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  • Resoconto teleriunione  28 febbraio 2023

Un anno di guerra in Europa

La teleriunione di martedì 28 sera, presenti 18 compagni, è iniziata riprendendo il tema della guerra in corso in Europa, fatto che per gli attori statali coinvolti e le forze in campo presenti non si verificava dalla Seconda Guerra Mondiale.

Gli analisti militari non sanno bene come inquadrare ciò che sta accadendo in Ucraina e quanto possa durare il conflitto. L'obiettivo della "operazione militare speciale", come l'ha definita Putin, era la sostituzione del governo di Kiev per mezzo di un colpo di mano dell'esercito ucraino con l'annessione definitiva da parte della Federazione Russa delle regioni dell'est del paese e della Crimea.

Ad un anno dall'inizio della guerra, le maggiori potenze hanno svuotato gli arsenali (NATO e Russia denunciano la carenza di scorte di armi e munizioni) e si trovano a doverne fabbricare di diversa qualità, visto che nel frattempo si sta verificando un cambiamento dei mezzi e dei fini della guerra. Uno dei problemi maggiori di questo conflitto riguarda i costi: un drone Bayraktar Tb2 turco costa da uno a 5 milioni di dollari, e un carro armato moderno come il Leopard 2 costa tra i 4 e i 6 milioni di euro. La produzione di Leopard e il trasferimento dei modelli più vecchi che giacevano nei magazzini rappresentano una scommessa soprattutto per la NATO, che deve decidere se in futuro avrà ancora senso continuare a produrne. Il drone, nato per recepire informazioni dal campo tramite filmati e foto dall'alto, si è trasformato in un vero e proprio aereo da guerra. La Russia ha ordinato alle proprie industrie la produzione di migliaia di missili ipersonici Zircon, ma resta da capire come saranno utilizzati dato che viaggiano a circa 10mila km l'ora e possono colpire un bersaglio a una distanza di mille chilometri.

In questa guerra, in cui la propaganda è importante quanto le armi, ogni notizia dev'essere attentamente calibrata. Gli Ucraini, e quindi la parte occidentale, dicono di aver respinto diverse offensive e costretto i Russi a indietreggiare. Al contrario, è più plausibile che quest'ultimi abbiano scelto di attestarsi sulla difensiva, la miglior strategia almeno dal tempo di von Clausewitz. Truppe e mezzi russi si sono attestati su posizioni sicure (basti vedere le piantine pubblicate dall'Economist) e, dopo la blitzkrieg russa alle porte di Kiev, adesso si combatte in un'enorme trincea lunga centinaia di km. Negli articoli sul wargame avevamo prospettato un passaggio dalle armi della Seconda Guerra Mondiale a nuove forme di armamento e invece sembra si sia rimasti all'utilizzo di carri armati e portaerei. Ma è ancora presto per tirare le somme.

Gli USA, come al solito, giocano fuori casa, si palesano contro i Russi in vari continenti, ma non schierano sul campo i loro uomini e fanno ampio uso di partigianerie. In Bielorussia un gruppo di dissidenti ha colpito un aereo militare sulla pista di un aeroporto vicino a Minsk. In Moldavia, invece, migliaia di manifestanti filorussi hanno tentato di entrare nel parlamento. La Federazione Russa ha annunciato di aver subito una serie di incursioni di droni sul proprio territorio, probabilmente per mano dell'Ucraina.

Tutto si tiene: la guerra classica, combattuta con cannoni e carrarmati, va di pari passo con la guerra elettronica e con la cyberwar combattuta su Internet. La guerra elettronica si divide in due comparti: guerra delle onde elettromagnetiche (radar) e guerra dei bit. La prima si basa sulla trasmissione/ricezione nell'aria di informazioni, la seconda si svolge per il tramite del software. In questi ultimi mesi in Europa sono stati colpiti siti governativi, ma anche infrastrutture e grandi aziende. Nella guerra moderna, chi attacca ha bisogno di sapere dove sono gli obiettivi dei nemici, quali saranno le reazioni, ecc. Se chi si difende può evitare di emettere informazioni, chi colpisce è costretto ad emetterne molte. Il software, con il quale si cercava di superare la simmetria tipica delle guerre moderne, è diventato di uso comune e vi ricorrono tanto gli stati quanto anonimi gruppi. L'onda radio risolve il problema della comunicazione a distanza, il software serve invece ad a elaborare quello che arriva via onde elettromagnetiche.

È di questi giorni la notizia che vede TikTok, noto social network cinese utilizzato molto dai giovani, al centro di dure prese di posizione: prima l'amministrazione Biden, poi la Commissione Europea, hanno vietato l'installazione dell'app sui dispositivi dei dipendenti pubblici, accusando apertamente TikTok di spiare i suoi utenti.

Gli attacchi hacker possono avere ricadute enormi a livello globale e molte volte sono organizzati da gruppi che non sono direttamente collegati agli stati, ma sono anche privati e si vendono al miglior offerente. Gli analisti militari fanno notare che piccoli gruppi di "criminali informatici" dotati di attrezzature costose possono piegare un paese. Nell'editoriale del numero 51 della rivista ("La guerra che viene") è analizzata la teoria della hybrid warfare, elaborata dal generale russo Valerij Gerasimov. Secondo il militare, la guerra d'oggi è ibrida e vede l'utilizzo di armi classiche, come succede in Ucraina, ma anche la destabilizzazione di stati nemici per mezzo di agenti di influenza, attacchi informatici, economici (gas e petrolio) e il massiccio coinvolgimento delle popolazioni. Il confine tra pace e guerra sta svanendo, e infatti quanto sta accadendo non può essere ridotto ad un conflitto tra Russia e Ucraina, ma evidentemente nasce dai mutati equilibri interimperialistici, che hanno portato la Russia a scendere in campo perché non considera più l'egemonia americana come tale. Gli USA sono ancora il paese guida dell'imperialismo, lo sbirro mondiale, al tempo stesso faticano ad esercitare questo ruolo: una situazione senza via d'uscita che può manifestarsi solo attraverso la guerra, che ad oggi non ha ancora dispiegato tutta la sua potenza distruttiva.

Al momento attuale i proletari si massacrano sul fronte di guerra russo-ucraino: senza uno sconvolgimento generale dei rapporti di forza e il diffondersi di un programma rivoluzionario, i senza riserve rischiano di diventare carne da cannone per le opposte fazioni. Non conosciamo bene lo stato del fronte interno dei due paesi, anche perché c'è una pesante opera di disinformazione. Il fronte interno USA è l'ago della bilancia, può cambiare non solo l'andamento della guerra in Europa ma quello generale del capitalismo mondiale. I redattori di Limes, che dell'analisi geopolitica hanno fatto un lavoro, hanno aperto una rubrica sul sito, "Fiamme americane", e dichiarano: "Il nostro obiettivo è studiare e condividere con i lettori le convulsioni interne all'America e come queste si scaricano sulla sua politica estera e sul resto del pianeta".

Gli Americani sono convinti di essere il paese più importante del mondo, in quanto hanno la missione di democratizzare e civilizzare il resto del Pianeta, ma vivono pesanti contraddizioni interne che si sono manifestate con la crisi dei mutui subprime, la nascita di Occupy Wall Street e di Black Lives Matter, e l'assalto a Capitol Hill. Da qualche anno a questa parte, il loro fronte interno non è così compatto come può sembrare. Sono nati movimenti che vengono considerati reazionari, ma che portano alla destabilizzazione dello status quo. Non sono forze che si presentano come anticapitaliste né tantomeno rivoluzionarie, possono essere definite populiste e sono interne al sistema, ma si rivoltano conto il sistema stesso (il peggior nemico del capitalismo è il capitalismo stesso!). Nell'articolo "Wargame. Parte seconda" abbiamo analizzato il movimento delle mezze classi, le loro istanze e la possibile evoluzione delle loro manifestazioni:

"Stranamente, l'economia non si occupa dei manifestanti che sfilano, eppure è chiaro che gridano slogan non corrispondenti al motivo delle manifestazioni. Ieri era un governo o qualcosa che non funzionava nel tran-tran dello sfruttamento quotidiano. Oggi sono alla ribalta la libertà, la tessera verde, le vaccinazioni, i complotti e lo Stato Padrone. Si capisce che i motivi non c'entrano, al di là di quanto possa credere il singolo, si capisce che la 'pancia del popolo' brontola per qualcosa di non espresso, che fatica a essere comunicato, riconosciuto, adoperato, capito."

Se si muove la cosiddetta "maggioranza silenziosa", vuol dire che il sistema perde una colonna portante. Qualche anno fa a causa del rincaro dei prezzi della benzina si erano mossi in Italia i Forconi, in Francia per mesi hanno manifestato i gilet gialli, domani nasceranno sicuramente movimenti analoghi e anche più radicali.

L'esecutivo italiano, con l'eliminazione del Superbonus 110 e degli sconti in fattura, rischia di dare un colpo di grazia al settore edilizio e a quelli ad esso collegati. Questi incentivi costano troppo per lo Stato, dicono. Lo stesso discorso vale per l'abolizione del reddito di cittadinanza che consente a milioni di famiglie di sopravvivere. Il governo in carica decide dunque, consapevolmente o meno, di aprire le porte alla catastrofe. Se i provvedimenti sopra elencati avevano lo scopo di assicurare la tenuta sociale, ovvero di rilanciare i consumi e tenere a bada milioni di senza riserve, vuol dire che adesso potrebbero verificarsi dei moti sociali.

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    Sarà possibile seguire l'incontro anche via Skype. Per partecipare inviare una mail all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro il 26 maggio 2023.

    c/o Laboratorio politico Alberone via Appia Nuova 357 - Roma
    (fermata della metropolitana A Furio Camillo)

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