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  • Resoconto teleriunione  2 aprile 2024

Rottura di equilibri

La teleriunione di martedì sera è iniziata dall'analisi della guerra in corso.

Il bombardamento ad opera di Israele di un edificio annesso all'ambasciata iraniana a Damasco ha provocato una decina di morti, tra cui un importante generale iraniano e altri sei membri dei pasdaran, le Guardie rivoluzionarie dell'Iran. Colpire un'ambasciata equivale ad un attacco diretto al paese che essa rappresenta. Per adesso le potenze imperialiste non si combattono direttamente, ma per procura. Nel caso del conflitto israelo-palestinese, l'Iran utilizza Hamas e il Jihad islamico palestinese, ma anche Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen. L'attacco di Israele a Damasco ha alzato la tensione, accrescendo la possibilità del passaggio da una proxy war allo scontro diretto. L'Iran ha annunciato che risponderà nei tempi e nei modi che riterrà opportuni per vendicare l'uccisione dei propri militari.

In Medioriente, la situazione sta evolvendo in una direzione opposta a quella dell'ordine. Israele deve gestire anche il fronte interno: oltre 100mila persone sono scese per le strade del paese dando luogo a quelle che sono state definite le più grandi manifestazioni antigovernative dal 7 ottobre. Le mobilitazioni più partecipate sono state a Tel Aviv, Haifa, e a Gerusalemme davanti alla sede del parlamento israeliano.

Quanto succede in Medioriente è collegato a quanto succede in Europa. In Ucraina, l'esercito russo spinge su tutta la linea del fronte, cercando i punti deboli per incunearsi e mettendo così a dura prova la capacità di resistenza delle forze armate avversarie. Le munizioni utilizzate nel campo di battaglia sono in un rapporto di 1 a 5 a favore dei Russi. Fino a che punto la NATO accetterà un'avanzata dell'esercito russo? Potrebbe essere necessario un intervento diretto per fermare la Russia, ma a che prezzo? Si parla della possibilità di inviare soldati occidentali in Ucraina, ma i giovani europei e americani non sembrano desiderosi di arruolarsi. Gli Stati maggiori della Difesa stanno lavorando a progetti che prevedono il reclutamento di giovani cittadini stranieri nelle forze armate occidentali in cambio della cittadinanza. La NATO sta ammassando uomini (fino a 300 mila) e mezzi lungo la fascia che va dai Paesi Baltici fino alla Bulgaria, ed ha annunciato la costruzione di una grande base in Romania.

Di fronte alla prospettiva che si sta delineando è fondamentale riprendere in mano testi della Sinistra quali "Neutralità", "Aggressione all'Europa" e "Onta e menzogna del difesismo". Il tema del disfattismo, ovvero il rifiuto di farsi intruppare in un fronte borghese contro l'altro, è di estrema attualità; non può esserci lotta contro la guerra se le forze che la vogliono ingaggiare collaborano con la borghesia e il suo Stato. Una lotta coerente contro la guerra non può che essere condotta da un movimento antiforma, cioè che rifiuta sia il conformismo che il riformismo.

I conflitti in corso si sono scatenati perché sono cambiati determinati equilibri economici, e quindi politici, a livello mondiale. Nell'Imperialismo, Lenin parla di sviluppo ineguale tra paesi come fattore scatenante delle guerre: negli ultimi anni si sono affacciate sullo scacchiere mondiale potenze economiche, come ad esempio Cina e India, che hanno bisogno di trovare sbocchi commerciali e che mettono in discussione l'unipolarismo americano ("Teoria e prassi della politiguerra americana"). Sia l'invasione russa dell'Ucraina che l'attacco di Hamas ad Israele sono il frutto di piani ponderati, di progetti basati su wargame. Israele ha dovuto rispondere all'aggressione subita per ristabilire la deterrenza, accettando così la compellence imposta da Hamas. Evidentemente, chi ha deciso di procedere all'attacco ha valutato che lo sbirro mondiale non ha più la forza di un tempo.

Gli abitanti della Striscia di Gaza sono alla fame, vivono una catastrofe alimentare all'interno di una catastrofe più ampia, dovuta ai bombardamenti a tappeto. Haiti e la Striscia di Gaza sono in qualche modo simili, se non altro dal punto di vista della situazione estrema in cui versa la popolazione. Ovviamente, Haiti non ha un grande valore strategico, mentre la "questione palestinese" è centrale in qualsiasi progetto di stabilizzazione del terremotato Medioriente. Ad Haiti lo stato si è completamente sfaldato, le bande locali controllano fette di territorio; nel caso di Gaza la situazione è più complessa, date le forze internazionali coinvolte. Ma in entrambi i casi si tratta di anticipazioni della guerra futura, che colpisce principalmente la popolazione, generando l'intoppo delle catene logistiche (cibo, medicine, ecc.). In alcune zone di Haiti, soprattutto intorno a Port-au-Prince, i civili si sono armati per difendersi dalle scorrerie delle bande.

Nonostante i tentativi di "national building", compreso l'invio di truppe ONU, quando esplodono le infrastrutture statali poi è difficile rimettere insieme i cocci. La Libia è attualmente gestita da signori della guerra che si combattono tra di loro, appoggiati dalle varie potenze straniere (USA, Russia, Turchia). La Siria è un territorio diviso tra gruppi armati di varia natura. I primi a saltare sono gli anelli deboli, ma successivamente tendono ad entrare in crisi anche quelli più saldi, secondo un meccanismo che abbiamo definito come dissoluzione degli Stati ("Lo Stato nell'era della globalizzazione"). Da decenni si sono messi in moto processi di urbanizzazione che sono svincolati da qualsivoglia "sviluppo economico". Una parte crescente della popolazione mondiale non entrerà più nel processo di produzione perchè è sovrappopolazione assoluta, destinata ad essere mantenuta e ad essere utilizzata come carne da cannone in guerre per procura. Vaste aree del pianeta, gli slum descritti dal sociologo Mike Davis, sono in preda ai fondamentalismi di matrice religiosa, a potentati locali e alla criminalità organizzata. Questo processo non riguarda solo i paesi del cosiddetto Terzo Mondo, ma anche le periferie di paesi occidentali come le banlieue francesi.

Si è poi passati a commentare le notizie sui nuovi patogeni in circolazione. In Giappone cresce l'allarme per la sindrome da shock tossico streptococco, un'infezione batterica rara con una mortalità del 30% che può causare necrosi dei tessuti e che per questo viene definita "malattia carnivora" o del "batterio carnivoro". Nel caso della pandemia di Covid-19, esistono organizzazioni internazionali (vedi OMS) che potrebbero occuparsi delle epidemie coordinando e centralizzando le decisioni, ma in un mondo diviso per nazioni prendono il sopravvento gli interessi locali. Nell'articolo "La pandemia e le sue cause" abbiamo scritto che questo sistema viaggia spedito verso la catastrofe, mentre una società organica avrebbe la capacità di armonizzarsi con il resto della natura. La borghesia adotta la dottrina del rimedio o del rattoppo che è sempre una subordinazione invece che una capacità di pianificazione.

L'OMS elabora modelli e mette in guardia le popolazioni rispetto alla possibilità che riemerga un virus estremamente nocivo; ma non ha nessun potere, dato che ogni Stato si muove per conto proprio. L'attuale modo di produzione è pericoloso per la specie e per la biosfera e per questo sosteniamo che la rivoluzione comunista è una rivoluzione a titolo umano. Nel 1952 la Sinistra pubblicò la sintesi di una riunione tenuta a Forlì, nella quale fu trattata la questione del programma di transizione immediato dal capitalismo al comunismo. Si tratta di un elenco, senza informazione ulteriore, ma è sufficiente a capire che cosa farà la rivoluzione guidata dal partito di specie, quella che aprirà l'orizzonte a una mutazione evolutiva dissolvendo ogni categoria economica e politica vigente.

Recentemente, l'OMS ha lanciato l'allarme riguardo l'avvento di un'ipotetica malattia "X" che potrebbe essere alle porte. Secondo le previsioni, la prossima pandemia avrà un tasso di letalità più alto rispetto alla precedente e bisogna aspettarsi una nuova ondata di irrazionalità, vista già all'opera con le manifestazioni No Vax (newsletter "La Libertà").

La malattia non esiste, mentre esistono i malati, che subiscono l'avvenuta distruzione dell'armonia con il resto della natura. La malattia rappresenta la rottura di un equilibrio precedente ed è, al tempo stesso, la dimostrazione che l'uomo produce non soltanto ciò di cui necessita per vivere, ma anche quello che lo può distruggere. La pandemia di Covid-19 è stata "il risultato di una rottura dell'equilibrio tra i fattori in gioco: in questa situazione 'chi' è malattia per chi? Per l'uomo certamente il virus è lo stereotipo della malattia, ma per il virus la persistenza di una società che non è capace di debellare un'influenza è una pacchia. Ad altri livelli di organizzazione della materia vivente è possibile riscontrare in natura contraddizioni analoghe: le cellule tumorali sono il risultato di processi evolutivi in corso o in fase di superamento, la loro proliferazione è una malattia per l'uomo, per il tumore è una vittoria." ("La malattia non esiste")

Il rovesciamento della prassi ad opera del partito rivoluzionario non è una serie di decreti da attuare, ma la possibilità di realizzare il futuro di specie, rompendo con la mortifera logica del profitto, quella che produce allevamenti intensivi in cui gli animali sono bombardati da antibiotici. In Cina ci sono grattacieli di 26 piani in cui vengono stipate decine di migliaia di maiali, allevati da un complesso sistema tecnologico. Il capitalismo arriva a queste mostruosità, e poi c'è che si stupisce se si diffondono virus micidiali.

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Rivista n°56, dicembre 2024

copertina n° 56

Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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