. 12).

Questo è un mondo fatto di quasi 8 miliardi di persone che abitano per l'80% in grossi agglomerati urbani. Il grande sistema complesso deve alla logistica la possibilità di nutrire e portare energia nelle metropoli globali. Queste mega città hanno un centro, delle fasce urbane di mezzo e un'immensa periferia, che in alcuni casi è composta da baraccopoli incontrollabili. Chi si occupa di sistemi complessi sa che queste città sono sistemi delicatissimi, in cui piccole variazioni possono portare a grandi effetti. Quando si manifesta un'avvisaglia di crisi dovuta alla mancanza di approvvigionamenti, il centro delle metropoli è preso d'assalto da masse di senza riserve. Eppure, in barba a questi realistici scenari, in Cina si sta pensando alla nuova capitale che avrà 130 milioni di abitanti.

Il modello Mondo3 commissionato dal Club di Roma indicava nella data 1975 il punto di non ritorno della catastrofe mondiale. Circa 20 anni dopo, gli stessi autori, immettendo nei computer dati aggiornati e organizzandoli tramite lo stesso modello, hanno ottenuto risultati che confermavano lo scenario catastrofico. Almeno da metà degli anni Settanta, il sistema non riesce a rigenerarsi ed infatti la legge del valore-lavoro non funziona praticamente più. Del film francese L'odio (1995), che tratta delle banlieue e dei loro abitanti, ci piace ricordare in particolare due passaggi: 1) il tizio che precipita dal grattacielo e ad ogni piano, mentre cade, ripete: "Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene..."; 2) il fatto che se qualcuno ha una pistola in mano, in un contesto di quel tipo, prima o poi la usa. La borghesia si trova nella stessa situazione: sta cadendo dall'ultimo piano del palazzo e cerca di farsi coraggio prima dello schianto; le armi distribuite a milioni di civili americani, in una situazione di forte polarizzazione sociale, è sicuro che verranno usate.

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Editoriale: Illusioni capitalistiche / Articoli: Ideologie di un capitalismo che nega sé stesso - Insiemi, modelli, previsione / Rassegna: Crisi americana, crisi globale - Leone XIV / Recensione: La catastrofe ed il rattoppo / Doppia direzione: Collegamenti a non finire / In memoria di Jacques Camatte

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