Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  29 marzo 2022

Questa guerra cambia il mondo

Durante la teleriunione di martedì sera, a cui si sono connessi venti compagni, abbiamo ripreso la discussione sulla guerra in Ucraina.

In un'intervista sul conflitto in corso l'ex ufficiale della Cia Larry C. Johnson dipinge uno scenario diverso rispetto a quello proposto dai media mainstream occidentali. Secondo l'analista militare, la Russia ha già vinto la guerra ed ora non le rimarrebbe che un lavoro di pulizia. Già a 24 ore dall'inizio delle operazioni militari, gli attacchi russi avrebbero distrutto le capacità radar ucraine mettendo così fuori combattimento la forza aerea del paese; il fatto che la lunga colonna di carri armati russi, posizionata a ridosso di Kiev, non abbia subito nessun tipo di attacco ne sarebbe la riprova. A questo si aggiungono i pesanti bombardamenti alle basi di Yavoriv e Zhytomyr, de facto basi Nato in quanto utilizzate dall'Alleanza come centri di addestramento e logistici per fornire armi e combattenti all'Ucraina.

L'analisi di Johnson, che tutto sommato offre chiavi di lettura più coerenti rispetto a quelle della propaganda ufficiale, conferma quanto detto durante la scorsa teleriunione e cioè che la Russia non si sta ritirando perché in difficoltà, ma ha invece raggiunto parte dei suoi obiettivi (il controllo della fascia che va dal Donbass alla Crimea, e di quella più a nord che segue il confine russo-ucraino), e ora sta riposizionando le proprie truppe. Da stabilire, anche alla luce dei negoziati in corso, se una configurazione di questo tipo possa bastare per chiudere le ostilità.

La guerra potrebbe estendersi nell'Indo-Pacifico con un'azione militare cinese contro Taiwan?

Per entrare nel merito della domanda, possiamo dire che attualmente alla Cina non converrebbe mettersi in una situazione del genere. In generale, come scritto nell'articolo "Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio", con il collasso dell'Unione Sovietica e quindi con la fine del condominio Usa-Urss, regolatore del mondo capitalistico, sono mutati gli equilibri inter-imperialistici; da allora gli Stati Uniti sono riusciti a mantenere il predominio a livello globale, soprattutto in virtù delle loro 800 basi sparse in giro per il mondo e in buona parte in Europa, ma le sfide geopolitiche che devono affrontare sono molteplici.

In questo conflitto gli attori principali sono Usa, Russia e Cina. Possiamo aggiungere l'Europa, che però non può essere considerata una potenza di egual misura anche solo per il fatto di essere un insieme di stati piuttosto che una vera e propria unione (nonostante si vociferi di un esercito europeo). Tutte le forze elencate (e la Turchia) hanno interessi diretti nella zona chiamata Eurasia. Forse gli Usa non si aspettavano, come sostiene l'ex ufficiale della CIA, che la Russia reagisse in questo modo all'avanzamento ad Est della Nato; o forse invece, facendole compellence, l'hanno costretta ad intervenire militarmente in Ucraina per poi avere un pretesto per contrattaccare. Rimane il fatto che è in corso una guerra per ridefinire i rapporti di forza e gli equilibri inter-imperialistici a livello globale, seppur per adesso la guerra guerreggiata coinvolga un territorio circoscritto.

Questa guerra sta cambiando il mondo. Basti un'osservazione elementare: tutta una serie di paesi occidentali sta armando l'Ucraina. Il conflitto bellico, cominciato un mese fa, ha trovato una sua simmetria. Se consideriamo le relazioni economiche che le soggiacciono, notiamo come le sanzioni sancite contro la Russia non precludono al paese la vendita di gas all'Europa e scambi commerciali con Pakistan, India, Cina, Argentina, ecc. Le simmetrie che si determinano in ambito militare sono il portato di simmetrie più ampie instaurate tra blocchi capitalistici.

In questa situazione, il proletariato è il grande assente?

Dal punto di vista politico esso non ha voce in capitolo sugli avvenimenti, non si esprime come classe per sé. D'altronde, se il proletariato non si oppone alla guerra allora la subisce. Detto questo, ci sono state mobilitazioni contro il carovita in Sri Lanka, Albania, Sudan, Spagna, ecc. La crisi dell'attuale modo di produzione ha una freccia nel tempo ed è destinata ad aggravarsi; le condizioni di vita dei proletari peggiorano e quindi è certo che emergeranno organismi di lotta dei senza-riserve. Il partito rivoluzionario non appare all'improvviso a colmare un vuoto, ma c'è un divenire sociale che lo prepara.

Durante la scorsa riunione abbiamo parlato della crisi delle catene di approvvigionamento. Quanto sta accadendo in Cina, anche se non direttamente riconducibile alla guerra in Ucraina, rientra nel grande subbuglio mondiale che da almeno dieci anni a questa parte sta crescendo e ha visto un'accelerazione con l'emergenza Coronavirus.

La Cina della politica "zero contagi" si sta ritrovando in una condizione simile a quella di Wuhan del 2020, quando è scoppiata la pandemia. Dopo che alcune grandi città nei giorni scorsi sono state messe in lockdown per l'impennata dei contagi, il 28 marzo è toccato a Shanghai e ai suoi 26 milioni di abitanti. Secondo The Economist, gli investitori temono che il paese possa fare la fine di Hong Kong, e cioè che collassi il sistema sanitario e la situazione diventi ingestibile. I numeri cinesi spaventano sia dal punto di vista della tenuta sociale che economica, e non solo del paese asiatico ma del mondo intero dato il volume delle esportazioni. Negli ultimi 2 anni l'economia cinese è cresciuta del 10,5% (rispetto al 2,4% dell'America e allo 0,4% in generale delle economie avanzate), anche grazie alla politica "zero contagi". Ma con l'arrivo di Omicron, variante molto contagiosa, sembra che le ferree misure anti-Covid non funzionino più, perciò il governo cinese si trova di fronte ad un bivio: continuare con i severi lockdown che impongono il blocco della produzione e delle esportazioni; oppure adottare la strategia dei paesi occidentali di "convivenza" con il virus, opzione che nel giro di poco tempo potrebbe portare a milioni di morti e decine se non centinaia di milioni di contagiati. Pechino è di fronte all'alternativa del diavolo. Shanghai e Shenzhen rappresentano il 16% delle esportazioni e il protrarsi di eventuali blocchi avrebbe importanti conseguenze sulle catene di approvvigionamento globali.

In un recente intervento riguardo la situazione economica italiana, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha dichiarato che il peggioramento dovuto a Covid e guerra obbliga a mettere da parte la transizione green perché ora la priorità è la sicurezza energetica del paese (fornitura di gas, diversificazione delle fonti di energia, materie prime). Lo stato di cose determinato dalla pandemia ha portato ad un aumento della miseria a livello globale, tanto che si stima che "oltre 100 milioni di persone torneranno in stato di povertà estrema". Il quadro, ha detto, è talmente complesso e cangiante che le conseguenze economiche, politiche e sociali sono "difficili da prevedere".

La paura delle classi dominanti è che il proletariato passi all'attacco, visto che non ha nulla da perdere e che, nella condizione materiale in cui si trova, non può fare altro. In ampi strati sociali aumenta l'incertezza verso il futuro. Partiti, sindacati e istituzioni perdono credibilità. Il rifiuto dei vaccini che ha coinvolto milioni di persone è il sintomo di un disagio generalizzato, che ha fatto muovere innanzitutto le mezze classi, chi ancora ha guarentigie da difendere in questa società.

Il sistema sta perdendo energia, non ha più vitalità, si sta disgregando. Questa è la chiave di lettura con cui guardiamo a ciò che sta accadendo, come abbiamo fatto per esempio al tempo dell'avvento dei grillini sulla scena politica italiana. Le vecchie strutture politiche stanno sparendo e il loro posto viene occupato da nuove forme di populismo, espressioni di una fase di transizione che è tutto fuorché compiuta.

La teleconferenza si è conclusa con alcune considerazioni sulla rendita, in relazione alla richiesta da parte della Russia di ricevere pagamenti in rubli per le forniture di gas, e alle conseguenti dichiarazioni da parte degli Usa sulla volontà di diventare il primo fornitore di gas in Europa. Per un ripasso della teoria della rendita nel moderno capitalismo segnaliamo due testi della nostra corrente: "Patria economica?" (1951) e "Sottosuolo e monopolio" (1951). Riguardo invece il fenomeno delle criptovalute e il riconoscimento da parte dei russi dei bitcoin come valuta per il pagamento di gas e petrolio, consigliamo l'articolo della rivista "Dimenticare Babilonia". Insomma, come ha detto recentemente il direttore di Limes, viviamo in un mondo accelerato.

Articoli correlati (da tag)

  • I civili obiettivo principale della guerra moderna

    Durante la teleriunione di martedì sera, presenti 17 compagni, abbiamo fatto il punto sulla guerra israelo-palestinese e, più generale, sui problemi che attanagliano il presente modo di produzione.

    Il 1° dicembre scorso sono ricominciate le azioni militari dell'esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Dopo il cessate il fuoco, che ha reso possibile lo scambio di prigionieri, il conflitto è ripreso: se nella prima fase l'offensiva di terra si era concentrata sulla parte nord della Striscia, adesso le operazioni si stanno spostando verso sud, anticipate da intensi bombardamenti. Centinaia di migliaia di civili palestinesi, sfollati dal nord, sono in trappola: non possono tornare nelle loro case e i valichi verso Egitto e Israele sono chiusi. Ed ora i raid dell'aviazione israeliana sono diretti proprio nelle zone precedentemente indicate come sicure.

    Un carro armato Merkava pesa all'incirca 60 tonnellate e fatica a muoversi in un contesto urbano; per questo motivo, le IDF hanno raso al suolo interi quartieri e praticato lo sgombero forzato di parte della popolazione della Striscia. Le truppe israeliane entrano in un territorio senza civili, vuoto, perlustrando isolato per isolato, zona per zona, per stanare i "terroristi".

    Fabio Mini, generale in pensione, in un'intervista su YouTube sostiene che nella Striscia di Gaza Israele sta applicando la "dottrina Dahiya", sperimentata per la prima volta nella guerra del Libano del 2006 durante il conflitto con Hezbollah. Tale dottrina prevede l'impiego di una forza sproporzionata rispetto all'attacco subito, in modo da ristabilire la deterrenza. Attualmente la situazione è ibrida perché il non-stato Hamas attacca lo stato Israele e viceversa. Lo stesso avvenne in Libano, quando l'esercito israeliano si scontrò con il non-stato Hezbollah, che non è solo un movimento islamico e una forza politico-militare, ma anche una rete di welfare per la popolazione, che di conseguenza diventò obiettivo del conflitto perché considerata "radicalizzata".

  • Un sistema che non conosce sé stesso

    La teleriunione di martedì sera, a cui si sono collegati 17 compagni, è iniziata con il commento delle notizie riguardanti OpenAI, uno dei più avanzati laboratori di ricerca nel campo dell'Intelligenza Artificiale (IA).

    La startup che ha elaborato ChatGPT ("Chat Generative Pre-trained Transformer"), un sistema linguistico LLM ("Large Language Model") basato sull'apprendimento automatico profondo, recentemente è salita all'onore delle cronache per il licenziamento di uno dei suoi fondatori e CEO, Sam Altman. Da quanto si può leggere sui giornali, sembra che l'allontanamento di Altman ad opera del consiglio di amministrazione rientri nello scontro in atto tra i sostenitori di due diversi approcci nello sviluppo dell'intelligenza artificiale, ed in particolare riguardo allo sviluppo di un nuovo progetto denominato Q*. ChatGPT produce risultati in base ad un calcolo probabilistico, legato alla statistica del linguaggio; Q*, invece, sarebbe un sistema autonomo in grado di "superare gli esseri umani nei compiti con il maggiore impatto a livello economico" (Wired).

    Secondo la Reuters, lo scontro verterebbe sulle precauzioni da adottare verso lo sviluppo del progetto: mentre la maggioranza del consiglio di amministrazione richiedeva una maggiore cautela, sembra che Altman spingesse per la sua commercializzazione. Nei giorni successivi al licenziamento, Microsoft, il maggior finanziatore della società, si è fatta avanti per assumere Altman, e più di 700 dipendenti hanno minacciato di andarsene per seguire il loro ex-capo. OpenAI nasce nel 2015 come organizzazione di ricerca senza scopo di lucro; qualche anno più tardi, nel 2019, viene affiancata da un braccio commerciale che si occupa di attrarre gli investimenti e gestire i profitti. All'interno della startup è presente la corrente dell'altruismo efficace, un movimento filosofico che si propone di applicare la ricerca scientifica e la tecnologia per migliorare il mondo, e di mettere in pratica la massimizzazione dei profitti per incentivare le donazioni economiche a favore dei problemi sociali.

  • Il problema del fronte interno

    Durante la teleriunione di martedì sera, connessi 21 compagni, abbiamo fatto il punto sulla guerra in Ucraina e in Medioriente.

    L'Occidente è in grande difficoltà: non può sostenere a lungo gli Ucraini e deve fare i conti con la polveriera mediorientale. I giornalisti faticano ad ammettere che la Russia ha vinto la guerra e che l'Ucraina rischia il collasso. La blitzkrieg di Mosca (febbraio 2022) non era diretta alla conquista di Kiev ma era volta all'occupazione di una fascia di territori che gli Ucraini effettivamente ormai hanno perso. La controffensiva ucraina di primavera è andata male ed ora il governo Zelensky non sa più che fare, trovandosi alle prese con un'economia sorretta dagli aiuti occidentali, con una carenza di soldati e munizioni, e con uno scontro interno tra politici e militari. Nel frattempo le forze russe continuano a bombardare porti, infrastrutture, basi e centrali elettriche nemiche, e già si vocifera di trattative per cedere un 1/5 dell'Ucraina alla Russia, e accettare lo stato di neutralità del paese.

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email