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  • Resoconto teleriunione  14 gennaio 2025

Trarre i compiti presenti dalla società futura

La teleriuinione di martedì è iniziata con l'approfondimento di un passaggio dell'articolo "L'intelligenza al tempo dei Big Data" (rivista n. 56), in cui viene trattato il tema della lotta rivendicativa.

In più occasioni, la corrente a cui facciamo riferimento ha sottolineato l'importanza di pensare al partito-comunità di oggi in relazione ai compiti che esso dovrà svolgere nella società futura. Questa affermazione ci spinge a ragionare come se già fossimo nel domani, e ad interessarci ai temi affrontati nei punti di Forlì (come il partito risolverà i problemi del traffico, della dimora dell'uomo, dell'agricoltura, del tempo di vita e tempo di lavoro, ecc). In "Partito e azione di classe" (1921), Amadeo Bordiga scrive che "per dare un'idea precisa, e diremo quasi tangibile, della necessità 'tecnica' del partito, converrebbe forse, se pure l'esposizione prendesse un aspetto illogico, considerare prima il lavoro che deve compiere il proletariato dopo essere giunto al potere, dopo aver strappata alla borghesia la direzione della macchina sociale."

La concezione marxista "classica" considera la lotta sindacale una palestra per il proletariato, che attraverso tale pratica si prepara e allena in vista della battaglia finale con la classe nemica e in attesa di adempiere a compiti più grandi. La vita rivendicativa dell'operaio non è, però, un insieme separato da quella politica, dato che tempo di lavoro e tempo di vita sono sempre più legati e perciò risultano sfumati e sovrapposti, o meglio, interlacciati, come abbiamo scritto sulla rivista.

Lo sciopero è uno scontro tra proletari e capitalisti. Marx afferma che la lotta di classe nel capitalismo è permanente. Per tal motivo, si può avere sia una lotta politica che punta ad abbattere la società capitalistica, sia una lotta per richieste economiche; ma entrambe faranno parte di un unico insieme che possiamo definire "movimento reale". Lo scontro tra le classi può assumere un carattere politico o sindacale, o tutti e due insieme. Occupy Wall Street, ad esempio, pur non essendo un partito o un organismo sindacale, è riuscito ad organizzare grandi scioperi e a coordinare i lavoratori in lotta, rivendicando l'abbattimento del sistema dell'1%.

Oggi, la catena di montaggio è uscita dalle mura aziendali e la rete logistica copre il mondo intero; ciò ha conseguenze anche sullo scontro sociale. I rider, ad esempio, lottano contro le grandi piattaforme (Uber, Foodora, Glovo, JustEat), una nuova tipologia di datori di lavoro. In una recensione al saggio Il tuo capo è un algoritmo, abbiamo scritto che il padrone in carne ed ossa è stato sostituito da un algoritmo, e con esso sono spariti sia il luogo di lavoro che il contratto. Si tratta di un cambiamento tecnologico profondo con risvolti importanti non soltanto a livello della prestazione lavorativa. Le interfacce tra programmi, software e utente sono rese sempre più facili da utilizzare grazie al fenomeno della gamification.

Tim Berners Lee, "l'inventore" del WEB, è stato il primo ad introdurre il concetto di "macchina sociale" per descrivere un sistema composto da macchine ed esseri umani, in cui questi ultimi hanno dei comportamenti mediati da un insieme di regole e vincoli, o fisici o mentali. Se una volta tale definizione poteva riferirsi alla burocrazia negli uffici o alla catena di montaggio in fabbrica, oggi indica la struttura operativa della Rete. Wikipedia, ad esempio, è una piattaforma a cui chiunque può accedere, accettandone le regole e contribuendo, allo stesso tempo, al suo sviluppo e alla sua espansione.

I lavoratori della Walmart, il più grande datore di lavoro al mondo privato, si sono appoggiati ad una app (WorkIt) gestita con l'intelligenza artificiale per coordinarsi. Il digitale comanda il fisico: da una parte gli algoritmi fanno ballare i lavoratori al proprio ritmo, dall'altra il capitalismo fornisce a quest'ultimi strumenti potentissimi. Il wargame può essere utilizzato nel contesto bellico ma anche negli scioperi. Le lotte dei rider hanno portato all'elaborazione di piattaforme rivendicative ma, dato il tipo di prestazione lavorativa, il confronto si è rapidamente spostato su un piano superiore, diventando direttamente un confronto con lo Stato ed approdando ad una modalità di lotta territoriale, con il blocco della circolazione e picchetti volanti. La tendenza è quella di scontrarsi in un contesto più ampio, per sua natura urbano. In futuro avremo, quindi, uno scontro tra sistemi cibernetici in un ambito metropolitano, poiché non ha più senso che masse di precari, che entrano ed escono continuamente dal mondo del lavoro, si organizzino in cellule di fabbrica, come teorizzavano gli ordinovisti.

L'uso della tecnologia può cambiare di segno, sia nel caso delle lotte immediate che nell'organizzazione di quell'organismo fondamentale che è il partito. Joël de Rosnay ha inventato il termine Pronetaire, un neologismo che si ispira al greco "pro" (favorevole a) e all'inglese "net" (rete), con un chiaro riferimento al "proletariato", per definire, seppur con un approccio sociologico, la rivoluzione che sta sconvolgendo il mondo.

Il confine tra mondo del prodotto e mondo del nato (Out of Control, Kevin Kelly) tende a sfumare. L'umanità si sta fondendo, senza comprenderlo fino in fondo, con quanto essa stessa ha prodotto.

Elon Musk è ossessionato dall'idea che l'intelligenza artificiale generale (AGI) possa prendere a breve il sopravvento. Per questo motivo ha sviluppato i laboratori di Neuralink, con l'obiettivo di potenziare le capacità dell'intelligenza umana attraverso chip che consentono un collegamento diretto uomo-macchina. In realtà, siamo già collegati alle macchine. Algoritmi appositamente elaborati attraverso meccanismi statistici, cercano di incentivarci nell'acquisto di merci, analizzando le nostre preferenze (vedi il neuromarketing).

Lo sviluppo delle forze produttive elimina posti di lavoro. Il termine "lavoro", in molte lingue è indicato come travaglio, fatica, dolore. In "Mai la merce sfamerà l'uomo", in riferimento alla macchina e alla possibilità di una forma sociale a più alto rendimento energetico, si afferma:

"Resterà, direte, all'uomo l'opera organizzativa, direttiva, il girare le chiavette interruttrici. Ma hanno detto ultimamente che una macchina della macchina sostituirà l'uomo alle manopole di questa, dopo aver registrato con processi elettronici il comportarsi effettivo dell'uomo, il trucco che lo distingue, per ritrasmetterlo identico. Allora sarà invero la natura che ci darà tutto, cominciando dal vassoio della prima colazione che arriverà senza che lo porti nessuno."

La società futura è descritta come una società del non-lavoro. Un domani la specie umana potrà dedicarsi alle attività che ritiene più utili, appaganti e divertenti, senza essere schiava della necessità. Marx ed Engels, nell'Ideologia tedesca, scrivono che, superata la divisione sociale del lavoro, ognuno potrà svolgere diverse attività (ingegnere, poeta, pescatore, ecc.), senza doversi per forza cristallizzare in un’unica. Il partito, già oggi, si pone il compito di superare la divisione sociale del lavoro al suo interno.

In chiusura di teleconferenza, si è accennato agli incendi nell'area di Los Angeles e all'annunciata tregua tra Hamas e Israele.

Le crisi economiche, ecologiche, demografiche si compenetrano. Nel libro Emergenze. Come sopravvivere ad un mondo in fiamme di Adam Greenfield (recensito nel n. 56 della rivista), si discute proprio dell'inefficacia delle strutture statali nell'affrontare catastrofi, e si definisce l'epoca attuale come quella della "lunga emergenza". Il collasso dello Stato non lo si vede soltanto nei paesi periferici, ma anche nei grandi stati capitalistici, in primis gli Stati Uniti.

L'annunciato accordo tra Israele ed Hamas ha già suscitato opposizioni, in particolare da parte dell'ultradestra israeliana. Bombardare e ammazzare migliaia di persone per oltre un anno non ha condotto ad una soluzione della storica questione palestinese. Attualmente, nessuno è in grado di portare "ordine" nella regione, come dimostra il fatto che, quando scoppiano, le guerre tendono a diventare endemiche (Siria, Libia, Yemen, Iraq). È difficile che la guerra israelo-palestinese si concluda, poiché ogni possibile soluzione nazionale, se anche fosse possibile, comporterebbe un peggioramento delle condizioni dei proletari palestinesi e israeliani, che sarebbero costretti a vivere, con le armi a portata di mano, in enclavi territoriali senza sbocco.

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