Conferenza pubblica sulla guerra - Roma

Sabato 27 maggio 2023, ore 17.30

Ci sono varie forme di rappresentazione della guerra in Ucraina e di tutte le guerre in corso nel mondo. Quella che va per la maggiore è una cronaca dei fatti condita da un'informazione parziale e propagandistica che non permette di distinguere i dati reali da quelli inventati; un'impostazione ideologica che ripropone il dualismo tra paesi aggrediti e paesi aggressori, e il relativo bisogno di intruppare il proletariato e chi vorrebbe rappresentarlo in un fronte borghese contro un altro. L'unico modo per analizzare i fatti in sintonia con il "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente" è farlo proiettandosi nel futuro. E questo ci dice che l'esaurimento di qualsivoglia funzione propulsiva del presente modo di produzione si manifesta anche nel carattere che lo scontro interimperialista assume: una serie di guerre che porta distruzione senza alcuna possibilità di ringiovanimento del Capitale. In questo senso, la guerra attuale è diversa dalle grandi guerre dei secoli scorsi, dalle quali emergevano una potenza dominante e un nuovo ordine mondiale. Quando si sente parlare di un impero in declino e di uno in ascesa, bisogna tenere presente che il capitalismo d'oggi è senile ad Ovest come ad Est, e che la parabola che descrive l'andamento della produzione di plusvalore ha un inizio e una fine. Il sistema ha una freccia del tempo: dissipa energia, regredisce verso il disordine, procede verso la catastrofe.

Sarà possibile seguire l'incontro anche via Skype. Per partecipare inviare una mail all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro il 26 maggio 2023.

c/o Laboratorio politico Alberone via Appia Nuova 357 - Roma
(fermata della metropolitana A Furio Camillo)

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    La rivista è nata sul presupposto del rifiuto del frusto linguaggio del "comunismo borghese" (luogocomunismo): essa non si rivolge solamente a chi è in collegamento con il lavoro, ma all'universo intero. Il nostro referente è, dunque, il "lettore universale", di conseguenza serve un linguaggio il più chiaro e scientifico possibile.

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    L'asse franco-tedesco, che è stato il principale locomotore del processo di integrazione europea, è in seria difficoltà. Il PIL tedesco è negativo da due anni. Le élite politiche del Vecchio Continente sono in balia degli eventi, impossibilitate a rovesciare la prassi. L'ingovernabilità deriva non tanto all'incapacità delle leadership o dei governi, quanto dall'impossibilità di rispondere alla crisi di accumulazione capitalistica, che non lascia spazi di manovra. In Francia e in Germania cresce il consenso verso formazioni populiste/sovraniste, alimentato dal malessere delle classi medie. Ma nemmeno queste forze riescono a dare soluzioni e, una volta al governo, diventano simili alle stesse forze politiche che avevano criticato. Il ciclo politico populista rappresenta sia l'esaurimento delle ricette politiche borghesi che la protesta interclassista e reazionaria contro lo stato di cose presente. Ogni transizione mostra degli invarianti: tutte sono annunciate da anticipazioni della società nascente, tutte trasportano in quest'ultima i residui della società morente. In ogni caso, la nuova società adopera i caratteri della vecchia per imporsi e tramutarsi nel suo contrario.

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    La teleriunione di martedì sera si è aperta con il commento dell'articolo "Il gemello digitale", pubblicato sul numero 56 della rivista, in uscita a breve.

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Rivista n°56, dicembre 2024

copertina n° 56

Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?

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Newsletter 245, 19 gennaio 2022

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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