Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  27 agosto 2013

Occupy technium

La teleriunione di martedì sera, a cui hanno partecipato 10 compagni, è iniziata con il commento di Quello che vuole la tecnologia, il nuovo libro di Kevin Kelly, ed in particolare del capitolo sul mutualismo. Nel testo l'autore afferma che buona parte delle specie dipende da altre specie per poter vivere; sulla Terra si verificano estesi fenomeni di parassitismo e più in generale di vita condivisa, tra cui, per citarne uno, la simbiosi: ne è esempio famoso quello del connubio tra alga e fungo da cui nasce il lichene.

La co-evoluzione si può spiegare così: 1) ogni forma di vita dipende da altre forme di vita; 2) via via che la natura evolve diventiamo sempre più dipendenti da altre specie; 3) via via che la vita evolve aumenta il grado di complessità degli aggregati sociali.

L'evoluzione biologica risponde a leggi fisiche e quindi è determinata, proprio come lo sviluppo della tecnologia intesa come estensione del corpo sociale. La specie umana ha sviluppato un'enorme capacità di socializzazione con relativa capacità di rovesciare la prassi e di progettare il futuro. La nostra vita è interessata da tutti e tre i livelli sopra elencati, la simbiosi che ne deriva ha dato vita ad un vero e proprio cervello sociale, il "technium", che rappresenta l'integrazione tra il regno del "nato" e quello del "prodotto".

Il cervello elettronico globale tende ad autonomizzarsi: il 75% di energia non solare (l'energia creata con mezzi tecnologici e che scorre lungo condutture e cavi) è utilizzata per sostenere le macchine, il technium spende più energia per far sopravvivere se stesso che non per gli uomini. Il tutto ricorda quanto scritto nei Grundrisse di Marx: l'operaio tende a diventare un sorvegliante del processo produttivo, egli si colloca accanto al processo di produzione anziché esserne l'agente principale. Kelly introduce il concetto di esotropia (o entropia negativa o sintropia): per un sistema vivente, anziché dire che esporta entropia, si potrà equivalentemente dire che importa e accumula neg-entropia. Maggiore è il numero di caratteri di esotropia che osserviamo in una particolare espressione della tecnologia, maggiori sono la sua inevitabilità e la sua convivialità. Un esempio sono le piattaforme Wiki: cresce il numero e la varietà di siti aggiornati dagli sviluppatori che consentono a chi vi partecipa di usufruire e partecipare allo stesso tempo. Nel mutualismo 2.0 entrambi le parti, produttore e fruitore, traggono beneficio dalla condivisione e dal mutuo appoggio e il lavoro di una persona agevola quello di tutti. Insomma, il tutto è superiore alla somma delle parti. Come scritto nell'articolo Wikipedia, il caos e l'ordine, con gli stessi criteri spontanei che osserviamo negli organismi collettivi, su Wikipedia si forma una divisione tecnica del lavoro sulla base di una cooperazione automatica dove non servono gerarchie "politiche". Quindi la divisione sociale del lavoro è completamente superata nei fatti. In tale contesto la sommatoria degli interventi tesi a realizzare voci, ad ampliarle, a modificarle o eliminarle è di carattere statistico, per cui tende a prevalere la conoscenza al livello più alto e condiviso, al di là di ciò che pensano i singoli agenti.

Non c'è un settore della produzione che non sia in stretta relazione con l'informatica ed uno studio ha stimato che nella realizzazione del software Fedora Linux 9 è stato speso il corrispettivo di sessantamila anni lavorativi individuali. Tutte insieme, quasi mezzo milione di persone sparse in tutto il mondo sta attualmente lavorando alla sbalorditiva quantità di quattrocentomila differenti progetti open source. Tutto ciò è reso possibile dalla cooperazione tecnologica che permette a persone anche molto distanti tra loro di collaborare allo stesso progetto: non essendoci mediazione di valore si libera energia sociale e si realizzano progetti altrimenti impossibili. Il capitalismo ha sviluppato la grande industria come base della società futura, adesso l'industria sta rompendo le mura aziendali per farsi società. Il furto del tempo di lavoro altrui, su cui poggia la ricchezza odierna, si presenta come una base miserabile rispetto a una nuova base che si è sviluppata nel frattempo e che è stata creata dalla grande industria stessa (Grundrisse).

C'è qualcosa che il mutualismo tecnologico non riesca a fare? Tutte le volte che reinventiamo qualcosa lo faremo ancora più mutualistico, più condiviso e cooperativo. La rete è la struttura fondamentale di questa evoluzione. Un singolo cervello umano ha più connessioni di quelle che ci sono nel Web, però il cervello non raddoppia le proprie quantità di connessioni nel giro di pochi anni come sta succedendo per Internet. Il technium procede per assemblaggi come il nostro cervello, aumenta le connessioni, elabora sempre più velocemente. La natura della scienza è in divenire e il processo scientifico è in procinto di cambiare più nei prossimi anni che negli scorsi quattrocento.

Riprendendo Il mutuo appoggio di Pëtr Alekseevič Kropotkin, notiamo un'invarianza di fondo con il lavoro di Kelly: secondo l'anarchico russo le specie viventi che si sono adattate meglio sono quelle che praticano il mutuo appoggio. Come suggerisce il titolo del libro, Kropotkin disputa, nella sua premessa cardinale che la lotta per l'esistenza conduce ad un aiuto reciproco piuttosto che alla competizione come il criterio principale del successo evolutivo. Un compagno ha ricordato l'articolo Kropotkin Was No Crackpot di Stephen Jay Gould. Anche la biologa Lynn Margulis, famosa per la ricerca sull'endosimbiosi, sostiene che le simbiosi possano costituire un'importante componente dell'evoluzione. Considera infatti la nozione darwiniana dell'evoluzione, guidata dalla competizione, come incompleta, e afferma che l'evoluzione è fortemente basata sulla cooperazione, interazione, e dipendenza mutuale tra organismi. Secondo Margulis, "la Vita non colonizzò il mondo attraverso il combattimento, ma per mezzo dell'interconnessione".

Si è poi passati a parlare del paventato intervento militare americano in Siria. Anche questo è un fenomeno spiegabile con la co-evoluzione poiché il "movimento reale" obbliga gli Usa a fare il poliziotto globale misurandosi continuamente con le sfide economiche e politiche poste dagli altri attori presenti sullo scacchiere mondiale. Nell'articolo Super-imperialismo? troviamo una descrizione dell'interdipendenza imperialistica:

"L'America e gli altri imperialismi sono diventati del tutto interdipendenti e fanno parte di un sistema che a ognuno di essi conviene tenere in piedi ad ogni costo. Tutto ciò impone non soltanto che l'imperialismo più forte faccia il suo mestiere di gendarme mondiale, ma che gli altri siano ben contenti dell'esistenza di una forza adeguata al bisogno. L'alternativa non è più fra un imperialismo e l'altro: è fra il capitalismo e un altro tipo di società. Perché l'adeguatezza delle risorse del Capitale si misura con la sua capacità di rispondere alla sfida del comunismo, del nemico storicamente irriducibile che del capitalismo vuole la morte e basta; non alla sfida di un eventuale nemico in quanto concorrente, che domani, indifferentemente, potrebbe anche essere alleato. Nell'epoca della fase suprema capitalistica la posta in gioco è la scomparsa del capitalismo e non è più possibile ragionare nei termini in cui si ragionava nell'epoca del capitalismo ancora in ascesa. Alla società nuova non può che essere contrapposta una super-potenza".

In Out of control Kevin Kelly osserva che le istituzioni umane se non riescono ad adattarsi alla nuova situazione sono destinate all'estinzione:

"Anche le strutture che possono essere assimilate a organismi - società economiche, pensieri nel cervello, comunità ecologiche, stati composti da diverse nazioni - si differenziano naturalmente in aggregati persistenti. Le istituzioni di aggregazione umane - chiese, dipartimenti, aziende - tendono più facilmente a crescere che a evolversi. Se devono adattarsi a una situazione troppo diversa rispetto alle loro origini, la maggior parte di esse scompare."

Il capitalismo deve adattarsi ad una situazione troppo diversa rispetto alla sua natura e quindi è destinato all'estinzione. Nella guerra civile siriana sono pesantemente coinvolti Iran, Turchia, Iraq e Libano. Questi paesi sono toccati da rivolte interne oppure confinano con paesi in rivolta. La relazione tra il collasso dello stato nazionale, le forme in cui si manifesta lo scontro militare tra potenze imperialiste e l'ingigantirsi dell'influenza di sovrastrutture ideologiche o religiose che rappresentano un rifiuto della situazione in cui si è costretti a vivere, è la materiale e concreta manifestazione di un modo di produzione ultramaturo, decadente, incapace di procedere se non a tentoni nel buio totale.

Occupy Wall Street il 17 settembre compie due anni e per l'occasione negli States sono stati organizzati vari eventi, dal supporto ai lavoratori dei fast food in lotta, a quello a Edward Snowden e Bradley Manning; ci saranno incontri sul tema della disuguaglianza razziale, sul complesso militare, a cui si aggiungerà di sicuro una riflessione sulla Siria qualora dovesse scattare l'operazione militare. Il fronte interno americano non è pacificato, scricchiola paurosamente e il movimento OWS non si è mai sopito. La struttura a rete di Kevin Kelly, il technium, coinvolge tutto e tutti, dai precari ultra-sfruttati ai disastrati dell'uragano Sandy, passando per i reduci di guerra e gli studenti indebitati con le banche.

In Colombia è in corso uno sciopero generale partito dai contadini poveri e subito estesosi ad altre categorie (studenti, minatori, camionisti, ecc.), e ci sono stati scontri molto duri con le forze dell'ordine. Più di 220 persone arrestate, decine e decine di feriti, due morti, almeno 25 le province bloccate ad intermittenza da parte della popolazione, strade completamente chiuse. Il tutto ricorda quanto successo in Brasile, dove un movimento iniziato come protesta contro l'aumento del prezzo dei biglietti degli autobus, si è rapidamente trasformato in rivolta di massa. Quella che viene avanti è una guerra civile di dimensioni globali come tratteggiato nel rapporto della Nato Urban Operations in the Year 2020, dove si sostiene che le guerre future saranno all'interno delle città; ci saranno eserciti lungo le strade e le sommosse, gli scontri sociali e le manifestazioni saranno sedate dai militari con l'utilizzo di ogni sorta di arma.

Articoli correlati (da tag)

  • Il capitalismo è praticamente morto

    La teleriunione di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata commentando un articolo di Maurizio Novelli, "Perché il sistema capitalistico è praticamente morto", pubblicato sul quotidiano economico Milano Finanza. Si tratta di un'analisi di ormai quattro anni fa, ma i problemi che l'autore solleva sono ancora presenti, anche se nascosti accuratamente sotto il tappeto.

    Nel pezzo si parla della necessità capitalistica di fare sempre più debito per sostenere l'economia (il debito ha superato il 330% del PIL globale), del problema della valorizzazione del capitale, e in generale del dominio del capitale azionario su quello industriale:

    "Il sistema capitalistico, degenerato a causa di questo modo di operare, è praticamente morto e la finanza, così come funziona oggi, lo ha ucciso. Gli Stati Uniti, dal 2001 in poi, hanno messo l'economia reale a sostegno della finanza, ribaltando la funzione che la finanza era a sostegno dell'economia reale. Oggi il settore finanziario 'fa leva' 4/5 volte sull'economia reale per ottenere rendimenti che l'economia reale non riesce più a produrre, così come le banche nel 2008 facevano leva 40 volte sul capitale per ottenere rendimenti che l'attività caratteristica non poteva dare."

    La finanziarizzazione del capitale, riflesso della sua autonomizzazione, è la parte conclusiva della parabola storica del plusvalore. Il fenomeno è descritto nel nostro articolo "L'autonomizzazione del capitale e le sue conseguenze pratiche", che si basa sul Frammento del testo originario di "Per la critica dell'economia politica" del 1858. Oggi tale processo è ben visibile, basti pensare alla recente impennata del Bitcoin che vale più di Visa e MasterCard messe insieme. I crolli di borsa, le crisi finanziarie del 1987, del 1997, delle Dot-com e del 2008 testimoniano la difficoltà del sistema a riprodursi in quanto tale. La finanziarizzazione dell'economia non è altro che una risposta alla crisi di valorizzazione, dovuta all'aumentata produttività del lavoro. Non c'è mai pletora di capitali senza pletora di merci: per questo motivo "rilanciare la produzione" o "ritornare all'economia reale" sono slogan privi di senso.

  • Grandi accelerazioni

    La teleriunione di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata con alcune cosiderazioni riguardo l'evoluzione del conflitto in Ucraina.

    Dopo due anni di guerra, la Russia ha occupato circa il 20% del territorio ucraino (l'area più industrializzata e ricca di materie prime), e sarà molto difficile per gli Ucraini riprendersi tale parte. Secondo il Wall Street Journal, attualmente il rapporto tra la quantità di proiettili sparati dai Russi e quella sparata dagli Ucraini è di circa 10 a 2. L'esercito russo difende le proprie postazioni e preme sul fronte cercando i punti deboli del nemico, che dopo la disfatta di Avdiïvka sta tentando di costruire una nuova linea difensiva. In un futuro negoziato, Mosca non cederà sui territori occupati poichè essi rappresentano una testa di ponte contro la penetrazione della NATO verso Est. Dal punto di vista economico, l'Ucraina è un Paese distrutto e sarebbe al collasso se non fosse per gli aiuti finanziari e militari di Europa e Stati Uniti.

    Come abbiamo detto in più occasioni, la guerra in Ucraina va inquadrata nel contesto dei grandi cambiamenti geopolitici mondiali. L'apertura di nuovi scenari di crisi (Medioriente, Mar Rosso, ecc.) è un problema per gli Stati Uniti, sbirro globale, che non possono essere presenti ovunque scoppi un conflitto, anche perché al loro interno affrontano gravi problemi di tenuta sociale. In prospettiva, si aggiunge la questione dell'Indo-Pacifico che vede la Cina come un concorrente sempre più temibile.

  • O passa la guerra, o passa la rivoluzione

    La teleriunione di martedì sera, connessi 16 compagni, è iniziata con il commento di alcuni articoli inerenti il nuovo modo di condurre la guerra.

    Da segnalare l'importanza acquisita dai droni nel teatro bellico ucraino, ma non solo. Nell'articolo "Legioni di 'droni intelligenti' all'orizzonte", pubblicato sul sito di Analisi Difesa, si afferma: "Non è utopico immaginare un futuro in cui legioni di droni, guidati da un unico comandante, si confrontino sul campo di battaglia. Droni da ricognizione, d'attacco, kamikaze e da supporto impiegati contemporaneamente per svolgere compiti diversi, come del resto sta già accadendo sui campi di battaglia in Ucraina."

    Recentemente, l'intelligence americana ha fatto circolare la notizia, pubblicata dalla CNN e ripresa da La Stampa, di una nuova arma russa (electro magnetic pulse, impulso elettromagnetico nucleare) "in grado di distruggere i satelliti creando un'enorme ondata di energia paralizzando potenzialmente una vasta fascia di satelliti commerciali e governativi.". Il dispositivo rappresenterebbe un'importante minaccia per la sicurezza del paese.

    Si sta dunque configurando un nuovo modo di fare guerra. Gli USA sono riusciti a vincere la Seconda guerra mondiale perché hanno esternalizzato a livello globale la loro catena di montaggio industrial-militare ("Guerra di macchine. La battaglia delle Midway"); la guerra moderna è, invece, un conflitto tra sistemi cibernetici, incentrato sull'elettronica e su reti di sensori. Il progetto Replicator del Pentagono, ad esempio, dà l'idea di uno scontro tra sciami di veicoli autonomi guidati dall'intelligenza artificiale. Il sistema israeliano Gospel, sempre attraverso l'utilizzo dell'IA, riesce a orientare il fuoco verso le postazioni di lancio di Hamas. Il gruppo italiano Leonardo sta sviluppando un progetto che "intende definire un'architettura spaziale in grado di fornire agli enti governativi e alle Forze Armate nazionali una capacità di calcolo e memorizzazione ad alte prestazioni direttamente nello spazio" ("Leonardo: al via il progetto per il primo sistema di Space Cloud per la difesa").

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email