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  • Resoconto teleriunione  23 febbraio 2016

Munizioni esaurite

La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata dal commento dell'editoriale dell'ultimo numero dell'Economist (Out of ammo?).

L'articolo è paradigmatico di una corrente del liberismo di tipo smithiano. Carico di ottimismo verso la mano invisibile del mercato, sempre capace di aggiustare i problemi del capitalismo, nel testo l'Economist propone una nuova deregulation, dimenticando che i guai dell’attuale sistema economico sono dovuti proprio alle teorie della scuola dei Chicago Boys, e che, tra l'altro, una deregulation c’è già stata.

Le munizioni sono terminate, il capitalismo è obsoleto, rianimare ciò che è già morto non è possibile. Almeno dal 1975 assistiamo a fenomeni economici irreversibili che sono conferma di una crisi storica del modo di produzione. Crisi di cui una corrente ben precisa a suo tempo aveva preso atto. Ci riferiamo al lavoro della Sinistra Comunista sul corso del capitalismo, sulla traiettoria e la catastrofe della fetente civiltà borghese.

La crisi storica del capitalismo senile è dovuta alla caduta del saggio di profitto, ai vari impedimenti alla valorizzazione. Le prime due guerre mondiali hanno avuto come risultato immediato la rivitalizzazione del sistema grazie alla distruzione di forze produttive in eccesso. In particolare la seconda ha rappresentato un reset generale, per cui l'accumulazione è ripartita con forza grazie al Piano Marshall e si è aperto un periodo economico florido. Fino alla crisi post bellica dei primi anni '60. Da allora l'accumulazione di valore avviene per induzione, attraverso iniezioni di droga keynesiana prima e di tipo monetario poi. L'attuale marasma sociale rappresenta il termine di una parabola storica, oltre c'è solo un'altra società, diametralmente opposta a quella vigente.

La teleconferenza è proseguita con alcune considerazioni sulla produzione letteraria di Umberto Eco, recentemente scomparso. In alcuni suoi testi come Opera aperta e Lector in fabula, egli sottolinea l'importanza di mettere il fruitore in doppia direzione con l'opera, mantenendo una sorta di interattività tra le parti (l'opposto della Televisione dove si è semplici spettatori). Nel suo capolavoro, Il nome della rosa, Eco però non mette in pratica quanto teorizzato anni prima e scrive un romanzo minuzioso, descrittivo e chiuso.

Qualche mese fa aveva dichiarato a proposito dei social network: "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli".

Viene in mente il dibattito tra lo scrittore Alessandro Baricco ed Eugenio Scalfari sui nuovi barbari. Mentre per il primo nella nostra epoca la profondità è venuta in superficie indebolendo il ruolo dell'intellettuale, per il secondo l'intellighenzia resta fondamentale.

L'idea sulla quale Baricco costruisce il saggio I barbari è quella di una radicale mutazione in corso nella cultura occidentale: "… la superficie al posto della profondità, la velocità al posto della riflessione, le sequenze al posto dell'analisi, il surf al posto dell'approfondimento, la comunicazione al posto dell'espressione, il multitasking al posto della specializzazione, il piacere al posto della fatica. Uno smantellamento sistematico di tutto l'armamentario mentale ereditato dalla cultura ottocentesca, romantica e borghese".

La conoscenza socializzata dagli odierni mezzi di comunicazione rende possibile un iper-collegamento tra gli uomini che produce effetti materiali rivoluzionari. Il movimento Occupy è uno dei risultati di questa conoscenza diffusa, dell'esplosione dell’informazione che trova sintesi nei collegamenti ipertestuali, nei link e nelle reti di ogni tipo. OWS è quindi un meme, un'opera aperta, un'esperienza in divenire soggetta a ulteriori evoluzioni.

Se il cervello sociale esiste, allora gli individui dovranno trasformarsi in sinapsi, in cellule differenziate di un unico grande organismo. La rivoluzione spinge verso il ritorno al cervello collettivo come è stato nel passato per milioni di anni, dovrà morire la cellula profonda e individualista e vincere la cellula differenziata che partecipa e lavora in armonia col tutto.

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    Rispetto agli aspetti messi in luce nell'articolo "La sindrome di Yamamoto", notiamo che oggi molti processi sono ormai manifesti. L'Economist, nell'articolo "A new era of high-tech war has begun", osserva, ad esempio, che la carneficina ucraina contiene tre importanti lezioni per il futuro della guerra:

    1) il campo di battaglia sta diventando trasparente e i conflitti futuri dipenderanno dalla capacità di riconoscere il nemico prima che lo faccia quest'ultimo; ciò vuol dire accecare i suoi sensori (siano essi droni o satelliti) e interrompere i canali di invio e ricezione dati, attraverso attacchi informatici, elettronici o di altra natura;
    2) la guerra attuale, nonostante faccia largo uso di tecnologie avanzate, coinvolge ancora un'immensa massa di esseri umani e milioni di macchine e munizioni. La Russia, ad esempio, ha sparato 10 milioni di proiettili in un anno e l'Ucraina ha perso 10.000 droni in un mese;
    3) il confine tra ambito militare e civile è sempre più sfumato. Anche uno smartphone può trasformarsi in un'arma: tramite un'app, infatti, un civile può segnalare la presenza del nemico e così aiutare a guidare il fuoco dell'artiglieria su un obiettivo. A ciò si aggiunge il complesso industriale bellico, composto da aziende private (vedi Starlink di SpaceX), università e laboratori.

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    Dal 2005 in Francia è in corso un'escalation sociale. Secondo il ministero dell'Interno francese, il livello di violenza attuale (poliziotti feriti, edifici pubblici distrutti, ecc.) è superiore alla precedente ondata di rivolta. Marsiglia, seconda città francese per numero di abitanti dopo Parigi, è stata teatro di scontri durissimi tra giovani e forze dell'ordine, ed una persona è rimasta uccisa da una "flash ball" sparata dalla polizia, lo stesso tipo di arma (proiettile di gomma) che durante le proteste dei Gilets jaunes aveva causato decine di feriti gravi.

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    Abbiamo sempre detto che non ci serve una macchina che sia una copia dell'uomo. Ci servono invece protesi per amplificare le nostre capacità e soprattutto che ci aiutino a conoscere noi stessi. Un algoritmo, procedimento di calcolo nato prima dell'informatica, non è altro che una sequenza definita di istruzioni per arrivare a un risultato: partendo dal suo funzionamento base fondato sul binomio "se, allora", si possono inserire più dati e variabili e renderlo estremamente complesso.

    Gli algoritmi basati sull'IA (bot) svolgono il lavoro che prima svolgevano gli umani e al giorno d'oggi ci sono algoritmi che costruiscono altri algoritmi: bot vengono testati da altri bot precedentemente istruiti dai programmatori. Miliardi di interazioni fanno sì che il sistema migliori strada facendo, imparando dai propri errori, e ciò vale sia per i bot che devono riconoscere immagini o suoni, che per i bot che devono addestrarli e testarli. Il passo successivo sono i bot che costruiscono altri bot. Una macchina che impara ad imparare rientra nella categoria del machine learning. Man mano che questi algoritmi analizzano i dati trovano andamenti e schemi sulla base dei quali fare previsioni.

Rivista n°53, giugno 2023

copertina n° 53

Editoriale: La guerra rispecchia la società

Articoli: Sul libero arbitrio

Rassegna: Effetto domino - Crollo generale"

Terra di confine: Magazzini organici - Apprendisti stregoni - La forma ed il contenuto

Recensione: Doom

Doppia direzione: Riscontri d'oltreoceano

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