Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  15 marzo 2016

Dinamica dei sistemi

La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata commentando le ultime notizie finanziarie.

Con l'innalzamento del quantitative easing da 60 a 80 miliardi al mese, i tecnici della Bce dimostrano che i tentativi messi in campo per risollevare l'economia non stanno dando i risultati sperati. Le munizioni sono finite, scriverebbe l'Economist. Intanto il Sole 24 Ore pubblica l'articolo Sui mercati il rischio sistemico torna a salire (nonostante l'euforia dei giorni scorsi) e conferma, a modo suo, quanto da tempo andiamo dicendo sulla finanziarizzazione e la conseguente autonomizzazione del Capitale: sul mondo graverebbero 699 mila miliardi di dollari in derivati (9 volte il PIL mondiale) a cui va aggiunta la massa di quelli non conteggiati nelle statistiche ufficiali, tale elefantismo finanziario sarebbe causato proprio dalla continua immissione di liquidità che invece di facilitare gli investimenti nella cosiddetta economia reale finisce per minare alle fondamenta il Sistema:

"Insomma: le politiche monetarie varate per risollevare le sorti del mondo e le normative prudenziali create per ridurre i rischi globali hanno prodotto numerosi effetti collaterali. Hanno prodotto, in seno ai mercati finanziari, nuovi potenziali rischi sistemici."

Più i funzionari del Capitale si arrabattano per salvaguardare il Sistema, maggiore è la forza con cui le contraddizioni emergono.

La tendenza a ricomprare con gli utili azioni proprie è un altro artificio finanziario che lascia il tempo che trova. Tuttavia è impossibile correggere questo fenomeno, perché il buy-back non è altro che il risultato della impossibilità di valorizzare i capitali in esubero nella sfera della produzione. Apple, ad esempio, è ricorsa massicciamente a questo strumento, utilizzando profitti non investibili nell'assemblaggio di smartphone per acquistare le proprie quote.

Deflazione, fallimento delle banche, buy-back, sono tutti sintomi di un capitalismo in overdose insensibile agli stimoli. Altro che crescita esponenziale, siamo in una fase di stallo, letale per il Capitale.

La teleconferenza è proseguita con alcune considerazioni sulla cliodinamica, la disciplina che utilizza modelli matematico-statistici per formalizzare i processi storici. Un compagno ha citato alcuni scritti, significativo quello di Panorama intitolato Ribellioni e sangue negli Usa dal 2020: lo prevede un matematico.

In effetti la storia va trattata scientificamente ed è quello che cerca di fare la ricerca sui sistemi e la loro dinamica.

Ne è stato precursore negli anni '50, in campo letterario, Isaac Asimov con la sua famosa Trilogia. Successivamente è J. W. Forrester a compiere studi approfonditi sulla dinamica dei sistemi. Dalla voce su Wikipedia: "Dalla fine degli anni '50 alla fine degli anni '60, la dinamica dei sistemi è stata applicata quasi esclusivamente ai problemi gestionali ed aziendali. Nel 1968, però, un imprevisto ha condotto ad un allargamento del campo applicativo della disciplina portandolo al di là della modellazione aziendale. John Collins, l'ex sindaco di Boston, è stato nominato visiting professor degli Affari Urbani presso il MIT. Il risultato della collaborazione tra Collins e Forrester è stato un libro intitolato Dinamiche Urbane. Il modello Urban Dynamics presentato nel libro è stata la prima grande applicazione non-aziendale della dinamica dei sistemi." Più recentemente, il fisico statunitense Mark Buchanan con Ubiquità, L'atomo sociale e altri testi, ha parlato di fisica della storia riprendendo - ma senza dirlo esplicitamente - concetti elaborati a suo tempo da Marx.

Non è dunque una novità l'analisi di sistemi complessi al fine di individuarne gli sviluppi futuri. La differenza è che oggi è più facile osservarne gli effetti.

Prendiamo ad esempio Walmart e tutti i dati che i sensori disposti nelle varie fasi della produzione/distribuzione raccolgono, dal comportamento dei consumatori nei negozi alle giacenze sugli scaffali, dal percorso lungo la rete logistica a quello che porta a casa del consumatore. Ogni prodotto, dotato di etichetta tracciabile, non appena esce dai campi o dalla fabbrica diventa un terminale della immensa rete Walmart. Insomma, una volta eliminato il capitalismo, le cose saranno in grado di comunicare col cervello sociale e faranno parte di un piano generale di specie.

Articoli correlati (da tag)

  • La guerra al tempo dell'IA

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando due articoli pubblicati sull'ultimo numero dell'Economist (22 giugno 2024), dedicato al rapporto tra guerra e intelligenza artificiale.

    Nell'articolo "AI will transform the character of warfare" si dimostra come la guerra condotta da macchine gestite da sistemi di IA potrebbe rivelarsi incontrollabile. C'è un rapporto stretto tra industria militare e civile. I computer, si afferma, sono nati in guerra e dalla guerra. La stessa ARPANET, aggiungiamo noi, che anticipò Internet, venne realizzata a partire dal 1969 dalla DARPA (Defence Advanced Research Projetcs Agency) per collegare centri di calcolo e terminali di università, laboratori di ricerca ed enti militari.

    Oggigiorno esistono sistemi di IA che si occupano del riconoscimento degli oggetti in un dato spazio e che vengono utilizzati per elaborare i dati e le informazioni raccolte dai droni tramite foto e video. L'integrazione di tali sistemi produce un gigantesco automa che relega ai margini l'essere umano: dato che il tempo per individuare e colpire gli obiettivi è compresso in pochi minuti o addirittura in secondi, il soldato può al massimo supervisionare il sistema. Combattimenti più rapidi e meno pause tra uno scontro e l'altro renderanno più difficile negoziare tregue o fermare l'escalation. Dice Marx nei Grundrisse: con lo sviluppo dell'industria l'operaio da agente principale del processo di produzione ne diventa il sorvegliante per essere sostituito anche in questa funzione da un automa generale.

  • Il crollo dell'ordine economico mondiale

    La teleriunione di martedì sera è iniziata prendendo spunto dall'ultimo numero dell'Economist ("The new economic order", 11 maggio 2024), che dedica diversi articoli alla crisi mondiale in atto.

    Secondo il settimanale inglese, a prima vista il capitalismo sembra resiliente, soprattutto alla luce della guerra in Ucraina, del conflitto in Medioriente, degli attacchi degli Houthi alle navi commerciali nel Mar Rosso; in realtà, esso è diventato estremamente fragile. Esiste, infatti, un numero preoccupante di fattori che potrebbero innescare la discesa del sistema verso il caos, portando la forza a prendere il sopravvento e la guerra ad essere, ancora una volta, la risposta delle grandi potenze per regolare i conflitti. E anche se non si arrivasse mai ad uno scontro bellico mondiale, il crollo dell'ordine internazionale potrebbe essere improvviso e irreversibile ("The liberal international order is slowly coming apart").

  • Capitale destinato ad essere cancellato

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con un focus sulla situazione economico-finanziaria mondiale.

    Abbiamo già avuto modo di scrivere delle conseguenze di una massa enorme di capitale finanziario (il valore nozionale dei derivati è di 2,2 milioni di miliardi di dollari) completamente slegata dal Prodotto Interno Lordo mondiale (circa 80 mila miliardi annui). Quando Lenin scrisse L'Imperialismo, fase suprema del capitalismo, il capitale finanziario serviva a concentrare investimenti per l'industria, che a sua volta pompava plusvalore. Oggigiorno, questo capitale non ha la possibilità di valorizzarsi nella sfera della produzione, perciò è destinato a rimanere capitale fittizio e quindi, dice Marx, ad essere cancellato.

    Nell'articolo "Accumulazione e serie storica" abbiamo sottileneato che è in corso un processo storico irreversibile, e che non si tornerà più al capitale finanziario del tempo di Lenin e Hilferding. In "Non è una crisi congiunturale", abbiamo ribadito come il rapido incremento del capitale finanziario è una conseguenza del livello raggiunto dalle forze produttive. La capacità del capitale di riprodursi bypassando la produzione materiale è un'illusione, e il ritorno alla realtà è rappresentato dallo scoppio delle bolle speculative. Ogni strumento finanziario è necessariamente un espediente per esorcizzare la crisi di valorizzazione, nella speranza di poter trasformare il trasferimento di valore in creazione del medesimo.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email