Il numero 54 di n+1 è online

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Rivista n. 54, dicembre 2023

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Appuntamenti

20

Apr

"La guerra che viene" - conferenza pubblica a Milano
Sabato 20 aprile 2024, ore 17, presso Circolo anarchico Bruzzi-Malatesta via Torricelli 19 Milano (MM2 Romolo) >>>

16/17

Mar

93° incontro redazionale
Temi: Corpo biologico e corpo sociale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Sui recenti colpi di Stato in Africa >>>

16/17

Dic

92° incontro redazionale
Temi: Determinismo e cibernetica - Conflitto israelo-palestinese - Controrivoluzione in Germania, parte II >>>

23/24

Set

91° incontro redazionale
Temi: Rovesciamento della prassi e concezione unitaria dell'universo - Le cause e le forme del tracollo >>>

Corrispondenza sui fatti di Genova G8

12) "CHE FARE?"

DOPO LE GIORNATE DI GENOVA: LE SCELTE CHE SI IMPONGONO

Volevano che fallisse. E invece sabato 21 luglio il govemo Berlusconi e gli altri govemi occidentali si sono ritrovati una citta invasa da un flume di manifestanti. Per il movimento "anti-globalizzazione" una vittoria netta. Che da sola, pero, non e bastata e non bastera per ottenere un mutamento nella politica dei potenti della Terra. Lo hanno confermato, a caldo, il blitz di sabato notte e le decisioni farsesche prese dagli assassini nel corso del summit.

[...] L'assassinio di Carlo, le continue provocazioni della polizia durante i cortei, il blitz di sabato notte non sono episodi indegni di un paese democratico, come ciancia qualcuno. E' ciò che deve fare (dal suo punto di vista: legittimamente!) la democrazia per difendere gli interessi che rappresentano la sua Stella polare, quelli del profitto, da un movimento che oggettivamente vi marcia contro. Una deviazione dalle regole della democrazia? No, perché la democrazia e questo. E' il pugno di ferro contro i ribelli alle esigenze del mercato, siano essi in Jugoslavia e in Iraq o dentro le metropoli. L'assassino govemo Berlusconi ha rivolto all'intemo la macchina che l'assassino D'Alema aveva oliato contro i popoli jugoslavi...

Ecco cos'e, quindi, la democrazia. Impariamolo. E facciamone derivare l'attitudine giusta per fronteggiare la macchina repressiva del potere borghese. Un'attitudine opposta a quella che cerca di imporci il govemo Berlusconi, anche attraverso i suoi attacchi alla direzione del Gsf. "Potete esprimere il vostro dissenso, ci dice il vero pericolo black che pende sulla nostra testa, ma solo nel rispetto dei valori del mercato (magari "equo " e solidale") e della democrazia (ossia della dittatura borghese)."Cioè in modo che la vostra protesta resti impotente davanti alia violenza dello stato, prenda le distanze o addirittura si attivizzi contro i settori giovanili "cattivi", decretando la frantumazione e la dissoluzione del movimento "anti-globalizzazione".

Gli Agnoletto, i Casarin hanno già fatto passi in avanti su questa strada sinistra, arrivando in alcuni casi addirittura ad invocare l'intervento delle forze dell'ordine contro ilBlack Block. Ma, se non vuole andare all'indietro e decretare il suo suicidio, il movimento deve fare i conti con le proprie illusioni in un possibile dialogo con le istituzioni del denaro e, quindi, respingere la linea piagnucolosa e servile che gli viene proposta dall'alto. Deve rispondere per davvero al bisogno di organizzazione sentito dai manifestanti nelle giomate di Genova, trovatisi inermi davanti alle cariche della polizia, inermi innanzitutto sul piano politico a causa di un atteggiamento di fiducia verso le istituzioni democratiche, verso i loro carnefici.

[...] Con la fuga dei vertici dei Grandi (terroristi) verso le montagne, i nostri nemici non scompaiono. Essi sono ovunque e continuativamente. Continuativamente e ovunque-il movimento "anti-globalizzazione" e chiamato a lottare. A estendere il proprio fronte ai lavoratori e alia "gente comune" che inizia a guardarlo con simpatia. Ad organizzarsi in modo da difendersi dalla violenza sistematica e scientificamente organizzata dello stato borghese. A radicalizzare la sua linea politica in corrispondenza del compito che ha saputo evocare: la lotta a fondo contro il capitalismo imperialista, la lotta per un mondo diverse rispetto a questo mondo di merda, un mondo che non puo essere altro che quello del comunismo.

Lo diciamo senza ultimatismi, ma questo e: o il sentimento della non-violenza diffuse tra i partecipanti al movimento "no-global" si orienta in questa direzione o e destinato a diventare violenza al servizio dello stato contro i settori, in future sempre piu estesi, dei "trasgressori", dentro e fuori i confini nazionali. A diventare al fondo attivizzazione contro sé stessi, contro le proprie stesse ragioni.

Via il govemo Berlusconi! Lotta a fondo al capitalismo globale!

Per 1'unificazione delle lotte del Sud (Palestina, Argentina...) e del Nord del mondo contro la globalizzazione!

Per il comunismo!

***

[...] Le molte iniziative antiglobalizzazione] chiedono di allargarsi, di collegarsi in un solo fronte intemazionale di lotta contro un nemico che e comune. Da esse e dalla loro unione può scaturire la forza che ci permetterà di mettere un alt alla cupidigia e all'arroganza del capitalismo mondializzato. Un'occasione importante per preparare la difesa dei proletari d'ltalia contro il nuovo govemo e per costruire questo fronte intemazionale di lotta e in programma nelle prossime settimane: le iniziative contro il vertice del G-8 di Genova. Sarebbe gravissimo se i lavoratori, le donne, i giovani d'ltalia non sfruttassero a dovere questo appuntamento. [...]

13) Dall'area eco-equo-pacifista

La giornata inizia presto, la sveglia è alle 7:30; ormai sono due giorni che dormiamo soltanto qualche ora a notte. C'è da trasportare tutto il materiale dal Bagdad Cafè a Piazza Manin, il luogo scelto dall'area eco-equo-pacifista (Rete Lilliput, Legambiente, Rete Contro G8) per la giornata di manifestazione-informazione in concomitamza con l'apertura del vertice dei G8. Alle 9 sono già parecchie centinaia le persone presenti, verso le 10:30 qualche migliaio.

L'atmosfera è tranquilla, si respira un'aria serena e gioiosa, negli occhi dei manifestanti si può scorgere la visibile soddisfazione per la vittoria del giorno prima: oltre 50.000 persone che hanno manifestato pacificamente sfilando per la città, con musica, canti e slogan, in modo creativo e coinvolgente. I manifestanti sono stati applauditi da molti genovesi ai bordi delle strade e alle finestre, forse stupiti di vedere che il famoso "popolo di Seattle" non era violento e pericoloso come stampa e televisione lo avevano descritto.

In Piazza Manin siamo divisi in tre gruppi: il primo farà un'azione diretta non violenta con l'obiettivo di bloccare un varco della zona rossa, l'area della città a cui è vietato accedere; il secondo raggiungerà la griglie di protezione della zona rossa ed appenderà striscioni e manifesti; il terzo resterà a presidiare Piazza Manin. Chi scrive fa parte del primo gruppo (circa 300 persone).

Raggiungiamo la zona del varco e, dopo un breve confronto tra polizia e portavoce (siamo divisi in gruppi ed ogni gruppo ha un proprio portavoce), decidiamo di avanzare con le mani alzate fino alle soglie del varco per poi sederci uno accanto all'altro ostruendo di fatto l'accesso alla zona rossa. Squillano i cellulari, le notizie riguardanti ciò che sta accadendo nel resto della città sono in costante evoluzione. Si parla dei primi scontri tra "black block" (le frange violente dei contestatori presenti a Genova) e le forze dell'ordine, pare che le immagini che stanno passando in televisione siano agghiaccianti. La situazione da noi resta tranquilla, aumenta invece la preoccupazione per i compagni rimasti in Piazza Manin, pare che i "black block" stiano sopraggiungendo. Chi era nella piazza ha poi raccontato di una situazione che rapidamente è passata da un clima di festa (musica, balli, banchetti con i prodotti del commercio equo e solidale) ad un clima di tensione e paura.

C'è stato un confronto verbale tra manifestanti violenti e non-violenti e proprio quando i primi stavano lasciando la piazza, è arrivata la polizia che ha sparato lacrimogeni e caricato indistintamente, provocando feriti anche tra i pacifisti. Al varco della zona rossa c'è stato soltanto un attimo di alta tensione quando i "black block" si sono avvicinati, costringendo la polizia a sparare alcuni lacrimogeni. Il sit-in è terminato appendendo alle griglie striscioni e bandiere. Ho lasciato il luogo del sit-in un'ora prima che terminasse per raggiungere Piazza Manin; sono passato in mezzo ad un gruppo dei "black block" che stavano tornando alla carica... con stupore ho osservato che si trattava di ragazzi che difficilmente avevano piu' 20 anni.

Chiedendomi quale enorme disagio sociale potesse spingere dei giovani ad agire in tale modo, mi sono avvicinato a Piazza Manin osservando tragiche scene di guerriglia urbana: cassonetti incendiati e rovesciati, macchine bruciate, con vetri distrutti, ribaltate per ostruire strade e marciapiedi. Da piu' punti della città si levavano dense nubi di fumo nero. Ho raggiunto gli amici che stavano ancora fronteggiando la polizia, disarmati e con le braccia alzate, evidentemente scossi dalla violenza subita. La situazione si è poco dopo tranquillizzata e dopo aver recuperato tutto il materiale, sono tornato a casa insieme a xx che inizia a raccontarmi delle cariche subite e delle tremende sensazioni provocate dai lacrimogeni.

E' giunta intanto la tragica notizia della morte di un giovane manifestante... Cerchiamo strade alternative per raggiungere casa, siamo stravolti, ma piu' della stanchezza ci affligge una profonda amarezza e una rabbia repressa per una giornata che è andata come nessuno, tra i manifestanti pacifici, avrebbe voluto.

La sensazione forte è che invece qualcun altro che avrebbe potuto e dovuto impedire tutto ciò, nulla ha fatto per modificare il corso delle cose; 20.000 tra poliziotti, carabinieri e reparti speciali non sono riusciti a fermare 500 idioti che, "accompagnati" dalle stesse forze dell'ordine, hanno devastato un'intera città. Quale precisa strategia era dietro ad un atteggiamento così passivo di fronte a veri e propri delinquenti? Quale era lo scopo che si voleva ottenere non fermando la violenza? Quale era il motivo delle cariche contro manifestanti inermi e ed armati soltanto del proprio corpo e delle proprie idee? Domande a cui non spetta a me trovare le risposte...

Si sta diffondendo l'idea che la polizia ha utilizzato troppa violenza: penso piuttosto che ne abbia usata troppa nei confronti dei manifestanti pacifici e troppo poca nei confronti dei "black block" (ciò alimenta il sospetto di alcuni infiltrati)... dopo tre ore di scontri le persone fermate erano solo 37! Oggi, ironia della sorte, i G8 discuteranno di sicurezza... chissà se gli scudi spaziali potranno garantire la sicurezza dei manifestanti pacifici e dei semplici cittadini alla prossima occasione. Per le strade, invece, ci sarà la grande manifestazione dei 200.000, giunti a Genova per contestare le politiche dei G8 e proporre alternative a livello globale in campo economico, sociale ed ambientale. La tensione è grande, la speranza che possa essere una giornata di pace anche...

14) Cattivi, violenti e infiltrati

Ero presente anch'io in piazza Manin al momento delle cariche. Circa la giornata del 20 non aggiungerò molto a quanto già riportato da xy. Hanno accusato i manifestanti aderenti al Social Forum di aver coperto e supportato le frange nere; nn posso che indignarmi di fronte a simili accuse che suonano false e strumentali: nella stessa piazza Manin siamo stati noi e non la polizia a fermare il black block (che si era già macchiato del pestaggio di alcuni miltianti della rete Lilliput e della distruzione di alcuni loro banchetti). Nè la polizia è intervenuta a dividere le due fazioni (che erano assolutamente identificabili): si è limitata a caricare tutti indistintamente, massacrando anche quanti tenevano le mani alzate e praticavano la nonviolenza. Ultima nota circa p.zza Manin: i blacks sono stati spinti dalla stessa polizia nella nostra zona tramite continue cariche di alleggerimento e dispersione; altrettanto è stato fatto in tutte le altre piazze.

Una gestione dell'ordine assolutamente irresponsabile (nn vi sto neanche a spiegare le finalità di simili azioni perchè mi sembrano troppo evidenti). Confermo i sospetti di xy circa la presenza di infiltrati all'interno del block: ho due foto nelle quali sono raffigurati poliziotti intenti ad indossare i panni dei guerriglieri. Lo stesso Maltese (Repubblica) ha confermato la presenza di poliziotti travestiti all'interno della zona rossa. Circa la giornata del 21 posso sottolineare qualche particolare decisamente infame: ero tra i black (alla ricerca di amici dispersi negli scontri) nel momento in cui questi hanno distrutto il banco di Carignano e incendiato la Rover (i due immensi fuochi che avete visto alla tv): la polizia era schierata nell'ordine di centinaia di unità ad una distanza di circa 100 metri dai vandali (che non superavano la cinqantina). Non sono intervenuti, nè hanno accennato alcuna carica. E posso portare mille altri esempi simili a questo. Tra blacks e polizia c'era una felice connivenza: troppi elementi, troppe testimonianze, troppe prove (foto di blacks che prendono ordini da un maresciallo in via Giuliani) fanno pensare ad una precisa strategia (confermata da alcuni membri dello stesso block).

La stessa organizzazione dei blocks (distruzioni effettuate con una precisione chirurgica spaventosa, organizzazione simil militare) mi lascia pensare che il nero sotto il quale agivano non fosse certo quello anarchico... Faccio poi mie le domande dello stesso xy: possibile che una forza di 20000 uomini non abbia saputo fermare 500 teppisti di bassa lega, molti dei quali già schedati dalle polizie di mezza Europa? Non aggiungo nulla circa le "perquisizioni" del 21 notte... di questo massacro scriverò qualcosa un'altra volta.

15) Qualcuno che esce dal coro

State attenti a quello che dite e prendetevi le responsabilita' di cio' che dite perche' cosi' facendo fate il gioco dello stato di criminalizzare il movimento e spaccarlo.

Adesso sembra che Carlo sia stato ucciso dai Black block. Carlo e' stato ucciso da un carabiniere mentre lottava per la liberta' del genere umano ricordate cio' prima di aprire la bocca.

I Black block non uccidono ma danneggiano solo la proprieta' privata. Infatti ieri non si sono avuti scontri a contatto fra polizia e black block ma solo danneggiamenti a proprieta' private del grande capitale.

Tutto il resto e' stato fatto da infiltrati delle forze dell'ordine e servizi segreti stranieri e polizia in divisa.

***

Accendete il cervello. Ma vi rendete conto che fate il gioco dei media!!!

State criminalizzando una parte del movimento anzichè dire semplicemente "io non sono d'accordo con quel tipo di protesta". Gli infiltrati ci sono e ci sono sempre stati, e verso di loro dobbiamo tenere gli occhi aperti. Questo non giustifica la delazione di gente che si fa il culo per combattere il sistema. Vogliamo paragonare quattro vetrine spaccate (che saranno rimborsate dopodomani) con la vita di un ragazzo? Ma stiamo davvero scherzando??????.

Prima di sparare cazzate da tg4 contate fino a un milione.

***

I ragazzi del black bloc non sono stupidi, non credo che si sarebbero fatti infinocchiare da quattro cretini ignoranti della polizia. ma vogliamo scherzare? chi tra i poliziotti italiani sa parlare il tedesco o l'inglese in maniera decente? e cosa credete, che parlando l'inglese o il tedesco con accento italiano i ragazzi del black bloc non si sono insospettiti di volta in volta quando sentivano cosa stavano dicendo?

Diciamo la verità: il depauperamento della proprietà privata non è violenza fine a sé stessa, ma costituisce un veicolo di lotta politica e secondo me il risultato è stato notevole, visto che i mezzi di comunicazione hanno parlato più degli incidenti che non delle mancate decisioni del G8 in sé.

***

Non serve a niente discutere adesso. Siete andati in piazza con i preti, suore e pacifisti, avete discusso per settimane sulle zone gialle e rosse, avete trattato con lo stato, gli avete fatto delle promesse e ancora oggi raccogliete "testimonianze sulle violenze" della polizia, ma anche dei ragazzi che voi dite che sono poliziotti infiltrati nel movimento. Carlo Giuliani non stava provocando ma non stava neppure pregando, stava combattendo come sapeva e poteva. Speriamo che molti abbiano capito, se non per intelligenza, almeno per le randellate dello stato.

L'anarchia non è merce che si presta ai vostri giochi. Rispetto per i black bloc.

***

L'avevano cercato a Napoli, c'erano quasi riusciti a Goeteborg, lo hanno ottenuto a Genova: Carlo è stato ammazzato dopo che la logica repressiva e la violenza del potere ha fatto di tutto per alzare il livello dello scontro con i divieti, le blindature, le arroganti esibizioni di forza. E' lì che vanno ricercate le cause delle violenze di genova.

Possiamo discutere fino alla nausea sulla natura del black bloc o sulle porcate che sono uscite dalla bocca di Agnoletto&C. Basterebbe capire una volta e per tutte che la cultura politica dei soggetti che si riconoscono nel GSF è sostanzialmente riformista: compreso questo, tutto il resto è inutile. Tacciare i blacks di connivenza con gli sbirri mi pare, d'altra parte, rischioso. Di infiltrati ce ne sono sempre stati nelle manifestazioni, ma di qui a dire che fossero tutti in combutta con gli sbirri mi sembra troppo.

Non posso fare a meno di pensare però, che l'azione diretta dei blacks si sia rivelata del tutto fallimentare. Spaccare tutto non è un grankè: è un atto poco politico e molto infantile. Certo, non ha niente a che vedere con le pistole dei carabinieri: la violenza è una, ed è di stato. Ma l'anarchia e l'autogestione passano attraverso pratiche quotidiane di lotta che possano coinvolgere quante più persone possibili con l'impegno e una comunicazione orizzontale, dal basso, lontana dai teatrini mediatici. L'autoreferenzialità non paga se davvero si vuole pensare a un attiva partecipazione degli sfruttati, dei senzapotere, della gente comune alle lotte che si vogliono portare avanti.

Inseguire i vertici dei potenti non serve più a niente. Questa mitologia della "rivoluzione per appuntamento" del tipo:- ci vediamo a Genova il 21 luglio per fare la rivoluzione sociale- è una mitologia da cartone animato. Molti non capiscono (o fanno finta di non capire) che a Seattle andò bene perchè ci fu l'effetto sorpresa: ora non si sorprende più nessuno, anzi, le contromisure adottate dalle istituzioni sono sempre più dure e micidiali. La lotta si fa giorno per giorno, lontano dai vertici e dai riflettori che non aspettano altro che illuminare il rivolo di sangue di un ragazzo ammazzato.


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