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  • Resoconto teleriunione  26 dicembre 2017

Intelligenza artificiale e cibernetica

La teleconferenza di martedì, presenti 6 compagni, è iniziata accennando allo sviluppo dell'intelligenza artificiale.

The Economist ha pubblicato un curioso articolo, "How soon will computers replace The Economist's writers?" in cui si chiede entro quanto tempo un computer potrà sostituire un giornalista del settimanale inglese. A tale scopo ha formato un programma di intelligenza artificiale per gli articoli della sezione "Scienza e Tecnologia", e lo ha invitato a presentare un suo pezzo. Risultato: per adesso il computer ha imitato benissimo lo stile del giornale, individuando argomenti validi, tuttavia le frasi pur essendo grammaticalmente corrette mancano di significato. La marcia nella sostituzione di forza lavoro è però inesorabile, scrive lo stesso The Economist:

"Le macchine stanno arrivando. Uno studio molto citato nel 2013 ha concluso che metà dei posti di lavoro americani erano a rischio nei prossimi decenni. Gli scrittori non sono immuni. Un altro articolo, che ha esaminato le ricerche sull'intelligenza artificiale (AI), ha concluso che i computer avrebbero scritto saggi scolastici entro la metà del 2020 e sforneranno i libri più venduti entro il 2040."

E' molto interessante il fatto che lo sviluppo dell'AI non sia dovuto alla potenza di calcolo utilizzata: l'intelligenza artificiale non è più intesa come qualcosa di concentrato, magari in un unico elaboratore potente, ma come "frutto" di un'intelligenza diffusa, per cui parole, scritti, frasi e dati possono arrivare ad autorganizzarsi. Questo salto è fondamentale perchè un sistema che simula cellule organiche che entrano in relazione l'una con l'altra somiglia molto a quanto affermava Stuart Kauffman parlando dell'autocatalisi nel suo "A casa nell'universo".

Siamo passati poi a commentare le ultime news di politica internazionale. Dopo aver fortemente messo in dubbio la funzione e l'esistenza stessa del WTO, gli Usa hanno deciso un taglio di 285 milioni di dollari di fondi all'Onu per il prossimo anno. A questo si aggiunge la revisione della Strategia di Sicurezza Nazionale (NSS), in cui si prende atto dell'obsolescenza della Nato, si identificano nella Russia e nella Cina i rivali da contenere e si propone di rafforzare i controlli sugli investimenti esteri che in qualche modo possano mettere a repentaglio la sicurezza nazionale. Tutti questi sintomi di "ritiro" da determinate sovrastrutture internazionali non sono tanto dovuti alla spericolatezza del Presidente di turno, quanto a forze che agiscono in profondità. Il fatto è che gli Usa un protezionismo del genere non possono proprio permetterselo: con 800 basi militari costruite nei punti strategici del mondo e una serie di accordi commerciali privilegiati, si può usare il termine "isolazionismo" solo per descrivere l'atteggiamento di Washington nei confronti dei propri interessi.

In realtà è il sistema capitalistico che versa in condizioni piuttosto critiche. Sempre l'Economist, per la fine dell'anno, ne ha tracciato dei diagrammi indicativi:
- nel 2016 tutte le maggiori nazioni vedono la crescita dei prezzi al consumo oscillare intorno allo zero per cento. Zero inflazione significa situazione assolutamente asfittica della produzione;
- bassi e sincronizzati rendimenti dei buoni del tesoro, specie per i paesi di vecchio capitalismo;
- asfittico anche l'indice dei prezzi delle materie prime, in dollari;
al contrario:
- cresce il mercato azionario (che si conferma altamente speculativo) e ciò vuol dire Capitale che diventa capitale fittizio;
- cresce il commercio online, soprattutto in Cina;
- sale l'indice delle monete europee, concorrenti del dollaro;
- schizzano le criptovalute, a partire dal Bitcoin.

In chiusura si è ripreso il tema della moneta a partire da quanto relazionato durante la scorsa riunione redazionale. Alla luce della nostra "Dottrina dei modi di produzione", è essenziale stabilire l'arco storico millenario che lega il comunismo originario alla società futura, quello che passa dalla società ancora senza denaro a quella senza più denaro. In Mesopotamia dalla fine del Neolitico al 1200 a.C. circa, vi sono scambi con riferimento al valore (in genere argento), addirittura cambiali, ma era totalmente assente il denaro. I movimenti di materie prime e semilavorati, ben registrati nelle numerose tavolette, avvenivano senza l'esigenza di denaro, "inventato" dal mitico Re Creso di Lidia molti secoli più tardi. Anche nell'antica Cina, una società omeostatizzata e quindi in equilibrio, il sistema era regolato da sensori (esattori) e da un apparato centrale altamente funzionale. Needham indaga su questo aspetto "cinese" e descrive la fitta rete di relazione ed esazione che andava dal centro alla periferia e viceversa e rendeva semplicemente non necessaria la presenza del denaro. La simmetria porta il denaro in quanto tale a sparire nella società futura, resterà una contabilità fisica dei prodotti, come quella realizzata con le cretule per migliaia di anni.

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  • Un anno di guerra in Europa

    La teleriunione di martedì 28 sera, presenti 18 compagni, è iniziata riprendendo il tema della guerra in corso in Europa, fatto che per gli attori statali coinvolti e le forze in campo presenti non si verificava dalla Seconda Guerra Mondiale.

    Gli analisti militari non sanno bene come inquadrare ciò che sta accadendo in Ucraina e quanto possa durare il conflitto. L'obiettivo della "operazione militare speciale", come l'ha definita Putin, era la sostituzione del governo di Kiev per mezzo di un colpo di mano dell'esercito ucraino con l'annessione definitiva da parte della Federazione Russa delle regioni dell'est del paese e della Crimea.

    Ad un anno dall'inizio della guerra, le maggiori potenze hanno svuotato gli arsenali (NATO e Russia denunciano la carenza di scorte di armi e munizioni) e si trovano a doverne fabbricare di diversa qualità, visto che nel frattempo si sta verificando un cambiamento dei mezzi e dei fini della guerra. Uno dei problemi maggiori di questo conflitto riguarda i costi: un drone Bayraktar Tb2 turco costa da uno a 5 milioni di dollari, e un carro armato moderno come il Leopard 2 costa tra i 4 e i 6 milioni di euro. La produzione di Leopard e il trasferimento dei modelli più vecchi che giacevano nei magazzini rappresentano una scommessa soprattutto per la NATO, che deve decidere se in futuro avrà ancora senso continuare a produrne. Il drone, nato per recepire informazioni dal campo tramite filmati e foto dall'alto, si è trasformato in un vero e proprio aereo da guerra. La Russia ha ordinato alle proprie industrie la produzione di migliaia di missili ipersonici Zircon, ma resta da capire come saranno utilizzati dato che viaggiano a circa 10mila km l'ora e possono colpire un bersaglio a una distanza di mille chilometri.

  • L'unica soluzione

    La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono connessi 15 compagni, ha avuto come tema principale la guerra in Ucraina scoppiata circa un anno fa.

    Abbiamo iniziato la discussione analizzando le prese di posizione di alcuni militari italiani, (Leonardo Tricarico e Marco Bertolini) contrari all'invio dei carri armati prodotti in Germania. Si è quindi passati a commentare quanto scrive il generale Fabio Mini nel suo ultimo libro L'Europa in guerra (ed. PaperFIRST, 2023). Una prima considerazione da fare, leggendo i capitoli iniziali del testo, riguarda il fatto che le campagne di denuncia di leniniana memoria sono ormai sostenute dagli stessi generali dell'esercito, motivo per cui i comunisti non si possono fermare a tale livello e devono per forza andare oltre.

    In L'Europa in guerra si dice che lo svuotamento degli obsoleti arsenali occidentali, dovuto alle forniture di armi a Kiev, rende necessario il rinnovo degli armamenti e apre le porte all'adozione di nuove risorse tecnologicamente più avanzate ed efficienti. Tali equipaggiamenti, afferma Mini, sono prevalentemente americani e legano sempre più l'Europa agli Stati Uniti, paese che maggiormente investe nella preparazione e nell'impiego di forze militari. Gli alleati NATO dell'Est Europa sono le punte di lancia dell'America nel Vecchio Continente.

    Per il generale, l'Ucraina sta combattendo contro l'Europa per e con gli Stati Uniti. E l'obiettivo di quest'ultimi è mantenere l'egemonia sull'Europa e interrompere qualsiasi legame politico ed economico tra Berlino e Mosca, costringendo gli alleati a importare da loro risorse energetiche a costi più alti. In ballo c'è il controllo di un mondo che non accetta più supinamente il dominio del dollaro. Come nota l'Economist ("What Ukraine means for the world"), solo un terzo della popolazione mondiale vive in paesi che hanno condannato la Russia per l'invasione dell'Ucraina e le hanno imposto sanzioni.

  • Aveva ragione Marx?

    La teleriunione di martedì sera, presenti 19 compagni, è iniziata commentando il numero 11/2022 di Limes, interamente dedicato alla situazione negli Stati Uniti d'America.

    La tesi principale sostenuta dalla rivista di geopolitica è che gli USA sono un paese pericolosamente disunito, specialmente senza un nemico esterno riconoscibile che faccia da collante sociale. La guerra civile del 1861-1865 ha sì sancito l'unione degli stati federali, ma la nazione è rimasta fortemente divisa e perciò adesso rischia di spaccarsi. Questa divisione interna agisce profondamente e può essere riscontrata persino nei contrasti tra i vari servizi di sicurezza (FBI, CIA, ecc.). Milioni di americani vedono Washington come lontana sede della burocrazia, lo stato federale è percepito come un alieno e, secondo alcune frange della destra alternativa (ma non solo), come un nemico da combattere.

    La parte interessante dell'editoriale della rivista ("Lezione di Yoda") è quella dedicata al ruolo delle forze armate statunitensi: non esiste alcun esercito che possa essere paragonato a quello americano e questo potrebbe diventare l'ago della bilancia in caso di una pesante crisi sociale. Secondo Limes, la tattica delle rivoluzioni arancioni, utilizzata dagli USA in giro per il mondo per rovesciare governi non graditi, potrebbe funzionare come un boomerang, e l'assalto a Capitol Hill ne è una prima dimostrazione. Il 40% degli americani, rilevano alcuni sondaggi, approverebbe un colpo di stato militare per stroncare la corruzione diffusa (il 54% sono elettori repubblicani e il 31% democratici). L'intelligence lavora costantemente con i wargame, le simulazioni di guerra al computer: chi opera per sventare colpi di stato o insurrezioni deve avere il polso della situazione. Lo Stato profondo, quello degli apparati, impegnato a mantenere la stabilità, proprio a causa della crisi di sistema in corso potrebbe diventare un elemento di instabilità. D'altronde, giunte ad un certo punto, le società sono costrette a rivoluzionarsi per non perdere ciò che hanno conquistato.

Rivista n°52, dicembre 2022

copertina n°52

Editoriale: Niente di nuovo sul fronte orientale

Articoli: La malattia non esiste, parte prima - Un sistema che ingegnerizza sé stesso? - La riduzione dell'orario di lavoro non è più un tabù

Rassegna: L'ennesima conferenza sul clima - Polarizzazione crescente - Pericolose tempeste"

Recensione: Gaia, le macchine autoreplicanti e l'intelligenza collettiva

Doppia direzione: Più "avanzato" Lenin o Bogdanov? - Cooperazione e sostegno

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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