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  • Resoconto teleriunione  31 gennaio 2023

Guerra elettronica e fantaccini terrestri

La teleriunione di martedì sera, a cui si sono connessi 19 compagni, è iniziata con alcune considerazioni riguardo il recente attacco subito dall'Iran alla luce della "nostra" teoria della guerra.

Alcuni droni hanno cercato di colpire un sito militare nella città di Isfahan (a sud di Teheran), dove sarebbero immagazzinati missili balistici e droni che la Russia attende dall'Iran. Il ministero della Difesa iraniano ha dichiarato che gli aeromobili a pilotaggio remoto erano tre: uno è stato colpito dal sistema di difesa antiaerea del complesso e gli altri due sono esplosi.

Secondo il Wall Street Journal, che cita fonti USA, l'autore dell'attacco sarebbe Israele, mentre Al Arabiya sostiene il coinvolgimento degli Stati Uniti. In ogni caso, sia Israeliani che Americani hanno tutto l'interesse a contenere la sfera di influenza di Teheran e le sue capacità militari. "Tutte le opzioni sono sul tavolo per impedire che Teheran ottenga l'arma nucleare", ha affermato il segretario di Stato americano Antony Blinken. Nel recente passato è stato eliminato il responsabile del programma nucleare di Teheran, un comandante dei pasdaran; e prima ancora, nel 2010, c'era stato l'attacco informatico condotto dagli USA con il virus Stuxnet all'impianto di arricchimento di Natanz. In seguito, l'Iran ha investito molto sulla cyber security e ha sviluppato un settore informatico militare, l'Iran's Cyber Army, che è stato testato nell'attacco dello scorso anno all'Albania.

Ciò che succede in Medioriente dimostra che tutto è interconnesso e che nessun paese può chiamarsi fuori dagli schieramenti di guerra. È interessante, a tal proposito, la dichiarazione del consigliere presidenziale ucraino Mikhailo Podolyak riguardo la relazione tra quanto accaduto in Iran e la guerra in Ucraina: "La logica della guerra è inesorabile e omicida. Presenta rigorosamente il conto agli autori e ai suoi complici. Panico nella Federazione russa: mobilitazione senza fine, difesa missilistica a Mosca, trincee a mille chilometri di distanza, preparazione di rifugi antiaerei. Notte esplosiva in Iran: produzione di droni e missili, raffinerie di petrolio. L'Ucraina vi aveva avvertiti". Il ministro russo degli Esteri Sergej Lavrov, dopo aver condannato l'attacco a Isfahan, ha affermato che "tali azioni distruttive possono avere conseguenze imprevedibili per la pace e la stabilità del Medio Oriente".

Alcuni osservatori militari prospettano la possibilità di un prossimo attacco alle centrali iraniane da parte di Israele e USA. Analizzando la situazione dal punto di vista del wargame, è facile immaginare che tale atto metterebbe in agitazione tutta la Striscia di Gaza e il Libano, quanto meno le aree controllate da Hezbollah.

Negli ultimi tempi Israele è stata interessata da manifestazioni antigovernative molto partecipate e deve contenere la rabbia palestinese. Già da qualche anno l'Iran è in subbuglio, e deve far fronte ad una situazione sociale che negli scorsi mesi è diventata incandescente portando a centinaia di morti e migliaia di arresti. Ormai anche analisti borghesi, come ad esempio Lucio Caracciolo (La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa), affermano che all'orizzonte non si vede alcun ordine internazionale ma solo un caos montante (vedi anche articolo "La percezione del caos" su Difesa Online).

Come abbiamo visto nell'articolo "La sindrome di Yamamoto", "la guerra elettronica diventa un paradosso logico: più se ne sviluppa, più ne serve, fino a eliminare del tutto l'asimmetria presente in ogni guerra. Dato che lo sviluppo di materiali e metodi riguarda soprattutto la preparazione immateriale, il nuovo tipo di guerra attinge in gran parte alla teoria della comunicazione/informazione."

Nel contesto ucraino esiste una sovrapposizione tra l'impiego di armamenti vecchi, aggiornati ma risalenti alla Seconda guerra mondiale, e lo schieramento di modernissimi sistemi di sorveglianza e raccolta dati. Si pensi al dibattito pubblicato da Limes sul suo canale YouTube in occasione della pubblicazione del volume "L'intelligenza non è artificiale", dedicato agli usi geopolitici dell'intelligenza artificiale (Ai). Nella tavola rotonda, gli addetti ai lavori hanno parlato ampiamente del ruolo svolto dai satelliti in ambito civile e militare, delle loro capacità e potenzialità, ad esempio quella di discernere la differenza tra un drone e un gabbiano in base alla tipologia di volo. Ormai, con un sistema di satelliti spaziali e sensori terrestri, attuatori, protocolli di telecomunicazione, storage dati, trattamento dati, elaborazione dati, studio di pattern, "autoapprendimento" ecc., si è creato un gemello digitale della nostra biosfera, un "digital twin" corrispondente a una copia virtuale della terra. È un tema da approfondire, perché in futuro avrà sicuramente degli sviluppi, anche e soprattutto in campo bellico.

Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina la Russia annuncia di voler schierare il suo Terminator, un corazzato leggero che trasporta munizioni pesanti, diversi missili contro-carro, lanciagranate, e due cannoni da 30 millimetri che possono sparare fino a 850 proiettili al minuto tra cui pallottole esplosive e incendiarie. Un mezzo da combattimento temibile ma ormai datato, come del resto tutti i carri armati in circolazione. Oggi esistono apparecchi volanti senza pilota al costo di poche migliaia di euro, programmati per farsi esplodere su un determinato obiettivo con tempi di intervento brevissimi, nonostante la capacità di un satellite di individuare l'attacco di uno sciame di droni: l'unica cosa da fare è affidarsi a un sistema integrato e automatico, in grado di apprendere dai propri errori proprio come fanno gli organismi biologici. Siamo alla simbiosi spinta fra il mondo del "nato" e quello del "prodotto" (Out of Control, Kevin Kelly).

Se già il secondo conflitto mondiale è stato combattuto con sistemi di macchine, oggi la guerra, informatica ed elettronica, è svolta da macchine, reti e computer che hanno una velocità di elaborazione e intervento di molto superiore a quella degli umani. Non a caso Norbert Wiener intitolava una delle sue opere più famose La cibernetica, controllo e comunicazione nell'animale e nella macchina. Lo scienziato statunitense, lavorando alla difesa contraerea durante la Seconda guerra mondiale, si era trovato davanti alla necessità di inventare un sistema capace di ricostruire il movimento degli aerei nemici, di trasmettere questa informazione al cannone e di posizionare quest'ultimo in funzione dell'informazione ricevuta. Per far ciò occorreva lavorare su sistemi di controllo automatici e sull'adozione di un nuovo paradigma, motivo per cui introdusse il concetto di retroazione (feedback).

Si può fare un parallelo tra l'operaio nell'industria, diventato il sorvegliante di un processo produttivo che procede autonomamente, e il soldato cibernetico nel campo di battaglia. Attualmente ci sono ancora uomini all'interno delle fabbriche, ma in queste giganteggia la presenza dei macchinari. Per ridurre gli infortuni e aumentare la produttività del lavoro, i capitalisti hanno investito nella robotica indossabile, dotando i lavoratori di esoscheletri volti a ridurre il senso di affaticamento. Il soldato moderno è collegato ad un'apparecchiatura tecnologica molto più grande di lui e di cui non ha piena conoscenza, è un terminale di una rete e, magari, opera a migliaia di km di distanza dal campo di battaglia, come mostrato nel film Good Kill (2014). Volendo trovare delle differenze tra la Seconda guerra mondiale e la guerra odierna, vediamo che il "soldato politico", prerogativa delle naziste Waffen SS, si è diffuso nella società intera sotto forma di partigianerie di ogni tipo e colore, disposte a combattere per uno degli schieramenti imperialistici contro l'altro. La guerra moderna comporta il coinvolgimento totale di ogni forza sociale.

Da Sun Tzu a von Clausewitz, da Napoleone alle ultime guerre mondiali, per portare a termine i combattimenti e occupare il territorio nemico c'è bisogno dei fantaccini terrestri. La tecnologia serve a garantire la superiorità in caso di guerra, ma la presa del territorio è possibile solo con i soldati in carne ed ossa ("Guerre stellari e fantaccini terrestri").

La guerra, in ultima istanza, "è un atto di forza per costringere l'avversario a sottomettersi alla nostra volontà" (von Clausewitz). La forza oggi viene esercitata non tanto dai fucili quanto dai missili, e per il loro impiego efficace c'è bisogno dei radar: un buon sistema di difesa dev'essere infatti in grado di trasferire alle proprie armi le informazioni emesse dalle armi nemiche. Deve quindi permettere l'immedesimazione con il nemico. La guerra diventa elettronica (electronic warfare) non perché siano state aggiunte piastrine di silicio ai missili, ma perché tutto il sistema civile-militare è diventato elettronico.

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    Nell'articolo "Proletari, schiavi, piccolo-borghesi o... mutanti?", pubblicato sulla rivista n. 4 (2001), descrivevamo una serie di trasformazioni che all'epoca si potevano solo intravedere; allora, infatti, non c'erano i rider, non c'erano i clickworkers e di intelligenza artificiale si parlava poco:

    "La struttura mondiale del lavoro sociale, la socializzazione crescente della forza produttiva umana, non possono non avere effetti materiali sulle forme in cui si manifesta lo sfruttamento. Se la miseria e il sottosviluppo odierni sono fenomeni modernissimi dovuti alla distruzione irreversibile dei rapporti antichi, l'estendersi enorme di rapporti di lavoro atipici nelle aree metropolitane non devono essere considerati fenomeni di regresso: saranno anch'essi a tutti gli effetti il risultato di progresso, quindi, per definizione, riflessi del futuro sul presente in via di liquidazione continua."

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Rivista n°53, giugno 2023

copertina n° 53

Editoriale: La guerra rispecchia la società

Articoli: Sul libero arbitrio

Rassegna: Effetto domino - Crollo generale"

Terra di confine: Magazzini organici - Apprendisti stregoni - La forma ed il contenuto

Recensione: Doom

Doppia direzione: Riscontri d'oltreoceano

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