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  • Resoconto teleriunione  17 gennaio 2017

Coevoluzione uomo-macchina

La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata commentando il Rapporto Oxfam del 2016.

Secondo lo studio, intitolato significativamente Un'economia per il 99%, gli 8 più ricchi del pianeta (e non più 62 come l'anno precedente) detengono la stessa ricchezza della metà della popolazione mondiale, circa 3,6 miliardi di esseri umani. "La novità di quest'anno è che la diseguaglianza non accenna a diminuire, anzi continua a crescere, sia in termini di ricchezza che di reddito", ha spiegato la direttrice della campagna di Oxfam Italia.

Al rapporto Oxfam è da affiancare un altro studio, quello dell'istituto McKinsey, in cui si afferma che fra pochi anni il 49% della produzione potrà essere sostenuto dai robot. E' al passo coi tempi Adidas che ha annunciato di voler tornare in Germania: se le scarpe le fanno gli automi, abbattendo le spese per la manodopera, tenere gli impianti in Cina genera solo inutili costi di trasporto. Insomma, l'automazione restringe sempre più i margini di profitto mentre le delocalizzazioni non sono più un toccasana per il Capitale.

Sul macchinismo è utile riprendere alcuni passaggi dell'articolo Verso la singolarità storica pubblicato sull'ultimo numero della rivista, e in particolare il paragrafo Un super-organismo simbiotico. La macchina non è solo un computer o una fabbrica, ma un sistema che comprende l'uomo, gli automi che egli produce e il sapere necessario a fare tutto ciò. Macchina è il tutto, macchina è il risultato più o meno complesso di un progetto.

Il rapporto sempre più stretto tra il "nato" e il "prodotto" è ben visibile nella rete di circuiti non biologici che mettono in collegamento i nostri cervelli. Nell'organismo complesso che definiamo uomo-industria, insieme di neuroni, sinapsi, microcircuiti e computer, possiamo vedere la società futura all'opera. Il partito del domani non sarà un'organizzazione tra le tante, ma il risultato di un processo tecnico e sociale che spinge l'uomo dalla preistoria alla storia. Ergo: bisogna ragionare in termini di hub e link, di reti e di auto-organizzazione:

"In detto partito i neuroni-cervello non saranno fantastiliardi ma agiranno in numero sufficiente a traghettare l'umanità fuori del capitalismo. Questa macchina umana sarà certamente coadiuvata dalla macchina-macchina in una simbiosi un po' diversa da quella immaginata oggi dagli scienziati e dai filosofi."

Quel che ancora manca è una sintonizzazione con il cambiamento dell'hardware e del software di questa società, ma già si vedono nuove configurazioni determinate da forze del futuro operanti nel presente. Il sistema di sensori e attuatori, che può essere rappresentato dalla macchina generale, comincia ormai a funzionare da solo. In una società in grado di progettare sé stessa, il governo delle cose sarà demandato alle macchine, a sistemi complessi capaci di autoregolarsi, mentre l'uomo diventerà un sorvegliante del processo. Nel piccolo kit che vende Arduino c'è già in nuce tutto quello che può servire ad una società che non ragioni più in termini di valore: un controller multifunzione al quale sono collegabili diversi componenti capaci di rendere "intelligente" qualunque struttura che raccolga dati dall'ambiente.

Il sistema industriale che abbiamo costruito sta diventando sempre meno una protesi-macchina che ci asservisce e sempre più un organismo cibernetico in grado di co-evolvere con noi. Ovviamente, per liberarne le potenzialità "umane", occorre abbattere la barriera sociale che le soffoca e le rende dis-umane.

E' indicativo che le forze materiali che renderanno possibile la liberazione dell'umanità vengano considerate da alcuni scienziati come nemiche della stessa e perciò avversarie da combattere. Secondo Stephen Hawking, per esempio, i computer prenderanno il potere mettendo a rischio l'intera razza umana. Si tratta di una sciocchezza perché le macchine siamo noi. Con lo sviluppo della tecnologia e dell'intelligenza artificiale altro non è stato fatto che trasportare negli automi alcune capacità che essi possono svolgere meglio di un essere umano.

Il modo di produzione capitalista è arrivato al capolinea. Su questo presupposto nasceva il movimento Occupy Wall Street, non a caso uno dei suoi slogan era: "un altro mondo è possibile, qui e ora". Quando migliaia di persone occupavano le piazze costruendo biblioteche, mediacenter, servizi di assistenza e mense per dar da mangiare ai senza riserve, stavano progettando e realizzando un diverso modo di vivere; e quando i politici hanno bussato alla porta, il movimento ha raggiunto il grande risultato di non farsi invischiare nella logica della rappresentazione parlamentare. Occupy potrà anche non rinascere, ma ha dimostrato che l'antiforma non solo è possibile ma inevitabile e che l'epoca della rivendicazione è finita per sempre.

In queste settimane negli Stati Uniti si è messa in moto una catena di eventi che va oltre l'insediamento di Donald Trump e che potrebbe innescare effetti catastrofici nel breve e medio termine. La temuta politica isolazionista promessa dal presidente neoeletto non solo è possibile ma probabile: indeboliti di fronte alla situazione mondiale, gli yankees tirano i remi in barca e difendono con le unghie e coi denti i propri interessi. Ma in questa fase economica asfittica, avverte l'Economist, il protezionismo americano potrebbe dar luogo ad un effetto domino e diffondersi nel resto del mondo mettendo in grossi guai il capitalismo globalizzato, intollerante ai vincoli di movimento di merci e capitali.

Tra i ricconi del pianeta c'è anche chi, di fronte a tutto ciò, non se ne sta con le mani in mano. Elon Musk, il miliardario di Tesla Motors e SpaceX, spera di porre rimedio all'agonia del sistema rastrellando capitali sufficienti per inviare macchine e uomini su Marte, un pianeta senza acqua né luce dove le temperature si aggirano intorno ai 60 gradi sotto zero. L'imprenditore sudafricano dice che la colonizzazione dello spazio sarà l'unica alternativa sicura per la sopravvivenza della nostra specie. Anche questo è un segno dei tempi.

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