Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  5 novembre 2019

La società futura avrà un più alto rendimento energetico

La teleconferenza di martedì sera, presenti 10 compagni, è iniziata con la segnalazione di un articolo del Corriere della Sera intitolato "Più posti, ma part time: così le ore lavorate sono meno di 12". Secondo il giornale, aumenta l'occupazione ma anche la precarietà poiché è in calo il numero delle ore lavorate; per quanto riguarda il numero degli occupati, il quotidiano riporta che "in Italia lavorano 23,3 milioni di persone. Il tasso di occupazione nella fascia d'età tra 20 e 64 anni è del 63% contro l'80% della Germania e il 73% della media dell'Unione europea." Lo stato cerca di dare ossigeno all'economia emanando provvedimenti del tipo "Quota 100", ma non è possibile ricreare i posti di lavoro che la tecnologia ha reso superflui. In questi giorni è finita sotto i riflettori di giornali e televisioni la questione Ilva con i relativi lamenti politici e sindacali in merito alla difesa dell'occupazione. I sacerdoti del lavoro si commuovono e lo benedicono, ma le fabbriche-galere chiudono comunque. Se i lavoratori vengono licenziati perché in esubero rispetto alle esigenze produttive, dal punto di vista della lotta immediata non resta altro da fare che pretendere una forte riduzione dell'orario di lavoro e un salario decente per i disoccupati.

Il nostro quaderno sul CVM è dedicato alla vicenda del petrolchimico di Porto Marghera, ma dà indicazioni generali in merito all'assurda difesa del posto di lavoro, soprattutto quando questa vuol dire accettare di respirare i vapori del cloruro di vinile oppure della diossina, come a Taranto. Nel quaderno Rivoluzione e sindacati abbiamo fatto un excursus storico partendo dalle origini del fenomeno sindacale e arrivando all'atteggiamento della Sinistra Comunista negli anni '50 e '60: l'ipotesi di conquistare a bastonate sindacati come la CGIL è pressoché impossibile, mentre è più probabile la formazione di organismi di tipo intermedio che non rivendicano più nulla e di fatto si presentano come alternativi al capitalismo. Per questo motivo diamo una certa importanza a fenomeni come Occupy Wall Street, anche alla luce delle rivolte che stanno scoppiando un po' ovunque e che gli stessi giornali borghesi cominciano a mettere in risalto. Sabato 9 novembre a Parigi e in altre città francesi ci sarà la 52esima manifestazione consecutiva dei gilet jaunes e il 16-17 novembre sarà salutato in piazza il primo anniversario del movimento. In questi mesi in Francia i blocchi delle strade e delle raffinerie, e i picchetti davanti ai magazzini della logistica hanno fatto passare in secondo piano le singole vertenze nei luoghi di lavoro a favore di una lotta generale che va oltre anche quella al carovita.

L'Ilva di Taranto è uno di quei carrozzoni improduttivi che servono solo ai politici e ai sindacalisti per i loro traffici. Si tratta di esempi di keynesismo industriale decotto, come la fabbrica di automobili Alfasud di Pomigliano d'Arco, costruiti a metà anni '60 con plusvalore prodotto altrove e senza la prospettiva di produrne a loro volta per dar vita a un'accumulazione locale. È chiaro che, in un sistema in cui gli impianti non raggiungono il pieno utilizzo neppure in tempi di boom, una fabbrica nuova impiantata a puri scopi di "redistribuzione del reddito" non farà altro che succhiare fondi pubblici. In tal modo non si produce nuovo valore: si utilizza quello esistente per pagare sia i proletarizzati improduttivi che le mezze classi e le non-classi. Queste ultime furono effettivamente gonfiate a dismisura dalla politica sociale democristiana, varata sia come sistema di garanzia elettoralesca che come ammortizzatore sociale.

In Europa la fabbricazione dell'acciaio è in declino, rimangono risicate produzioni strategiche utili solo in caso di guerra, quando non si possono chiedere i carri armati al nemico. Cina, Giappone e India sono i tre poli principali della produzione mondiale nel settore e il Belpaese si attesta al decimo posto. In Italia la crisi dell'industria siderurgica è iniziata negli anni '70 e non si può certo far tornare indietro la ruota della storia. La dismissione di un impianto antistorico come quello di Taranto si può mettere in relazione con l'apertura del nuovissimo stabilimento di Balvano della Ferrero, dove verranno sfornati dolciumi che per la produzione richiedono un centinaio di dipendenti e numerose macchine a controllo elettronico. Quello in ascesa è un mondo che occupa pochissimi operai e tanti robot e computer.

Con il reddito di cittadinanza lo stato italiano si incarica di erogare un salario (da fame) ad un milione di disoccupati, scavalcando a sinistra i confederali inchiodati alla parola d'ordine del "diritto al lavoro". Nel 2012 il comitato "Cittadini e lavoratori liberi e pensanti" di Taranto aveva rappresentato una spinta dal basso sia perché coinvolgeva gli operai dell'Ilva e gli abitanti dei quartieri vicini alla fabbrica ponendosi come un organismo territoriale, sia perché aveva preteso la chiusura dell'impianto ed un salario garantito per i disoccupati. I "liberi e pensanti" avevano inoltre fatto luce sul fatto che le organizzazioni sindacali e le forze politiche avevano ricevuto fondi dalla famiglia Riva, dimostrandone la connivenza. Il Comitato è poi in parte confluito nel M5S, che ha cavalcato le questioni ambientali, ma soprattutto quelle legate al reddito. Ad oggi sono molti i delusi usciti dal Movimento, tanto che i pentastellati hanno perso tutti i consiglieri comunali.

Alla Silicon Valley come al forum di Davos, gli stessi borghesi si pongono il problema del reddito di cittadinanza, del basic income, di una garanzia di sostentamento per le persone che vengono espulse dal ciclo produttivo o che non verranno mai a contatto con il mondo del lavoro. Il sito BIN Italia, sezione italiana di una rete mondiale, riporta gli esperimenti che riguardano il reddito di base in diversi paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, India, Spagna e Canada. In Cile, il governo ha proposto un reddito minimo garantito e la riduzione dell'orario di lavoro per calmare le rivolte che stanno scuotendo il paese, scatenate dall'aumento delle tariffe della metropolitana e dei servizi pubblici, cioè dalla miseria crescente e dalla polarizzazione della ricchezza. E' un tema, quello del reddito di base, che non riguarda un paese o una regione in particolare, ma tutto il mondo. La stessa campagna elettorale negli Usa vede il democratico Andrew Yang battere sulla questione del reddito universale: 1000 dollari al mese per tutti i cittadini americani finanziati dai proventi dei giganti dell'industria.

Il capitalismo ha fatto il suo tempo ed è giunto il momento di passare, come afferma la nostra corrente, ad un sistema sociale a più alto rendimento energetico. L'attuale, in cui sempre meno lavoratori hanno sulle spalle il peso di tutta la società, è ultradissipativo; le forze produttive sociali sono imprigionate dalle catene dei rapporti di produzione borghesi. Secondo la ricerca "The global labour income share and distribution" dell'ILO (Organizzazione internazionale del Lavoro), a livello mondiale la ricchezza si sta polarizzando sempre più in sempre meno mani. Tanti sociologi si scervellano per capire come mai mezzo mondo è in rivolta, ma la motivazione è semplice e risiede nella legge della miseria crescente individuata da Marx nel Capitale, Libro I:

"Quanto maggiori sono la ricchezza sociale, il capitale in funzione, il volume e l'energia della sua crescita, quindi anche la grandezza assoluta del proletariato e la produttività del suo lavoro, tanto maggiore è l'esercito industriale di riserva. La sua grandezza relativa cresce quindi con le potenze della ricchezza. Ma quanto maggiore in rapporto all'esercito operaio attivo è questo esercito di riserva, tanto più massiccia è la sovrappopolazione consolidata, la cui miseria sta in ragione inversa del suo tormento di lavoro. È questa la legge assoluta, generale, dell'accumulazione capitalistica."

Il fatto che la ricchezza sia concentrata in poche mani e la povertà distribuita a più di un miliardo di persone non è dovuto all'ingordigia o alla cattiveria di qualcuno, ma ad una legge fisica ("La legge della miseria crescente", n+1, n. 20). La contraddizione cardine della società capitalistica è quella tra produzione sociale e appropriazione privata, due estremi che non possono allontanarsi all'infinito perché prima o poi succede qualcosa.

In Iraq continuano le manifestazioni e gli scontri anche molto violenti con la polizia; in maniera spontanea sono state bloccate le principali arterie stradali e l'importante porto di Umm Qasr, e sono state piantate le tende in piazza Tahrir a Baghdad. Nel giro di pochi anni notizie del genere sono diventate ricorrenti ed è emersa sempre più chiaramente la tendenza a formare comunità persistenti che si autodifendono. Questo tipo di movimenti leaderless possono anche perdere energia nel lungo periodo e sparire, ma rimane il fatto che si tratta di un fenomeno completamente nuovo che può essere spiegato solo partendo da determinazioni presenti nella società, prime fra tutte la crisi e l'acutizzarsi della "vita senza senso". In Cile, qualche anno fa, nessun governatore si sarebbe sognato di schierare l'esercito per poi fare marcia indietro scusandosi con i manifestanti per non aver compreso la profondità delle loro esigenze sociali. Allo stesso modo ad Hong Kong gli osservatori più attenti hanno notato che la polizia usa una mano non troppo pesante nella repressione delle mobilitazioni perché consapevole che la rivolta potrebbe facilmente degenerare. Il comportamento degli stati nei confronti delle manifestazioni è chiaro: far sfogare i movimenti di lotta per poi recuperarli o reprimerli, ma questi non si spengono per niente. Inoltre, rispetto al passato oggi le metropoli sono assediate da favelas e baraccopoli; con i disordini di piazza gli approvvigionamenti scarseggiano e le popolazioni iniziano a patire la fame, tant'è che sono sempre più frequenti gli assalti ai supermercati.

Articoli correlati (da tag)

  • Una società in crisi irreversibile

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la sommossa in corso in Bangladesh.

    Da un paio di settimane in tutto il paese si susseguono importanti manifestazioni. Gli studenti, opponendosi ad una legge che prevede una serie di facilitazioni alle famiglie dei reduci della guerra di liberazione dal Pakistan, si sono scontrati duramente con polizia ed esercito. L'epicentro della rivolta è stata l'Università di Dacca. Al di là della contestata legge, è evidente che anche il Bangladesh affronta gravi problemi di disoccupazione giovanile.

    Ottavo paese più popoloso del pianeta, con 170 milioni di abitanti, il Bangladesh ha un'età media molto bassa e una popolazione concentrata principalmente nell'area urbana di Dacca, che ha una densità abitativa altissima, con 45.000 abitanti per km². Finora si registrano 160 morti, oltre a migliaia di feriti, manifestanti scomparsi, casi confermati di torture, anche ai danni dei giornalisti. Il governo ha chiuso Internet, ma così facendo ha contribuito ad aumentare il caos.

    Oltre alle manifestazioni nella capitale, ci sono stati blocchi delle autostrade e delle ferrovie, attacchi alle stazioni di polizia, tentativi di invasione delle sedi delle TV, e la liberazione di detenuti dal carcere: tutti eventi che danno l'idea di una situazione quasi insurrezionale. Almeno a partire dal 2006, nel paese si è verificata una lunga serie di scioperi nelle fabbriche, in particolare nel settore tessile.

  • La guerra al tempo dell'IA

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando due articoli pubblicati sull'ultimo numero dell'Economist (22 giugno 2024), dedicato al rapporto tra guerra e intelligenza artificiale.

    Nell'articolo "AI will transform the character of warfare" si dimostra come la guerra condotta da macchine gestite da sistemi di IA potrebbe rivelarsi incontrollabile. C'è un rapporto stretto tra industria militare e civile. I computer, si afferma, sono nati in guerra e dalla guerra. La stessa ARPANET, aggiungiamo noi, che anticipò Internet, venne realizzata a partire dal 1969 dalla DARPA (Defence Advanced Research Projetcs Agency) per collegare centri di calcolo e terminali di università, laboratori di ricerca ed enti militari.

    Oggigiorno esistono sistemi di IA che si occupano del riconoscimento degli oggetti in un dato spazio e che vengono utilizzati per elaborare i dati e le informazioni raccolte dai droni tramite foto e video. L'integrazione di tali sistemi produce un gigantesco automa che relega ai margini l'essere umano: dato che il tempo per individuare e colpire gli obiettivi è compresso in pochi minuti o addirittura in secondi, il soldato può al massimo supervisionare il sistema. Combattimenti più rapidi e meno pause tra uno scontro e l'altro renderanno più difficile negoziare tregue o fermare l'escalation. Dice Marx nei Grundrisse: con lo sviluppo dell'industria l'operaio da agente principale del processo di produzione ne diventa il sorvegliante per essere sostituito anche in questa funzione da un automa generale.

  • Un sistema gravemente malato

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con la presentazione e il commento del testo "Il corso storico del movimento di classe del proletariato", del 1947.

    La Tesi si collega alle due precedenti, "Il ciclo storico dell'economia capitalista" e "Il ciclo storico del dominio politico della borghesia", trattate nelle scorse teleriunioni. La prima è dedicata al corso del capitalismo, dalle prime manifatture fino ai trusts; la seconda si incentra sull'evoluzione del dominio storico della borghesia fino alla fase moderna in cui i capitalisti sono sostituiti da funzionari salariati; quest'ultima affronta il divenire del movimento di classe del proletariato.

    Con l'affermarsi del regime borghese nascono i primi conflitti con quello che viene chiamato "quarto stato", ovvero i lavoratori. La Lega degli Eguali di Babeuf opera già nel quadro della rivoluzione borghese, ma i primi movimenti del proletariato non riescono a staccarsi dagli enunciati ideologici della borghesia (ad esempio dalle parole d'ordine giustizia e uguaglianza), e in alcuni casi i neonati raggruppamenti socialisti arrivano a fare l'apologia del vecchio inquadramento feudale.

    Un primo giro di boa avviene con la pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista: il comunismo non è più da intendersi come un'utopia o una forma di governo a cui aspirare; ma è la lotta del proletariato diretta verso un obiettivo nel futuro, la società comunista, è un movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. La chiarezza negli obiettivi politici si accompagna alla chiarezza nelle formule organizzative e nascono le prime organizzazioni di salariati che lottano contro i capitalisti. Inizialmente, la borghesia reprime con la forza le coalizioni dei lavoratori vietando gli scioperi. Ben presto, però, si rende conto che è impossibile impedire che i lavoratori si organizzino e perciò giunge a tollerare il loro associazionismo. Gli interessi dei lavoratori sono internazionali e si forma, di conseguenza, il movimento politico del proletariato, la Prima Internazionale, all'interno della quale si svolge il grande scontro tra anarchici e marxisti, tra due concezioni differenti della lotta classe. La Seconda internazionale è, invece, il portato del fiorire di partiti socialisti; in questa fase il capitalismo vive un'epoca di relativa tranquillità e le organizzazioni del proletariato elaborano le prime teorie, secondo cui l'emancipazione dei lavoratori è possibile senza passaggi catastrofici, ma gradualmente, per via parlamentare, magari attraverso la partecipazione a governi borghesi.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email