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  • Resoconto teleriunione  29 novembre 2016

Inneschi

La teleconferenza di martedì sera, presenti 11 compagni, è iniziata commentando la situazione politica italiana.

Il premier Matteo Renzi, interrogato in merito alle sorti del governo dopo il referendum del 4 dicembre, ha dichiarato: "Il governo tecnico non lo posso scongiurare io, lo dovete scongiurare voi con il Sì. Il rischio c'è, è evidente". Gli ha fatto eco Eugenio Scalfari su Repubblica con un attacco al Movimento 5 Stelle in cui paragonava la galassia grillina al Fronte dell'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. In momenti particolari della Storia anche passaggi ordinari, come l'elezione di un presidente o l'esito di un referendum, possono diventare fattori di polarizzazione sociale, elementi che sconquassano una forma già instabile. Alcuni affermano che la vittoria del del No in Italia porterebbe al collasso del sistema bancario del Paese e poi dell'intero sistema basato sull'Euro, mentre altri temono, sul versante statunitense, che l'insediamento di Trump alla Casa Bianca inneschi una guerra civile generalizzata. Previsioni azzardate? Certo, ma non campate in aria.

Nel disperato tentativo di salvarsi il capitalismo mette in moto forze che aggravano la crisi. Gli Usa, pur essendo ancora al centro del sistema capitalistico, non riescono più a mantenere il proprio ruolo di super-imperialisti e si barcamenano in un intricato quadro di alleanze e contro-alleanze. Ma indietro non si torna e la ripetizione del "condominio russo-americano" è impossibile.

Se da una parte c'è stato il voto a Trump quale reazione "di pancia" degli americani alla situazione in cui versano (anche se il rimedio sembra peggiore della malattia), dall'altra la lotta su tutto il territorio nazionale per migliorare le condizioni di vita non si ferma. Il 29 novembre scorso migliaia di lavoratori sono scesi in sciopero per il salario minimo di 15 dollari l'ora, dichiarando la loro avversione ad una società fondata sulla miseria dei molti e la ricchezza dei pochi. Fightfor15, nato nel 2012, è cresciuto esponenzialmente fino ad assumere una dimensione di massa: dopo gli aeroportuali e i precari dell'assistenza sanitaria, anche gli autisti freelance di Uber si sono uniti al movimento ed hanno dato il loro appoggio alla mobilitazione.

Un articolo del Sole 24 ore intitolato L'89% della ricchezza mondiale nelle mani dell'élite riporta i dati raccolti dal Credit Suisse secondo cui, dal 2008 ad oggi, le disuguaglianze economiche sono sempre più marcate: "si stima che circa la metà della popolazione possieda meno dell'1% del benessere mondiale, mentre appena il 10% detiene l'89% della ricchezza." Lo studio, che prende come riferimento non tanto il generico reddito ma la ricchezza materiale posseduta (immobili, titoli, ecc.), evidenzia la progressiva sparizione delle classi medie: in pratica, a parte il famoso 1%, tutto il resto del mondo che possiede qualcosa sta precipitando verso il basso, e i salariati non solo vengono sfrattati dalle loro case ma restano senza alcuna riserva. La generalizzazione di una situazione di miseria, confermata dagli stessi centri di ricerca del Capitale, spiega la nascita e la diffusione dello slogan "We are the 99%" negli Usa, dove una popolazione indebitatissima tira avanti a suon di lavoretti. E' la "gig economy", sbarcata anche in Europa e di cui si è cominciato a parlare pure in Italia con la lotta dei fattorini di Foodora.

In chiusura di teleconferenza si è accennato alle ultime notizie riguardo le lotte nella logistica. Nel settore la tensione sale e, dopo l'uccisione di un lavoratore durante un picchetto davanti alla GLS di Piacenza, gli scioperi sono continuati in tutto il Nord Italia. Secondo Dario Di Vico, giornalista del Corriere della Sera, a causa dei picchetti le aziende che operano nella movimentazione merci sono costrette a trattare con i sindacati di base, mettendo da parte i confederali. E proprio in conseguenza a tale situazione, quest'ultimi saranno forzati ad organizzare a loro volta qualche lotta pur di non essere esclusi del tutto e per recuperare qualche spazio. I sindacati non possono spegnere le lotte, possono solo cavalcarle... almeno finché ci riescono.

La logistica è il prolungamento sul territorio della catena di montaggio, con la differenza che se gli operai bloccano una fabbrica danneggiano solo quella, mentre bloccando un hub logistico come l'interporto di Bologna si ferma il movimento merci di mezza Italia. I facchini, schiavizzati per anni e senza "diritti", hanno scoperto di avere in mano un'arma potentissima, la coalizione: non se la faranno portare via tanto facilmente.

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Rivista n°52, dicembre 2022

copertina n°52

Editoriale: Niente di nuovo sul fronte orientale

Articoli: La malattia non esiste, parte prima - Un sistema che ingegnerizza sé stesso? - La riduzione dell'orario di lavoro non è più un tabù

Rassegna: L'ennesima conferenza sul clima - Polarizzazione crescente - Pericolose tempeste"

Recensione: Gaia, le macchine autoreplicanti e l'intelligenza collettiva

Doppia direzione: Più "avanzato" Lenin o Bogdanov? - Cooperazione e sostegno

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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