Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  15 aprile 2014

Rete neuronale globale

La teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 15 compagni, è iniziata dal commento all'articolo di Jeremy Rifkin pubblicato sul blog dell'Huffington Post il 7 aprile scorso, e intitolato The Internet of Things: Monopoly Capitalism vs. Collaborative Commons.

Le innovazioni tecnologiche introdotte nell'ultimo quarto di secolo hanno avuto effetti estremamente dirompenti nella società. Del passaggio dalla società del possesso a quella dell'accesso, e di altri temi cari a Rifkin, abbiamo parlato diffusamente qualche settimana fa in occasione della lettura di un altro suo articolo. In questo testo, un estratto da The Zero Marginal Cost Society: The Internet of Things, the Collaborative Commons, and the Eclipse of Capitalism, ultima fatica dello scrittore americano, viene analizzato un nuovo potente elemento di trasformazione della società: The Internet of Things (IoT), una sorta di rete neuronale globale che, attraverso i miliardi di sensori collegati alle strutture produttive e logistiche, è in grado di raccogliere enormi quantità di informazione (Big Data) dalla società, connettendo tutto e tutti, dalle grandi aziende capitalistiche ai prosumers, quei produttori/consumatori che condividono nei vari network i prodotti e i risultati delle loro esperienze. Lo sviluppo di questa nuova piattaforma tecnologica è talmente potente che ha posto le basi per la nascita di un'economia ibriba, da una parte capitalista e dall'altra fondata sui Collaborative Commons. E' proprio su questo terreno che Rifkin individua il grande conflitto del futuro, e cioè la battaglia per assumere il controllo di questa enorme infrastruttura globale.

L'articolo prosegue con l'analisi dei maggiori attori capitalisti impegnati sul fronte: le grandi compagnie di telecomunicazione e di fornitura elettrica, e i monopolisti della Rete come Facebook, Twitter, Amazon, ecc. A cui però si contrappongono i milioni di persone che utilizzano Internet per collaborare, condividere e sviluppare "beni comuni" e che sono quindi slegati dal meccanismo di profitto: "The new prosumers, on the other hand, are increasingly banding together in lateral networks, producing and sharing information goods, renewable energy, 3D printed products, and an array of services on a global Collaborative Commons at near zero marginal costs, disrupting the workings of capitalist markets." Nei prossimi vent'anni, dice Rifkin, assisteremo ad uno scontro di paradigmi, alla lotta tra la cooperazione globale e i monopoli capitalistici (produzione sociale, appropriazione privata).

L'articolo ci ricorda quanto scritto, sul numero cinque della rivista, in Manifestazioni del cervello sociale. Molti, nel corso del nostro lavoro, ci hanno accusato di scientismo, contrapponendo un atteggiamo di chiusura verso le innovazioni tecnologiche o scientifiche. Riteniamo invece che l'osservazione e la comprensione di quanto accade nel sistema produttivo siano necessarie per capire gli effetti di quegli stessi processi in campo sociale:

"Il mondo come organismo unico ha fatto molto in fretta a passare da metafora a modello, ed ora a realtà vivente che sta cercando il suo sbocco a un livello di ordine più alto, obbligando gli uomini a correre dietro al fenomeno come marionette. Lo chiamano globalizzazione e già si sono schierati, fautori da una parte, negatori dall'altra, come in una guerra di religione. Mentre il processo va avanti, inarrestabile, preparando le condizioni per la comparsa di cellule mutagene, nuove, diverse da tutto, anticipatrici della nuova società."

L'Internet delle cose, la piattaforma neuronale globale che permette, già adesso, lo sviluppo produttivo svincolato dalla legge del valore, assume i contorni di un organismo bio-cibernetico fatto di relazioni complesse e ricorda quanto diceva Marx nei Grundrisse in merito al General Intellect.

La Sinistra Comunista "italiana" ha sempre difeso e portato avanti una visione del partito fondata sul centralismo organico. Oggi è la stessa struttura produttiva a trasformarsi in un cervello sociale (reti, flussi, informazione). Nel Capitolo VI inedito del Capitale, analizzando il passaggio dalla manifattura alla grande industria, Marx descrive la transizione successiva, ovvero il passaggio dall'industria del "discreto" a quella del "continuo".

L'eco di un nuovo paradigma, in lotta col vecchio, arriva anche in Italia. Se ne fa portavoce Beppe Grillo che, durante la conferenza stampa alla Camera, spiega che ormai "fuori" le cose funzionano diversamente e che bisogna quindi tenerne conto. E' il caso, ad esempio, del binomio reddito/lavoro: i due aspetti vanno trattati separatamente perché se da una parte la società ha sempre meno bisogno di lavoro, dall'altra i cittadini hanno bisogno del reddito. E se un Pil cinese alto è sinonimo di un elevato grado di inquinamento, il Pil non è più un parametro valido per misurare il benessere di un Paese. Insomma, mentre in Parlamento si perde tempo a parlare di un mondo preistorico, fatto di tatticismi e dibattiti politici fini a se stessi, fuori la realtà è quella dell'Internet delle cose e non può essere più ignorata. A questo punto però, non si capisce cosa ci facciano Grillo e il M5S nelle polverose aule parlamentari.

In Occupying the Digital Mainstream, Paolo Gerbaudo analizza l'impatto delle innovazioni tecnologiche sui movimenti di protesta di cui studia i sistemi di comunicazione. Dal 2011, dalla Primavera araba in poi, si è verificato un importante passaggio organizzativo e politico. Un cambiamento rispetto a quel passato rappresentato dal movimento anti-globalizzazzione nato a Seattle e morto al G8 di Genova, in un tempo "remoto" in cui Internet non era ancora molto diffuso.

Il cantante punk Jello Biafra diceva: non odiare i media, diventa tu media. Il concetto riassume lo spirito che per un po' di tempo ha animato parte del movimento controculturale, poi adottato dal movimento no-global, per cui la creazione di un Internet alternativo, attraverso la riproposizione delle zone temporaneamente autonome (TAZ) - pensiamo a Indymedia, Rise up, autistici, ecn, ecc. -, mirava a dar vita a spazi e tempi fuori dal controllo dello Stato e del Capitale. Tutte queste esperienze "chiuse" si sono esaurite o sono diventate marginali. Con i movimenti del 2011 si è messo in moto un processo sociale e politico che coinvolge milioni di uomini, che non mirano certo a chiudersi in isole autonome online o in zone alternative offline, ma utilizzano i mezzi di comunicazione messi a disposizione dal Capitale per organizzarsi nelle piazze e nelle strade. I movimenti anticapitalisti devono uscire dai loro ghetti politici e riconnettersi con il 99%. Ecco perché bisogna occupare il mainstream digitale (Facebook, Twitter, ecc.), secondo Gerbaudo.

La teleconferenza si è conclusa con un breve accenno a quanto sta avvenendo in Ucraina, dove si sta rompendo il delicato rapporto tra Russia e Ucraina, a sua volta strettamente interconnesso con quello tra Usa e Russia. Gli eventi potrebbero precipitare trascinando con sè le due potenze globali. Lo scontro è inedito e gli attori statali in campo, lungi da esserne gli artefici, si trovano invece a doverlo controllare. L'orizzonte della guerra potrebbe aprirsi: quando parliamo di politiguerra ci riferiamo ad una cronicizzazione dei conflitti, delle rivolte e delle guerre. Non si tratta solamente degli intrecci di interessi fra paesi imperialisti alleati, concorrenti o decisamente nemici, bensì dei riflessi locali della crisi del mondo capitalistico. A parte qualche appello alla solidarietà di classe da parte di gruppi politici ucraini e russi, siamo già ad una frattura di tipo nazionalistico; le proteste spontanee sembrano essere state canalizzate nel nazionalismo borghese. Avremo modo di riprendere l'argomento a breve.

Articoli correlati (da tag)

  • L'apprendista stregone

    La teleriunione di martedì sera, a cui hanno partecipato 18 compagni, è cominciata dall'analisi di quanto accaduto in Turchia.

    Nelle prime ore del 6 febbraio scorso un terremoto di magnitudo 7.7 della scala Richter ha colpito la Turchia meridionale e la Siria settentrionale, causando migliaia di morti e feriti. La Turchia è situata in un area sismica molto importante: gran parte di essa si trova sulla placca anatolica, un piccolo blocco di crosta schiacciato tra altre quattro placche, tra cui quella araba a sud-est che si sta spingendo verso nord-ovest, e quella, molto più grande, eurasiatica a nord che si sta muovendo verso sud-est. I soccorsi sono impediti o rallentati dai confini nazionali nonché dai conflitti in corso; la regione colpita all'interno della Siria è suddivisa in un'area gestita dal governo nazionale, una occupata dalla Turchia e un'altra controllata da forze ribelli. Le ingenti conseguenze del sisma sono strettamente legate alla qualità degli alloggi dei due paesi coinvolti, dove i condomini costruiti risparmiando sui materiali e in violazione ai regolamenti edilizi continuano a spuntare ovunque. I condoni approvati dal governo Erdogan non hanno certo aiutato a garantire la sicurezza degli abitanti ("What made the earthquake in Turkey and Syria so deadly?", "Massive earthquakes in Turkey and northern Syria kill thousands", The Economist). Ma questo, ovviamente, non è un problema solo turco.

  • Crescita infinita e omeostasi

    La teleconferenza di martedì sera, presenti 17 compagni, è iniziata dalla segnalazione dell'articolo di Paolo Giordano "Omicron più lieve? Il pericolo è l'impatto collettivo", pubblicato sul Corriere della Sera.

    Secondo il fisico e scrittore torinese, la variante Omicron, benché sembri meno pericolosa rispetto alle precedenti per la salute umana, rischia di far collassare per sovraffollamento gli ospedali a causa della sua alta contagiosità. Di fronte all'aumento esponenziale del numero dei contagi, che di certo vedrà un'impennata dopo il periodo delle vacanze natalizie, il governo italiano pensa bene di intervenire riducendo i giorni di quarantena. L'Institute for Health Metrics and Evaluation, che annovera tra i più importanti sostenitori Bill Gates, elenca sul suo sito le caratteristiche della nuova ondata pandemica: la maggior parte dei contagiati potrebbe essere asintomatica e quindi i tassi di ospedalizzazione e i decessi dovrebbero risultare più bassi rispetto alle ondate precedenti. Tuttavia, Omicron è molto più trasmissibile e per i prossimi due o tre mesi i modelli delineano uno scenario in cui la diffusione del virus oltrepasserà i 3 miliardi di casi nel mondo.

    A Londra 1 cittadino ogni 10 è in quarantena, compresi i lavoratori dei servizi essenziali, tra cui medici e infermieri. Se non sono gli stati ad attuare misure drastiche per limitare i tassi di crescita dei contagi, allora ci pensano gli stessi cittadini, evitando di andare in pub o ristoranti, radunandosi nei parchi e limitando i viaggi. Nel caso di un intervento dall'alto, cioè dei governi, i lockdown possono essere pianificati, mentre lasciando fare al buon senso dei singoli il tutto avviene in maniera spontanea ed imprevedibile. I problemi logistici, se non affrontati adeguatamente, possono portare a situazioni caotiche; basti vedere quanto accaduto in questi giorni in Italia, dove le farmacie sono state prese d'assalto da chi voleva fare un tampone per poter partecipare a cenoni e riunioni famigliari.

  • Dinamica dei sistemi fisico-sociali

    La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 16 compagni, ha preso le mosse dalla lettura di un passaggio dall'articolo "Nel 1972 è stato previsto il collasso della società nel 2040", pubblicato sul sito italiano della rivista Vice:

    "Nel 1972, un gruppo di scienziati del MIT ha studiato i rischi relativi all'eventuale collasso della civiltà. Il loro modello di dinamica dei sistemi, pubblicato dal Club di Roma, ha identificato i 'limiti dello sviluppo' che porterebbero la nostra civiltà industriale sulla strada verso il collasso proprio nel ventunesimo secolo, a causa dello sfruttamento incontrollato delle risorse planetarie".

    Il collasso sistemico è in atto e le prove sono sotto gli occhi di tutti. Lo scorso 31 luglio l'Economist ha pubblicato una rassegna di tutte le manifestazioni e i tumulti scoppiati sul pianeta negli ultimi due anni ("The pandemic has exacerbated existing political discontent"). Già prima della pandemia, a partire almeno dal 2011, gli episodi di rivolta si contavano nell'ordine delle migliaia (vedi i nostri articoli "Marasma sociale e guerra" e "Occupy the World togheter"). Secondo l'Institute for Economics and Peace (IEP), un think tank di Sydney, tra il 2011 e il 2019 i grandi movimenti di protesta sono cresciuti di 2,5 volte; nel 2020 i disordini civili sono aumentati del 10% e le manifestazioni generalizzate hanno coinvolto 158 paesi. Le epidemie hanno conseguenze sociali, sottolinea nell'articolo il settimanale inglese citando il FMI: dal momento in cui erompono allo sviluppo di disordini sociali di massa passano solitamente 12-14 mesi. L'ultimo caso in ordine di tempo è quello di Cuba, paese che nel tempo ha sviluppato un'ampia rete di intelligence in grado di schiacciare possibili rivolte e movimenti anti-governativi, ma che ora, in seguito al malessere e al disagio causati dal peggioramento della condizione sanitaria ed economica, si ritrova incapace di arginare quanto accade nella società (l'11 luglio scorso migliaia di persone hanno marciato in più di 50 località al grido di "libertà").

Rivista n°52, dicembre 2022

copertina n°52

Editoriale: Niente di nuovo sul fronte orientale

Articoli: La malattia non esiste, parte prima - Un sistema che ingegnerizza sé stesso? - La riduzione dell'orario di lavoro non è più un tabù

Rassegna: L'ennesima conferenza sul clima - Polarizzazione crescente - Pericolose tempeste"

Recensione: Gaia, le macchine autoreplicanti e l'intelligenza collettiva

Doppia direzione: Più "avanzato" Lenin o Bogdanov? - Cooperazione e sostegno

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email