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  • Resoconto teleriunione  12 settembre 2023

Un mondo senza lavoro

La teleconferenza di martedì sera, connessi 17 compagni, è iniziata con alcune considerazioni riguardo l'intervista di Repubblica (05.09.23) a Daniel Susskind, professore di economia al King's College di Londra e autore di Un mondo senza lavoro, che afferma la necessità di cambiare paradigma dato che si sta stabilendo un nuovo rapporto tra lavoro e senso della vita: "l'idea di intraprendere una carriera, trascorrere diversi decenni a progredire e poi andare in pensione, è piuttosto superata".

Nell'articolo "Proletari, schiavi, piccolo-borghesi o... mutanti?", pubblicato sulla rivista n. 4 (2001), descrivevamo una serie di trasformazioni che all'epoca si potevano solo intravedere; allora, infatti, non c'erano i rider, non c'erano i clickworkers e di intelligenza artificiale si parlava poco:

"La struttura mondiale del lavoro sociale, la socializzazione crescente della forza produttiva umana, non possono non avere effetti materiali sulle forme in cui si manifesta lo sfruttamento. Se la miseria e il sottosviluppo odierni sono fenomeni modernissimi dovuti alla distruzione irreversibile dei rapporti antichi, l'estendersi enorme di rapporti di lavoro atipici nelle aree metropolitane non devono essere considerati fenomeni di regresso: saranno anch'essi a tutti gli effetti il risultato di progresso, quindi, per definizione, riflessi del futuro sul presente in via di liquidazione continua."

Secondo l'OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) sono circa 450 milioni i lavoratori nel mondo che svolgono i cosiddetti "lavoretti": dal telemarketing alla pubblicazione di commenti sui social, dalle recensioni alle traduzioni online. Da una parte c'è il capitale anonimo e dall'altra una massa di "senza riserve" che non hanno nulla da perdere. Il ciclo del Capitale lega a sé milioni di lavoratori in modo non tradizionale e ciò comporta una trasformazione di tutti i rapporti sociali. Fino a pochi anni fa, organizzare una riunione avente per tema la lotta contro il lavoro era motivo di scandalo, soprattutto tra i sinistri, quelli che sventolano la bandiera del "diritto al lavoro". Oggi, addirittura Repubblica pubblica un articolo in cui si dice che dobbiamo pensare ad un mondo senza lavoro. D'altronde, attività commerciali e piattaforme online sono ormai gestite da app e non da uomini; i rapporti di lavoro sono disintermediati e perciò il sindacato è in profonda crisi, milioni di lavoratori non hanno contratti, ferie e inquadramento sindacale. Non a caso, in Cina, USA e Europa c'è stata una reazione a questa nuova forma di schiavitù e si è manifestata una grande ondata di dimissioni e di rifiuto del lavoro.

Dal punto di vista marxista lo sfruttamento è rappresentabile dal saggio del plusvalore, e cioè dal rapporto tra plusvalore e capitale variabile (S=PV/V); il suo aumento corrisponde perciò all'aumento del plusvalore rispetto al capitale variabile. Il saggio di sfruttamento del singolo operaio può crescere, ma il giganteggiare del capitale costante su quello variabile produce come risultato il calo tendenziale del saggio di profitto. Il plusvalore assoluto si ottiene aumentando la durata della giornata lavorativa e impiegando un maggior numero di operai. Nella fase d'oro del modo di produzione capitalistico si poteva accrescere la massa del plusvalore dell'azienda aumentando l'orario di lavoro (sussunzione formale del lavoro al capitale); successivamente, anche in seguito a scioperi e mobilitazioni operaie a favore della riduzione della giornata lavorativa, il capitale passa da uno sfruttamento estensivo ad uno intensivo (sussunzione reale del lavoro al capitale), mantenendo inalterato l'orario di lavoro o riducendolo, e diminuendo la parte di lavoro necessario alla riproduzione dell'operaio. Già diversi anni fa il sociologo Luciano Gallino calcolava che in un'automobile Fiat il costo del salario era pari a circa l'8% del costo totale; oggi tale percentuale è sicuramente diminuita. Ovviamente esiste un limite per cui sono necessari solo pochi minuti per riprodurre la forza lavoro mentre tutto il resto è plusvalore, ma a questo punto, come afferma Marx, la misura della ricchezza non è più il plusvalore stesso ma la scienza, quell'intelletto generale grazie al quale si inventano macchine sempre più potenti. Nella doppia direzione "Sovrappopolazione relativa e rivendicazioni sindacali" abbiamo scritto che l'epoca delle rivendicazioni è finita e che le nuove generazioni di proletari tendono a non rivendicare più nulla e, di fatto, si presentano collettivamente come alternative al capitalismo. L'esempio più significativo è rappresentato da Occupy Wall Street.

Siamo in una fase che vede il passaggio della classe operaia da esercito industriale di riserva a classe che non serve a nulla e va semplicemente mantenuta. Seguendo lo schema di Marx, la legge del valore può essere dedotta da un modello elementare: 1) che vi sia all'inizio una società in cui gli uomini producono con il solo intervento delle loro mani e consumano tutto ciò che producono (le classi sono ancora inutili); 2) che vi sia alla fine una società che non produce nulla tramite uomini, dove però essi consumano lo stesso tutto ciò che producono (le classi sono diventate inutili). In entrambi i casi abbiamo zero plusvalore; la prima società non è ancora capitalistica, la seconda non lo è più. Se il capitalismo riduce la parte di lavoro necessario, allora non ci resta che liberarci dal capitalismo.

Quelle che erano le indicazioni del movimento operaio non adulterato ("La riduzione d'orario di lavoro non è più un tabu") vengono cavalcate dal Papa, da imprese che in mezzo mondo sperimentano la riduzione dell'orario di lavoro, e da alcuni partiti politici borghesi. È in corso la campagna "4 Day Week Global", volta a ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni. Basic Income Earth Network è nata qualche anno fa per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di un reddito di base universale. Recentemente è mancato il sociologo Domenico De Masi, convinto sostenitore dell'urgenza di un reddito di cittadinanza per consentire al sistema di restare in piedi.

I problemi dell'attuale modo di produzione sono globali. Pechino comincia a manifestare gli acciacchi della senilità capitalistica e sta correndo ai ripari. Qualche anno fa ha lanciato la parola d'ordine della "prosperità condivisa", che vuol dire agire sul piano dei consumi interni. La prospettiva di un downgrade significherebbe, tra l'altro, scombussolare non solo i parametri interni ma anche quelli esterni. La Cina è la fabbrica del mondo e potrebbe far saltare i rapporti economici internazionali, per esempio quelli col dollaro, che sono in una situazione già molto fluida e caotica.

Si è poi passati a commentare il conflitto in Ucraina. Dal punto di vista dei fronti di guerra non ci sono grosse novità, se non piccole avanzate che testimoniano il fallimento della controffensiva ucraina. È da segnalare, invece, un maggiore impiego dei droni da entrambe le parti. Nell'articolo "La guerra dei droni tra Ucraina e Russia", pubblicato sul sito Analisi Difesa, vengono descritti vari tipi di droni impiegati nel conflitto. Questi velivoli possono colpire autonomamente un bersaglio grazie ad un programma di intelligenza artificiale e, allo stesso tempo, venire colpiti per mezzo di interferenze elettroniche; alcuni possono volare in sciame, comunicando fra loro, e sono autonomi nell'attacco. Recentemente, gli americani hanno sviluppato un cannone sperimentale, Thor, capace di disabilitare sciami di droni. Siamo arrivati a produrre sistemi di macchine che copiano il funzionamento degli esseri viventi. Tutti stanno investendo nella guerra elettronica (da non confondere con la guerra sul WEB) e questo aspetto conferma quanto abbiamo scritto nel volantino "La Quarta Guerra Mondiale": se passa questo tipo di guerra e va fino in fondo, non sarà più possibile fare marcia indietro. Mano a mano che gli arsenali si svuotano delle vecchie armi, le nuove diventano sempre più "intelligenti". Beppe Grillo ha pubblicato sul suo blog l'articolo "Quando le macchine sono programmate per uccidere", in cui si dice che esistono droni capaci di identificare e neutralizzare il loro bersaglio in base al riconoscimento di immagini.

La guerra condotta in Ucraina al momento è vinta dai Russi, che hanno raggiunto gli obiettivi dichiarati, hanno dimostrato di avere sistemi all'avanguardia e controllano lo spazio aereo e una fascia molto estesa dell'Ucraina. Sono inoltre all'avanguardia nella sperimentazione di missili ipersonici, impossibili da intercettare. I moderni sistemi di guerra si coordinano in maniera autonoma, simulando le decisioni del nemico (wargame) e prevedendone le mosse. Ormai lo ammettono gli stessi militari: la potenza di fuoco sul campo di battaglia svuota i moderni arsenali in pochissimi giorni (Il Post: "secondo alcune stime, in caso di guerra con la Cina gli Stati Uniti finirebbero i propri missili anti-nave a lunga gittata in meno di una settimana"). La guerra da una parte si sta smaterializzando, alleggerendosi, dall'altra ha bisogno di missili, armi e munizioni pesanti per combattere.

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Rivista n°53, giugno 2023

copertina n° 53

Editoriale: La guerra rispecchia la società

Articoli: Sul libero arbitrio

Rassegna: Effetto domino - Crollo generale"

Terra di confine: Magazzini organici - Apprendisti stregoni - La forma ed il contenuto

Recensione: Doom

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