Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  28 febbraio 2017

Space economy

La teleconferenza di martedì sera, presenti 11 compagni, è iniziata commentando la strana proposta circolata in questi giorni di tassare i robot. Il primo a parlarne è stato Bill Gates: i governi dovrebbero istituire nuove imposte per l'uso degli automi nelle aziende al fine di rallentarne, almeno temporaneamente, la diffusione e per finanziare, con gli introiti derivati, altri tipi di occupazione. L'uscita del co-fondatore di Microsoft, azienda impegnata nello sviluppo dell'intelligenza artificiale, appare un po' come una provocazione, dato che l'utilizzo di macchine intelligenti conosce già oggi un'ampia diffusione. Si pensi agli aerei, che per la maggior parte decollano, volano e atterrano grazie ad un pilota automatico, o alle navi, ai treni, alle fabbriche ecc., che funzionano grazie all'automazione.

Il dibattito ha coinvolto anche Romano Prodi, che nell'articolo Tassare i robot non basterà a evitare la rivolta degli emarginati ha lanciato l'allarme sulle conseguenze del processo in corso: "L'individuazione del pericolo che stiamo correndo è a mio parere assolutamente corretta perché l'aumento della produttività accompagnato da una crescente disoccupazione ed un altrettanto crescente iniquità non può che produrre una miscela esplosiva."

Anche l'Economist riconosce che tassare i robot non risolverebbe il problema della disoccupazione tecnologica. La forza produttiva sociale non si ferma a colpi di misure economiche. Nel numero della nostra rivista sulla miseria crescente abbiamo dimostrato che ogni tipo di intervento keynesiano (tassazione e ammortizzatori sociali) non modifica la curva dello sviluppo capitalistico: crescita esponenziale, punto di flesso, crescita asintotica.

Per uscire dalla crisi Matteo Renzi vede una possibile soluzione nel "lavoro di cittadinanza", una versione italiana (cioè meno rigida) del lavoro schiavistico organizzato dallo stato tedesco con il piano Hartz. Il reddito agganciato all'obbligo del lavoro ricorda alcune misure contenute nel New Deal americano o nelle politiche dei fascismi europei. In vista del convegno del Lingotto a Torino l'11 e il 12 marzo, una sorta di Leopolda aggiornata, Renzi è andato in California per incontrare Elon Musk e alcuni imprenditori della Silicon Valley. "La politica litiga sul niente, io penso al futuro" afferma l'ex premier italiano. Il guaio è che si immagina un futuro capitalistico e il suo sguardo rimane volto al passato. I grillini lo criticano (#RenziGoBack) tirando in ballo proprio Musk che sarebbe favorevole al reddito di cittadinanza: "Con i cambiamenti a causa dell'automazione sarà necessario."'

In Diritto al lavoro o libertà dal lavoro salariato?, scritto una ventina d'anni fa quando in pochi trattavano argomenti come l'automazione e le sue conseguenze, dicevamo che lo sviluppo delle forze produttive avrebbe eliminato irreversibilmente tempo di lavoro, aumentando la disoccupazione. Oggi questi temi sono all'ordine del giorno ma il Sistema è talmente marcio che nessuna forza borghese (pensiamo al M5S) è in grado di farsi ascoltare dalla propria classe. Insospettisce a tal proposito il silenzio di economisti come Stiglitz, Krugman e Roubini in merito allo stato della crisi; sono praticamente spariti, e anche quando scrivono qualche articolo non ne traggono più alcun risalto. L'economia politica è in bancarotta, non sa più cosa dire e che ricette proporre.

Si è poi parlato della fibrillazione interna agli Stati Uniti: Donald Trump ha escluso, senza un motivo ufficiale, i giornalisti a lui sgraditi da un incontro stampa, fatto inaudito negli States. Inoltre ha ribadito la volontà di costruire il muro al confine col Messico e ha lanciato la corsa al riarmo provocando risposte infastidite da parte della Russia.

Nel frattempo la stampa internazionale ha dato ampio spazio alla notizia che Musk sta preparando, per il 2018, le vacanze attorno alla Luna per chi ha soldi da spendere. La vera notizia in realtà riguarda l'invio in orbita e il ritorno del razzo di SpaceX: adesso i Falcon 9 non vanno più persi e il risparmio economico è notevole (si parla di 500 milioni di dollari per ogni lancio). Falcon 9 ha sganciato in orbita Dragon, una capsula spaziale che rifornirà la Stazione spaziale internazionale con 5.500 libbre di materiale.

Musk ha anche annunciato che sono già 400 mila i pre-ordini per l'autovettura Tesla Model 3, i cui introiti verranno probabilmente investiti nel settore missilistico. Un'autovettura elettrica, senza combustione, né scorie da filtrare, con motori elettrici direttamente montati sulle ruote, è indubbiamente molto efficiente, ma con la ricarica veloce si impiega quasi un'ora per alimentare le batterie, troppo per un paese grande come gli Usa. Per ora la Tesla rimane un'auto di nicchia.

Il sistema industriale messo in piedi dall'imprenditore sudafricano dimostra che è possibile una struttura produttiva altamente integrata e ad alto rendimento, in contro-tendenza rispetto al fenomeno dell'outsourcing globale. La Giga-fabbrica sembra un tentativo di far girare indietro la ruota della storia e ricorda vagamente la Fiat degli anni '60. All'epoca la società torinese gestiva un flusso produttivo che andava dalla produzione di acciaio a quella di automobili, con un indotto estremamente controllato che faceva capo ad una struttura piramidale con sede a Mirafiori.

Nella globalizzazione le aziende piccole vengono "mangiate" dai grossi gruppi internazionali che le utilizzano per manovre di tipo finanziario. Il gruppo di Musk è al limite del controllo proprietario sulle azioni: General Motors e Ford sono molto interessate a Tesla, e quest'ultima ha pensato bene di allearsi con Panasonic per la produzione di batterie e moduli fotovoltaici. La storia di Musk porta a concludere che il suo interesse principale non sono i tetti fotovoltaici o le automobili elettriche, ma il gigantesco progetto di colonizzazione di Marte. SpaceX ha firmato un contratto con la Nasa e Trump sembra interessato a lanciare un programma spaziale più ambizioso.

Articoli correlati (da tag)

  • Direzione del moto storico

    La teleriunione di martedì sera è cominciata parlando del recente attentato a Donald Trump avvenuto durante un comizio elettorale in Pennsylvania.

    Si tratta di un ulteriore step nel livello di violenza che caratterizza la campagna elettorale americana. L'attentatore, un ragazzo di 20 anni con simpatie repubblicane, ha utilizzato un fucile semiautomatico AR-15, l'arma più diffusa in tutto il Paese con una stima di oltre 40 milioni di pezzi venduti. Naturalmente, non sono mancate le teorie del complotto, ma d'altronde in mancanza di informazioni vagliabili tutte le ipotesi sono aperte.

    Nel nostro articolo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana", nel capitolo finale intitolato La vita nel ventre della balena, abbiamo ribadito che il moto storico ha una direzione precisa. Gli USA sono ciò che la storia del pianeta li ha portati ad essere. La crisi dell'imperialismo unipolare è dovuta al fatto che sulla scena si stanno affacciando nuove potenze (lo sviluppo ineguale di cui parla Lenin nell'Imperialismo), l'America non ha più la forza di dare ordine al mondo, e non esiste un sostituto all'orizzonte. Si è interrotta la staffetta dell'imperialismo ("Accumulazione e serie storica") e il disordine mondiale aumenta con l'estendersi dei conflitti bellici su scala planetaria. Chiunque sarà il prossimo presidente americano (i pronostici danno per certa la vittoria di Trump), potrà far ben poco per invertire la tendenza economica, la quale produce effetti sulla società.

  • Subbuglio mondiale

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando le conseguenze politiche delle recenti elezioni europee.

    In Francia i partiti di sinistra hanno prospettato una riedizione del fronte popolare del 1936-1941 per fermare l'avanzata delle destre. Dalla tragedia si sta passando alla farsa, perchè chiunque vada al governo non può far altro che assecondare i diktat dei mercati, che sia di destra, centro o sinistra. Detto questo, le elezioni si stanno trasformando da fattori di stabilità in fattori di caos, e il fenomeno della decadenza del sistema dei partiti, di cui è conferma l'aumento dell'astensionismo, è sintomo di una disgregazione più generale. La Francia sta diventando un laboratorio per gli altri paesi: lì, solo negli ultimi anni, ci sono stati gli incendi sociali nelle banlieue, i gilet jaunes, il movimento contro l'aumento delle pensioni. Se il sistema perde energia, se va in crisi la legge del valore, allora viene meno il patto tra lo Stato e la società civile, e cresce la polarizzazione politica interna agli stati. In Italia si è già sperimentato tutto, tra cui l'affermarsi di formazioni politiche che hanno ottenuto un grande successo criticando la "casta" per poi integrarsi in breve tempo (vedi M5S). Anche la Germania, in seguito a queste elezioni, mostra incrinature interne: il centro d'Europa si presenta spaccato, incapace di ricucire il tessuto sociale.

    È difficile pensare ai cambiamenti rivoluzionari prossimi venturi come a passaggi pacifici, graduali e indolore. Quando si muovono masse di milioni di persone incollerite si producono terremoti sociali.

  • Un sistema gravemente malato

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con la presentazione e il commento del testo "Il corso storico del movimento di classe del proletariato", del 1947.

    La Tesi si collega alle due precedenti, "Il ciclo storico dell'economia capitalista" e "Il ciclo storico del dominio politico della borghesia", trattate nelle scorse teleriunioni. La prima è dedicata al corso del capitalismo, dalle prime manifatture fino ai trusts; la seconda si incentra sull'evoluzione del dominio storico della borghesia fino alla fase moderna in cui i capitalisti sono sostituiti da funzionari salariati; quest'ultima affronta il divenire del movimento di classe del proletariato.

    Con l'affermarsi del regime borghese nascono i primi conflitti con quello che viene chiamato "quarto stato", ovvero i lavoratori. La Lega degli Eguali di Babeuf opera già nel quadro della rivoluzione borghese, ma i primi movimenti del proletariato non riescono a staccarsi dagli enunciati ideologici della borghesia (ad esempio dalle parole d'ordine giustizia e uguaglianza), e in alcuni casi i neonati raggruppamenti socialisti arrivano a fare l'apologia del vecchio inquadramento feudale.

    Un primo giro di boa avviene con la pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista: il comunismo non è più da intendersi come un'utopia o una forma di governo a cui aspirare; ma è la lotta del proletariato diretta verso un obiettivo nel futuro, la società comunista, è un movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. La chiarezza negli obiettivi politici si accompagna alla chiarezza nelle formule organizzative e nascono le prime organizzazioni di salariati che lottano contro i capitalisti. Inizialmente, la borghesia reprime con la forza le coalizioni dei lavoratori vietando gli scioperi. Ben presto, però, si rende conto che è impossibile impedire che i lavoratori si organizzino e perciò giunge a tollerare il loro associazionismo. Gli interessi dei lavoratori sono internazionali e si forma, di conseguenza, il movimento politico del proletariato, la Prima Internazionale, all'interno della quale si svolge il grande scontro tra anarchici e marxisti, tra due concezioni differenti della lotta classe. La Seconda internazionale è, invece, il portato del fiorire di partiti socialisti; in questa fase il capitalismo vive un'epoca di relativa tranquillità e le organizzazioni del proletariato elaborano le prime teorie, secondo cui l'emancipazione dei lavoratori è possibile senza passaggi catastrofici, ma gradualmente, per via parlamentare, magari attraverso la partecipazione a governi borghesi.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email