Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  6 giugno 2017

La lotta di classe non si ferma mai

Durante la teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 16 compagni, abbiamo introdotto alcuni temi che affronteremo durante il prossimo incontro redazionale a Torino.

Nella relazione "Lo scontro reazionario sulle vaccinazioni in massa oscura il vero problema della salute" vedremo come nella società capitalista l'approccio alla medicina ed alle pratiche di cura sia poco scientifico, con il risultato di produrre, anche nel campo della salute, schieramenti deleteri. Ne è esempio calzante quanto accaduto con il recente decreto legge sulle vaccinazioni obbligatorie in Italia, dove ai si-vax, i dispensatori di vaccino-merce, si sono contrapposti i no-vax. La scienza non è proletaria o borghese, è scienza; ma fino a quando la società sarà divisa in classi, tale forma di conoscenza umana sarà influenzata dall'ideologia della classe dominante. Il problema sta nel modo di produzione, non nel vaccino, nell'antibiotico o nella pozione omeopatica.

In "L'amministrazione Trump e i problemi di identità del capitale mondiale", approfondiremo alcuni aspetti legati all'applicazione del programma politico del multimiliardario americano. Se finora non si sono ancora viste grandi novità in campo economico, sul piano internazionale la nuova amministrazione ha dimostrato un certo attivismo. Gli Stati Uniti sono in una situazione storica di declino, eppure rimangono un gigante militare. Presenti ovunque, dall'Europa al Pacifico, negli anni hanno stabilito una serie di accordi e alleanze che se, come paventato, verrà ridefinita, modificando le relazioni che formano la struttura odierna del capitalismo, determinerà lo sgretolamento dei rapporti internazionali provocando un disordine mondiale.

La teleconferenza è proseguita con alcune considerazioni sulla situazione mediorientale. Nel golfo Persico, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Bahrein hanno rotto le relazioni diplomatiche con il Qatar, chiudendo le frontiere terrestri, marittime ed aeree. Sembra che l'azione contro il piccolo Emirato, ricco di gas, sia in realtà rivolta contro il rivale storico dei sunniti, l'Iran. La nuova alleanza araba ("Nato araba") lanciata due settimane fa da Donald Trump a Riyad è morta prima ancora di nascere, anche perché Kuwait e Oman sono più prudenti e non del tutto allineati con i sauditi.

In Siria è partita l'offensiva per prendere Raqqa e respingere Daesh. L'armata arabo-curda che assedia la città, sostenuta dall'aviazione degli Stati Uniti, è composta, tra gli altri, dalle milizie popolari YPG, quelle del Rojava democratico e confederale tanto osannate dai sinistri nostrani. I guerriglieri curdi sono carne da macello e, come ogni altra partigianeria, sono utilizzati da uno Stato contro l'altro.

Sul versante africano, da segnalare quanto sta accadendo in Marocco che rientra nella lista degli stati al centro del marasma sociale. Nei giorni scorso la regione del Rif, tra le più povere e con un tasso di disoccupazione altissimo, è stata coinvolta da grandi manifestazioni che sono velocemente dilagate in tutto il paese. In Egitto, sull'onda del drastico peggioramento delle condizioni di vita, non si fermano gli scioperi e le proteste; recentemente a Torah, in un cementificio a sud del Cairo, trentadue lavoratori sono stati arrestati e rinviati a giudizio per un sit-in che durava da quasi 2 mesi.

In Turchia, a Istanbul, in occasione del quarto anniversario della protesta di Gezy Park, la polizia ha compiuto un accerchiamento preventivo dell'area intorno al parco. Nonostante le misure di sicurezza, mercoledì 30 maggio un corteo ha attraversato la città e nella notte alcuni attivisti sono riusciti ad eludere il dispositivo di polizia ed entrare nel parco. Evidentemente la borghesia turca (ma non solo) è terrorizzata dall'idea che possano rimettersi in moto processi di autorganizzazione come quelli visti con il movimento #OccupyGezi.

Infine in Europa, a pochi giorni dai fatti di London Bridge nel Regno Unito, continuano gli attentati. A Parigi uno studente algerino, armato di martello e coltelli, ha aggredito alcuni poliziotti davanti alla cattedrale di Notre Dame gridando "questo è per la Siria". L'immagine del terrorista islamico è comunemente associata a quella del disoccupato che vive nelle periferie, mentre in questo caso si tratterebbe di un ricercatore, laureato in scienze sociali e con un dottorato in corso. Il nemico è in casa, e sarà sempre più difficile per gli apparati di intelligence prevedere da dove arriveranno gli attacchi, non solo in Europa ma in tutto il mondo. Intanto si diffonde il panico e quando determinate soglie vengono superate, si innescano reazioni a catena ingestibili. Si è visto in piazza San carlo a Torino durante la finale di una competizione calcistica: in un attimo la folla si è trasformata in un'onda umana che ha travolto tutto e tutti causando oltre 1500 feriti. Tali situazioni si possono comprendere ricorrendo alla "fisica sociale", come spiegato in L'atomo sociale di M. Buchanan o in Sincronia di S. Strogatz.

La dottrina dei modi di produzione ci dimostra che quando si dissolve una vecchia forma sociale deve essere presente in maniera più o meno sviluppata una rappresentanza del futuro, un organismo che anticipi la società nuova e combatta contro il vecchio ambiente.

In un articolo di Repubblica, intitolato "Intelligenza artificiale e Big Data. Così i robot cambiano il lavoro", si sostiene che "in tutto il mondo 1,2 miliardi di posti di lavoro sono sostituibili - in tutto o in parte - con le tecnologie oggi disponibili a livello commerciale, di cui 700 milioni in India e Cina. Il totale globale degli stipendi coinvolti è di 14,6 trilioni di dollari. Nei soli cinque Paesi europei esaminati - Francia, Germania, Italia, Spagna e UK - i posti full-time a rischio sono 54 milioni, pari a un monte stipendi di 1.700 miliardi."

Di fronte alla marcia delle macchine intelligenti, dei robot e dell'automazione, non c'è misura economico-politica borghese che tenga; saltano i vecchi parametri e a lungo andare anche la legge del valore-lavoro. I rapporti sociali corrispondenti ad un periodo in cui c'era il lavoro, il Welfare State, e tutta una serie di garanzie che permettevano di acquistare una casa, costruirsi una famiglia o semplicemente vivere, si stanno dissolvendo. Per i giovani è messa in discussione la possibilità di costruirsi un futuro. Ma solo da questa dissoluzione, solo dalla morte della pratica rivendicativa interna ai meccanismi di questa società in putrefazione, può emergere un'antiforma, un modo di vivere che si colleghi al futuro. L'esempio che sovente facciamo è quello di Occupy Wall Street, un movimento che non ha avanzato rivendicazioni ed ha voltato le spalle alla democrazia e al parlamento:

"Abbiamo costruito una cucina popolare per sfamare migliaia di persone, abbiamo aperto una biblioteca popolare, creato spazi più sicuri e fornito un riparo, delle coperte, cure mediche e altre necessità a chi ne aveva bisogno. Mentre dei cinici ci hanno chiesto di eleggere dei leaders e fare richieste ai politici, noi eravamo occupati a creare alternative a quelle stesse istituzioni. Una rivoluzione è stata messa in moto, e non può essere fermata." ("2011: A Year in Revolt, Occupy Wall Street" - Jan. 3, 2012, OWS)

Articoli correlati (da tag)

  • Proiezione dal futuro

    La teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 18 compagni, è iniziata riprendendo i temi trattati all'incontro redazionale del 17 e 18 giugno.

    Le relazioni presentate durante la riunione, "Sulla spontaneità operaia oggi" e "Verso un mondo senza lavoro e senza Stato", hanno fornito l'occasione per ribadire come la controrivoluzione in corso da un secolo abbia inchiodato l'umanità in un limbo dal quale sembrerebbe impossibile uscire. Una società che confronta sé stessa unicamente con il suo passato, anziché con il futuro, è morta.

    La relazione sulla "spontaneità" ha preso le mosse dalla constatazione che in ambito "marxista" si prende sovente come paradigma la Terza Internazionale, dando per scontato che il movimento rivoluzionario futuro ripartirà da quel livello e utilizzerà un certo linguaggio. In realtà, dalla Rivoluzione d'Ottobre è passata un'epoca storica e gli elementi di comunismo presenti oggi ("Marcati sintomi di società futura") non sono nemmeno lontanamente paragonabili con quelli di allora. Il comunismo è più attuale di un secolo fa: adesso ci sono l'intelligenza artificiale, le fabbriche e i magazzini automatici, i supercomputer in grado di compiere milioni di miliardi di operazioni al secondo. Il capitalismo non riesce a stare al passo con un tale sviluppo delle forze produttive e da anni è sprofondato in una crisi di cui non si vede soluzione. La legge del valore non funziona più dato che di lavoro ce n'è sempre meno e quello che c'è è sempre più sfruttato. Questo fatto ha delle conseguenze sociali e politiche.

  • Guerra in outsourcing

    La teleconferenza di martedì sera, presenti 17 compagni, è iniziata con alcune considerazioni sulla conferenza pubblica, tenuta a Roma lo scorso 27 maggio, sul tema della guerra.

    La riunione è andata bene, sia per la chiarezza con cui sono stati esposti gli argomenti sia per gli interventi e le domande che sono state poste ai relatori. Tra gli intervenuti c'è stato chi ha sottolineato come in questa fase di guerra generalizzata sia fondamentale ribattere il chiodo contro le partigianerie in genere ("Marxismo o partigianesimo"), e chi ha ribadito che l'unico modo per analizzare i fatti in sintonia con il "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente" è proiettarsi nel futuro. Diversi i compagni collegati via Skype, una modalità utile per chi non può essere presente fisicamente a questi incontri.

    Nella stessa giornata si è svolta a Roma la manifestazione "Ci vuole un reddito", in difesa del reddito di cittadinanza; molti i gruppi e i partitini della sinistra che vi hanno aderito, oltre a sindacati e a diverse realtà di base. La misura del reddito di cittadinanza, inizialmente intesa come erogazione monetaria per raggiungere la parità tra tutti i cittadini, si è trasformata nel giro di pochi anni in un reddito di base, una sorta di salario di sopravvivenza. Non si tratta più di un'astratta forma di accompagnamento al lavoro, ma della possibilità di poter arrivare a fine mese. Secondo i dati dell'Osservatorio Inps, in Italia due milioni e mezzo di senza riserve vivono con questo assegno (l'importo medio è di 550 euro), e tra poco rimarranno economicamente scoperti.

  • Guerra civile, polarizzazione sociale e intelligenza artificiale

    La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata riprendendo gli argomenti trattati nelle scorse teleconferenze.

    L'Economist, che utilizziamo come serbatoio da cui prendere dati e informazioni utili per il lavoro, afferma che da circa dieci giorni è scoppiata in Sudan una guerra civile ("In Sudan and beyond, the trend towards global peace has been reversed"). In realtà, il paese africano è in una fase di conflitto permanente dalla data della sua indipendenza, il 1956. Ufficialmente il conflitto vede contrapporsi un generale dell'esercito regolare e un generale delle milizie paramilitari, ma in effetti si tratta di uno scontro tra due fazioni interne allo Stato rapidamente trasformatosi in guerra guerreggiata, con la chiusura delle maggiori ambasciate e la fuga del personale straniero.

    Sempre secondo il settimanale inglese, le guerre civili tendono a durare sempre più a lungo e diventano sempre più difficili da risolvere, anche perché si diffondono negli stati più poveri, in via di dissoluzione, sottoposti a notevoli pressioni interne ed esterne. In Sudan, sin dall'inizio dell'attuale conflitto, è stato chiaro che vi erano intrecci tra interessi locali dei signori della guerra e interessi internazionali.

Rivista n°53, giugno 2023

copertina n° 53

Editoriale: La guerra rispecchia la società

Articoli: Sul libero arbitrio

Rassegna: Effetto domino - Crollo generale"

Terra di confine: Magazzini organici - Apprendisti stregoni - La forma ed il contenuto

Recensione: Doom

Doppia direzione: Riscontri d'oltreoceano

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email